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Recensione: La Crimea: un nodo storico – di Aldo Ferrari

tempo di lettura: 7 minuti

 

livello elementare

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ARGOMENTO: GEOPOLITICA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: MAR NERO
parole chiave: Crimea

 

La Crimea insieme con il Donbass è una delle questioni centrali del controverso conflitto tra Russia e Ucraina.

Rappresenta una delle tante conseguenze del dissolvimento dell’Unione Sovietica e di decisioni assunte in quell’ epoca che fanno sentire i loro effetti ancora oggi. Per secoli questa penisola delle dimensioni di circa 28 mila kilometri quadrati, poco più grande della Sicilia, è stata il crocevia dei rapporti tra Europa e Centro Asia. Per questa sua posizione strategica ha attirato le attenzioni di molti popoli e potenze che hanno cercato di controllarla per assicurarsi la possibilità di accesso al Mar Nero e quindi al Mediterraneo.

Il saggio  Storia della Crimea. Dall’Antichità a oggi (Il Mulino, 2022) di Aldo Ferrari, docente all’Università Ca’ Foscari di Venezia, ripercorre la storia di questa terra fin dalle origini ai nostri giorni, offrendo una prospettiva di lungo respiro che aiuta a leggere gli avvenimenti odierni con maggior profondità, evitando le semplificazioni che abbondano nel mainstream mediatico. È inoltre un esempio di come la geopolitica può influenzare i destini di una terra.

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La Crimea nell’antichità fu abitata da diversi popoli, tra cui i Cimmeri, i Greci, i Sarmati e gli Sciti. Nel IV secolo a.C., i Greci fondarono colonie lungo le coste della Crimea, come Chersonesos e Pantikapaion. Queste colonie ebbero un ruolo importante nel commercio e nella cultura della regione.  Successivamente cadde sotto il dominio dell’Impero Romano e poi dell’Impero Bizantino. Durante il Medioevo, la Crimea subì l’influenza di vari popoli, tra cui gli Unni, i Goti, gli Avari e i Mongoli.

Nel XIII secolo, i Mongoli della dinastia dell’Orda d’Oro invasero la Crimea e la tennero sotto il loro controllo fino a quando, nel XV secolo, divenne parte del Khanato di Crimea, uno stato fondato dai tatari di Crimea. Il Khanato di Crimea divenne noto per il commercio, la pirateria e la sua alleanza con l’Impero Ottomano.

La Crimea in questo periodo si caratterizza per la notevole complessità etnica e culturale, in particolare nella zona montuosa ed in quella marittima. Di fatto la Crimea era divisa tra l’Orda d’Oro, che ne occupava la parte centro-settentrionale, la costa dominata dai Genovesi con centro a Caffa e il territorio montuoso organizzato politicamente dal principato di Teodoro. Durante la dominazione mongola la tradizionale natura della Crimea come luogo di incontro etno-culturale ed economico tra le steppe eurasiatiche ed il Mediterraneo conobbe uno dei suoi momenti più significativi.

Il dominio tataro non pose fine alla tradizionale complessità etno-culturale della Crimea ma nel corso dei secoli XV-XVIII si verificò un esteso processo di fusione tra i conquistatori e le popolazioni che in precedenza abitavano la penisola, molte delle quali di antico insediamento.

Nel XVIII secolo, l’Impero Russo iniziò a espandersi nella regione e nel 1783 annesse la Crimea. Nel XIX secolo, durante la guerra di Crimea (1853-1856), la regione divenne un teatro di scontri tra l’Impero Russo e una coalizione di potenze, tra cui Gran Bretagna, Francia e Impero Ottomano.

La Guerra di Crimea si conclude con la vittoria della coalizione formata da Francia, Gran Bretagna, Impero ottomano e Regno di Sardegna. La Russia, sconfitta, è costretta a firmare il Trattato di Parigi, che sancisce le seguenti condizioni:
la Russia cede la Bessarabia meridionale alla Moldavia, che insieme alla Valacchia formano i principati danubiani autonomi;
il Mar Nero è dichiarato neutrale e chiuso alle navi da guerra di tutte le nazioni;
la Russia è costretta a rinunciare al suo protettorato sui principati danubiani e a ritirarsi dai territori occupati in Moldavia e Valacchia;
la Russia è costretta a pagare un’indennità di guerra di 220 milioni di franchi.

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mappa geologica della Crimea – Fonte Geological map of the Crimea – Travels in Southern Russia, and the Crimea (1853)
Geological map of the Crimea – Travels in Southern Russia, and the Crimea (1853) – BL.jpg – Wikimedia Commons

La Crimea rimane alla Russia, ma la sua fortezza di Sebastopoli è smantellata e la flotta russa del Mar Nero è ridotta. Insomma, la Guerra di Crimea segna un importante ridimensionamento del potere russo in Europa e nel Mediterraneo. La Russia perde il suo ruolo di potenza dominante nell’area e viene costretta a riconoscere l’indipendenza dei principati danubiani e la neutralità del Mar Nero.

La Guerra di Crimea segnò in sostanza la fine dell’Europa del Congresso di Vienna, ridisegnando gli equilibri continentali. L’unità degli stati conservatori Austria, Prussia e Russia viene infranta.

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Posizione dell’artiglieria britannica nel cortile della moschea di Kerch, Crimea, durante la Guerra di Crimea, 1855 – Fonte  https://artmuseum.princeton.edu/collections/objects/14803 – Autore James Robertson
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La Francia e l’Inghilterra ottennero il risultato di ridimensionare sensibilmente la potenza di Pietroburgo, mentre l’impero ottomano vide allentare la pressione russa su di sé. L’Austria sostenne a livello diplomatico lo sforzo bellico britannico e francese. Il tentativo di isolare la Russia ebbe come risultato l’isolamento dell’Austria che aveva cercato di approfittare della situazione.

Nel giro di due anni Napoleone III invase i possedimenti austriaci in Italia assecondando l’unificazione del paese mentre la Russia rimaneva a guardare. Come scrisse Henry Kissinger in Ordine Mondiale: “L’Austria comprese troppo tardi che nei rapporti internazionali la reputazione di affidabilità è una risorsa più importante delle dimostrazioni di abilità tattica”. Sin dai primi decenni dell’Ottocento la Crimea ha acquisito progressivamente un carattere sempre più russo e ortodosso nella sfera politica come in quella culturale, essenzialmente a discapito della presenza tatara e musulmana che, pur senza scomparire, cessò di essere dominante.

A fine Ottocento la Crimea aveva in effetti un ruolo assolutamente unico nell’immaginario russo. La bellezza mediterranea, la ricchezza di monumenti storici di diverse civiltà e la ricchissima produzione letteraria ed artistica ad essa collegata facevano di questa regione un vero e proprio mito culturale la cui diffusione nella società russa cresceva con il passare del tempo, arricchendosi di sempre nuove suggestioni.

La Crimea divenne parte dell’Unione Sovietica dopo la Rivoluzione russa del 1917. Durante la Seconda guerra mondiale, la penisola fu teatro di pesanti combattimenti tra le forze sovietiche e l’esercito nazista tedesco. La città di Sebastopoli, con il suo porto strategico, fu particolarmente importante in questa fase. 

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Soldati sovietici del fronte di Crimea con una mitragliatrice Maxim M1910 durante una pausa nei combattimenti nel 1942 – Fonte Ministero della Difesa della Federazione Russa
https://commons.wikimedia.org/wiki/soldati russi crimea.jpg

Dopo la Seconda guerra mondiale, la Crimea rimase parte dell’Unione Sovietica fino al 1954, quando fu trasferita dalla Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa all’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche Ucraine.

Dal punto di vista politico questo rimane l’evento principale di questa fase della storia della Crimea che ebbe luogo quando il segretario generale del Partito comunista dell’URSS Nikita Chruščev decise inaspettatamente di trasferire la regione dalla Repubblica sovietica russa a quella ucraina.

In ogni caso il passaggio della Crimea dalla Russia all’Ucraina ebbe relativamente poco impatto in epoca sovietica, in quanto avvenne all’interno dello stesso stato e senza che esistessero le condizioni per una reale discussione pubblica della questione a livello interno, naturalmente, ma anche internazionale. Anche in Occidente, infatti, la questione fu affrontata in maniera limitata, in quanto non modificava in alcun modo lo scenario politico negli anni della Guerra fredda.

La fine dell’URSS avrebbe evidentemente riaperto la questione in una situazione del tutto differente e con implicazioni quanto mai importanti non solo sulla vita degli abitanti della Crimea, ma sull’intero scenario internazionale. Tuttavia, con il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, la Crimea divenne parte dell’indipendente Ucraina. La questione della Crimea divenne allora un tema scottante nei rapporti tra Russia e Ucraina, in particolare riguardo alla legittimità del trasferimento della regione avvenuto nel 1954. Nel frattempo, a Mosca alcuni politici di orientamento nazionalista cominciarono a definire la Crimea un territorio russo e, nel maggio del 1992, la Duma approvò una risoluzione che dichiarava illegale il trasferimento della Crimea dalla Russia all’Ucraina del 1954 e auspicava l’inizio di negoziati sul futuro della penisola.

Nel 2014, la Crimea fu oggetto di un’annessione, richiesta alla stessa Crimea da parte della Russia, a seguito di un referendum, proclamato dallo stesso stato autonomo [filo russo] facente parte dell’Ucraina, che molti paesi e osservatori internazionali hanno considerato illegittimo. Questo evento ha causato tensioni internazionali e ha portato a sanzioni economiche nei confronti della Russia da parte di diversi paesi occidentali.

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soldati non identificati a Simferepol – Autore della foto Elizabeth Arrott / Voice Of America  – public  domainVOA-Crimea-Simferopol-airport.jpg – Wikimedia Commons

Attualmente, la Crimea è amministrata dalla Russia come parte del suo territorio, ma la comunità internazionale non ha riconosciuto l’annessione, e continua a considerare la Crimea come parte dell’Ucraina. La situazione rimane un tema di dibattito politico, diplomatico e di contesa bellica 

In conclusione, la Crimea ha avuto un’importante storia politica e territoriale, ed è stata parte di diversi imperi e stati. Questo rende difficile stabilire chiaramente chi può vantare delle pretese sulla penisola. È altresì chiaro che dal 1783 fino al 1954 è stata russa anche dopo la sconfitta dell’Impero russo nella guerra di Crimea ad opera della coalizione costituita da Francia, Gran Bretagna e Impero Ottomano. E fino alla caduta dell’Unione sovietica essa è stata uno stato autonomo, sebbene parte dell’Ucraina.

Tuttavia, l’influenza russa è rimasta forte considerato che buona parte della popolazione soprattutto quella di origine russa è vicina a Mosca. I Russi rappresentano il 60% della popolazione (circa un milione), seguiti da Ucraini (600.000), Tatari di Crimea (250.000). Bisogna, inoltre, ricordare che per effetto di un accordo tra Mosca e Kiev firmato nel 2012 la Russia si garantisce la permanenza nella base di Sebastopoli fino al 2042.

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Il libro ci guida nella intricata storia della Crimea che, per il suo ruolo strategico, è cruciale negli equilibri dell’area del Mar Nero che si riflettono anche nel bacino del mediterraneo e le attribuiscono anche una rilevanza negli equilibri globali. La Crimea rimane un caso in cui il diritto internazionale deve fare i conti con il concetto di “area di influenza” che è refrattario a farsi regolare secondo schemi precostituiti ma che piuttosto va negoziato. Una lettura che sicuramente offre una vasta gamma di riflessioni che possono portare una maggiore consapevolezza della complessità del conflitto oggi in atto tra Russia e Ucraina.

Alberto Cossu

pubblicato originariamente su  Storia della Crimea – Vision and Global Trends (vision-gt.eu)

in anteprima antica mappa di Piri Reis della Crimea – tardo 17th secolo AD 18th century AD (Ottoman Empire) – Fonte Henry Walters Museum
Piri Reis – Map of the Crimea, the Sea of Azov, and the Mouth of the Dnieper – Walters W658372A – Full Page.jpg – Wikimedia Commons

 

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