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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: convogli, II guerra mondiale, scorte, Regia Marina, Royal Navy
Se le caratteristiche del naviglio mercantile, caratterizzate da un’insufficienza quantitativa e qualitativa, rappresentavano un elemento condizionante per la formazione dei convogli, un fattore essenziale era rappresentato dalla effettiva disponibilità di navi da guerra per scortarli.

cacciatorpediniere Pegaso
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Quando l’Italia entrò in guerra, nella Regia Marina italiana non esistevano unità concepite espressamente per la scorta della navigazione mercantile, esclusione fatta per le quattro torpediniere di scorta della classe Pegaso ed il prototipo del primo cacciasommergibili Albatros. Di fatto, quando si rese necessario formare gruppi omogenei per la scorta dei convogli (soprattutto per la scorta dei convogli veloci per il trasporto truppe), si dovette fare ricorso prima ai cacciatorpediniere non più idonei al servizio di Squadra (classe “Sella”, “Turbine”, “Freccia” e “Navigatori”) ed in seguito ad unità più moderne con pesanti ricadute sull’operatività delle unità maggiori.

il cacciatorpediniere Albatros, prima unità della Regia Marina progettata e costruita per impiego contro i sommergibili, avrebbe dovuto essere il prototipo per una classe di 25 unità, ma la sua mediocre riuscita fece sì che rimanesse un’unità singola poi assegnata ai servizi di scorta (foto g.c. Mauro Millefiorini)
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Inizialmente tutte le unità navali erano caratterizzate da uno scarso armamento antiaereo e antisommergibile che in seguito fu gradualmente sostituito e migliorato. La scorta degli altri convogli e la caccia vera e propria alle unità subacquee nemiche era stata affidata alle torpediniere che però non erano particolarmente adatte al compito assegnato per autonomia, qualità nautiche e manovrabilità, essendo nate per l’attacco silurante notturno.
Durante la guerra le unità sottili, oltre alle esigenze dei servizi di scorta e della lotta antisommergibile, furono adibite ad altri fondamentali servizi quali il dragaggio veloce, la posa delle mine, la scorta alle unità da guerra maggiori.

Cacciatorpediniere Quintino Sella – foto G. Parodi
Dato l’ampio numero di compiti assegnati esse furono sempre numericamente insufficienti. Al 10 giugno 1940 erano in servizio 59 cacciatorpediniere e 63 torpediniere. Considerando che solo la scorta delle unità maggiori di squadra avrebbe richiesto in continuità circa 30-35 cacciatorpediniere (tra le più moderne), queste unità leggere furono sottoposte ad un impegno maggiore del previsto sia sul servizio di squadra sia su quello di scorta convogli.
In totale, fino all’8 settembre, per eventi bellici si persero 44 caccia e 41 torpediniere; di questi 15 caccia e 10 torpediniere furono affondati mentre erano impegnati nella scorta diretta di convogli naviganti sulle rotte libiche.
L’esigenza impose la realizzazione di un programma centrato su unità sottili e di scorta. Ne conseguì l’impostazione di 24 Cacciatorpedinieri classe Comandanti e 7 classe Soldato, 16 torpediniere di scorta classe “Aliseo”, 60 vedette antisommergibile (V.A.S.) e di un numero analogo di corvette classe “Gabbiano”.
Purtroppo, pochissime furono le unità in servizio prima dell’8 settembre 1943 (5 cacciatorpediniere, 16 torpediniere, 51 V.A.S. di due differenti tipi, 29 corvette).
Il servizio di scorta, a turno, finì con l’impegnare tutte le unità leggere italiane, senza ottenere mai una protezione totalmente efficace e sicura. Questo perché, oltre ai limiti tecnologici e di progetto delle nostre navi scorta ed alla mancanza di addestramento specifico per il combattimento notturno, la necessità di lavori, resi sempre più frequenti dall’intensissimo impiego, condizionarono ampiamente la disponibilità di navi di scorta.
Ma un altro fattore venne a pregiudicare le possibilità di impiego di queste unità, in maniera sempre più vincolante col procedere della guerra: lo stato delle riserve di nafta.
Nel 1942, l’Italia poté disporre di 1.500.000 tonnellate di prodotti petroliferi per tutte le sue necessità civili, belliche e industriali; la sola Marina, se avesse operato con una certa libertà e comunque solo sui livelli dei primi mesi di guerra, ne avrebbe consumate di più. Una volta esaurite le scorte, tutto l’impianto bellico italiano fu costretto a vivere alla giornata; questo comportò che molte volte un convoglio venisse differito per la mancanza di unità di scorta legata alla carenza di nafta.
Il problema di dotare i convogli di una loro forza di protezione autonoma fu dunque sempre uno dei più spinosi.
Anche se le scorte ebbero funzionalità pratiche e non solo di deterrenza (40 sommergibili nemici affondati e l’abbattimento di più del 50% degli aerei attaccanti) va tenuto presente che unità diverse, riunite per l’occasione, non rappresentavano una forza di scorta efficiente in quanto non omogenee come tipo e caratteristiche e, soprattutto, non addestrate ad operare insieme.

cacciatorpediniere Legionario, 1942
A causa delle perdite e della sempre maggiore indisponibilità di navi, le scorte convogli dovettero essere quindi formate con le unità al momento disponibili.
fine parte III
Gianluca Bertozzi
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laureato in Giurisrudenza, è un attento e meticoloso studioso di storia navale e aeronautica militare
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