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Le cause dell’instabilità sociale, la loro influenza sulle attività umane e sull’ambiente marino

tempo di lettura: 10 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: GEOPOLITICA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: OCEANI
parole chiave: Instabilità
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Multiple Futures
Non è facile prevedere quale sarà il nostro prossimo futuro; probabilmente ci vorrebbe una sfera di cristallo magica. Peccato che non esista e le possibilità sono decisamente infinite. Da un punto di vista futurologico, sarebbe più corretto parlare di un futuro multiplo, diversificato in aree geografiche diverse, lontane fra loro ma intimamente connesse. Sebbene possa sembrare un paradosso, la differenza sociale, il cosiddetto “social divider“, sta aumentando creando sempre più instabilità ed incomprensioni che comportano un distacco maggiore fra le varie realtà che esistono sul pianeta. Grazie alla globalizzazione tutti vedono tutto e cresce la convinzione, soprattutto nei più giovani, che la soluzione ai loro problemi sia semplicemente spostarsi da aree depresse ad altre economicamente più appetibili, alla ricerca di una vita facile con poco sforzo. Stiamo forse regredendo ai primi millenni della nostra storia umana in cui gruppi di cacciatori-raccoglitori si spostavano per sopravvivere da una regione all’altra per trovare aree con maggiori risorse oppure ci troviamo di fronte ad un nuovo fenomeno sociale? In realtà, da oltre trentamila anni, le migrazioni sono sempre esistite per i motivi che ho citato. Solo con la nascita delle civiltà organizzate i Popoli si stabilirono in aree di loro interesse e prosperarono.

Cosa sta cambiando?   
Di fatto sono cambiate le esigenze. Un tempo era il cibo per potersi nutrire, poi i territori di caccia e di commercio, limitati solo dalla capacità di muoversi al loro interno e, soprattutto di controllarli politicamente e militarmente. Con la globalizzazione, la diffusione via etere di false speranze é diventa più veloce e trova terreno fertile in Popoli che non hanno niente da perdere e credono di trovare la soluzione ai loro problemi non sui propri territori ma attingendo da quelle degli altri. Che fare? Non esiste una sola soluzione e comunque non può essere ricercata solo nella solidarietà sociale. Chi vive nell’indigenza va aiutato a crescere e non mantenuto. Per assurdo non sempre la solidarietà viene biunivocamente compresa e può generare sentimenti contrastanti che possono sfociare in xenofobie, razzismo, chiusure mentali a difesa della propria cultura difficilmente gestibili.

Le ragioni dell’instabilità sono quindi molte e cercheremo di identificarle in questo breve articolo 
In tempi recenti molti studi sono stati condotti da team multidisciplinari per cercare di individuare le prevedibili cause future di instabilità e le conseguenti azioni palliative; purtroppo, tutti concordano che l’Umanità sta avvicinandosi ad un collasso delle attuali “civiltà”. Nulla di nuovo in quanto tutto è già avvenuto nel passato, semplicemente non ce ne ricordiamo. Sarà l’Uomo capace di sopravvivere a questa drammatica evoluzione? Il discorso è molto vasto e potrebbe facilmente scivolare in speculazioni infinite.

Per comprenderlo cerchiamo di identificare le cause dell’instabilità sociale ed ipotizzare quale sarà l’impatto sul nostro futuro.  

Instabilità
L’instabilità sociale si basa su molti fattori, principalmente sulla incapacità di chi ci amministra di fornire ciò di cui abbiamo bisogno. Non necessariamente legata solo al lato economico, essa può derivare anche da carenze educazionali che comportano l’alienazione del tessuto sociale con la distruzione di alcuni valori portanti come, ad esempio, la famiglia, il rapporto interpersonale ed il rispetto delle Istituzioni. Nei tempi antichi si diceva che fosse sufficiente dare al popolo pane e divertimento, “panem et circenses”, per poter governare senza problemi. Questo avveniva più facilmente se il popolo veniva manipolato e diseducato a pensare attraverso la creazione di falsi ideali e miti. Filosofie e false religioni erano facili strumenti per manipolare le menti più deboli non abituate a pensare. La nascita di fenomeni di integralismo e xenofobia deriva proprio dalla debolezza di questi substrati sociali non in grado di comprendere ciò che li circonda e spaventati delle possibili ricadute sociali a seguito di contatti con popoli diversi. Un discorso complesso che non voglio affrontare in questa sede ma che, in estrema sintesi, è riassumibile nella profonda “ignoranza” (dal verbo ignorare ovvero non conoscere) delle masse.   

Tecnologia e progresso sostenibile: il male della globalizzazione
Dall’era industriale, le nazioni hanno cercato di riempire l’amara coppa della povertà con i progressi tecnologici. Apparentemente, le persone vivono meglio di cento anni fa; possiamo comunicare e muoverci meglio, abbiamo una maggiore salute, e lo sviluppo delle scienze ha consentito una vita migliore, sviluppando strumenti più efficienti per la nostra vita quotidiana. Tuttavia, il costo del progresso si paga anche in termini di sicurezza globale. Una maggiore tecnologia richiede un’acquisizione maggiore di risorse che devono essere spesso reperite dove sono maggiormente disponibili. Spesso queste risorse si trovano in aree in cui esistono forti differenze sociali, dove le relazioni economiche inter/transnazionali sono gestite da gruppi di potere che non hanno interesse a creare condizioni stabili ma ad ottenere ciò di cui hanno bisogno al prezzo minore. Questo crea la necessità di instaurare relazioni economiche con Paesi dove non sempre esistono condizioni di stabilità politica sufficienti per un mutuo benessere. Queste differenze sociali e culturali possono essere la base di fenomeni di intolleranza, estremismo e fondamentalismo che si ripercuotono contro i nostri interessi. Persino la globalizzazione, spesso così universalmente benedetta da tanti economisti, alla fine ci ha offerto il suo lato oscuro creando più falsi miti che benessere. La trasformazione del pensiero sociale è un processo lento che dovrebbe essere digerito attraverso secoli di scambi culturali. Il nostro pensiero “arrogante” di essere in grado di cambiare con la tecnologia il modo di vivere degli altri è pura utopia e stiamo iniettando il seme della ribellione nelle generazioni più giovani di quei Paesi.

In realtà stiamo favorendo il social divider e creando maggiore instabilità.
Gli esseri umani sono animali apparentemente “più intelligenti” degli altri che hanno sviluppato un comportamento sociale basato sulla necessità di relazionarci con altri individui della nostra specie. Fondamentalmente ciò di cui avremmo veramente bisogno è il cibo necessario per nutrirci e riprodurci. Tutto il resto, compresi i rapporti sociali e religiosi, sono nati all’interno delle differenti civiltà, attraverso un cammino lungo e complesso. Un concetto elementare le cui basi sono state minate dalla globalizzazione che ha creato situazioni di logiche incomprensioni che hanno diviso piuttosto che unito i popoli.

Questa incomprensione è legata alla formazione secolare se non millenaria del pensiero umano. Basti pensare al modello decisionale occidentale, basato su un profilo euclideo (problema, analisi, soluzione), e quello orientale (ricerca della soluzione circolare o olistica). Sebbene esistano dei valori universali la loro interpretazione non è univoca. Ad esempio, nei millenni l’Uomo ha sviluppato il concetto della bellezza. Sebbene l’arte ne sia la sublimazione non può essere considerata un valore universale, almeno non per tutti. Essa è legata al nostro cammino sociale e culturale ma ciò che è bello per noi può sembrare osceno ed offensivo per altri e quindi da contrastare, se necessario anche con la forza. Questo è un fattore sociale che coloro che discutono di integrazione dovrebbero comprendere. È troppo facile avere un approccio superficiale, basato su valori ritenuti universali di solidarietà, senza valutarne le reali ricadute in termini sociali.  Ancora … che cos’è la solidarietà per popoli da millenni credenti in suddivisioni castali o razziali? Un altro fattore da considerare è la competizione. Grazie alla nostra capacità di elaborare, siamo stati in grado di sviluppare modelli sociali e società complesse basate su relazioni e scambi. Quello che è necessario per la sopravvivenza di un gruppo è a volte disponibile solo in altri gruppi, comportando la necessità oggettiva di effettuare scambi commerciali.

Purtroppo, la storia ci insegna che quando l’intelligenza non basta si ha un aumento della competizione che sfocia in conflitti e in guerre. Secoli di evoluzione del pensiero e due guerre mondiali non sono bastati a colmare i divari egoistici delle Nazioni.

Di fatto gli Umani stanno crescendo di numero e ci si aspetta di avere un aumento della popolazione del 50% prima del 2050. Un numero enorme di persone che richiederà sempre più cibo e beni per sopravvivere. Inoltre, i cambiamenti climatici condizioneranno lo sviluppo delle culture agricole con conseguente impossibilità di alimentare le popolazioni più povere. Sul mare, fenomeni illegali come l’overfishing depauperano gli oceani irrimediabilmente, causando la necessità di migrare in massa verso aree in grado di fornire maggiori risorse. Il cammino sarà quindi costellato da instabilità locali, crisi, conflitti e guerre ed il mare sarà ancora la prima e l’ultima frontiera.  

Altri fattori concomitanti che influenzano la stabilità

– la mancanza di un livello comune di ricchezza e di sistemi sanitari equivalenti
Un livello di ricchezza comune è un’utopia a causa del concetto semantico della stessa parola. Ciò che è ricchezza per un europeo è ben diverso per un americano figurarsi per un cittadino di un Paese del terzo mondo. Sarebbe più opportuno mirare ad un livello comune di sostenibilità sociale, assicurando il benessere primario a tutti i cittadini del pianeta. Ad esempio, i trattamenti sanitari necessari per la sopravvivenza di tutti. Purtroppo, i sistemi sanitari sono molto diversi e nei Paesi più poveri abbiamo ancora persone che muoiono per un’influenza. Il costo delle medicine è troppo alto per la maggior parte dei Paesi africani e sudamericani ed il livello di mortalità è umanamente inaccettabile. A volte c’è da pensare che sia colpevolmente voluto per mantenere basso il numero degli individui in determinate aree. 

– Tecnologia e comunicazione
Il technological divider è un aspetto molto controverso. Il pensiero occidentale vede la tecnologia come la panacea di tutti i problemi. La tecnologia può fornire un’istruzione rapida ed economica, può consentire una vita migliore e migliorare la qualità dei servizi riducendo i costi sociali. Tuttavia, richiede materiali che stanno diventando scarsi e creano la necessità di acquisirli in aree geografiche in cui sono ancora disponibili. La maggior parte di questi paesi sono instabili per vari motivi che abbiamo precedentemente citato. L’iniezione di tecnologia nella popolazione più giovane aumenta il senso di incomprensione e di ribellione verso il modo di concepire i rapporti sociali, legato alle tradizioni ed alla loro storia. Non c’è da meravigliarsi se in queste aree depresse nascono integralismi e diverse forme di criminalità. In realtà non stiamo globalizzando il nostro modo di vita, ma stiamo seminando ragioni per reagire contro un modo di vivere occidentale che si basa su una evoluzione del pensiero, maturata nei secoli attraverso guerre, cadute e rinascite laiche e religiose. La presunzione di esportare il concetto di democrazia attraverso una comunicazione sociale altamente tecnologica non solo non contribuisce a migliorare i rapporti con le altre civiltà ma crea divisioni sempre maggiori.

– Risorse naturali
Questo è un problema abbastanza delicato. Quando parlo di risorse naturali non intendo solo il petrolio. La maggior parte della gente è ossessionata dal petrolio e dai combustibili fossili perché attualmente dipendiamo da loro per i nostri bisogni di base come il riscaldamento, i trasporti e le materie prime industriali. In realtà, l’emergenza futura più critica sarà la disponibilità di acqua potabile. Potreste immaginare un mondo senza acqua? La mancanza di acqua significherà: niente cibo, niente pulizia, nessuna lavorazione industriale, la fine di tutto. Di logica, questo bene così prezioso dovrebbe essere preservato ed utilizzato con intelligenza. Nelle aree in cui l’acqua non è ancora un grosso problema, stiamo invece alienando questa risorsa, avvelenando le falde acquifere e disperdendo questo patrimonio essenziale con una cattiva gestione. La maggior parte delle condotte idriche europee sono obsolete e perdiamo miliardi di tonnellate di acqua ogni giorno. I serbatoi maggiori sono gli oceani e, come sappiamo, li stiamo avvelenando con plastiche e veleni. Un suicidio, annunciato da tempo dalla comunità scientifica, che viene ancora colpevolmente ignorato dai governi mondiali. La lotta fratricida futura sarà quindi per poter utilizzare questa risorsa. Inutile dire che proprio le aree costiere, dove si concentrano i grandi centri urbani,  saranno le più colpite da queste crisi.  

– Cambiamenti climatici
I cambiamenti climatici sono fenomeni ormai visibili in tutto il mondo. Nel 2014 la temperatura dell’acqua del Mediterraneo è stata di quattro gradi più alta del normale ed il clima sta cambiando rapidamente nel Pianeta. Sebbene ci siano molte teorie legate all’innegabile impatto antropico vanno considerati alcuni aspetti astronomici.  Teorie comprovate legano le variazioni di temperature del pianeta anche a cicli di 11-12 anni solari ed alle interazioni con i grandi pianeti del sistema solare Giove e Saturno. Secondo il professor Bianchini, astrofisico dell’università di Padova, “questo è uno di quei casi in cui un fenomeno ciclico appare in fase con altri ciclici fenomeni naturali sia ‘esterni’ alla Terra (Sole, pianeti etc.) che ‘legati’ ad essa.”

L’analisi armonica delle temperature globali terrestri rivela importanti componenti aventi periodi di 20 e 60 anni. Anche gli oceani mostrano chiaramente dei cambiamenti sessantennali in fase con le temperature terrestri. L’indice AMO (Atlantic Multidecal Oscillation) mostra chiaramente questa modulazione mentre l’indice PDO (Pacific Decal Oscillation) lo mostra un pò confusamente ma evidenzia una ciclicità di 20 e 30 anni. Una conferma arriva anche dall’indice ENSO (El Nino Southern Oscillation) e dalla circolazione termoalina. Gli astronomi credono che si tratti di una oscillazione del sistema OCEANO ATMOSFERA, un fenomeno interessante legato ai massimi delle variazioni di temperatura globale relativi ai cicli di 60 anni (Dt=0.2 gradi) e di 20 anni (Dt= 0.1 gradi) che coincidono con le congiunzioni Giove-Saturno.

Cosa significa questo?
È difficile rispondere ma ci sono alcuni fenomeni importanti che possono connettersi a questa risonanza orbitale. Il primo è che la struttura convettiva del Sole, specie in superficie, potrebbe entrare in risonanza con queste variazioni, seppur deboli, di forza mareale e modulare la formazione del campo magnetico terrestre. Un altro fenomeno, molto importante, è la modifica della cosiddetta Eliosfera, ovvero di quella struttura magnetica formata dalla riconnessione dei campi magnetici del Sole e dei pianeti che si spinge fuori dalle orbite planetarie spinta dal vento solare. L’Eliosfera cambia di forma a causa dei cicli di attività solare e dei moti planetari, specialmente del moto orbitale di Giove. Di conseguenza, per una serie di motivi, modula il flusso dei raggi cosmici, del vento solare e anche quello delle polveri interplanetarie che arrivano sulla terra. Tutto questo necessita spiegazioni più precise, ma la coincidenza dei picchi delle temperature delle terre e dei mari con le congiunzioni d Giove e Saturno rimane, secondo Bianchini, una tesi molto suggestiva. In parole semplici, supporre che i cambiamenti climatici dipendano esclusivamente dall’industrializzazione può essere una affermazione pericolosa e fuorviante che potrebbe portare a scelte energetiche premature. Sicuramente dovremo ridurre la nostra dipendenza dai fossili ma valutare anche gli aspetti celesti. 

Di fatto stiamo assistendo ad un cambiamento climatico importante che ci potrebbe portare ad un’epoca di temperature elevate oppure verso una nuova glaciazione (alternativa altrettanto possibile secondo i cicli astronomici) che non ci consentirebbero di sopravvivere con gli standard attuali.

A mio avviso, il vero pericolo è concentrarsi sui mass media sulle presunte colpe dovute all’impatto antropico invece di preoccuparsi come fronteggiare il problema. Questo non è ovviamente una giustificazione a comportamenti errati, che dovrebbero essere comunque corretti, e soprattutto non significa che non dovremmo avere un approccio più coerente, eco-sostenibile e saggio verso la natura ed il mare. 

L’interazione umana con l’ambiente terrestre e marino sta comportando un rapido aumento dell’inquinamento e la rapida scomparsa di specie animali e vegetali. Questo grido di dolore va compreso nella sua interezza.

La riduzione della biodiversità locale modifica gli habitat ed influenza le economie locali. Quando ciò accade cresce l’instabilità, si cade nel caos e nell’ingiustizia, i governi perdono legittimità e si innescano conflitti interni ed esterni di vario genere, seguiti da fenomeni migratori verso Paesi dove la vita appare migliore.

Questo è il caso della migrazione di massa che osserviamo nei nostri giorni, un fenomeno non socialmente gestibile nei nostri Paesi ma che potrebbe esserlo facilmente nei loro territori di origine se vi fosse una effettiva volontà politica di gestire il fenomeno.

Sussistono ancora troppi interessi dei grandi Paesi a mantenere uno stato di incertezza per poter ottenere contratti vantaggiosi, relazionandosi solo con i Governanti locali. Ma per quanto tempo? L’Africa e l’Asia stanno crescendo demograficamente e, liberandosi di una gran parte delle popolazioni indigente, possono ottenere due scopi: da un lato indebolire le economie occidentali con una iniezione di migranti non facilmente gestibili e dall’altro rafforzare il loro peso economico e politico, appoggiandosi ad alcune grandi potenze emergenti. Una lotta senza esclusioni di  colpi che avverrà, come sempre, sul mare. 

Non ultimo un cenno alla pirateria
Al fenomeno della migrazione sono legate anche molte altre attività illegali in mare come il contrabbando e la pirateria. Quest’ultima è dal punto di vista mediatico forse la più attraente perché trova sempre spazio nelle notizie, tra romanticismo e sdegno. Causa danni economici notevoli alle compagnie armatoriali e sottopone l’Occidente, ma anche molti Paesi industrializzati dell’Oriente, ad un ricatto inaccettabile ed a costi di prevenzione insostenibili per lungo tempo. Eppure potrebbe essere risolta sul territorio con azioni sociali concordate internazionalmente, nel caso rinunciando a scelte economiche di sfruttamento eccessivo di alcune aree marittime. C’è da domandarsi se la sua risoluzione interessi veramente? 

Come sempre il futuro apparterrà agli uomini di buona volontà.

Andrea Mucedola

in anteprima la lotta alla pirateria – un team (Royal Navy e Royal Marines) della RFA Fort Victoria abborda una imbarcazione sospetta di pirateria nelle acque somale – autore LA(Phot) Dave Jenkins – Fonte http://www.defenceimagery.mod.uk/…dll/45153802.jpg  
Personnel from RFA Fort Victoria Board a Boat Suspected of Use by Pirates Near Somalia MOD 45153434.jpg – Wikimedia Commons

 

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