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Mediterraneo, un mare di crescenti opportunità e tensioni – Parte I

tempo di lettura: 6 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: GEOPOLITICA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: tensioni geopolitiche, maritime domain, potere marittimo

 

Il Mediterraneo si trova al centro dei principali giochi strategici mondiali. Geograficamente è il luogo dove si incontrano tre continenti, militarmente rappresenta il fronte sud dell’Alleanza Atlantica, politicamente é l’area in cui l’Europa (e quindi l’Occidente) si interfaccia con il Mar Nero, il Medio Oriente, il Mar Rosso, il Golfo Persico, il Golfo di Guinea e, più in generale, con l’Oceano Indiano e l’Africa. Un’area geopolitica ormai conosciuta come “Mediterraneo allargato” e da sempre animata da dinamiche complesse, da culture diverse, da interessi economici concorrenti, da visioni politiche antagoniste.

Si tratta di un mare che offre grandi opportunità, legate alla complementarietà dei paesi che si affacciano sulle sue acque ma, al contempo, è anche sede di importanti tensioni locali e globali. Un mare che separa mondi che continuano a confrontarsi su ogni tema, sia esso politico, economico, sociale, culturale, demografico e che sono contraddistinti da una evidente distanza circa i valori complessivi su cui fondare la coesistenza. Una distanza che alimenta anche le incomprensioni e il risentimento e che pare essere ulteriormente cresciuta per gli effetti del riscaldamento globale, della guerra in Ucraina, della pandemia da Covid.

Per l’Italia è sempre stata un’area strategica di primaria importanza, non solo perché il territorio nazionale è proteso al centro di questo Mare, che divide idealmente in due parti, ma anche perché sulla sua superficie si sviluppano le fondamentali linee commerciali marittime, indispensabili per il nostro benessere, mentre sul fondo marino corrono le linee di approvvigionamento energetico unitamente alle linee di comunicazione, che ci tengono collegati al resto del mondo. Sotto il suo fondale, inoltre, sono ancora celate immense risorse energetiche, per la raccolta delle quali si sono formate nuove alleanze e si sono indebolite le vecchie. Vale quindi la pena analizzare una volta di più quali sono i principali fattori che fanno del Mediterraneo, nella sua più ampia accezione, un’area di grandi opportunità ma che gli impediscono di essere un mare di stabilità e di pace condivisa.

L’economia
La storia ci insegna che le vie marittime sono fondamentali per l’economia e, a partire dal XIX secolo, indispensabili per sostenere la capacità industriale di ogni Paese. Tuttavia, per loro stessa natura, esse sono esposte a eventuali azioni aggressive da parte di chi desidera trarre illecito profitto da tali azioni o per opera di elementi che intendono ostacolare i normali commerci internazionali. In questo quadro le flotte militare e commerciale hanno un’importanza vitale per la sicurezza e la prosperità delle nazioni in particolare quando, per la scarsità delle risorse del paese, la capacità produttiva sia subordinata alle importazioni per via marittima.

Per l’Italia è evidente la vitale necessità di importazioni dal mare, in particolare a causa della scelta di basare la nostra economia su una forte industrializzazione. Anche se é geograficamente definita una penisola, l’Italia può infatti essere assimilata a un’isola quando si parla della sua accentuata dipendenza dalle importazioni e, quindi, dalla libera fruibilità delle linee di comunicazione marittime. Il mare ha, quindi, un ruolo centrale per il nostro Paese perché la scarsezza di materie prime ci costringe ad andare lontano per l’approvvigionamento. In sostanza l’Italia dipende dall’estero per mantenere in vita il suo sistema economico. Dall’impero romano in poi, quando ha avuto a disposizione flotte per tutelare i propri interessi sul mare essa ha prosperato, quando non ha avuto a disposizione navi per contrastare la volontà dell’avversario del momento la sua economia è regredita. Per assicurare che le materie prime necessarie al processo industriale arrivino in Italia e che il prodotto lavorato possa essere venduto, è quindi indispensabile che sia garantita la libera navigazione lungo le rotte commerciali marittime, che sono ancora il sistema più economico per il trasporto delle merci. Per sottolineare l’importanza del traffico commerciale marittimo mondiale basti sottolineare che il 90% delle merci viaggia sulle navi che solcano i mari del mondo. Si tratta di circa 12 miliardi di tonnellate di prodotti che contribuiscono a collegare economicamente tutti i paesi costieri della Terra, ma i cui benefici effetti si estendono in profondità all’interno di tutti i continenti. In tale ambito il Mar Mediterraneo occupa un posto di rilievo sia come bacino di import-export commerciale, prevalentemente attraverso i porti italiani ma anche tramite i porti greci, francesi e spagnoli, sia come specchio d’acqua di passaggio delle merci, in transito verso i grandi porti nordeuropei.

Per sottolineare l’importanza economica del transito dal Mediterraneo via Mar Rosso e canale di Suez basti pensare che le navi mercantili provenienti dal Golfo Persico o dall’Estremo Oriente e dirette verso il Nordeuropa, nel caso volessero evitare i due passaggi obbligati di Bab-el-Mandeb e Suez, dovrebbero allungare il percorso di ben 3.500 miglia nautiche (circa 6.500 km), passando a sud del capo di Buona Speranza e risalendo il Golfo di Guinea. Ciò vorrebbe dire tra i 7 e i 10 giorni di navigazione in più, con tutti i costi e i ritardi correlati. L’Italia deve quindi essere pronta, come già lo sono i paesi più progrediti, a garantire la libertà di navigazione e la protezione dei propri legittimi interessi nazionali, a garanzia del rispetto del diritto internazionale. La storia ci insegna che quando si muovono le navi si muove l’economia. Un insegnamento che non deve essere dimenticato, soprattutto da coloro che hanno la responsabilità politica e militare di fornire gli strumenti idonei a proteggere gli interessi nazionali sul mare.

L’approvvigionamento energetico
Il processo di modernizzazione del Paese, auspicato da più parti e sostenuto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, passa attraverso l’inevitabile fase di transizione energetica ed ecologica. Un periodo denso di opportunità ma anche di rischi. In tale ambito il gas continuerà a giocare un ruolo rilevante nel periodo di transizione perché, stabilita la progressiva crescita dei consumi da fonti rinnovabili, nel medio/lungo termine esso rappresenterà comunque la risorsa di sostegno del sistema elettrico. Nel particolare settore, quindi, è indispensabile garantire sia l’afflusso di combustibile sia la disponibilità della produzione a gas che, unitamente all’aumento della produzione da fonti rinnovabili, dovrebbe garantire la necessaria flessibilità del sistema di fornitura di energia.

Un’esigenza che ha accentuato la dipendenza nazionale dell’approvvigionamento dall’esterno. Il nostro paese, prevalentemente per scelta politica, è da sempre dipendente dall’estero per il proprio fabbisogno di gas naturale. L’accesso alle risorse energetiche e la sicurezza delle linee di approvvigionamento sono, quindi, un nostro preciso obiettivo strategico.

In questo contesto, i fondali del Mediterraneo sono sede di una vasta ramificazione di gasdotti che, dai paesi fornitori, portano in Europa il prezioso combustibile, indispensabile per favorire la transizione carbon free. Non solo, recenti ricerche hanno evidenziato come nel sottosuolo marino siano presenti enormi giacimenti di gas naturale, che attendono solo di essere sfruttati con tutto il rispetto che si deve all’ambiente circostante. Anche in nome degli interessi energetici è ultimamente stato trovato l’auspicato accordo tra Israele e Libano per la spartizione dei confini marittimi (e delle relative riserve energetiche sottomarine, tra cui il gas naturale). Un accordo che permette di cominciare a pensare allo sfruttamento degli enormi giacimenti presenti davanti alle coste dei due paesi, con significative ricadute positive che interesseranno anche l’Italia e l’Europa.

Nell’attuale periodo storico, in cui esistono svariati elementi di criticità, l’energia rappresenta infatti un fattore strategico alla base della crescita industriale, economica, sociale e, quindi, del benessere nazionale. A ciò si aggiunge il fatto che le lunghe linee di approvvigionamento sono sottoposte a diverse minacce da parte di chi vuole bloccare i rifornimenti o desidera inserirsi nel business del transito di gas, spesso impiegando in maniera aggressiva le proprie navi militari (vedi la Turchia nel Mediterraneo Orientale) o con azioni di sabotaggio (vedi eventi del gasdotto North Stream del settembre 2022). Ciò fa diventare la questione marittima non solo una fondamentale questione economica e commerciale ma, dato che da ciò dipendono in larghissima misura la prosperità e la stessa sopravvivenza del nostro paese, anche un preminente argomento politico e militare.

Comunicazione e trasmissione dati
La rete di cavi sottomarini rappresenta l’ossatura dello spazio cibernetico. Circa il 90% delle informazioni che scarichiamo da internet transitano lungo le autostrade in fibra ottica posate sui fondali marini. Autostrade che generalmente seguono le linee di comunicazione marittime commerciali. Quando con un “semplice” click raggiungiamo un sito che si trova dall’altro lato del mondo, infatti, stiamo utilizzando una piccolissima parte della rete di cavi sottomarini, estesa svariate decine di migliaia di chilometri, che assicura il nostro collegamento dati. In un mondo sempre più interconnesso le economie, i flussi finanziari (circa 10.000 miliardi di USD in transazioni nel solo 2015), le informazioni in genere e anche molte comunicazioni militari dipendono dal buon funzionamento di questa rete.

La mappa dei cavi sottomarini nel Mediterraneo – Submarine Cable Map, elaborata da TeleGeography

Si comprende, quindi, come tali “autostrade” digitali rivestano un’elevata importanza per lo svolgimento delle attività umane nelle società tecnologiche. In tale ambito, gli Stretti del Mediterraneo allargato (Hormuz, Bab-el-Mandeb, Gibilterra, Suez) non rappresentano solo un passaggio obbligato delle rotte commerciali marittime, ma anche le vie lungo le quali vengono stesi i cavi. Passaggi lungo i quali, però, è maggiormente presente la minaccia di azioni di sabotaggio. Proprio per questo, esse possono essere il bersaglio di azioni di disturbo e di intercettazione da parte di coloro che intendono creare interruzioni nel servizio o acquisire fraudolentemente informazioni. Diventano, quindi, evidenti i motivi per i quali la loro integrità e funzionalità debba essere assolutamente protetta. Un compito delicatissimo e importante che spetta alle flotte dei vari paesi, che devono essere in possesso di tutti gli strumenti più moderni per assolvere la missione assegnata.

Fine I Parte – continua

Renato Scarfi

 

articolo pubblicato precedentemente su DIFESAONLINE

Foto: Marina Militare / web

 

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