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livello elementare
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ARGOMENTO: RELITTO
PERIODO: XX SECOLO
AREA: MAR TIRRENO MERIDIONALE
parole chiave: relitto
L’Immersione
Ed eccoci giunti al gran giorno. Dopo un lungo check di tutte le attrezzature, per una manciata di secondi i battiti accelerano, un breve sussulto di paura e gioia mi pervade fin quando sono in acqua dove, regolando la respirazione e finalmente nel mio elemento, sono richiamato dagli amici in assistenza che mi passano fari e telecamera …un’ultima verifica e mi lascio scivolare sereno e determinato nel Blu … dritti giù lungo la cima del pedagno fino sulla coperta a 48 metri dove apro i braccetti, oriento i fari e comincio ad inquadrare il maestoso e caratteristico bigo di carico la cui sommità torreggia fino a circa 20 metri più su … sorvolo velocemente tutta la coperta del troncone di poppa che giace adagiato sul fondo in perfetto assetto di navigazione, lasciando il taglio netto e verticale con cui termina, dirigendo nel blu e scendendo di quota fino ad incontrare, a qualche decina di metri di distanza, il troncone di prua, coricato sul fondo e sul lato sinistro orientato per NW.
Si presentano alla mia destra le enormi stive 2 e 3 di prua nelle quali mi lascio scivolare … una decina di secondi per abituarsi all’oscurità che le avvolge e con attenzione e rispetto illumino travi e strutture che mi circondano … gli scheletri delle strutture di vari automezzi, resti di casse e materiali rivivono nella luce dei fari … guardando verso l’esterno sembra proprio di trovarsi affacciati a delle enormi finestre che guardano nel Blu … di nuovo fuori proseguendo oltre la stiva 1 ed il pozzo delle catene, raggiungo la prua sulla quale volteggio … per inquadrarla con tutto il suo tagliamare debbo allontanarmi di una decina di metri … la visibilità non è eccezionale ma il colpo d’occhio è emozionante!
Con attenzione fra le reti che parzialmente la avvolgono, scivoliamo sul fondo appena sotto le sue lamiere e tra nuvole di anthias a 71 metri … torniamo sui nostri passi, passando sotto l’imponente albero di prua spezzato all’estremità che sembra baciare il fondo sabbioso e dopo aver inquadrato per un attimo le strutture contorte che si stagliano nel controluce della lontana superficie risaliamo lentamente di quota per raggiungere una piccola gemma … su una sezione di coperta della prua si trova un magnifico giardino di Antipathes subpinnata, il corallo nero, che ha colonizzato la lamiera offrendo un bellissimo spettacolo tra i 46 ed i 54 metri … meraviglie dello Stretto.
Lasciando scorrere a sinistra le ultime lamiere del troncone di prua e dirigendo lungo il fondale nel Blu nel bel mezzo del nulla ci troviamo sui resti di un Guzzi Trialce poco oltre i 60 metri, che seppure completamente concrezionato, lascia comunque; trasparire la sua tipica struttura … allontanando ancora dalla struttura della Nave ritroviamo ciò cheresta di una delle postazioni di contraerea quadrinate che ormai non appaiono più cosi minacciose e portatrici di morte.
Rientrando sul troncone di poppa e navigando lungo la fiancata, raggiungiamo l’entrata della stiva a poppavia del cassero centrale dove migliaia di boghe compiono ipnotiche evoluzioni entrando ed uscendo dalle aperture sulla coperta … recupero qualche metro di quota per riprendere un paio di scorci della struttura del cassero che rivive con gli splendidi colori delle spugne e del corallo che la ricoprono … ma sono le stive poppiere, la 5 la 6 e la 7 (la 4 è andata distrutta ) tra le quali ci dilunghiamo che racchiudono i reperti più interessanti: numerosi autocarri Fiat 626, Guzzi Trialce e resti delle berline Fiat 1500 …
L’atmosfera surreale, l’alternarsi di giochi di luce tra il buio e i fasci dei nostri fari ed il Blu profondo che si intravede attraverso ogni apertura nello scafo, generano sempre emozioni potenti … percorrendo la fiancata verso poppa, altri oblò e passaggi sui ponti rivivono tra la colorata vegetazione di coralligeno …
Una decina di metri più giù, lungo le numerose ed enormi reti che nel corso degli anni sono state perdute sul relitto, si giunge fino all’asse privato dell’elica da ignoti, con il timone adagiato sul fondale a 62 metri … lo spettacolo della enorme poppa tondeggiante che incombe ripresa dal fondo è veramente impressionante … poco più avanti , da uno squarcio nello scafo ci si può di nuovo affacciare nelle stive dove stavolta riprendo numerose bacchette di balistite
Di nuovo fuori, allontanandomi dal relitto quel tanto che basta per riprendere una buona parte dell’enorme troncone di poppa che in controluce sembra continuare a navigare perso nel Blu. Infine la lenta risalita verso la superficie verso la quale dirigiamo, ma solo dopo aver dato un vero bacio alla Nave per ringraziarla di tutte le emozioni regalate e per lasciarle un arrivederci a presto.
una delle famigerate bombole di anidride carbonica che non poterono adattarsi all’impianto anticendio e per la cui mancata funzionalità non si potè domare gli incendi che contribuirono ad accelerare l’affondamento della Valfiorita – Foto di Domenico Majolino
L’immersione sul relitto della Valfiorita è da considerarsi impegnativa e di medio-alta difficoltà per le correnti frequenti, la profondità e le dimensioni della Nave. Per le condizioni di visibilità che normalmente sono presenti chi è almeno in possesso di una certificazione deep può, intorno ai 35-40 metri, farsi un’idea della struttura del relitto all’altezza del bigo di carico, sorvolando per qualche minuto la coperta, ma è solo con l’organizzazione di un’immersione in configurazione tecnica fino ai 50 metri che si può cominciare a visitare le principali aree della Nave. L’uso di miscele trimix adeguate consente di visitare le zone accessibili delle stive e giungere fino a poco più dei 70 metri del fondale della imponente prua. Essere accompagnati da guide esperte ed autorizzate ad operare su questo relitto è assolutamente mandatorio.
Ecco il video, come un’unica immersione, da Prua a Poppa che abbiamo realizzato:
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articolo di Domenico Majolino e Vincenzo Striano
Foto dell’autore e di altri specificati
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vive e lavora a Napoli occupandosi di pianificazione e controllo di gestione aziendale. Ha da sempre dedicato tutto il suo tempo libero al Mare di cui è amante appassionato, alla fotografia ed alla video ripresa amatoriale. Dopo aver visitato numerosi siti al di fuori del Mediterraneo, negli ultimi anni si divide tra il Golfo di Napoli e lo Stretto di Messina del quale si è profondamente innamorato. Ed è proprio nello Stretto che, grazie a Domenico Majolino, ha cominciato il percorso della subacquea tecnica per raccontare con le immagini le sue meraviglie sommerse sempre con maggiore consapevolezza e sicurezza. La partecipazione a progetti di studio, ricerca e documentazione sui relitti sommersi con il team di Ecosfera, rappresenta un ulteriore valore di arricchimento nel praticare questo splendido hobby
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