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La Mompracem del Mediterraneo: Gramvoũsa, l’isola dei pirati – parte II

tempo di lettura: 6 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XIX SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: pirati mediterranei

 

Alla fine del 1827 i pirati, forse intimoriti dalla presenza della forte squadra britannica comandata dall’ammiraglio Codrington, che aveva partecipato alla distruzione della flotta turco-egiziana alla battaglia di Navarino, diminuirono la propria attività e cominciarono effettivamente a preparare un’invasione di Creta in collaborazione con alcuni capi guerriglieri cretesi.

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HMS Cambrian da 40 cannoni

Ma era ormai tropo tardi. La fine di Grabusa venne all’inizio del 1828, quando Ioánnis Kapodístrias, il nuovo presidente della Grecia, decise che la sua esistenza era controproducente per gli interessi ellenici e perciò chiese agli alleati anglo-francesi di ripulire l’isola dai pirati e consegnarla al governo greco. L’incarico fu affidato al capitano di vascello sir Thomas Staines ai cui ordini furono messe tre fregate, l’HMS Isis da 50 cannoni, la HMS Cambrian da 40 (fig. 4), la HMS Rattlesnake da 28 (fig. 5), e due brigantini, l’HMS Zebra da 18 (fig. 6) e l’HMS Cameleon da 10.

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HMS Zebra partecipò all’attacco a Grabusa – nel quadro in entrata al porto di Marsamxett, Malta – autore Giovanni Schranz (1794–1882)HMS Zebra entering Marsamxett Harbour, between 1828 and 1840 – Giovanni Schranz.jpg – Wikimedia Commons

La squadra britannica era affiancata da una francese composta da una fregata, una corvetta, un brigantino e due golette al comando del capitano di vascello Denis de ReverseauxGiunto davanti all’isola, Staines informò il consiglio che non aveva alcuna intenzione di impedire la loro progettata spedizione contro i turchi, e che anzi l’avrebbe appoggiata, ma che invece aveva l’incarico di sopprimere la pirateria e perciò domandò che gli fossero consegnati tutti i bastimenti e le merci predate, oltre a dodici individui che si supponeva fossero tra quelli maggiormente implicati nell’attività piratesca. Grazie all’abilità con la quale Antoniades aveva celato la sua partecipazione alle attività piratesche, il suo nome non compariva nell’elenco consegnato all’ufficiale britannico per cui egli fu incaricato dal consiglio dell’isola di trattare con Staines, al quale disse che non vi era nessun bastimento pirata né alcuna merce predata. Staines non gli credette e, ignorando le richieste di un emissario del governo greco di astenersi da ogni azione violenta, il pomeriggio del 31 gennaio, stanco dei tentativi dei pirati di prendere tempo, dette il segnale di iniziare l’azione. Le navi britanniche, sfilando in linea di fila sotto la fortezza, aprirono il fuoco in successione dalla distanza di un tiro di pistola contro il naviglio greco presente nel porticciolo. Sfortunatamente, mentre l’HMS Isis virava per evitare uno scoglio entrò in collisione con la HMS Cambrian comandata dal capitano di vascello Hamilton. Danneggiata nell’alberatura la HMS Cambrian non riuscì a virare, derivò sottovento e si incagliò contro lo scoglio, mentre l’HMS Isis riuscì a portarsi al sicuro.

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HMS Isis (1819) Disegno in scala: 1:48 che mostra la pianta del corpo, le linee perpendicolari e la mezza larghezza longitudinale proposta (e approvata), come una fregata di quarta classe da 50 cannoni (poi 58 cannoni). Il piano include modifiche come fregata firmato da Joseph Tucker [Surveyor of the Navy, 1813-1831] e Robert Seppings [Surveyor of the Navy, 1813-1832]. da  Royal Museums Greenwich catalogue HMS Isis (1774).jpg – Wikimedia Commons

Nonostante l’incidente l’azione proseguì e Staines distrusse sette bastimenti e ne catturò quattro, anche se molte imbarcazioni minori erano in precedenza riuscite a fuggire. A causa dello scatenarsi di una bufera non fu possibile disincagliare la HMS Cambrian che dovette essere abbandonata e il 1° febbraio affondò. La distruzione della squadra pirata non concluse la missione di Staines che doveva anche prendere il controllo dell’isola, abitata ora da circa 7.000 persone delle quali almeno 2.500 erano combattenti, anche se una gran parte di essi era disponibile ad andarsene.  Staines continuò a pretendere la consegna delle persone indicate sulla sua lista, mentre Antoniades continuava a negare che fossero presenti. Pochi giorni dopo giunse a Grabusa una compagnia di soldati regolari greci, comandanti da un ufficiale britannico, il colonnello Urquhart, incaricato da Kapodístrias di assumere il governo dell’isola.

Il Consiglio permise loro di prendere possesso del castello ma Staines, che non aveva fiducia negli indisciplinati soldati greci, sbarcò anche 100 tra marinai e marines al comando del capitano Strangeways. I Grabusini tentarono di opporsi all’entrata dei britannici nel castello, ma i marines avanzarono con le baionette inastate e i Greci si dispersero. Strangeways si insediò in una cappella eretta al centro del cortile vicino a tre cisterne d’acqua e in seguito la guarnigione inglese fu rinforzata. L’unico greco cui fu permesso l’accesso alla fortezza fu Antoniades. Il giorno dopo il colonnello Urquhart rimase ucciso dal crollo dell’abitazione in cui aveva preso alloggio.

Poiché i tentativi di fuga dall’isola effettuati da molti pirati a bordo di imbarcazioni furono sventati dalla squadra franco-britannica, essi, su istigazione di Antoniades, studiarono un piano per far insorgere la popolazione e impadronirsi della fortezza, con i cui cannoni speravano di riuscire ad obbligare le navi ad andarsene. Una mina sarebbe stata collocata sotto l’edificio, in cui si alternavano di guardia francesi e britannici. Dopo l’esplosione 700 o 800 pirati, nascosti nelle case circostanti avrebbero ucciso le sentinelle e attaccato la guardia del portone d’accesso, mentre altri avrebbero scalato i bastioni. Fortunatamente per i franco-britannici, uno degli emissari del governo greco che accompagnava la spedizione, il comandante della polizia dell’isola di Cerigo, fu avvertito del progetto dalle spie che aveva infiltrato tra i pirati. Strangeways riuscì così a sorprendere Antoniades mentre con alcuni complici stava piazzando un barile di polvere da sparo sotto l’edificio. Subito dopo, furono scoperte 28 granate da cannone pronte ad esplodere. Il giorno dopo, Staines decise di espellere tutti i Greci dalla fortezza, esaminando attentamente ciascun individuo; cinque degli individui ricercati furono così arrestati mentre un sesto, il prete Papa Gregorios, uno dei molti preti residenti sull’isola che si dedicavano alla pirateria oltre che alla religione, fu successivamente scoperto travestito da donna a bordo di un bastimento greco appena arrivato con dei viveri in procinto di salpare. Giudicata compiuta la sua missione, Staines permise a tutti gli abitanti di lasciare l’isola che nel giro di una settimana fu abbandonata, salvo per alcuni tra i più poveri che decisero di rimanere. Entro il primo di aprile, 193 edifici furono distrutti per evitare che in futuro dei pirati potessero farvi ritorno. Tutte le merci rinvenute nei magazzini furono inventariate e spedite a Malta: furono trovati 2.250 libbre di caffè, argenteria, specchi, cannocchiali, strumenti matematici e chirurgici e bottiglie di champagne oltre ad innumerevoli pezze di tessuti pregiati.

La squadra alleata lasciò quindi le acque dell’isola, affidandone il controllo ad un commissario del governo greco. L’equipaggio della HMS Cambrian fu imbarcato sui bastimenti catturati e portato a Malta.

Secondo una fonte i pirati catturati furono portati a Malta per essere giudicati, secondo un’altra furono invece portati sull’isola di Egina, nella quale all’epoca aveva la sua sede il governo provvisorio di Kapodístrias, dove furono processati e assolti onorevolmente. Finiva così la saga dell’isola dei pirati, certo meno romanzesca di quella dell’isola di Mompracem immaginata da Emilio Salgari: non è però da escludere che essa gli sia servita da ispirazione.

Aldo Antonicelli

 

in anteprima Fortezza delle Carabuse a Grabusa – autore Vincenzo Coronelli – Grabusa.jpg – Wikimedia Commons

 

Nota
[1]: come ammise Thomas Gordon, un ufficiale britannico che per molto tempo comandò truppe greche durante la guerra e che poi ne scrisse una storia, egli stesso ne fu ingannato e per due volte inviò rifornimenti all’isola.

 

Fonti
Thomas Gordon, “History of the Greek Revolution”, 2 vol, Edinburgo e Londra, 1844.
Mahmouz Effendi, “The Candiote”, in The New Monthly Magazine, 1846.
Gazzetta di Firenze, martedì 18 luglio 1826.
Giornale del Regno delle Due Sicilie, venerdì 18 maggio 1827.
Gazzetta Piemontese, mercoledì 2 gennaio 1828.
Foglio di Verona,17 marzo 1828.
Gazzetta di Milano, sabato 29 marzo 1828 e domenica 6-7 aprile 1828.

 

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