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livello medio
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XVIII-XIX SECOLO
AREA: NA
parole chiave: artiglieria navale, cannoni
L’ex ufficiale della Royal Navy Frank Abney Hastings, durante la rivoluzione greca, comandò il Karteria, il primo bastimento a vapore ad essere utilizzato in operazioni belliche, che dotò di un armamento d’artiglieria molto efficace che gli assicurò numerosi successi.

in primo piano la nave “Perseverance” che, arrivata in Grecia, ricevette il nome greco di “Karteria”. Frank Abney Hastings contribuì alla costruzione della nave, progettando lui stesso l’equipaggiamento militare, che finanziò interamente pagando 7.000 sterline. Il “Karteria” era una goletta a 4 alberi lunga 125 piedi, larga 25, 400 tonnellate, con due motori alimentati a vapore da caldaie a carbone, , ruote motrici a dritta e sinistra che assicuravano una velocità di 6 nodi. In origine doveva avere un cannone da 32 libbre a prua e uno a poppa, e due da 68 libbre nel mezzo. Ndr.
In un suo trattato Hastings sottolineò che, durante i suoi sette anni di servizio nella Royal Navy, nonostante avesse partecipato a due battaglie (Trafalgar e New Orleans), non aveva mai realizzato che la linea del metallo e l’asse del cannone non erano paralleli. Hastings aveva invece creduto a quanto affermavano i vecchi marinai ovvero che il proietto, lasciando la bocca del cannone, si sollevava e, per questo motivo, spesso passava al di sopra del punto cui si mirava.
Ricordò inoltre che anche nei casi in cui gli artiglieri per determinare l’elevazione dei loro pezzi utilizzavano i quadranti applicati ai cannoni, facevano poi fuoco quando il rollio e il beccheggio della nave avevano modificato l’inclinazione del ponte anche di una dozzina di gradi. Anche tenendo conto del fatto che Hastings entrò nella Royal Navy all’età di 9 anni (e ne aveva quindi 13 all’epoca di Trafalgar) all’epoca di New Orleans ne aveva 21 e quindi le sue osservazioni non erano dovute all’inesperienza ma rispecchiavano una situazione reale [vedi nota 1].
Il sistema di puntamento di Congreve
Solo a partire dagli anni ’20 cominciarono ad essere sperimentati e adottati nuovi dispositivi di puntamento. Uno dei primi a ideare un sistema efficiente fu il prolifico inventore britannico W. Congreve che nel 1818 propose un alzo composto da una lunga barra di ferro o di bronzo solcata longitudinalmente da una scanalatura che costituiva la linea di mira.

L’alzo proposto da W. Congreve in tre versioni di differente lunghezza
L’estremità anteriore della barra era incardinata all’altezza della piattabanda del primo o del secondo rinforzo, mentre quella posteriore poteva essere regolata in altezza tramite un regolo graduato fino ad un massimo di 5°. Anticipando di molto i tempi, l’inventore britannico proponeva, per facilitare il puntamento, la sostituzione della scanalatura longitudinale con un lungo tubo oppure di collocare alle sue estremità due anelli dotati di una semplice croce di mira a incrocio di fili, metodi che saranno poi puntualmente applicati agli alzi a partire dal 1860.

Differenti modelli di sistemi di puntamento utilizzati dalla Marina Britannica negli anni ’30. La fig. n° 3 rappresenta l’alzo ideato dall’ispettore dell’artiglieria Millar: b traguardo mobile e cursore graduato – d massa di mira (dispart). La fig. n° 5 è l’alzo Congreve
Gli alzi Congreve furono approvati nel 1819 ma, nonostante ne fosse stata verificata l’efficacia nel 1827 ne venne messa in discussione l’utilità perché ritenuti troppo costosi e facilmente soggetti ad essere danneggiati in combattimento. Nel 1829 vennero sostituiti da un più semplice modello ideato dal generale Millar che era composto da una massa di mira e da un cursore verticale graduato in quarti di grado collocato sulla piattabanda di culatta, lungo il quale scorreva un traguardo orizzontale che veniva bloccato all’altezza desiderata tramite una vite di pressione.

Cannone navale francese da 30 libbre mod. 1824 con alzo a cursore e massa di mira modello Jure
Nel 1833 la Marina francese adottò l’alzo ideato dal tenente colonnello Jure dell’artiglieria di Marina costituito da una massa di mira fissata alla parte superiore del secondo rinforzo del cannone, inizialmente tramite una semplice briglia di ferro e successivamente avvitato al cannone, e dall’alzo vero e proprio che era costituito da un castelletto fissato alla culatta, attraverso il quale scorreva il cursore che veniva bloccato da una vite di pressione, alzo che vediamo fissato alla culatta del nuovo modello del cannone da 30 lb rappresentato nella figura 6.

Carronata britannica su affusto a slitta dotata di vite di elevazione per la regolazione dell’alzo
La marina statunitense adottò gli alzi solamente nel 1849, installandoli sui cannoni della corvetta Falmouth. Gli alzi permisero di ridurre gli errori intrinseci nei vecchi metodi di puntamento e si rivelarono particolarmente utili nei combattimenti a grande distanza nei quali la cadenza di tiro era più lenta e il fumo prodotto dagli spari aveva il tempo di diradarsi permettendo una buona visibilità del bersaglio; non potevano però certamente compensare l’imprecisione delle bocche da fuoco ad anima liscia con le quali due colpi successivi sparati con la stessa carica di polvere e la stessa elevazione cadevano spesso a grande distanza l’uno dall’altro.
A partire dagli anni ’30 si diffuse l’uso della vite di regolazione dell’elevazione [vedi nota 2], in precedenza limitato alle carronate, anche con i cannoni, ma in generale gli artiglieri continuarono a preferire il vecchio cuneo d’elevazione in legno in quanto temevano che la vite potesse essere facilmente danneggiata o spezzata dai proietti avversari oppure dalla concussione provocata dal rinculo, rendendo il pezzo inutilizzabile.

Cuneo a vite modello Ward della Marina statunitense
La Marina statunitense adottò invece un nuovo tipo di cuneo (Fig. 8), proposto dal capitano di fregata Ward, che era mosso da una lunga vite orizzontale e che riuniva in sé i vantaggi dei due sistemi.
Aldo Antonicelli
Note
[1] In realtà poteva accadere che i proietti uscendo dalla volata dei cannoni ad anima liscia assumessero una traiettoria inclinata rispetto all’asse del pezzo; ciò era dovuto ai rimbalzi che subivano nel percorrere l’anima che erano provocati dal cosiddetto vento, ossia la differenza, pari a diversi millimetri, tra il loro diametro e quello dell’anima e da eventuali leggere eccentricità della palla, due fattori che facevano sì che il proietto spesso percorresse l’anima con una traiettoria leggermente ondulatoria. La posizione del punto dell’ultimo impatto contro l’anima rispetto alla sua circonferenza determinava la deviazione del proietto che quindi era del tutto casuale e poteva essere sia in senso verticale, verso l’alto o verso il basso, che orizzontale, e che perciò non aveva nulla a che fare con le convinzioni dei cannonieri citate da Hastings.
[2] Il cuneo a vite non era un’idea nuova, essendo già stato utilizzato con l’artiglieria sistema Gribeauval per essere poi abbandonato perché troppo facilmente danneggiabile dal rinculo dei pezzi.
FONTI
Padfield, “Brooke & the Shannon”, Hodder & Stoughton, Londra, 1968.
The United Services Journal, parte I, Londra, 1831
J. H. Stevens, “Some description of the methods used in pointing guns at sea », J. Murray, Londra, 1834.
Journal des sciences militaires, tomo XVIII, Correard, Parigi, 1837
W. N. Jeffers, “A concise treatise on the theory and practice of naval gunnery “, Appleton, Philadelphia, 1850.
M. V. Dahlgren, “Memoirs of John A. Dahlgren, Rear-Admiral United States Navy”.
E. Simpson, “A Treatise on Ordnance and Naval Gunnery, New York, 1862.
J. H. Stevens, “Some Description of the Methods Used in Pointing Guns at Sea”, Londra, 1834.
W. Congreve, A Description of the Sights or Instruments for Pointing Guns, Londra 1818.
A. Preaux, “Instruction sur le canonnage à bord: à l’usage des maîtres et seconds maîtres canonniers des écoles d’artillerie navale”, 1839.
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