Ocean for Future

Ultima Clock Widget

  • :
  • :

Vediamo che tempo fa o farà

Diamo un’occhiata al tempo meteorologico

Meteo facile per tutti: vediamo che tempo fa o farà prossimamente con un insieme di link per aggiornarvi in tempo reale sulle condizioni meteorologiche locali e marine 

  Address: OCEAN4FUTURE

Relitti: un mondo di ali sommerse – parte II

tempo di lettura: 8 minuti

.
livello elementare 
.
ARGOMENTO: RELITTI
PERIODO: XX SECOLO
AREA: ITALIA
parole chiave: aerei
.

Il recupero di uno Junkers JU 52 Lero (Grecia)

Tre importanti recuperi
In Italia si è proceduto in tre occasioni al recupero di relitti aeronautici sommersi, considerati di particolare interesse per il loro restauro e la successiva musealizzazione: il primo, effettuato nel giugno 1982, concerneva di un caccia americano “Republic P47 Thunderbolt”, il secondo, effettuato nel novembre 1991, di un caccia italiano reggiane Re 2001 e il terzo, del gennaio 1998, di un Curtiss P40 L Wahawk”, unica versione esistente di questo aereo da caccia propulso da un motore Packard V 1610-1 da 1318 cavalli. Racconto brevemente la loro storia e dei tentativi di recupero che, sebbene si conclusero in modo diverso, rappresentarono un “banco di prova” ed un riferimento futuro per le procedure di recupero dell’archeologia aeronautica.

Republic P 47 Thunderbolt
Nel settembre 1976, circa tre miglia al largo di Santa Marinella (Civitavecchia), durante un’immersione su un fondale a venti metri di profondità, due subacquei sportivi si trovarono di fronte al relitto di un aereo da caccia.

Ad un primo esame il relitto si rivelò essere un aereo da caccia americano “Republic P 47 Thunderbolt” complessivamente ancora in buone condizioni. Solo il motore risultava staccato dalla struttura del velivolo mentre le pale dell’elica erano leggermente piegate all’indietro. L’abitacolo, ancora integro, era aperto e le cinture del pilota sganciate. Questi indizi fecero ipotizzare che probabilmente durante la fase di ammaraggio il motore girava ancora lentamente e il pilota ebbe la possibilità di abbandonare l’aereo prima che affondasse.

Il relitto venne segnalato alle competenti Autorità e poiché si presentava integro e di particolare interesse per un eventuale restauro e musealizzazione, ne venne deciso il recupero. Le operazioni vennero affidate al Centro di Sopravvivenza Aerosoccorritori dell’Aeronautica Militare e al 1° Raggruppamento Elicotteri “Antares” di Viterbo con il contributo e la consulenza del personale specializzato del Museo dell’Aeronautica Vigna di Valle. L’aereo venne imbracato e sollevato con dei palloni idrostatici e trasportato lentamente vicino alla costa dove venne appoggiato su un fondale più basso per procedere al successivo recupero con altri mezzi. Per la prima volta in Italia venne deciso di sperimentare il recupero di un relitto dal fondo del mare mediante l’impiego di un velivolo ad ala rotante, senza avvalersi dei pontoni galleggianti solitamente impiegati allo scopo.

Poiché il relitto era stato spostato nella zona di mare antistante il Centro di addestramento al Tiro di Furbara, i sommozzatori del Centro di Sopravvivenza dell’Aeronautica ritennero opportuno assumere la responsabilità del recupero del velivolo e coordinare le operazioni con il Raggruppamento “Antares” che mise a disposizione un elicottero “CH 47 Chinook” in grado di sollevare un peso massimo di circa diecimila chilogrammi al gancio baricentrico. Il peso del relitto venne stimato in circa seimila chilogrammi tenuto conto anche dell’acqua che, inevitabilmente, non avrebbe fatto in tempo a defluire dalla fusoliera. Per tale motivo il relitto venne sollevato in posizione inclinata, con la coda verso il basso per facilitare la fuoriuscita dell’acqua dai portelli di coda.

L’aereo venne quindi imbracato con cavi in acciaio collegati ad una speciale piattaforma galleggiante idonea ad agganciare automaticamente il cavo di sollevamento dell’elicottero.
La mattina del 21 giugno 1982 iniziarono le operazioni di recupero. All’evento erano presenti molti giornalisti e anche la televisione nazionale per documentare l’insolito recupero. Verso le 9,30 l’elicottero “CH 47” si posizionò sulla verticale del relitto, lo agganciò e stazionando in “over” inizio il recupero. Improvvisamente sulla superficie del mare tra gli schizzi d’acqua creati dalla turbolenza delle pale dell’elicottero apparve come un fantasma il caccia americano “P 47”. L’elicottero forzò al massimo i motori per circa trenta secondi poi, forse perché al limite della capacità di sollevamento, fu costretto ad adagiare nuovamente il relitto sul fondo. Infatti, come dichiarò successivamente il pilota, la temperatura ambientale non consentiva un ottimale raffreddamento delle turbine dei motori dell’elicottero e pertanto venne deciso di abortire la missione per effettuare la missione in un’altra occasione a mezzo di un pontone galleggiante. Di fatto a causa di problemi tecnici non fu possibile recuperare il relitto. 

Il relitto del Reggiane Re 2001
Nel novembre 1991 a Capo Ferrato, Sardegna, venne recuperato un relitto del caccia italiano Reggiane Re 2001. L’aereo venne casualmente rinvenuto, seminascosto tra la posidonia, da un subacqueo sportivo locale, in un fondale di circa -12 metri di profondità. Il Gruppo Amici Velivoli Storici di Torino unitamente ai Carabinieri Subacquei del Nucleo di Cagliari effettuarono il recupero del relitto che successivamente venne restaurato.
Il velivolo Reggiane Re 2001 Falco 2, recuperato e giunto ai nostri giorni, risulta l’unico di questa serie; era stato costruito in soli 237 esemplari. L’aereo, che porta il numero di matricola MM08071, fu il primo Re 2001 prodotto in serie. Collaudato a Reggio nel maggio 1941, il velivolo venne assegnato al 2° Gruppo Caccia, ma per un atterraggio a carrello retratto dovette tornare presso le Officine di Reggio per la riparazione.

Il 16 novembre 1941 il velivolo tornò al 2 Stormo Caccia per poi tornare, nei primi mesi del 1943, a Guidonia e successivamente a Centocelle, che ospitava il Reparto sperimentale. Una curiosità l’aereo venne dipinto di giallo e dotato di cineprese per partecipare alle riprese del film dell’ Istituto Luce “Primo Volo”. Venne poi ridipinto in livrea mimetica e destinato al 24° Gruppo Caccia in Sardegna. Per il volo di trasferimento venne incaricato il Sergente Giulio Zangheri. Un documento rinvenuto presso lo Stato Maggiore Aeronautica attesta che il “11 aprile 1943, velivolo Re 2001 partito da Centocelle per Cagliari è andato perduto, pilota salvo”. Il Reggiane Re 2001 è attualmente esposto presso la sede del Museo dell’Aeronautica Vigna di Valle.

Un altro relitto di Reggiane Re. 2000 è stato recuperato il 4 Dicembre 2014 dalla Società Micoperi al largo di Porto Venere (SP). Il velivolo, sorretto da un apposito telaio, è stato successivamente posto su una chiatta, messa a disposizione dalla Marina Militare, per il successivo trasferimento presso la base logistica dell’Aeronautica Militare di Cadimare, dove saranno compiuti i primi interventi di desalinizzazione. Il velivolo, pilotato dall’allora ventisettenne spezzino Maresciallo Luigi Guerrieri, Medaglia d’Argento al Valor Militare, ammarò il 16 aprile del 1943 a causa di un’avaria al motore. Il relitto era stato localizzato per la prima volta nell’aprile dello scorso anno dai cacciamine del Comando Forze di Contromisure Mine della Marina Militare di La Spezia durante un’esercitazione. Generosamente la ditta Micoperi, leader mondiale nel settore, si è offerta per effettuare il recupero a titolo gratuito. Dopo le necessarie valutazioni tecniche e grazie alla fattiva collaborazione e unità d’intenti delle diverse Amministrazioni, sono state pianificate in tempi molto brevi, le attività di recupero concordate con le competenti Soprintendenze e la Capitaneria di Porto. Dopo numerose ispezioni subacquee compiute con ROV  e con i sub della Micoperi, il relitto è stato accuratamente ispezionato; si è quindi proceduto alle operazioni di pulizia per scoprire con la sorbona parti coperte della fusoliera. In ultimo  si è  posizionato il velivolo su una struttura piana, precedentemente realizzata dalla società Micoperi, che è stata poi sollevata dal fondale con una gru per non sottoporre a pericolose trazioni la sua fragile struttura. La stessa è stata poi posizionata a bordo del pontone “Micoperi 30”. Le diverse fasi dell’attività di recupero del relitto, costantemente monitorate e coordinate dal Servizio Operativo della Capitaneria di Porto della Spezia, sono state seguite a bordo del pontone “Micoperi 30” da Ufficiali dell’Aeronautica Militare, nonché da personale tecnico e direttivo delle Soprintendenze per i beni culturali e per i beni storici della Liguria, cui compete l’alta sorveglianza sul restauro del velivolo per la successiva esposizione presso il Museo Storico dell’Aeronautica Militare – estratto video da Canale 5 Speciale TG5 

Il Curtiss P40 L Warhwak
Nel 1997 Angelo Silvestri, Presidente dell’Archeosub Pontino, nonché appassionato subacqueo, esperto di velivoli storici e profondo conoscitore di relitti aeronautici, localizzò a circa 200 metri da litorale di Capo Portiere (Latina) un relitto, pressoché integro, di un “Curtiss P 40 L Warhwak”. Considerate le ottime condizioni complessive e l’interesse storico che rappresentava, venne deciso il recupero del relitto dopo le incombenze burocratiche relative alla denuncia del ritrovamento e l’autorizzazione al recupero da parte delle Autorità.

E’ significativo il fatto che, per la prima volta in Italia, il recupero di un relitto aeronautico di particolare interesse storico e archeologico, fu possibile grazie al totale impegno dei privati e, particolarmente, dell’Associazione “Archeosub Pontino” di Latina. Ai lavori di recupero contribuì anche la ditta di lavori subacquei “Tecnosub” che mise a disposizione il pontone appoggio necessario per il sollevamento del velivolo. Durante la fase di scavo, che durò tre giorni, il relitto venne liberato dal fango con delle “sorbone” e poi imbracato e sollevato con l’impiego di quattordici palloni idrostatici che garantivano una spinta di 12 tonnellate. La spinta di sollevamento era sicuramente ben superiore al peso del velivolo che era stato stimato in circa quattro tonnellate ma fu necessaria per vincere l’effetto ventosa che il sedimento esercitava sul relitto.

L’aereo, sollevato dai palloni, venne collocato su una speciale slitta, appositamente realizzata per far scivolare il relitto fino a riva; questa operazione di traino venne resa possibile con l’utilizzo di una grossa gru collocata a terra. Quello che fa speciale questo ritrovamento è che sebbene nel mondo esistano ancora più di ottanta P-40 (di cui solo una decina ancora in grado di volare) nessuno di essi possiede un motore Packard. Una vera rarità.

Relitto di un FIAT B.R. 20. Il 13 giugno del 1940 questo aereo, dopo una missione operativa, gravemente danneggiato ammarò di fronte al paesino di Santo Stefano al Mare (Imperia), a circa un miglio e mezzo dalla costa. I resti giacciono sul fondo a 47 metri di profondità. 

Museologia e criteri espositivi
I relitti aeronautici dopo il recupero e il restauro devono essere resi fruibili al pubblico secondo precisi criteri espositivi. Il metodo cronologico è normalmente quello più seguito: i velivoli vengono esposti secondo un criterio temporale tenuto conto del loro periodo di fabbricazione e impiego. Altre volte, considerato il particolare sviluppo di alcune componenti dei velivoli quali motori, armamenti, apparati radio, radar o altro, potrebbe essere necessario integrare o intercalare l’esposizione con altre più specifiche o di carattere monotematico per evidenziare meglio determinate caratteristiche costruttive e tipologiche delle macchine.

Museo dell’Aeronautica Militare Vigna di Valle

In Italia vi sono alcuni importanti musei aeronautici che, oltre ad essere i luoghi dove fisicamente sono custoditi ed esposti i velivoli, assumono una rilevante funzione didattica nella divulgazione delle conoscenze e della storia dello sviluppo tecnologico che è parte integrante della cultura dei paesi industrializzati. Tra questi il Museo dell’Aeronautica Militare Vigna di Valle la cui sede espositiva è collocata in prossimità della sponda meridionale del lago di Bracciano, già sede del primo cantiere sperimentale aeronautico. Inaugurato il 24 maggio 1977 il Museo raccoglie in quattro hangar, distribuiti su un’area espositiva di undicimila metri quadrati, velivoli di ogni epoca, motori e numerosi cimeli aeronautici. Una struttura museale che merita una visita.

Stefano Berutti

 

Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, pur rispettando la netiquette, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo

..

PAGINA PRINCIPALE - HOME PAGE
.

PARTE I PARTE II

 

(Visited 1.784 times, 2 visits today)
Share

Lascia un commento

Translate:

Legenda

Legenda

livello elementare
articoli di facile lettura

livello medio
articoli che richiedono conoscenze avanzate

livello difficile
articoli di interesse specialistico

 

Attenzione: È importante ricordare che gli articoli da noi pubblicati riflettono le opinioni e le prospettive degli autori o delle fonti citate, ma non necessariamente quelle di questo portale. E’ convinzione che la diversità di opinioni è ciò che rende il dibattito e la discussione più interessanti, aiutandoci a comprendere tutti gli aspetti della Marittimità

Chi c'é online

12 visitatori online

I più letti di oggi

I più letti di oggi

I più letti in assoluto

Tutela della privacy – Quello che dovete sapere

> Per contatti di collaborazione inviate la vostra richiesta a infoocean4future@gmail.com specificando la vostra area di interesse
12 visitatori online
12 ospiti, 0 membri
Complessivo: 742 alle 21-09--2018 06:47 pm
Numero max di visitatori odierni: 33 alle 03:31 pm
Mese in corso: 164 alle 01-10--2024 10:01 pm
Anno in corso: 711 alle 06-08--2024 02:13 pm
Share
Translate »