ARGOMENTO: STORIA DELLA NAVIGAZIONE
PERIODO: XVI SECOLO
AREA: CARAIBI – OCEANO ATLANTICO
parole chiave: Colombo, Caraibi, meteo
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Il tempo meteorologico fu per il grande navigatore genovese un prezioso alleato. Tutti noi sappiamo che lo scopo di Cristoforo Colombo era quello di raggiungere le “Indie” navigando verso ovest, sfruttando la sfericità della Terra. La perspicacia del navigatore italiano era davvero notevole, egli non poteva sapere, però, che in mezzo ci fosse il continente americano; senza questo le caravelle della spedizione spagnole sarebbero davvero potute giungere sino in Cina, attraversando idealmente il Pacifico (venti, cibo e malattie permettendo). Le stime della lunghezza del tragitto fatte da Colombo erano però inferiori rispetto alla reale distanza; comunque senza le Americhe tra “i piedi” le navi ce l’avrebbero potuta fare, considerando anche l’assenza di pirati e vari assaltatori di navi (che sarebbero arrivati nei decenni avvenire).
Un viaggio storico
La spedizione di Colombo partì da Palos, in Spagna, il 3 agosto 1492; le tre navi che la componevano erano la Niña, la Pinta e la Santa Maria. I vascelli fecero una prima tappa alle Canarie, un arcipelago spagnolo al largo delle coste nordafricane; l’arrivo a Gran Canaria avvenne l’11 agosto e la spedizione decise di rimanervi un mese, per fare le riparazioni necessarie prima della traversata. Il 6 settembre le navi guidate da Colombo ripartirono e fecero una brevissima sosta all’isola della Gomera, per rifornirsi di acqua e viveri (la Pinta aveva subito un’avaria grave al timone). Dopo 36 giorni di desolazione sul grande oceano Atlantico, la spedizione raggiunse una piccola isola delle Bahamas, approdando nel Nuovo Mondo: era il 12 ottobre 1492 e la storia dell’umanità sarebbe cambiata radicalmente da quel momento in poi. Cristoforo Colombo battezzò l’isola “San Salvador”. Tutti i dettagli della spedizione in mare sono giunti a noi attraverso i diari dello stesso Colombo e dei piloti delle tre caravelle.
Mappa dei viaggi di Cristoforo Colombo e Giovanni Caboto – autore sconosciuto
Map of the voyages of Columbus and Cabot Wellcome M0007960.jpg – Wikimedia Commons
I diari di Colombo sono una fonte preziosa
La traversata non ebbe particolari note negative, anzi, fu abbastanza tranquilla: i venti non soffiarono mai troppo forte, il mare non fu mai troppo mosso e le correnti favorirono in larga parte la navigazione verso i settori occidentali.
Eppure è ormai ben noto che le rotte che dall’Europa portano in Nord America, nei mesi autunnali sono oggi, come anche allora, irte di pericoli: ogni anno una decina tra uragani e cicloni tropicali si formano al largo delle coste africane occidentali, per attraversare l’Atlantico centrale, acquisendo potenza, per arrivare lungo le coste americane dove portano morte e devastazione. Tutto ciò anche grazie ai potenti venti Alisei. Le conseguenze di un uragano o di un ciclone tropicale sono sconvolgenti: onde di vari metri, venti di eccezionale forza e pioggia torrenziale. Insomma condizioni meteo marine davvero pericolose. Immaginate cosa sarebbe successo se Colombo avesse incontrato queste condizioni nella sua prima traversata, magari le cose non sarebbero andate come le conosciamo dai libri di storia.
Fortuna o saggezza?
Anche considerando il fatto che il numero medio di tempeste tropicali che ogni anno raggiungono i Caraibi sia aumentato negli ultimi secoli, si può affermare che la spedizione del navigatore genovese sia stata a dir poco fortunata. Ma si tratta solo di pura fortuna o Colombo era un abile marinaio, attento ai segni del tempo? Seguirono altre traversate da e verso l’Europa, tutte con esito positivo. Eccetto una: il quarto viaggio di ritorno. Nei pressi di Haiti gran parte della flotta spagnola fu distrutta da una tempesta tropicale. Stando a un compagno di viaggio di Colombo, questi consigliava di ritardare la partenza proprio per motivi meteorologici. Esaminando la prima traversata di Colombo si intuiscono alcune sue abilità. Il genovese doveva infatti essere a conoscenza degli Alisei a latitudini medio basse, che lo avrebbero spinto verso ovest, e probabilmente sapeva che a latitudini medio alte i venti erano invece contrari, cosa che gli avrebbe garantito il ritorno. Gli Alisei spirano anche nella fascia delle Canarie; pianificare la partenza dalle Canarie è stata quindi una scelta ragionata, egli sapeva che non poteva prendere il largo direttamente dalle coste del Portogallo.
Colombo fu un grande comandante
Dopo la breve sosta all’isola di Gomera, le caravelle si mantennero tra i 25 e i 30 gradi di latitudine nord, lievemente al di sopra della zona dove (generalmente) si formano le tempeste tropicali. In sostanza il navigatore genovese aveva pianificato una rotta tangente all’anticiclone delle Azzorre, sul suo lato meridionale, dove gli Alisei sono più deboli, cosa che rallentò la spedizione, ma la protesse da eventuali pericoli, tenendo le caravelle ben lontane da zone meteorologicamente a rischio. Da moderne ricerche risulta che la rotta seguita da Colombo fosse quella che consentiva di attraversare l’Atlantico con la più bassa probabilità di incontrare uragani e tempeste. La probabilità di incappare in una tempesta nel settembre-ottobre del 1492, lungo quella traiettoria, era di circa l’1%. Sembra che anche la lunga sosta alle Canarie, di quasi un mese, fosse stata decisa da Colombo proprio per evitare gli uragani di fine agosto. Molti di questi aspetti sono confermati anche nel diario di bordo: durante la traversata il vento fu moderato, con frequenti bonacce ed una sola giornata di vento forte. Sempre dai diari si evincono dati sul colore del mare, sulla presenza di uccelli marini e dal loro volo, dai banchi di pesci. Ogni giorno si effettuavano misure di velocità con il solcometro, una cordicella cui erano presenti dei nodi legata ad un’asta di legno lanciata in mare. Il suo funzionamento era semplice: con una clessidra si misurava il tempo di passaggio dei nodi tra prora a poppa da cui si ricavava la velocità in … nodi. Certamente bisogna considerare una certa dose di fortuna nella spedizione di Cristoforo Colombo, è probabile che quell’anno l’anticiclone delle Azzorre protesse da tempeste tropicali più del solito quelle distese marine. Tuttavia dai dati in nostro possesso emerge che Cristoforo Colombo era un abile navigatore, un ottimo osservatore, un buon meteorologo e un comandante saggio. Se non avesse posseduto queste abilità non avrebbe raggiunto le coste del Nuovo Mondo.
Aaronne Colagrossi
in anteprima l’arrivo di Colombo nel nuovo mondo – dipinto L. Prang & Co., Boston – Prang Educational Co., 1893. 40802Y U.S. Copyright Office
Columbus Taking Possession.jpg – Wikimedia Commons
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nasce a Campobasso nel 1980 ed ottiene, nel 2006, la laurea in Scienze Geologiche presso l’Università del Molise e, nel 2009, la laurea in Geologia Applicata all’Ingegneria presso l’Università “La Sapienza”. Scrive dal 2010, elaborando con uno stile personalissimo le sue passioni per la scrittura, le scienze, i viaggi, la fotografia e la storia navale. Ha pubblicato numerosi articoli su OCEAN4FUTURE dimostrandosi autore eclettico. Al suo attivo numerosi romanzi d’avventura sul mare e reportage di viaggio.
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