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livello elementare
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ARGOMENTO: ECOLOGIA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: migrazioni animali
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La migrazione è uno spostamento di esseri viventi da un luogo all’altro del pianeta per soddisfare un ritmo biologico legato a leggi che ancora dobbiamo completamente scoprire. E’ un fenomeno naturale che avviene da centinaia di milioni di anni, come ci insegnano le moderne scoperte in campo geo-paleontologico e paleo-ambientale.
Sterna paradisaea – Sterna codalunga – Fonte Geograph Gran Bretagna e Irlanda – Autore Mike Pennington Juvenile Arctic Tern (Sterna paradisea), Easting – geograph.org.uk – 4638431.jpg – Wikimedia Commons
Esse possono essere veramente lunghissime, come per esempio per alcune balene e degli uccelli; la sterna codalunga (Sterna paradisaea) ha probabilmente il record mondiale di distanza, infatti migra da un polo all’altro e viceversa. Altre sono brevissime in distanza, come quelle di alcune raganelle che avvengono dal loro albero alla pozza sottostante. Le migrazioni possono avere diverse connotazioni con comportamenti erratici (quando gli animali si spostano continuamente a secondo delle risorse dell’ambiente), passivi, dovuti a correnti fluviali, marine o aeree o al trasporto da parte di altri animali o dell’uomo. Possono essere trofiche se hanno per scopo la ricerca di cibo o genetiche se con finalità riproduttive; ancora continue quando si ha il movimento regolare e costante lungo itinerari determinati o discontinue quando fra una migrazione e l’altra vi è un periodo più o meno lungo di permanenza sedentaria.
Ma come avvengono le migrazioni animali? Come si orientano gli animali?
Solitamente gli animali si affidano a riferimenti visibili e invisibili, come il sole o il campo magnetico terrestre. La cosa straordinaria è che sembra posseggano una specie di mappa mentale con cui raggiungono i medesimi luoghi di anno in anno. Il modo in cui certi esseri viventi creino o ereditino questa mappa mentale è tuttora un mistero; alcuni scienziati ritengono che comunque ciò abbia a che fare con una sorta di “conoscenza” presente in molte specie. Alcune ricerche sono state condotte sugli uccelli e su come, esemplari giovani di alcune specie migratorie, siano in possesso di una conoscenza sulla direzione e sulle distanze; sembrerebbe che in alcuni casi la prima migrazione rimanga impressa nella loro memoria, memorizzando persino punti di riferimento ed odori.
Un elemento fondamentale, e comune a molte specie che migrano, sembra essere l’orientamento magnetico. La “bussola” degli animali legge gli angoli formati dalle linee del campo magnetico terrestre a diverse latitudini e ne valuta l’intensità. La cosa straordinaria e’ che il campo magnetico varia dai poli all’equatore con precise linee di campo, che è possibile leggere anche nelle rocce vulcaniche sia attuali che quelle vecchie di milioni di anni. La presenza di magnetite nel corpo e la sensibilità a certe lunghezze d’onda della luce possono aiutare questi animali ad avvertire il campo magnetico.
Altro elemento fondamentale è il sole. Il sole compie un determinato percorso nel cielo dall’alba al tramonto, variabile in altezza alle diverse latitudini e stagionalmente. Alle medie latitudini dell’emisfero settentrionale, come ad esempio in l’Europa, il sole del mezzodì sarà più alto nella sfera celeste durante l’estate che non durante l’inverno (in cui sarà molto basso sull’orizzonte). Gli animali migratori possono sfruttare il sole come “bussola” anche in base al loro orologio interno, come anticamente sui velieri si usava l’orologio per le distanze … insomma qualcosa di molto simile. Molti animali regolano la loro rotta in base alla quantità di luce solare percepita dagli occhi o delle antenne nel caso di molti insetti.
Dal cielo agli abissi
Le migrazioni sul nostro pianeta avvengono fondamentalmente in tre ambienti: aria, terra e mare.
Per aria
Le migrazioni via aria avvengono negli uccelli; è stato scoperto che molte specie di uccelli si preparano a migrare con il cambio di stagione. Il cambio climatico stagionale stimola la ghiandola pituitaria e quella pineale. La navigazione degli stessi pare sia stimolata invece dall’olfatto. Il becco di molti uccelli migratori è infatti ricoperto da frammenti microscopici di magnetite, interconnessi al sistema nervoso centrale, che comunica all’animale le variazioni del campo magnetico terrestre. Tra gli uccelli il record appartiene alla sterna codalunga; questo grazioso uccello ha un’apertura alare di circa ottanta centimetri. Nessun animale, su tutto il pianeta Terra, compie spostamenti più lunghi. Quest’uccello si riproduce nell’Artide (polo nord) per poi trasferirsi fino all’Antartide (polo sud), compiendo un viaggio di andata e ritorno pari a 70.900 km… incredibile, non trovate?
La rondine comune (Hirundo rustica), con un’apertura alare di soli 33 cm, migra dall’Africa sino all’Europa dove viene a nidificare e riprodursi, percorrendo tratte sino a undicimila chilometri; quest’uccello è presente in tutti i continenti eccetto l’Antartide. Il grande filosofo greco Aristotele pensava che questo uccello d’inverno andasse in letargo ma nel diciottesimo secolo si scoprì che in realtà anche esse migravano.
La poiana di Swainson (Buteo swainsoni), un rapace dall’apertura alare di circa un metro, possiede una vista circa sette volte più potente di quella di un uomo, cosa che la aiuta nelle migrazioni che compie ad una velocità di crociera pari a circa 40 km/h.
Questi uccelli migrano dai territori del Nord America sino alle lontane Pampas argentine, compiendo poche soste su tratte di quasi 13.000 chilometri.
Il pipistrello cenerino (Lasiurus cinereus), un mammifero volante insettivoro del peso di circa trenta grammi, compie migrazioni notturne strabilianti all’interno del continente nordamericano, spostandosi dal Canada fino al Messico. Si rifugia solitariamente tra il fogliame degli alberi a circa 3-5 metri dal suolo e talvolta in luoghi insoliti come i fori prodotti dai picchi e scoiattoli o sulle facciate degli edifici. I due sessi vivono generalmente separati eccetto durante la stagione degli accoppiamenti. Effettua migrazioni, ma non sono ancora noti con precisione i luoghi di svernamento. I pipistrelli si affidano al campo magnetico terrestre calibrando continuamente la direzione di volo per la loro migrazione.
Anche tra i lepidotteri ci sono dei record di migrazione aerea: due magnifici esempi sono la farfalla monarca (Danaus plexippus) e la libellula drago verde (Anax junius). La farfalla monarca, che probabilmente abbiamo ammirato in qualche documentario è una farfalla di grandi dimensioni, con un’apertura alare di circa 10 cm; questo insetto migra dalle aree del Canada sino al Messico, con voli di circa 6500 km. Le antenne della grande farfalla sono fondamentali per il suo orientamento; grazie a questi strumenti naturali le Monarch riescono a percepire la luce, sfruttando il sole come una bussola. Sembra che queste farfalle migrano seguendo la crescita delle piante Asclepias.
La libellula drago verde, lunga circa 8 cm, migra dagli Stati Uniti orientali sino alle zone costiere del Messico e delle isole dei Caraibi; lo stesso avviene per la specie presente in Asia, dal Giappone sino in Cina. Questi insetti sono dei grandi volatili ma i genitori non faranno più ritorno sulla rotta inversa, lo faranno i figli, dando vita a una nuova generazione. Grazie al sole questi insetti riescono a percepire la luce polarizzata grazie agli occhi composti costituiti da centinaia di ommatidi.
Per Terra
Le migrazioni via terra coinvolgono centinaia di specie animali, basti considerare nel continente africano, lo gnu striato (Connochaetes taurinus), un ungulato di grossa taglia africano, la cui popolazione, tra il 1960 e 2010 è passata da 220.000 individui a 1.200.000. Quella degli gnu è la più grande migrazione terrestre in assoluto, che avviene tra Tanzania e Kenya, attraverso i parchi nazionali del Serengeti e del Masai Mara, verso i nuovi e ricchi pascoli.
Un altro campione della migrazione via terra è la saiga (Saiga tatarica), un mammifero asiatico artiodattilo della famiglia dei Bovidi. Sebbene la saiga sia un vero miracolo dell’evoluzione, essendo sopravvissuto alle ere glaciali quaternarie, tuttavia oggi è a rischio di estinzione. Presenta un largo muso, grazie al quale riesce a filtrare l’aria fredda e polverosa delle steppe, riscaldandola e pulendola prima di inspirarla nei polmoni. In genere i maschi generalmente anticipano la migrazione di una decina di giorni, rispetto alle femmine con i cuccioli. La migrazione avviene in Asia, tra il Mar Caspio e la Mongolia.
Tra gli anfibi si ha un piccolo record via terra: la raganella venosa (Phrynohyas venulosa), originaria dell’America centrale, vive sulle chiome delle foreste pluviali, a circa 30 metri di altezza. Con le piogge estive scende al suolo, nelle pozze, per riprodursi; dopo alcuni giorni torna tra le alte chiome; una migrazione in piccola scala.
Via Mare
Le migrazioni via mare interessano dozzine di specie, come ci hanno mostrato molti documentari naturalistici. Anche in mare ci sono dei record interessanti soprattutto tra le balene.
La balena grigia (Eschrichtius robustus) migra dalle distese marine dell’Artide sino alle calde acque della Baja California, compiendo un viaggio di quasi 10.000 km. Gli occhi di tutte le specie di balene sono un capolavoro dell’evoluzione, ma in particolare gli scienziati che studiano le balene grigie hanno scoperto che i loro occhi riescono a riconoscere elementi costieri di paesaggio strettamente interconnessi con punti precisi del fondo marino, come fossero dei tag geografici in punti strategici di navigazione. Durante la migrazione, le balene grigie effettuano immersioni brevi di circa cinque minuti, fino ad un massimo di quaranta metri, cui intervallano stazionamenti in superficie di trenta secondi al massimo: in pratica riconoscono il fondo marino e la costa relativa in base alla loro memoria.
Il tonno rosso orientale (Thunnus orientalis) migra in banchi attraverso tutto l’oceano Pacifico, partendo dal Giappone e dalle Filippine, per poi raggiungere le coste della California e del Messico. Questi pesci lunghi circa due metri migrano mantenendo una velocità di crociera per l’intero banco pari a circa 6 km/h; la peculiarità sta nel fatto che anche quando la temperatura del mare scende a 2°C i tonni riescono a mantenere la temperatura corporea a circa 11°C. Sostanzialmente sono animali a sangue caldo grazie alla loro muscolatura rossa, ricca di vasi sanguigni che consente al pesce di navigare in condizioni anche estreme.
Non dimentichiamo il re del mare, il grande squalo bianco (Carcharodon carcharias) un predatore gigante ma anche un viaggiatore solitario instancabile che compie traversate oceaniche persino di 11.000 km, si pensa per riprodursi. Tra gli eccezionali sensi degli squali, abbiamo le ampolle del Lorenzini (micro-sacche gelatinose sul muso) che riescono a percepire il campo magnetico terrestre, permettendo anche allo squalo bianco di orientarsi in pieno oceano (in proposito vi erano stati molteplici studi sugli squali martello). Al momento, per il grande squalo bianco, sono state accertate tre migrazioni; la prima avviene dal Sudafrica verso l’Australia occidentale, attraversando ogni anno l’oceano Indiano. La seconda avviene lungo le coste degli Stati Uniti orientali, in particolare dall’area di Capo Cod, nel Massachusetts, sino al largo della Florida. La terza avviene dalla California meridionale sino a una zona definita White Shark Café, un’area oceanica tra la California e le Hawaii nuotando costantemente a circa 900 metri di profondità.
L’anguilla europea (Anguilla anguilla), lunga circa un metro, è un altro record delle migrazioni via mare (e non solo). Gli esemplari sessualmente maturi abbandonano le acque dolci per riprodursi in mare aperto. Le larve neonate ripercorrono la rotta dei genitori seguendo le correnti oceaniche. Ecco come gli scienziati hanno suddiviso il ciclo delle anguille europee: migrazione di circa 7.000 km per deporre le uova nell’Atlantico occidentale, le larve seguono le correnti per 3 anni circa, quelle sopravvissute raggiungono i fiumi, si trasformano in “ceche”, risalgono i fiumi (diventando “gialle”), vivono nei fiumi per circa vent’anni, raggiunta la maturità sessuale effettuano la migrazione al contrario per deporre le uova e poi morire.
La tartaruga caretta (Caretta caretta), una magnifica creatura marina ed un vero ambasciatore di un passato geologico ormai scomparso. Tra le molteplici specie di cheloni marini, la femmina della caretta è quella che compie la migrazione via mare più lunga, spostandosi per circa 15.000 km nel solo oceano Atlantico, per tornare a nidificare sulla stessa spiaggia in cui è nata. Dopo la schiusa delle uova le piccole tartarughe raggiungono il mare seguendo la luce riflessa sull’acqua; dopo quindici anni in mare le tartarughe raggiungono la maturità sessuale e le femmine si accoppiano. Le femmine iniziano quindi la migrazione con il ventre carico di uova, tornando a deporre sulle medesime spiagge natali. È stato accertato dagli scienziato che le tartarughe marine sono in grado di percepire anche loro il campo magnetico terrestre orientandosi in mare.
L’autore della foto, Ian Usher, in visita a Christmas Island nel dicembre 2009 per fotografare la marcia dei granchi rossi Christmas Island Crabs on annual migration.JPG – Wikimedia Commons
Il granchio rosso (Gecarcoidea natalis), endemico dell’isola di Natale (oceano Indiano), migra dalle spiagge zuccherose dell’isola per andare in mare a riprodursi e deporre le uova. 65 milioni di granchi terrestri marciano dalle foreste dell’isola sino in mare, una visione spettacolare in tutto il regno animale. Settimane dopo i granchi rientrano all’isola con i piccoli al seguito.
Tuttavia la più grande migrazione via mare del pianeta avviene di notte, quando miliardi di tonnellate di zooplancton, tra cui i crostacei definiti copepodi, salgono verso la superficie del mare per nutrirsi. Si tratta di una migrazione quotidiana: infatti, durante il giorno i piccoli animali si spostano verso il fondo di circa duecento metri, risalendo durante la notte verso la superficie. Lo zooplancton si nutre di fitoplancton formando così la base della catena alimentare marina che nutre decine di predatori tra cui le balene.
Migrazioni legate al ciclo della vita, in un ambiente altamente competitivo che spesso spinge questi animali, da migliaia se non milioni di anni, ad attraversare il pianeta per nutrirsi ma soprattutto per trovare habitat migliori per riprodursi. Questo ci dovrebbe far pensare.
Aaronne Colagrossi
in anteprima: migrazioni di uccelli – autore Nuzree
Birds-216827 640.jpg – Wikimedia Commons
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nasce a Campobasso nel 1980 ed ottiene, nel 2006, la laurea in Scienze Geologiche presso l’Università del Molise e, nel 2009, la laurea in Geologia Applicata all’Ingegneria presso l’Università “La Sapienza”. Scrive dal 2010, elaborando con uno stile personalissimo le sue passioni per la scrittura, le scienze, i viaggi, la fotografia e la storia navale. Ha pubblicato numerosi articoli su OCEAN4FUTURE dimostrandosi autore eclettico. Al suo attivo numerosi romanzi d’avventura sul mare e reportage di viaggio.
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