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ARGOMENTO: REPORTAGE
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: THAILANDIA
parole chiave: salvataggio, grotta, speleo
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Nel famoso film “Apollo 13”, che descrive gli eventi di quella infausta missione spaziale, il direttore di volo Jene Kranz pronuncia la fatidica frase “il fallimento non è un’opzione” riferita al fatto che bisogna riuscire a riportare vivi a terra i tre astronauti dopo che un’esplosione aveva seriamente danneggiato il modulo lunare. Il team della NASA riuscirà nell’impresa entrando nella storia delle operazioni di soccorso ai limiti dell’impossibile.
Quasi 50 anni dopo un’altra missione di soccorso entra nella leggenda; questa volta bisogna riportare sulla “terra” non i tre super-preparati astronauti dell’Apollo ma dodici ragazzi spauriti ed il loro allenatore rimasti intrappolati negli anfratti di una grotta allagata.
“Tham Luang Nang Non” (la grande grotta della signora che dorme) è il suggestivo nome di un sistema di cunicoli carsici che si sviluppa per quasi dieci chilometri nelle montagne calcaree della Tailandia. La sua bellezza però nasconde un grave pericolo rappresentato dal fatto che le piogge monsoniche, che caratterizzano il clima della zona, possono rapidamente trasformare i tranquilli ambienti ipogei in una trappola di acqua e fango con correnti così forti da strappare la maschera dal viso di chi tentasse di immergersi.
Una gita folle
Il 23 giugno del 2018, per motivi mai totalmente chiariti, un gruppo di dodici ragazzi, giocatori della locale squadra di calcio giovanile, ed il loro allenatore decidono di entrare nella grotta. Lo fanno forse per celebrare un compleanno o forse per meditare come parte del loro allenamento. Qualunque sia stato il motivo si ritrovano presto in un incubo.
Sebbene manchi ancora quasi un mese all’inizio della stagione dei monsoni una serie di piogge anticipate satura la roccia calcarea delle montagne ed innesca un veloce allagamento della grotta. Per sfuggire alle acque che risalgono rapidamente il gruppo si rifugia in una zona più elevata del sistema carsico a quasi quattro chilometri dall’entrata. Sono in trappola, tagliati fuori dal resto del pianeta da chilometri di meandri oramai percorribili solo dai subacquei. E’ l’inizio di una mobilitazione internazionale senza precedenti nel campo del soccorso speleo-subacqueo; cento subacquei, personale tecnico e logistico di oltre cento agenzie governative, duemila militari, oltre novecento agenti di polizia e migliaia di volontari si uniscono nel disperato tentativo di localizzare e recuperare il gruppo disperso. In totale, si ritiene che quasi diecimila persone contribuiranno alle operazioni.
Sono due tra i migliori speleo subacquei del mondo, i Britannici John Volanthen e Rick Stanton, a localizzare i ragazzi dopo oltre una settimana di ricerca. Sono per fortuna tutti vivi, certo denutriti ma in discrete condizioni di salute. Scarsa visibilità, detriti e fredde temperature sono i maggiori ostacoli che si pongono davanti ai soccorritori. Volanthen pone delle linee guida nella caverna per aiutare gli altri nella navigazione verso i dispersi. Lui e Stanton non hanno cibo da offrire alla squadra ma lasciano loro una sorgente luminosa. Quando li lasciano, Volanthen promette che sarebbe tornato, ma ora inizia la parte più difficile: definire un piano per portarli fuori.
Dopo aver vagliato una serie di proposte si decide di organizzare l’estrazione del gruppo usando tecniche di soccorso speleo subacqueo. Il problema è che non solo i ragazzi non hanno alcuna esperienza subacquea ma molti non sanno neanche nuotare. Per ridurre il rischio che possano entrare in panico, mettendo a repentaglio la loro vita e quella dei soccorritori, i ragazzi verranno parzialmente sedati, dotati di una maschera gran-facciale (che copre tutto il viso e consente di respirare attraverso il naso), imbracati su delle apposite lettighe e trasportati attraverso una serie di passaggi incredibilmente stretti, alcuni larghi meno di 50 cm, immersi in un’acqua melmosa che le idrovore, appositamente installate, riescono solo in parte a contenere. Per rendere possibile questa operazione i soccorritori devono per prima cosa “attrezzare”la grotta predisponendo linee guida lungo il percorso e garantendo un’adeguata scorta d’aria per le quasi tre ore di trasporto.
La logistica è affidata principalmente ai sommozzatori della Marina Tailandese; oltre 700 bombole vengono preparate e deposte lungo i chilometri di gallerie.
Durante queste operazioni un terribile incidente; un ex-sommozzatore della Marina Tailandese, Saman Kunan che partecipava come volontario, purtroppo perde la vita nei cunicoli. La sua morte commuove tutti ed il Comandante Generale della Marina Tailandese lo promuoverà alla memoria al grado di Comandante mentre il Re della Tailandia gli conferirà postuma una delle più alte onorificenze del Paese. Il tempo stringe anche perché le condizioni ambientali nella grotta dove si trovano i ragazzi si stanno deteriorando con la percentuale di ossigeno sempre più bassa e vicina alla soglia pericolosamente ipossica del 12%. Finalmente, domenica 8 luglio 2018, un team di diciotto speleo subacquei inizia ad estrarre i ragazzi. Tre subacquei accompagneranno ogni barella ad intervalli di 45 minuti in gruppi di 3 o 4 per ogni giorno. Ci vorranno tre giorni per evacuare tutto il gruppo.
Sebbene, per stessa dichiarazione dei soccorritori, la fortuna è stata sicuramente benigna il successo delle operazioni è principalmente legato ad una pianificazione attenta e meticolosa, allo sforzo sinergico di esperti internazionali ed al coraggio di professionisti capaci e dedicati.
Le difficoltà tecniche che i soccorritori hanno dovuto affrontare sono state enormi e sicuramente questa operazione rimarrà negli annali della speleologia subacquea come massimo esempio di inventiva, abilità e forza di volontà. Un plauso finale va anche ai militari ed al governo della Tailandia che hanno avuto l’intelligenza e l’umiltà di chiedere prontamente aiuto agli esperti internazionali in una missione al di là del possibile.
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Giorgio Caramanna
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geologo (PhD) ed oceanografo, ha fondato la società di consulenza GeoAqua nel 2015 anche al fine di condividere la sua esperienza di ricercatore e subacqueo scientifico, sensibilizzando l’opinione pubblica sui principali problemi ambientali. In possesso di una notevole esperienza in idrogeologia e geochimica ed oltre quindici anni di esperienza come subacqueo scientifico in una varietà di ambienti ha condotto diverse attività di ricerca ed è sttao delegato del gruppo europeo di immersioni scientifiche. Ha lavorato come ricercatore presso molte istituzioni internazionali operando in ambienti multidisciplinari con diverse università. È autore di più di cinquanta articoli ed è revisore di riviste internazionali. Attualmente lavora negli Stati Uniti collaborando come consulente al Woods Hole Oceanographic Institution. Nel 2018 ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche subacquee. Non ultimo è main reporter di OCEAN4FUTURE dagli Stati Uniti
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