.
livello elementare.
ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: OCEAN ATLANTICO
parole chiave: Titanic
.
Una caldaia non è soltanto un trasformatore di energia che trasforma l’energia chimica del combustibile in energia potenziale del vapore: una caldaia è anche un accumulatore di energia, è come una diga che fornisce la potenza ad una centrale elettrica da centomila chilowatt, ma se cede la diga, si sprigiona un’energia di milioni di chilowatt. Basta pensare alla diga del Vajont. Questo accumulo di energia è direttamente proporzionale alla quantità d’acqua contenuta dalla caldaia, acqua che quando la caldaia è in pressione si trova allo stato liquido anche se la sua temperatura è di duecento o trecento gradi centigradi. Ma se la pressione della caldaia scende improvvisamente a zero, l’acqua contenuta si trasforma immediatamente in vapore. È sufficiente pensare ad una pentola a pressione che normalmente raggiunge una temperatura di centoventi gradi ed una pressione di un kg. Se noi l’apriamo improvvisamente appena tolta dal fuoco, l’acqua si trasforma immediatamente in vapore con le conseguenze e il danno che possiamo immaginare. Questa energia va sotto il nome di “calore latente di vaporizzazione”. Ad ogni modo sconsiglio chiunque di eseguire questo esperimento, tassativamente proibito dalle case costruttrici. Un’altra prova da non fare è quella di immergere la pentola in pressione, sempre calda, in una vasca di acqua molto fredda: potrebbe succedere qualcosa di simile a quello che accadde tanti anni fa sul TITANIC. Le caldaie del TITANIC, del tipo scozzese, contenevano più di quaranta tonnellate d’acqua ciascuna. Le ultime cinque caldaie totalizzavano oltre duecento tonnellate di acqua a più di duecento gradi di temperatura. E’ sufficiente fare un semplice calcolo, che qui non riporto per non tediare ulteriormente con considerazioni tecniche, per ricavare i chilowatt sprigionatisi quando gli involucri delle caldaie, investiti dall’acqua a -2°C, si spezzarono per shock termico.
il tipo di caldaie imbarcato sul Titanic e sull’Olympic
Olympic’s boilers.jpg – Wikimedia Commons
Anche allora si parlò di esplosione delle caldaie, ma poi si finì con l’attribuire il boato sordo e prolungato udito nel momento dell’affondamento, alla caduta della “massive boilers”, le pesanti caldaie che quando la nave assunse la posizione verticale si sarebbero precipitate verso il basso sfondando le paratie stagne.
Posso assicurare che se prendo una nave e la sospendo per la poppa, non cade niente, tutt’al più le pentole e i piatti della cambusa. Prendete un’automobile e sospendetela per un paraurti, sicuramente il motore rimane al suo posto. Quel boato sordo e prolungato udito dai naufraghi fu la conseguenza dell’acqua ghiacciata che, investite improvvisamente le caldaie alla massima pressione e temperatura, provocò uno shock termico di inaudita violenza. Non esplosero contemporaneamente, ma quello fu il fragore della successione di schianti degli involucri delle caldaie e delle lamiere dello scafo che venivano dilaniate dall’espansione del vapore che poi, condensandosi a contatto con l’acqua di mare, causava una implosione non meno micidiale per le strutture ormai ridotte a brandelli. Tutta una sezione dello scafo compresa fra le paratie della sala macchine e della sala caldaie N°2 venne frantumata in una miriade di spezzoni di lamiere, tubature, macchinari e corpi di uomini maciullati.
Modello espositivo delle caldaie del Titanic, realizzato a mano con polistirolo, in dimensioni reali, 2009 Fonte https://www.flickr.com/photos/nostri-imago/3279469678/in/photostream/ Autore Cliff1066 Titanic’s boiler.jpg – Wikimedia Commons
Nella sala caldaie del TITANIC c’erano trentacinque uomini, rimasti al loro posto consci di andare incontro ad una orribile fine. Di loro non è rimasto più niente, nel campo dei detriti non ci sono cadaveri. Una foto scattata da Ballard, mostra un paio di scarpe: tutto quello che è rimasto di un uomo.
Renato Cerutti
.
Ti è piaciuto questo articolo? Pensa se puoi fare una piccola donazione per sostenere il nostro progetto. Sostieni OCEAN4FUTURE, il portale del Mare e della Marittimità. La donazione può essere singola o puoi decidere di renderla automatica ogni mese. Per donare in sicurezza, Clicca sul link DONAZIONE oppure scrivici alla mail: infoocean4future@gmail.com
.
PAGINA PRINCIPALE - HOME PAGE
.
Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo
.
- autore
- ultimi articoli
Genovese, classe 1930, e successivamente anche veneto “per adozione”, dopo essersi diplomato all’Istituto Tecnico Nautico di Genova, sezione Costruttori Navali, svolge il servizio di leva come Ufficiale di Complemento del Genio Navale, con imbarco sulla Corvetta Baionetta. Successivamente, dopo un breve periodo passato all’Ansaldo a Genova, inizia una lunga carriera come ufficiale di macchina che lo porterà ad effettuare imbarchi su varie tipologie di navi mercantili e compagnie di navigazione quali, ad esempio, Home Lines, Costa e Texaco, ricomprendo incarichi di livello sempre più elevato, fino a quello di Direttore di Macchina di varie Unità. Continuerà con tale attività, intervallata da un paio di brevi esperienze a terra, fino alla pensione. Appassionato di materie tecnologiche, soprattutto (ma non solo) quelle attinenti alla propulsione navale, ha coltivato, oltre alla passione per la marineria, anche un entusiastico interesse per l’aeronautica, quale “mancato pilota” (per motivi contingenti transitori). Da pensionato ha collaborato con l’UNUCI e la Marina Militare Italiana tramite i sui scritti nautici, come quello qui proposto, pubblicato dalla Rivista Marittima nel 1998. Renato Cerutti ci ha purtroppo lasciato nel 2020, insieme a tanti altri, con la prima “ondata” del COVID.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.