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Recensione: Matapan di Massimo Alfano

tempo di lettura: 5 minuti

 

livello elementare

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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: RECENSIONE LIBRARIA
parole chiave: Matapan

 

È  disponibile in libreria e on line il libro di Massimo Alfano che chiude il ciclo del ricordo iniziato con il webinar dell’anno scorso organizzato dall’ANMI per commemorare l’80^anniversario della tragedia dello scontro di Matapan (sempre reperibile on line). Un’analisi che  non indugia e non si appiattisce sui sofismi di alcuni storici e pseudo storici che dal dopoguerra ad oggi si sono soffermati e si soffermano sugli aspetti tattici dello scontro e sul “cigno nero”, molto assolutorio, del radar, disponibile sulle navi inglesi ma non su quelle italiane. I protagonisti non sono le navi, né i momenti tattici, ma gli uomini, sia quelli che con le loro capacità e valori, pur in un evento tragico, gettarono le basi del futuro della marina militare italiana, sia quelli che con la loro tracotanza e  mancanza di etica, prevalsero sui primi e per anni cercarono di nascondere la realtà dei fatti.

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Si tratta di un libro che in forma impeccabile recupera proprio i valori di quelle figure che per decenni sono state messe in ombra dai battages autoassolutori dei veri responsabili di quell’immane tragedia, che non fu la disfatta di una formazione navale, ma l’”abiura”, da parte di pochi, di quell’etica che è il vero capitale della nostra Marina militare. Ampliando quello che l’Autore, Massimo Alfano, anticipa nelle stesse “alette” della copertina, Matapan fu il baratro più profondo in cui la Regia Marina italiana venne gettata dai propri stessi vertici durante il secondo conflitto mondiale.

La decisione di compiere una missione in assenza di una finalità strategica, senza aver messo a fuoco le condizioni di rischio a cui sarebbe stato esposto il nucleo più importante delle Forze Navali, di fatto creando le premesse di un insuccesso.  Forse mai come in quella circostanza, l’etica del comando si piegò davanti alle esigenze della politica e le scelte operate dal Comandante Superiore in mare trasformarono i danni previsti prima della partenza in una sconfitta di enorme portata.

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Non si trattò di una battaglia né di un agguato né tanto meno di una sorpresa, ma del sacrificio di una intera Divisione all’arroganza del comando.  Certo non è stato scritto tutto su Matapan, né in passato sono stati esaminati gli atteggiamenti psicologici del principale attore protagonista di questa tragedia. Matapan mise in evidenza tutti i limiti dei mezzi e l’arretratezza delle dottrine. Supermarina aveva gettato un guanto di sfida alla Mediterranean Fleet svolgendo un’azione dimostrativa in acque nemiche per rendere noto al mondo che il dominio britannico del Mediterraneo orientale poteva essere insidiato. L’esito confermò il pieno controllo inglese di quelle acque togliendo alla Regia Marina italianaogni possibilità di tentare successivamente operazioni di quel genere. Si rese palese, anche dal punto di vista navale, quanto la visione dell’Italia come grande potenza fosse in realtà una pericolosa illusione.

L’inadeguatezza dei mezzi, nota agli Ufficiali, che si era pienamente manifestata nello scontro di Gaudo, si unì all’inadeguatezza della dottrina per il combattimento notturno. Non fu la sfortuna a determinare il disastro, né la tanto propagandata perfidia del nemico; non fu neppure la presenza di un nuovo strumento, il radar, che ebbe invece un ruolo marginale nello svolgersi di quel drammatico scontro. Si erano confrontate una Marina che poteva andare per mare con una che sapeva stare in mare e combattere sempre e in qualunque condizione.

Non ultima, la modesta, tardiva e non organizzata azione di salvataggio dei naufraghi è forse la parte più cupa di quanto avvenne in quei giorni. L’assenza di un fattivo interesse per la sorte degli uomini che avevano eseguito gli ordini, sapendo di andare incontro alla propria probabile distruzione, travalicò il concetto di spendibilità del materiale umano entrando nell’ambito dell’incuria. Certamente testimoni scomodi, come dimostrò l’isolamento a cui furono sottoposti i pochi superstiti.Così, mentre il Comandante della Squadra navale veniva accolto dal caldo abbraccio dello Stato Maggiore e godeva della “comprensione” dei vertici politici, centinaia e centinaia di uomini morivano, giorno dopo giorno, nel gelido abbraccio del Mediterraneo di marzo.

Matapan, tuttavia, rivelò che la forza della Marina risiedeva nella dedizione dei suoi uomini, il patrimonio principale di cui disponeva la Regia Marina che risiedeva nel profondo senso del dovere che permeava la maggioranza degli ufficiali, sottufficiali e comuni. La notte del 28 marzo 1941 e i giorni seguenti ne misero in evidenza due aspetti fondamentali: l’immediato tentativo di reazione all’attacco nemico, pur trovandosi in condizioni disperate, e la tenacia posta nel resistere all’abbandonarsi al sonno della morte, confidando, sempre, nell’arrivo di unità di salvataggio. Matapan non segnò il tramonto di una grande Marina ma il punto di un inizio remoto che avrebbe portato, attraverso grandi cambiamenti e ulteriori drammi, a una nuova bandiera, un nuovo pensiero navale e alla realizzazione di una vera Marina. A Matapan furono tutti vittime ed eroi, troppo colpevolmente dimenticati per le sterili e pretestuose polemiche dei primi decenni del dopoguerra, ma sono coloro che hanno consegnato  i valori che sono propri della nuova Marina italiana, quella che si può definire una Grande Marina al di là dei numeri. Occorre voltare pagine riguardo ad un tema diventato centrale, quasi unico, delle operazioni navali italiane nella 2^ GM, dimenticandosi della ricorrente citazione assolutoria e benedicente della “… la fortuna che non arrise agli eroi” (eroi tanti, ma forse non sempre quelli indicati come tali e decorati).

In sintesi, Matapan non fu fondamentalmente uno scontro bellico tra due avversari ma uno scontro epocale ed etico all’interno della Regia Marina italiana. Da allora tutto è cambiato, in male ed in bene, tra Matapan e l’8 settembre è nata ed è maturata la Marina militare che oggi conosciamo, condividiamo ed onoriamo. Per sensibilizzazione e motivazione dei giovani e di chi si rivolge alle materie navali, è comunque necessario analizzare ed identificare responsabilità in ogni fase e solo per evitare (o cercare di evitare) la ripetizione di errori e comportamenti.

Giancarlo Poddighe

 

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è matapan-768x1024.pngAutore: Massimo Alfano – Titolo: Matapan il Caso e la Colpa: Dalla grande Marina alla vera Marina.
Pathos editore. 361 pagine 25 euro.
Per ottenere il volume firmato con dedica è possibile ordinarlo direttamente all’autore scrivendo a: massimo.alfano@yahoo.it senza costi di spedizione. Il libro è comunque disponibile nelle principali librerie e più diffusamente on line su tutti i circuiti, compresi Amazon Feltrinelli e Mondadori.Il riferimento facebook dell’Autore è il seguente: https://www.facebook.com/massimo.alfano.31?locale=it_IT

 

 

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