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Un astrolabio ci racconta un tempo in cui ebrei, musulmani e cristiani studiavano insieme nuovi metodi scientifici per migliorare la navigazione guardando le stelle

tempo di lettura: 5 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: STRUMENTAZIONE NAUTICA
PERIODO: X-XI SECOLO
AREA: CARTOGRAFIA
parole chiave: astrolabio, proiezioni geografiche
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Circa un anno fa, la dottoressa Federica Gigante, ricercatrice associata presso la facoltà di storia dell’Università di Cambridge ed ex curatrice degli strumenti scientifici islamici conservati presso il Museo di Storia della Scienza dell’Università di Oxford, stava preparando una conferenza, ricercando su Internet un ritratto di un nobile collezionista italiano del XVII secolo, Ludovico Moscardo.

Nella sua ricerca trovò una cosa che la incuriosì, la fotografia di un antico strumento nautico, un astrolabio conservato nel museo di Verona della Fondazione Museo Miniscalchi-Erizzo che ospitava il dipinto del Moscardo. Si recò quindi al Museo per osservare da vicino quell’antico strumento astronomico. Al di là della fattura, la cosa che attrasse la sua attenzione furono però degli strani grafi sullo strumento, non causati da un uso umano, ma che sembravano frutto della costruzione originale fatta dall’artigiano. La dottoressa Gigante ha pubblicato un interessante articolo sul ritrovamento che ho riassunto nella seconda parte dell’articolo. Ma, come sempre, andiamo per ordine.

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l’astrolabio di Verona – Citation: Nuncius 39, 1 (2024); 10.1163/18253911-bja10095

Che cos’è un astrolabio?

Si tratta di uno strumento astronomico tramite il quale è possibile localizzare o calcolare ad una certa ora, data  e latitudine la posizione del Sole e delle stelle; la sua scoperta concettuale viene attribuita a Ipparco di Nicea (II secolo a.C.), uno dei massimi astronomi dell’antichità che per primo intuì la possibilità di disegnare su un piano la superficie di una sfera, utilizzando come “punto di proiezione” un punto della stessa. Come ricorderete da altri articoli, questo metodo viene chiamato “proiezione stereografica” e consente di proiettare in un certo istante tutti i punti della sfera celeste (stelle e pianeti) su un piano, offrendo due grandi vantaggi: la possibilità di disegnare le posizioni su un piano (usando riga e compasso) conservando le misure angolari (cosa non trascurabile per un navigatore). Questa proiezione fu impiegata da Claudio Tolomeo per il disegno del suo Planisfero dove, utilizzando le osservazioni astronomiche determinò la “latitudine” e la “longitudine” delle località e creò un reticolato geografico. Un passo da gigante nella cartografia. L’inventore dello strumento astrolabio fu invece il matematico Teone di Alessandria, vissuto nel IV secolo, che compose un trattato detto «piccolo astrolabio» per distinguerlo dal «grande astrolabio» ovvero la sfera armillare, un modello della sfera celeste inventato da Eratostene nel 255 a.C. Il suo nome derivava dagli anelli, detti armille, ciascuno dei quali rappresenta uno dei “circoli” della sfera celeste. In pratica si trattava di una “primitiva” riproduzione tridimensionale della sfera celeste.

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Sfera armillare Giovanni Maccari, Sfera armillare, 1673, Museo civico di Modena
Giovanni Maccari, Sfera armillare, 1673, Museo Civico di Modena.png – Wikimedia Commons

La descrizione dell’astrolabio fu tramandata nei secoli e, a metà dell’VIII secolo, gli Arabi, in Siria settentrionale, entrarono in contatto con questi strumenti, comprendendone immediatamente la validità come possibili sistemi di orientamento. Sebbene l’astrolabio fosse diffuso nell’Occidente greco e latino, i modelli realizzati nel mondo islamico rimasero per molto tempo i più avanzati dal punto di vista tecnologico fino a tutto il XV secolo.

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dischi madre di un astrolabio di Ibrāhīm ibn Saʿīd al-Sahlī, Toledo,  460 AH (AD 1068). History of Science Museum, Oxford (HSM), inv. 55331 – Citation: Nuncius 39, 1 (2024) ; 10.1163/18253911-bja10095 da studio citato

Nel mondo islamico, gli astrolabi furono sviluppati per calcolare il tempo dell’alba o del tramonto delle cosiddette “stelle fisse”, al fine di poter eseguire co grande precisione le preghiere canoniche della giornata (all’alba ṣalāt al-ṣubḥ e al tramonto ṣalāt al-maghrib) e per orientarsi con precisione verso la Mecca. L’importanza rituale favorì quindi gli studi per ottimizzarne l’uso e, nel X secolo, al-Sufi fu il primo a descrivere più di 1000 differenti usi dell’astrolabio in astronomia, astrologia, navigazione marina e terrestre e per il calcolo del tempo. Nel XI secolo, i contatti tra il mondo musulmano e cristiano portarono a conoscenze comuni e, dal XIII secolo, si svilupparono scuole di costruzione degli astrolabi anche in Europa. Nel XVII secolo gli europei iniziarono ad abbandonare gli astrolabi, preferendo sviluppare strumenti come il telescopio, mentre nei paesi musulmani si continuarono a produrre astrolabi fino al XIX secolo.

Torniamo ora alla recente scoperta. Sebbene arabi e occidentali utilizzassero comunemente questo strumento, la scoperta della studiosa italiana ci racconta qualcosa di più. Analizzando attentamente lo strumento ritrovato nel museo di Verona, sono stati scoperti dei grafi in caratteri arabi ed ebraici che testimoniano come la conoscenza tecnologica dell’epoca era condivisa da studiosi islamici ed ebrei che vivevano e lavoravano insieme ad al-Andalus, l’area governata dai musulmani nella penisola iberica.
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The Verona astrolabe Citation: Nuncius 39, 1 (2024) ; 10.1163/18253911-bja10095  da studio citato

Ma non solo. Oltre ai caratteri ebraici (che traducevano i nomi arabi originali dei segni zodiacali sull’astrolabio) sono state scoperte alcune scritte latine che indicano due città ispaniche, Toledo e Córdoba, che potrebbero identificare la località di costruzione originale. Secondo la studiosa lo strumento, la cui costruzione è ipotizzabile nell’XI secolo, riporta incise le latitudini del Nord Africa, cosa che fa presupporre fosse impiegato in quelle regioni del Mediterraneo. Il proprietario potrebbe essere stato un ebreo in quanto riporta una dedica o una firma aggiuntiva che recita: ‘Per Isacco, l’opera di Giona’”, nomi chiaramente ebraici.

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Particolare dei numeri occidentali graffiti e dell’iscrizione ebraica sulla tavola 1a – Citation: Nuncius 39, 1 (2024); da studio citato10.1163/18253911-bja10095

Non ultimo, su questo straordinario strumento vi è un’ultima serie di incisioni, in numeri occidentali, che potrebbe essere stata eseguita da un proprietario di lingua latina.

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Particolare della traduzione ebraica sulla fascia eclittica Citazione: Nuncius 39, 1 (2024);  10.1163/18253911-bja10095

Secondo la dottoressa Gigante l’astrolabio nel tempo potrebbe essere entrato a far parte della collezione di Moscardo e poi alla famiglia Miniscalchi che, nel 1990, creò la Fondazione Museo Miniscalchi Erizzo per preservare le collezioni.

Uno strumento che, oltre all’importanza scientifica, testimonia come nell’XI nella Spagna islamica ebrei, musulmani e cristiani impiegavano strumenti simili. Ma non solo, applicavano e studiavano nuovi metodi scientifici per migliorare la navigazione, guardando insieme le stelle senza essere divisi da interessi politici o religiosi.

Andrea Mucedola

 

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