livello elementare
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.ARGOMENTO: RELITTI
PERIODO: XX SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: Giannutri
L’isola di Giannutri ci regala sempre sorprese e, anche in presenza di tempo inclemente le immersioni non mancano, basta cambiare lato. Oggi parliamo del relitto della Anna Bianca, una bella immersione piena di spunti per subacquei e fotografi subacquei. Il suo relitto si trova a circa cento metri dalla costa, all’interno della parte nord di Cala Ischiaiola su un fondo sabbioso.
Certo è un’immersione non per tutti, viste le profondità in gioco che raggiungono nel lato più distante da terra ad oltre i 45 metri. Quello che inganna i visitatori è la visibilità subacquea che spesso è maggiore di 30 metri ed invita all’esplorazione dello scafo. Il subacqueo poco accorto si potrebbe trovare facilmente oltre la curva e nel caso dovrà affrontare lunghi minuti di decompressione. Come sempre la pianificazione è essenziale ma ne vale la pena. Per il supporto di superficie, si consiglia di rivolgersi a diving professionali (noi ci siamo serviti dell’ottimo Diving Il Nostromo di Porto Santo Stefano).
Scendiamo lungo la cima dell’ancora, sulla verticale della poppa del relitto che si presenta in più tronconi, partendo dai circa 35 metri della poppa fino ad oltre i 50 metri della prua. Immergendosi, il primo troncone del relitto che troveremo è quello di poppa che prosegue verso sud ad una profondità di circa 35 metri. Le infrastrutture del mercantile sono ancora ben visibili e abitate da diverse forme viventi: all’interno della sala macchine osserviamo grandi scorfani rossi, eleganti musdee e molti gronghi. Uno in particolare è noto a tutti i suoi subacquei anche per il suo carattere un po’ … irascibile. Vedere ma non toccare … non provate ad accarezzarlo se non si vogliono portare in superficie i segni dei suoi denti. Non è raro incontrare anche grandi aragoste, astici nella parte più profonda e qualche pesce di passo. Ci passano vicino due grossi dentici che provocano la fuga in tutte le direzioni di un branco di castagnole. Sono predatori temibili, piuttosto frequenti sul relitto.
Lungo la poppa osserviamo varie tubolature sulle quali fanno capolino alcune murene Helena incuriosite dal nostro arrivo e molti spirografi di grandi dimensioni. La tentazione di penetrare nel suo interno non manca ma la presenza di numerosi cavi ci fa cambiare idea. Il pericolo di restare intrappolati non vale la candela. Procedendo verso la prua della nave, può essere osservato il punto in cui avvenne lo spezzamento del relitto, e si riscontrano sul fondale alcune lamiere e parti della prua che troveremo più avanti ad una profondità di circa 52 metri.
photo credit andrea mucedola
Decidiamo di tornare verso la costa con il fondale che risale fino ad una zona di coralligeno ricca di cavità geologiche vivamente popolate da castagnole rosse, ricca di biodiversità animali e vegetali … se vogliamo è anche un modo per scaricare l’azoto accumulato ed osservare begli esemplari di gorgonia bianca (Eunicella stricta) e spirografi di notevoli dimensioni.
In sintesi, un’immersione che fa la gioia dei fotografi subacquei che hanno modo di sbizzarrirsi, nell’ultima parte dell’immersione, in acque relativamente basse con molti soggetti interessanti con un’ottima visibilità.
Una storia mai completamente chiarita
Come spesso accade per i relitti, la storia legata al loro affondamento è avvolta nel mistero o, meglio dire, in fatti mai completamente chiariti. Era il 3 aprile 1971, quando la Anna Bianca urtò contro la scogliera di Giannutri ed affondò, spezzandosi in due. C’e chi dice che il mare fosse calmo, altri che un forte vento la aveva spinta sugli scogli. Gli abitanti raccontano che la mattina seguente la scogliera era completamente ricoperta di polvere bianca. La leggenda dice che i locali pensarono si trattasse di droga in realtà era la polvere della pietra pomice che il cargo trasportava. Non si sa se la nave fu affondata dall’equipaggio per ottenere un lauto rimborso dalla compagnia assicuratrice o se il disastro fu dovuto alle pessime condizioni meteorologiche marine, di fatto avvenne una esplosione che divise in due il mercantile facendolo affondare in pochi minuti. Ora giace sul fondo del mare, offrendo alle creature marine riparo e protezione ed ai subacquei un bel punto di immersione.
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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