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La guerra nelle Aleutine

tempo di lettura: 8 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: SECONDA GUERRA MONDIALE
AREA: OCEANO PACIFICO
parole chiave: Aleutine, Giappone, Stati Uniti

 

Nel giugno del 1942 avvenne un attacco giapponese contro le isole Aleutine, probabilmente sussidiario a quello a Midway che, come ricorderete, fu condotto da una forza aeronavale decisamente imponente. Di fatto l’assalto quasi  simultaneo alle Aleutine impiegò una forza aeronavale molto minore, con due piccole portaerei leggere, Jun’yō e Ryūjō, l’impiego di aerei Nakajima B5N e Zero, diversi incrociatori pesanti e leggeri, cacciatorpediniere, sottomarini e da quattro/sei navi da trasporto e da carico. 

Il 21 maggio 1942 il CINCPAC (Commander in Chief Pacific Fleet) istituì la Task Force 8 (denominata Tare dalla lettera T del cognome del Comandante della Forza del Nord Pacifico, il contrammiraglio Robert A. Theobald a cui era stato dato il comando e controllo di tutte le forze dell’esercito, della marina e delle forze canadesi nel teatro dell’Alaska-Aleutine, e ordinato di prepararsi a difendere l’area da un possibile attacco giapponese. Col senno del poi, risulta evidente l’inadeguatezza delle forze disponibili a fronte di quelle navali e aeree presenti nelle Filippine nel dicembre 1941. Nelle Filippine erano infatti di stanza 73 navi da guerra, mentre la Task Force nelle Aleutine 52 che dovevano però operare comunque su un’area di grandi dimensioni.

 

Filippine

Isole Aleutine

Incrociatori

3

5

Cacciatorpediniere

13

11

Sommergibili

29

6

Aereoplani

280

169

I suoi aerei a disposizione erano per lo più tipi dell’US ARMY e consistevano in 94 caccia, sette bombardieri pesanti, 42 bombardieri leggeri, 23 bombardieri da pattugliamento (PBY di PatWing Four) e tre ricognitori. Di fatto in quel momento la situazione nel Pacifico era tale che non si potevano assegnare rinforzi significativi, sebbene l’area assegnata a Theobald costituisse uno degli approcci più importanti verso il vicino territorio statunitense.

Le navi di superficie principali della Task Force Tare si dislocarono da Pearl Harbor a Kodiak dove, il 27 maggio 1942, l’ammiraglio Theobald emise un piano operativo per i diversi gruppi sotto il suo comando, basato sulle informazioni dell’intelligence che avevano ipotizzato la possibilità di un attacco giapponese nelle Aleutine nei primi giorni di giugno. Poiché la sua Task Force non disponeva di una portaerei, l’ammiraglio Theobald dipendeva da aerei dislocati a terra per le operazioni di ricognizione. I 23 PBY si trovavano principalmente a Dutch Harbor e Kodiak ed erano in grado di effettuare ricognizioni su un raggio di sole 400 miglia. L’esercito possedeva una base più a ovest, a Fort Glenn sull’isola di Umnak, costruita in segreto, dove erano di stanza dodici P-40, aerei non adatti per compiti di ricognizione ma che potevano essere utili per attaccare le forze di superficie giapponesi. Il 1° giugno l’intera area era in stato di allerta, 24 ore su 24, con aerei che cercavano al limite della loro autonomia di carburante, affetti dalla scarsa visibilità che non consentiva ricerche visive ravvicinate.

Il 2 giugno furono individuate due portaerei giapponesi a meno di 400 miglia a sud di Kiska. Tutti gli aerei dell’11a Air Force disponibili furono immediatamente trasferiti agli aeroporti avanzati di Cold Bay e Fort Glenn. Ma era troppo tardi: la mattina del 3 giugno, aiutati dalle favorevoli condizioni meteo, i giapponesi attaccarono Dutch Harbor e Fort Mears, quasi contemporaneamente all’attacco a Midway. In porto c’erano due vecchi cacciatorpediniere, King e Talbot, il cacciatorpediniere Gillis, il sommergibile S-27, il cutter della Guardia Costiera Onondaga e i trasporti President Fillmore e Morlen. Quando aerei non identificati furono rilevati alle 05:40 dal radar del Gillis (comandato dal capitano di corvetta Norman F. Garton), le navi salparono e si diressero verso la zona di operazioni.

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Bombardamento aereo di Dutch Harbor, 4 giugno 1942 – fonte The Aleutians Campaign (navy.mil)

La locale Naval Air Station diede l’allarme alle 04:30 e, alle 05:45, tutte le postazioni erano attivate all’arrivo di 15 aerei da combattimento nemici. Ogni dubbio sulle loro intenzioni svanì quando iniziarono a mitragliare le installazioni, contrastati dalle batterie che li ingaggiarono con un intenso fuoco antiaereo. Dopo un solo passaggio sopra la stazione, durante il quale fecero pochissimi danni, gli aerei si spostarono verso nord. Verso le 05:50 quattro bombardieri si avvicinarono a Fort Mears rilasciando 16 bombe di cui due caddero in acqua. Due caserme furono distrutte e diversi edifici furono danneggiati dalle esplosioni e dal conseguente incendio. Circa 25 uomini furono uccisi e si ebbe circa lo stesso numero feriti. Vi furono altre due ondate: la prima, di tre bombardieri, che sorvolò Fort Mears senza causare danni materiali, ed una seconda, sempre di tre aerei, che danneggiò la stazione radio. Ne seguirono altri e l’ultimo fu diretto contro i serbatoi di carburante. Nel complesso, parteciparono al raid circa 15 caccia e 13 bombardieri. Le navi contrastarono vigorosamente le ondate degli aerei nemici con le loro armi, unendosi alle batterie costiere.

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Mappa del teatro di operazione delle Aleutine Theater che mostra le istallazioni maggiori U.S. – data 1 Agosto 1942 – Fonte The Aleutians Campaign (navy.mil)

La mattina del 4 giugno il tempo cambiò: incominciò a piovere e il cielo divenne nuvoloso. Nonostante ciò i ricognitori Catalina americani mantennero il contatto con le forze nemiche per gran parte della mattinata. Alle 1740 il posto di osservazione dell’esercito di Fisherman’s Point riportò l’arrivo di tre bombardieri diretti a Dutch Harbor e. alle 18:00, fu aperto il fuoco contro dieci caccia attaccando la Naval Air Station a bassa quota. I danni maggiori furono a quattro serbatori che contenevano circa tre milioni e mezzo di litri di carburante, Una vecchia nave, la Northwestern, che era stata arenata per essere utilizzata come caserma per il personale, fu incendiata e parzialmente distrutta. I giapponesi colpirono anche un magazzino e un hangar per gli aerei.

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Edifici in fiamme a Ft. Mears dopo il primo attacco nemico a Dutch Harbor, 3 giugno 1942 – Dipartimento del Centro Storico Navale della Marina degli Stati Uniti – Fonte The Aleutians Campaign (navy.mil)

Alle 18:21 tre bombardieri si avvicinarono da nord-est ma le loro bombe caddero nel porto senza fare danni. Durante tutti gli attacchi le vittime furono 33 dell’esercito, 8 della marina, 1 corpo dei marine e 1 civile, più circa 50 feriti. In concomitanza con il secondo raid su Dutch harbour, nove caccia giapponesi mitragliarono le installazioni costiere a Fort Glenn, sull’isola di Umnak ma furono contrastati dai caccia dell’esercito americano che riuscirono ad abbatterne due. I restanti sette si ritirarono senza infliggere danni. Per assurdo, a causa della fitta nebbia e del ritiro delle portaerei, molti aerei giapponesi precipitarono in mare essendo a corto di carburante. Nel frattempo la principale forza di superficie dell’ammiraglio Theobald, composta da due incrociatori pesanti, tre incrociatori leggeri e quattro cacciatorpediniere, si dislocò nel Golfo dell’Alaska, a circa 400 miglia a sud-est dell’isola di Kodiak. Questa posizione venne mantenuta per poter intercettare eventuali tentativi ostili di sbarcare truppe sulla terraferma o attaccare le difese costiere. Sia il 3 che il 4 giugno, gli aerei da pattugliamento americani, operando in condizioni meteorologiche estremamente avverse, segnalarono l’avvistamento delle portaerei giapponesi circa 200 miglia a sud-ovest di Umnak. Ma qualcosa cambiò. I tre attacchi giapponesi del 3 e 4 giugno di fatto costituirono l’unica azione offensiva del nemico nelle Aleutine centrali e orientali durante l’intero periodo della campagna.  Probabilmente, l’esito iniziale della battaglia di Midway causò un cambiamento nei piani dell’Alto Comando giapponese, forse basato sulla scoperta della base aerea di Umnak, 600 miglia a ovest di Kodiak e 100 miglia a ovest di Dutch Harbor.

Il generale William O. Butler, comandante dell’Air Strike Group della Task Force Tare, ordinò ai suoi aerei di attaccare le navi giapponesi ma, a causa di rapporti di contatto imprecisi e condizioni meteorologiche costantemente sfavorevoli, i bombardieri non riuscirono a infliggere ai giapponesi danni significativi. Nonostante le segnalazioni di successi occasionali da parte dei bombardieri dell’esercito, le perdite aeree statunitensi si aggravarono. Il 4 giugno l’ammiraglio Theobald fu informato che solo 14 PBY erano rimasti operativi e i piloti erano ormai al limite della resistenza dopo 48 ore di operazioni continue in condizioni meteorologiche avverse, e aver subito numerosi scontri con gli Zero nipponici. La situazione si deteriorò il 7 giugno e fu chiesto al CINCPAC di inviare una portaerei e ulteriori incrociatori per rafforzare la Task Force Tare. L’US Army inviò otto A-29 e quattro B-17 da Edmonton in Alaska, e sei B-2 dalla California.  Sviluppi successivi, tuttavia, resero superflui i rinforzi navali. Il 10 giugno la situazione cominciò a chiarirsi e, dall’analisi dei rapporti, si comprese che una potente forza giapponese, con una/due portaerei aveva operato a sud di Umnak e Unalaska il 3 e 4 giugno e che i bombardieri dell’esercito americano avevano danneggiato due probabili incrociatori giapponesi.

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militari statunitensi ispezionano un aereo Zero giapponese pilotato da Tadayoshi Koga (rimasto ucciso nello schianto) che si schiantò sull’isola di Akutan dopo aver bombardato  Dutch Harbour il 4 giugno 1942. Lo Zero fu successivamente spedito negli Stati Uniti e messo in condizioni di volo per scopi di intelligence – fotografo USN Arthur W. Bauman – Flickr Dickrell, Jeff (2001) da Center of the Storm: The Bombing of Dutch Harbor and the Experience of Patrol Wing Four in the Aleutians, Summer 1942 , Missoula: Pictorial Histories Publishing Co., Inc. ISBN : 1575100924. OCLC: 50242148. , pag. 77 dutchharbor – Alaskan World War 2 (weebly.com)

Qualcosa stava però cambiando
Il numero decrescente degli attacchi giapponesi suggerì che era in corso il loro ritiro sul settore occidentale. L’11 divenne evidente che il nemico aveva sbarcato forze consistenti sulle due isole di Attu e Kiska, iniziando l’occupazione delle Aleutine. Ma la condotta delle operazioni continuò ad essere frenata dalle avverse condizioni meteorologiche. In pratica, a differenza di altre aree di operazione, le azioni belliche furono limitate per entrambi gli schieramenti. Nell’aprile 1943 CINPAC pianificò una serie di attacchi per la riconquista delle isole di Attu e Kiska, impiegando massicciamente le forze navali e terrestri e iniziando dall’isola di Attu. La lontananza geografica delle isole e le difficoltà dovute al clima e all’orografia fecero in modo che, con grande sforzo, gli americani riuscirono a riconquistarle. Sull’isola di Attu, i giapponesi comandati dal colonnello Yasuyo Yamasaki, offrirono una resistenza accanita nell’entroterra, arroccandosi su un terreno montano, con difese naturali e posizioni elevate, che provocò numerose perdite agli americani.

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Fotografia aerea del bombardamento dell’incrociatore pesante giapponese Maya (摩耶, classe Takao) nelle Isole Aleutine. La nave è protetta da reti anti siluri – autore USAAF Japanese cruiser attacked Kiska Island 1943.jpg – Wikimedia Commons

Il 29 maggio avvenne l’ultimo, contrattacco giapponese, ricordato come un furioso e brutale combattimento a corpo a corpo, al termine del quale solo 28 giapponesi si salvarono, tra di loro nessun ufficiale. Fu un massacro: i giorni immediatamente successivi, gli statunitensi contarono 2.351 morti giapponesi, senza contare i possibili morti dispersi dovuti ai bombardamenti.

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Sbarco della flotta di invasione ad Adak Harbor per l’assalto di Kiska.The Aleutians Campaign (navy.mil)

Il 15 agosto 1943, una forza da sbarco statunitense composta da 34.426 uomini, sbarcò sull’isola di Kiska scoprendola però completamente disabitata. Dall’analisi delle informazioni emerse poi che i Giapponesi avevano ultimato l’evacuazione dell’isola, iniziata il 10 luglio, il 28 luglio. Con la partenza degli ultimi giapponesi da Kiska, la campagna delle Aleutine terminò. Lo sforzo arduo, ma non certo spettacolare, che aveva portato al successo dopo quasi 15 mesi non era cessato. Il nemico peggiore erano state le condizioni meteorologiche. Le basi dovevano ancora essere completate e le strutture aeree dovevano essere migliorate e ampliate per effettuare le operazioni contro le isole Curili, che si risolsero in oltre 1.500 sortite prima della fine della guerra.  Un teatro di guerra minore, oscurato dalla contemporaneità della campagna delle Aleutine, in cui avvennero battaglie molto importanti, come Guadalcanal e Midway, che lo fece passare alla storia come una “battaglia dimenticata” ma che non fu, in quei pochi episodi di scontro, meno sanguinoso.

 

in anteprima lo sbarco a Kiska, 15 agosto 1943 – The Aleutians Campaign (navy.mil)

 

Riferimenti
USN Combat Narrative: The Aleutians Campaign (ibiblio.org)
Attu the forgotten battle (nps.gov)
Orders of Battle – Battle of Midway and Aleutians – Battles of the Pacific – World War II – NavWeaps
The Battle for the Aleutians – A Graphic History 1942-1943 (nps.gov)
Aleutian Islands (archive.org)

 

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