Ocean for Future

Ultima Clock Widget

  • :
  • :

che tempo che fa

Per sapere che tempo fa

Per sapere che tempo fa clicca sull'immagine
dati costantemente aggiornati

OCEAN4FUTURE

La conoscenza ti rende libero

su Amazon puoi trovare molti libri sulla storia del mare (ma non solo) e sulla sua cultura :) clicca sull'immagine ed entra in un nuovo mondo :)

i 100 libri da non perdere

NO PLASTIC AT SEA

NO PLASTIC AT SEA

Petizione OCEAN4FUTURE

Titolo : Impariamo a ridurre le plastiche in mare

Salve a tutti. Noi crediamo che l'educazione ambientale in tutte le scuole di ogni ordine e grado sia un processo irrinunciabile e che l'esempio valga più di mille parole. Siamo arrivati a oltre 4000 firme ma continuiamo a raccoglierle con la speranza che la classe politica al di là delle promesse comprenda realmente l'emergenza che viviamo, ed agisca,speriamo, con maggiore coscienza
seguite il LINK per firmare la petizione

  Address: OCEAN4FUTURE

Protezione dei mari: gli effetti della pesca a strascico sul rilascio di CO₂ dai fondali marini

Reading Time: 6 minutes

.
livello elementare²
.
ARGOMENTO: PESCA 
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: OCEANI
parole chiave: strascico 
.

Secondo un recente studio pubblicato su Nature ogni anno viene rilasciata dal fondo del mare, a causa della pesca a strascico, una quantità di carbonio comparabile a quella emessa in aria dall’industria mondiale nei periodi precedenti alla pandemia COVID.

Una pesca dibattuta
Le reti a strascico sono un tipo di pesca effettuato attraverso il traino di reti lungo il fondo del mare. In molti casi il loro uso è stato ridotto a causa dei danni all’ambiente causati dallo strascico sul fondale che minacciano la flora e la fauna sottomarina. In pratica, rastrellando i fondali le reti a strascico distruggono o asportano qualunque cosa incontrano; pesci, invertebrati, coralli, alghe, praterie di posidonia vengono raccolte nelle reti che lasciano un ambiente devastato. Ciò nonostante questo tipo di pesca viene ancora praticato legalmente e illegalmente da molti Paesi. A questo scempio ambientale, secondo l’articolo Protecting the global ocean for biodiversity, food and climate, pubblicato sulla rivista Nature, si aggiunge un effetto secondario non trascurabile.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è SSS-con-freccia-indicante-segni-di-strascico-su-banco--1024x642.jpg

segni di strascico sul fondo

Andiamo per ordine
I sedimenti marini sono la più grande riserva di carbonio organico del pianeta ed un serbatoio cruciale per lo stoccaggio a lungo termine del CO². Se lasciato indisturbato, il carbonio organico immagazzinato nei sedimenti marini può rimanere indisturbato per millenni senza entrare quindi in atmosfera. Se invece, per motivi fisici, questi depositi di carbonio vengono “mossi” il carbonio sedimentato può trasformarsi in CO². Gli effetti più immediati sono l’aumento dell’acidificazione degli oceani (cosa che va a ridurre la capacità tampone dell’oceano) e l’aggiunta di CO² in atmosfera. Questo fa comprendere come questo fattore, apparentemente poco visibile ai più, possa essere così sensibile per il clima in cui viviamo, di fatto aumentando la percentuale di diossido di carbonio in atmosfera.

I ricercatori, autori dello studio citato, hanno utilizzato informazioni satellitari sull’attività di pesca dei pescherecci da traino e delle draghe industriali tra il 2016 e il 2019, con una risoluzione di un km²,  ed hanno stimato che 4,9 milioni di km² (circa l’1,3 % di tutti gli oceani) erano stati interessati dalle attività di pesca a strascico. Dall’analisi è emerso che questa attività di “disturbo” del fondo marino genera circa 1,47 Pg di emissioni di CO₂ in acqua nel primo anno di attività di pesca. Le emissioni diminuiscono man mano che le riserve di carbonio dei sedimenti si esauriscono, stabilizzandosi intorno ad un valore di circa il 40% delle emissioni calcolate nel primo anno. Gli scienziati ritengono che se l’attuale intensità di pesca a strascico resterà costante, le emissioni di carbonio dai sedimenti continueranno con un valore di circa 0,58 Pg di CO₂ per un periodo stimato di 400 anni.

Il petagramma di carbonio (Pg) è noto anche come Gigatone (Gt) ed è pari ad un miliardo di tonnellate di diossido di carbonio

Per avere un’idea più pratica di quanto questa emissione rappresenti bisogna considerare che 1,47 Pg di CO₂ rappresentano solo lo 0,02% del carbonio sedimentario marino totale, ed è equivalente al 15-20% della CO₂ atmosferica assorbita dall’oceano ogni anno, paragonabile alle stime della perdita di carbonio nei suoli terrestri causata dall’agricoltura. In altre parole, verrebbe assorbito circa il 15-20% in meno di CO₂ nella colonna d’acqua con possibili conseguenze di vasta portata sul ciclo del carbonio marino, sulla produttività primaria e sulla biodiversità.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Co-benefits-of-protection-a-Priority-areas-to-achieve-90-of-the-maximum-benefits-for.png

a. Aree prioritarie per raggiungere il 90% dei benefici massimi per uno (giallo), due (arancione) e tre (rosso) obiettivi di conservazione simultanei (conservazione della biodiversità, stock di carbonio e approvvigionamento alimentare). Le aree esistenti completamente protette sono mostrate in azzurro. b – d, Co-benefici cumulativi per ciascun obiettivo nell’ambito di una prioritizzazione di un unico obiettivo di biodiversità (b), approvvigionamento alimentare (c) e carbonio (d). La barra blu nelle curve dei benefici indica l’attuale 2,7% dell’oceano globale che è incluso in aree completamente protette. da studio citato

Sebbene lo studio identifichi le aree in cui le Aree Marine Protette possono prevenire efficacemente la re-mineralizzazione del carbonio dei sedimenti in CO₂, esistono però aree prioritarie dove l’influenza antropogenica potrebbe essere ancora più sensibile, come ad esempio la ZEE cinese, le aree costiere atlantiche dell’Europa e le aree di risalita (upwelling). In altre parole questi effetti sarebbero chiaramente maggiori nelle ZEE di dimensioni maggiori, soggette ad un’attività di pesca industriale con reti a strascico.

Secondo gli scienziati, per eliminare il 90% dell’attuale rischio di “disturbo” del carbonio dovuto alla pesca a strascico sarebbe necessario creare almeno il 3,6% di nuove aree marine protette all’interno delle ZEE. Non ultimo, i ricercatori sollevano anche il problema di un futuro non tanto lontano quando l’estrazione mineraria in acque profonde diverrà una realtà,  riconoscendo che tale impatto è ancora da definirsi.

Un impatto di tutti ma non in ugual misura
I maggiori Paesi identificati in tali attività sono Cina, Russia, Italia, Regno Unito, Danimarca, Francia, Paesi Bassi, Norvegia, Croazia e Spagna. Negli Stati Uniti, a gennaio 2021, il presidente Biden ha firmato un ordine esecutivo che si impegna a proteggere il 30% delle terre e delle acque americane entro il 2030. Ma non è l’unico. Più di 50 paesi hanno preso impegni simili e si spera che tale ambizioso obiettivo possa essere adottato alla Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità che si svolgerà in Cina alla fine di quest’anno (2021). Passi importanti che non sembrano però affrontare il fatto che esistono Paesi che ancora oggi utilizzano lo strascico in maniera intensiva, contro ogni regola, in zone de mondo dove i legittimi proprietari delle ZEE non hanno capacità di reazione. Una pesca intensiva in cui gran parte del pescato viene ributtato in mare, colpendo ancor più nel cuore gli equilibri degli ambienti marini … ma questa è un’altra storia.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è National-contributions-to-biodiversity-conservation-and-coordinated-implementation-a.png

a. frazione di ZEE delle nazioni nel 10% più alto delle aree prioritarie per la conservazione della biodiversità marina globale. Qui vengono mostrati i 100 paesi o territori con i maggiori contributi al raggiungimento del massimo beneficio possibile in termini di biodiversità. I valori si aggiungono alla protezione attuale. b, La conservazione cumulativa della biodiversità trae vantaggio dall’implementazione di un’espansione dell’AMP coordinata a livello globale in base alle priorità globali (blu), alle priorità nazionali (arancione) e al posizionamento casuale (grigio; 100 serie casuali). La barra blu indica l’attuale 2,7% dell’oceano globale che è incluso in aree completamente protette. ATF, Territori francesi meridionali; FSM, Stati federati di Micronesia; SGS, Georgia del Sud e Isole Sandwich meridionali; SHN, Sant’Elena, Ascensione e Tristan da Cunha; SJM, Svalbard e Jan Mayen; UMI, Isole Minori Esterne degli Stati Uniti. da studio citato

Qual è la situazione in Italia?
Secondo un’analisi della pesca a strascico effettuata nel compartimento di Chioggia, pubblicata da Isprambiente, la zona compresa entro tre miglia marine dalla costa è particolarmente importante per molte specie ittiche ed è caratterizzata da un alto trofismo dovuto all’input di nutrienti provenienti dalla terraferma. In Italia, al fine di evitare il depauperamento delle specie di interesse commerciale, l’articolo 111 del Regolamento per l’esecuzione della Legge 963/1965 sulla disciplina della pesca marittima (D.P.R. N. 1639/1968) vieta la pesca a strascico all’interno della fascia costiera entro 3 miglia nelle zone marine, dove la profondità delle acque è inferiore a 50 metri, o entro un miglio se la profondità delle acque supera i 50 metri, mentre non pone restrizioni per l’uso di reti da posta. Questo per proteggere dall’azione dello strascico sia i riproduttori che gli esemplari giovanili di molte specie che sono oggetto di pesca. Tra i mari italiani il medio/alto Adriatico è quello sottoposto alle attività della pesca a strascico in percentuale maggiore degli altri mari italiani.

Non mancano però le polemiche, soprattutto dei piccoli pescatori, a cui queste limitazioni vanno strette e che vorrebbero una maggiore libertà. I problemi restano e solo con un approccio condiviso si potrà ridurre tale impatto.

 

Una sorpresa per te su Amazon Music unlimited   Scopri i vantaggi di Amazon Prime

 

Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo
.
,

PAGINA PRINCIPALE

print

(Visited 402 times, 1 visits today)
Share
0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
0 Commenti
Inline Feedbacks
vedi tutti i commenti

Legenda

Legenda

livello elementare
articoli per tutti

livello medio
articoli che richiedono conoscenze avanzate

livello difficile
articoli specialistici

Traduzione

La traduzione dei testi è fornita da Google translator in 42 lingue diverse. Non si assumono responsabilità sulla qualità della traduzione

La riproduzione, anche parziale, a fini di lucro, e la pubblicazione per qualunque utilizzo degli articoli e delle immagini pubblicate è sempre soggetta ad autorizzazione da parte dell’autore degli stessi che può essere contattato tramite la seguente email: infoocean4future@gmail.com


If You Save the Ocean
You Save Your Future

OCEAN4FUTURE

Salve a tutti. Permettetemi di presentare in breve questo sito. OCEAN4FUTURE è un portale, non giornalistico e non a fini di lucro, che pubblica articoli di professionisti e accademici che hanno aderito ad un progetto molto ambizioso: condividere la cultura del mare in tutte le sue forme per farne comprendere la sua importanza.

Affrontiamo ogni giorno tematiche diverse che vanno dalla storia alle scienze, dalla letteratura alle arti.
Gli articoli e post pubblicati rappresentano l’opinione dei nostri autori e autrici (non necessariamente quella della nostra redazione), sempre nel pieno rispetto della libertà di opinione di tutti.
La redazione, al momento della ricezione degli stessi, si riserva di NON pubblicare eventuale materiale ritenuto da un punto di vista qualitativo non adeguato e/o non in linea per gli scopi del portale. Grazie di continuare a seguirci e condividere i nostri articoli sulla rete.

Andrea Mucedola
Direttore OCEAN4FUTURE

Chi c'é online

3 visitatori online

Ricerca multipla

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
Archeologia
Associazioni per la cultura del mare
Astronomia e Astrofisica
Biologia
Cartografia e nautica
Chi siamo
Climatologia
Conoscere il mare
Didattica
Didattica a distanza
disclaimer
Ecologia
Emergenze ambientali
Fotografia
Geologia
geopolitica
Gli uomini dei record
I protagonisti del mare
Il mondo della vela
L'immersione scientifica
La pesca
La pirateria
La subacquea ricreativa
Lavoro subacqueo - OTS
Le plastiche
Letteratura del mare
Malacologia
Marina mercantile
Marine militari
Materiali
Medicina
Medicina subacquea
Meteorologia e stato del mare
nautica e navigazione
Normative
Ocean for future
OCEANO
Oceanografia
per conoscerci
Personaggi
Pesca non compatibile
Programmi
Prove
Recensioni
Reportage
SAVE THE OCEAN BY OCEANDIVER campaign 4th edition
Scienze del mare
Sicurezza marittima
Storia della subacquea
Storia della Terra
Storia Navale
Storia navale del Medioevo (post 476 d.C. - 1492)
Storia Navale dell'età antica (3.000 a.C. - 476 d.C,)
Storia navale dell'età moderna (post 1492 - oggi)
Storia navale della prima guerra mondiale (1914-1918)
Storia navale della seconda guerra mondiale (1939 - 1945)
Storia navale Romana
Subacquea
Subacquei militari
Sviluppi della scienza
Sviluppo compatibile
Tecnica
Uomini di mare
Video
Wellness - Benessere

I più letti di oggi

 i nodi fondamentali

I nodi fanno parte della cultura dei marinai ... su Amazon puoi trovare molti libri sul mare e sulla sua cultura :) clicca sull'immagine ed entra in un nuovo mondo :)

Follow me on Twitter – Seguimi su Twitter

Tutela della privacy – Quello che dovete sapere

> Per contatti di collaborazione inviate la vostra richiesta a infoocean4future@gmail.com specificando la vostra area di interesse
Share
Translate »
0
Cosa ne pensate?x