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La pesca come risorsa di sopravvivenza per uno sviluppo compatibile – parte II

tempo di lettura: 5 minuti

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livello medio
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ARGOMENTO: PESCA
PERIODO: XXI SECOLO 

AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: Sostenibilità

 

Gli obiettivi  MSY (massima cattura sostenibile) e bando rigetti vanno inseriti nei nuovi Piani di Gestione a Lungo Termine (LTMP), che sostituiranno quelli per sistema di cattura ex Reg. Mediterraneo ( (CE) 1967/2006). Collegato al nuovo Regolamento di base, anche il FEAMP (Piano Operativo Unico Nazionale)  presenta diverse novità rispetto al FEP (Fondo Europeo per la Pesca 2007-2013), a partire dalla condizionalità di attivazione generale (piano strategico acquacoltura, piano azione piccola pesca, partenariato) a quello delle singole misure (in funzione della sovra capacità o meno del segmento di flotta rispetto alle risorse target).

“Delta Pride allevamento di pesci gatto by Ken Hammond – USDA OnLine Photography Center image Licensed

Tutto ciò determinerà, almeno in Mediterraneo, dove non esiste il sistema TAC e Quote (con l’eccezione del tonno rosso) ma si gestisce lo sforzo di pesca, una piccola rivoluzione copernicana. Lo sforzo di pesca dovrà essere gestito all’interno di Piani di gestione formulati per il raggiungimento della MSY di stock o gruppi di stock, e quindi con l’obiettivo di ridurne la mortalità da pesca, considerato che dei circa 30 stock valutati in Mediterraneo la gran parte risulta sovra sfruttato. Da non sottovalutare, negli stessi Piani,  le complicazioni determinate dal bando dei rigetti. Purtroppo il calendario imposto da Bruxelles non consentirà di costruire il nuovo sistema partendo dalle fondamenta (i LTMP): mentre il Piano Operativo Unico Nazionale (FEAMP) sarà approvato entro pochi mesi, i nuovi LTMP richiederanno elaborazioni lunghe, a partire da MSY ancora oggi sconosciute per molte specie.

Questi Piani di Gestione potranno essere formulati e proposti esclusivamente dalla CE ai co-legislatori (PE e Consiglio dei Ministri Pesca UE) dopo che la Commissione abbia provveduto a pubbliche consultazioni e alla valutazione di impatto ambientale. Quando i Piani di Gestione, dopo il trilogo, saranno approvati dai co-legislatori  e gli Stati membri potranno concordare proposte attuative comuni (anche attraverso la collaborazione del Consiglio Consultivo per il Mediterraneo –  MEDAC) che, se approvate dalla CE, potranno essere da questa direttamente accettate e pubblicate come Atti Delegati, come già avvenuto per i primi Piani di Gestione per il bando dei rigetti nella pesca dei piccoli pelagici. Non sarà quindi possibile partire dalle esigenze che scaturiranno dai LTMP per modulare le misure FEAMP in modo conseguente. La formula regionalizzata dei Piani di gestione dei rigetti o delle misure attuative dei LTMP risulta certamente più interessante sia per la gestione in scala di bacino condivisa tra più Stati membri, sia per la procedura più snella di approvazione attraverso atto delegato della CE. Le complicazioni connesse al necessario confronto tra stakeholders e Amministrazioni di diversi  Paesi trova nel MEDAC un utile sede di organizzazione, mediazione, sintesi ed elaborazione delle proposte, come si è già verificato per i primi piani di gestione dei rigetti. Per quanto fin qui sintetizzato è evidente che il sistema pesca europeo è oggi una sorta di cantiere aperto dove tutti i contenuti della recente riforma stanno per essere riversati, con difficoltà maggiori in Mediterraneo dove l’approccio “per stock” risulta essere più innovativo. POUN, LTMP, Piani gestione rigetti, attualmente sono tutti in formulazione e sono tutti documenti di nuova generazione che dovranno ricercare il massimo consenso a diversi livelli, dagli SM a Bruxelles.

E’ questo il quadro normativo e procedurale attraverso cui poter e dover agire per portare la pesca europea verso i criteri della piena sostenibilità; un processo in cui  rientra anche una lotta sempre più efficace ai diversi tipi di pesca illegale che vengono effettuate ai danni dell’ambiente e dei pescatori regolari. Credo emerga chiaramente, da questo quadro sintetico,  come il quadro dei problemi da risolvere sia estremamente complesso, e come la politica comune della pesca sia estremamente strutturata e articolata nelle sue procedure decisionali.

Le uniche possibilità di decisioni rapide nell’ordinamento comunitario sono previste nei casi di misure di emergenza in caso di collasso di stock ittici, che possono essere adottate in via precauzionale anche in caso di mancanza di evidenze scientifiche, e nei poteri sostitutivi in caso di inadempienza degli Stati membri nella adozione di misure.

La via maestra della nuova strategia è comunque quella dei Piani di Gestione, che presenta ancora un tempo di elaborazione, approvazione ed avviamento che rischia di non essere brevissimo. 

Andando verso questa strada maestra, obbligatoria peraltro, è comunque lecito interrogarci, e continuare a lavorare, per un generale avanzamento del sistema pesca nazionale verso i criteri della PCP. E’ evidente che il settore dovrà adottare nuovi modelli gestionali e produttivi che saranno definiti nei LTMP, ed è anche chiaro che alcuni segmenti di flotta risultano tuttora sovra capacitari. La struttura delle filiere ittiche continuano ad essere lunghe e frammentate, con la parte produttiva che rappresenta l’anello più debole della catena e meno remunerato nella catena del valore dei prodotti ittici. Ancora troppi pescatori non hanno compreso che se le risorse ittiche si gestiscono in mare, il loro valore si genera nei mercati e le forme di diversificazione delle imprese ittiche verso di questi sono ancora troppo limitate.

Forme di diversificazione delle imprese ittiche verso usi del mare “che consumano meno”, come il pesca turismo e l’ittiturismo,  seppure presentino numeri interessanti ed alte redditività, rappresentano soluzioni valide ma limitate a particolari contesti locali.

Va certamente fatto qualcosa di più per non lasciare che il settore vada incontro ad un progressivo declino per le difficoltà di adeguamento al nuovo quadro, considerato che il processo di contrazione della flotta è già molto avanzato. Basti pensare che a Mazara del Vallo, uno dei principali porti della nostra flotta peschereccia, delle 500 imbarcazioni che vi operavano appena dieci anni fa ne rimangono solo un centinaio, e che 7000-8000 posti di lavoro sono scomparsi, senza considerare l’indotto. La flotta tonniera, per il piano di ricostituzione del tonno rosso, tra il 2006 e il 2013 si è ridotta del 77%. Per effetto della contrazione della flotta, tra il 2004 ed il 2013 il livello delle catture è passato dalle 288 mila tonnellate alle 172 mila, segnando una flessione pari al 41%. I ricavi hanno registrato una variazione negativa del 12% tra il 2012 e il 2013. A fronte della perdita collegata di posti di lavoro si osserva una preoccupante intensificazione delle attività di pesca illegale.

Un quadro drammatico nel quale la politica nazionale, che dovrebbe accompagnare e sostenere i processi di cambiamento imposti dalla PCP, sta praticamente sparendo per i tagli ripetuti delle dotazioni finanziarie ad ogni Legge di Stabilità che di fatto hanno lasciato l’ultimo Programma Triennale della pesca e dell’acquacoltura (2013-2015) interamente sulla carta. Una situazione con aspetti paradossali, in cui la pesca non ha ancora una cassa integrazione ordinaria, e non esiste alcun fondo di solidarietà e nessun piano assicurativo nazionale che intervengano in caso di calamità naturali o di incidenti in mare.

In  una fase particolarmente delicata, caratterizzata da forti cambiamenti ed esigenze di riorganizzazione e ristrutturazione  della filiera, il settore della pesca italiano avrebbe bisogno di essere governato con attenzione e non abbandonato esclusivamente alla sfera comunitaria che da parte sua rimanda agli Stati membri numerosi adempimenti e responsabilità. Anche questo preoccupante scenario, e i suoi sviluppo, giocherà un ruolo decisivo nel perseguimento della piena sostenibilità della nostra pesca e di uno sviluppo compatibile delle comunità costiere.

 

Conferenza tenuta presso il ROTARY CLUB ROMA GIULIO CESARE – RYLA in occasione del convegno  MARE FONTE DI VITA – 16.05.2015

 

buonfiglioGiampaolo Buonfiglio
Presidente di AGCI Agrital e Presidente del coordinamento pesca dell’Alleanza delle Cooperative Italiane

 

 

 

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