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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA DELLA SUBACQUEA
PERIODO: DALLE ORIGINI AL XIX SECOLO
AREA: PALOMBARI
parole chiave: palombari, scafandri, tecniche, metodologia
La nascita delle tabelle
Il punto di svolta avvenne con la pubblicazione, nel 1907, dei risultati dei test di immersione effettuati dall’Ammiragliato Inglese sotto la supervisione del famoso fisiologo scozzese John Scott Haldane. Erano il risultato di due anni di intenso lavoro e dell’eredità di eminenti studiosi come Paul Bert e Leonard Hill. Molti non sanno che ancor oggi, dopo oltre cento anni dalla loro pubblicazione, queste tabelle sono impiegate da alcuni computer subacquei. In pratica si partiva da un’affermazione inconfutabile e ben sperimentata da Haldane e cioè che il palombaro poteva risalire da qualunque profondità fino ad una profondità corrispondente alla metà della pressione massima raggiunta senza avere nessuna conseguenza dannosa. Da qui e dai test effettuati sui palombari e che comprendevano un’accurata analisi di tutti i gas che entrano nel processo respiratorio (soprattutto la CO2), Haldane elaborò una tabella di decompressione che proponeva delle soste a profondità stabilite e per tempi proporzionali alla profondità raggiunta e al tempo totale d’immersione.
il fisiologo scozzese J.S.Haldane, nel 1907, elaborò e pubblicò le prime schede di decompressione per le immersioni su commissione della Royal Navy, certamente non poteva immaginare che le sue teorie ed i suoi studi avrebbero costituito il fulcro di tutte le successive tabelle e degli algoritmi per la programmazione dei computer che, ad oltre un secolo di distanza, regolano ancora le immersioni di molti subacquei – Autore Sir (John) Benjamin Stone (1838-1914) – Foto 1902 – Fonte http://www.npg.org.uk/…/portrait/mw174431/John-Scott-Haldane File:John Scott Haldane 1902.jpg – Wikimedia Commons
Nel novembre del 1907 l’Ammiragliato inglese pubblicò, all’interno del nuovo manuale per i palombari, le tabelle di Haldane e svincolò i suoi palombari dal limite precedente per le immersioni che era fissato a trenta metri. La Regia Marina italiana, come tutte le altre marine mondiali, era al corrente di questi cambiamenti ma, come spesso capita, non essendo frutto di proprie esperienze, era ancora pervasa da una certa motivata diffidenza. Solo nell’estate del 1909, il Comando della Scuola Torpedinieri decise di istituire una commissione con l’incarico di studiare e far provare il nuovo metodo di immersione e riferirne successivamente le risultanze.
La presiedeva il Capitano di fregata Carlo Albamonte Siciliano che era anche il direttore della Scuola Torpedinieri. Ne erano membri il Sottotenente di vascello Carlo Massa, vice relatore della scuola, il Capitano Medico Ismaele Castracane, il Tenente di vascello Alfonso Gastaldi, istruttore del corso minatori e palombari, il Tenente di vascello Ettore Mazzola, relatore della scuola e il Maggiore Medico Giovanni Vittorio Repetti. La commissione ebbe quindi il compito di “sperimentare sul campo” il lavoro dell’Ammiragliato inglese e così fece nel periodo compreso tra l’ottobre del 1909 e il settembre del 1910 con immersioni che ebbero luogo nelle acque di La Spezia e condotte fino alla profondità di 29 metri da cinque palombari già esperti. Sia i palombari sia il personale assistente (guide e addetti alle pompe) furono indottrinati sulle nuove metodologie.
Dal 18 ottobre 1909 al 7 settembre 1910 furono eseguite centotrentacinque immersioni nella zona del Tino, coll’impiego della tabella inglese, senza alcun inconveniente. Con il nuovo metodo furono addestrati anche gli allievi del corso ordinario dal 14 aprile al 19 settembre 1910. I sessantatré allievi effettuarono un totale di 885 immersioni, a profondità variabili da 4 a 29 metri con durate da 20 a 45 minuti senza inconvenienti. Anche i tre allievi del corso speciale del 1910 usarono il nuovo metodo per un totale di cinquantuno immersioni. Si ebbe un solo caso di una leggera embolia in un palombaro sceso a 28 metri per 30 minuti, poi risolta completamente dopo una ricompressione in mare di quindici minuti a tre metri. La commissione, a fine settembre 1910, sulla base del risultato positivo delle 1071 immersioni eseguite fino alla profondità di 29 metri, compilò un rapporto esponendo il concetto impiegato dal sistema inglese ed i principi sui quali era basato, confrontandolo con quello regolamentare impiegato nella Marina Italiana, proponendone quindi l’adozione asserendo che:
“Il nuovo metodo di immersione dei palombari ha una superiorità assoluta sul vecchio sistema perché basato su osservazioni scientifiche di indole fisica e fisiologica e su esperimenti sopra animali e sull’uomo. I vantaggi del nuovo sistema di immersione si possono riassumere nei capisaldi seguenti:
- assorbimento di minore quantità di azoto mediante la discesa a fondo rapida, facile da effettuarsi, senza pericoli di sorta, quando l’apparecchio sia in condizioni normali e non manchi al palombaro la quantità di aria prescritta;
- somministrazione di aria al palombaro in proporzione al suo aumento in pressione assoluta, mediante il prestabilito numero dei corpi pompa (esclusivamente Siebe & Gorman), dei giri al minuto primo, degli uomini ai volanti, in rapporto alle varie profondità di immersione;
- limitazione del tempo di durata delle immersioni in rapporto alle diverse profondità, in maniera che non ne riesca danno al palombaro;
- decompressione sicura e razionale durante la ascensione verticale del palombaro dal fondo alla superficie, mettendo in esecuzione speciali modalità per effettuare due diverse velocità di salita e una o più fermate a livelli differenti, e a tempo prestabilito, in rapporto alla profondità raggiunta nella immersione;
- possibilità di raggiungere senza danno la profondità di metri sessantuno purché si osservino le norme segnate nelle tabelle che regolano le immersioni.”
La conclusione tratta dalla commissione non lasciava adito a dubbi:
“ la commissione pertanto esprime il parere che il nuovo metodo rappresenta una vera salvaguardia per la vita dei palombari.”
Le immersioni sperimentali continuarono a La Maddalena dal settembre 1910 con l’impiego di tre dei cinque palombari prescelti. Furono eseguite 32 immersioni fino a 40 metri con un solo incidente lieve occorso in data 25 ottobre a un palombaro dopo una immersione a 40 metri per 30 minuti. Ricompresso in mare per 15 minuti a 3 metri si ebbe la scomparsa dei disturbi. Fu ipotizzato che l’incidente poteva essere correlato con una leggera forma embolica riportata dall’interessato nel luglio del 1909 dopo un’immersione con il vecchio metodo a 22 metri.” Il vecchio sistema rimase quindi in uso fino al mese di ottobre del 1910 e successivamente anche la Regia Marina si dotò di un nuovo manuale in cui furono pubblicate le tabelle di Haldane e adottato il sistema inglese d’immersione.
L’adozione del metodo “inglese” creò una ventata di nuovo ottimismo tra i palombari e gli allievi palombari. Sembrò di vivere un nuovo mondo e questo non solo tra chi metteva a repentaglio la propria vita svolgendo tale servizio. Anche nei Comandi ci fu la sensazione di aver risolto il maggior problema connesso alle attività d’immersione e tale sensazione fu così netta che si decise di abbandonare l’adozione di una camera iperbarica prevista già nel novembre del 1908 a causa dei tanti incidenti accorsi agli allievi palombari. Insieme al nuovo sistema vennero acquisite anche le attrezzature Siebe & Gorman (soprattutto le pompe) che avevano dato prova di grande efficienza. Troveremo quindi per un certo periodo l’uso affiancato delle attrezzature inglesi Siebe & Gorman a quelle francesi Rouquayrol-Denayrouze che poi, nel breve volgere di qualche anno, saranno completamente dismesse.
Illustrazione del nuovo metodo d’immersione dei palombari o metodo inglese e confronto con il vecchio metodo in uso fino all’ottobre del 1910, così com’è riportato in una pubblicazione di Medicina Navale del 1912.
OPERAZIONI PER LE IMMERSIONI | NUOVO METODO | VECCHIO METODO |
Discesa a fondo del palombaro | Colla maggiore velocità consentita dalla pressione dell’aria sulla membrana dei timpani e dell’acqua sul vestito del palombaro percorrendo in media diciotto metri della profondità da raggiungere in un minuto primo | Con velocità uniforme percorrendo due metri della profondità da raggiungere in un minuto primo |
Venuta a galla del palombaro | Con due velocità di salita: 1) di un metro ogni tre secondi dal fondo al livello corrispondente a metà della pressione assoluta alla quale il palombaro è disceso (v. tabelle speciali) 2) velocità successiva di un metro ogni sei secondi, con fermate intermedie di numero e di tempo variabili a seconda della profondità raggiunta e della durata della immersione (v.tabelle speciali). N.B. Durante le fermate esenzione di movimenti degli arti e del tronco |
Con velocità uniforme impiegando un minuto primo per ogni metro della profondità raggiunta qualunque essa sia stata |
Tempo di permanenza del palombaro sott’acqua, in rapporto alla profondità raggiunta | Indicazioni speciali per limiti variabili da 9 minuti primi a 3 ore ed oltre a seconda delle profondità (v. tabelle speciali) | Nessuna norma |
Quantità di aria da fornirsi dalla pompa per il palombaro | Stabilito che occorre al palombaro un volume fisso di aria di litri quarantadue e mezzo al minuto primo a qualsiasi profondità egli si trovi, la quantità di aria da fornirsi dalle pompe verrà indicata dalla moltiplicazione del numero 42,5 per quello esprimente la pressione in atmosfere assolute sopportata dal palombaro; così, per es. a m.20 si darà 127,5 litri di aria (42,5 x 3) | Nessuna norma speciale, solo un generico richiamo al fatto che alla pompa ci debbano essere due serventi |
Genere di pompe da usarsi nelle immersioni | Tipo di pompe Siebe & Gorman accoppiabili a due e tre in parallelo, per mettere in opera, occorrendo, da 4 a 6 cilindri per le profondità da 30 a 61 metri | Tipo Rouquayrol-Denayrouze, del sistema Giffard |
Numero dei cilindri di pompe da mettersi in opera alle singole e varie profondità | Indicazioni dell’uso di: 1 cilindro di pompa fino a 10 metri; di 2 cilindri da 10 a 29 metri; di 4 cilindri da 29 a 54 metri; di 6 cilindri da 54 a 61 metri (v. tabelle speciali) |
Nessuna norma speciale |
Numero degli uomini ai volani |
Tenuto conto che 420 chilogrammetri di lavoro alla pompa il minuto rappresentano il massimo che un uomo può fare senza un precedente allenamento, sono stati disposti ai volanti delle pompe da 2 a 18 uomini, a seconda delle profondità.2 per profondità fino a 16 metri 4 “ “ da 16 a 23 ½ m. 6 “ “ da 23 ½ a 29 m. 12 “ “ da 29 a 54 m. 18 “ “ da 54 a 61 m. |
Nessuna norma speciale, solo la generica istruzione che i due serventi alla pompa non lasciano mai di pompare, tranne al comando espresso della guida. |
Numero dei giri delle pompe al minuto primo | Indicazione di eseguire da quindici a trenta giri di pompa, a seconda delle singole profondità, ed in rapporto al numero degli uomini alle pompe. (v. tabelle speciali) | Nessuna norma |
Profondità raggiunta dai palombari | Fino a metri sessantuno (m.61) | In media fino a metri trenta |
Soccorsi ai palombari | Indicazioni speciali per il trattamento: 1) dell’embolismo gazoso dei palombari, distinto in tre classi, e suggerimento della ricompressione, ecc. 2) dell’asfissia da gas acido carbonico, per deficienza di aria. 3) dell’annegamento del palombaro. 4) della venuta a galla a pallone. 5) dei dolori nelle orecchie durante la immersione rapida. |
Previsti solo i soccorsi in casi di asfissia e annegamento del palombaro, non si alcun cenno dell’embolia gassosa |
in anteprima: alcuni palombari al lavoro per il recupero di un cacciatorpediniere incagliato. Siamo nel 1917 (Archivio Ufficio Storico Marina Militare)
Fabio Vitale
studioso di storia della subacquea
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storico della subacquea tra i più importanti in Italia. Ha partecipato come esperto a numerose trasmissioni televisive tra cui lo speciale sui palombari di Alberto Angeli. E’ Presidente della Historical diving society e autore di numerosi libri sulla subacquea e sui suoi protagonisti