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Per decifrare Enigma scomodarono anche il padre di “James Bond”

tempo di lettura: 7 minuti

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livello medio

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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Enigma, Bomba, Turing, U boot, cifratura

 

La possibilità di decifrare automaticamente i codici  impiegati, che era stata realizzata dai Polacchi con il sistema Bomba, fu presa in considerazione (non senza resistenze da parte di coloro che erano ancora legati ai metodi tradizionali) dal Governo inglese (in particolare da Churchill) che creò a Bletchley Park, nel Buckingamshire, il Government Code and Cypher School (GC&CS), in sostituzione della storica Stanza 40 dell’Ufficio Cifra dell’Ammiragliato britannico, da sempre popolata da analisti decisamente eterogenei che, accomunati dalla passione per l’enigmistica, si erano  dimostrati più fantasiosi di tanti matematici.

Alastair Denniston, lavorò nella stanza 40 durante la prima guerra mondiale e divenne direttore operativo della Government Code & Cypher School quando si stabilì a Bletchley Park. Fu lui a reclutare molti dei primi Codebreaker e fu sostituito nel 1942 da Edward Travis

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Dal 1939 si formò a Bletchley Park un gruppo di analisti guidati da Alaistar Denniston, un esperto crittografo che, dal 1919, aveva retto l’incarico di capo della Divisione operativa del GC&CS. La scuola era suddivisa in Capannoni (Hut), ognuna specializzato in fasi diverse della cifratura e decifratura. Ad esempio la Hut 8 si occupava della decifratura dei messaggi della Marina tedesca cifrati da ENIGMA. Questi, quando decrittati, erano passati asetticamente alla Hut 4 per la traduzione ed analisi. Naturalmente la segretezza era tale che nessuno sapeva cosa faceva l’altro. In breve tempo la “Scuola” crebbe rapidamente, raggiungendo duecento persone tra uomini e donne reclutati nei modi più disparati.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è MARINA-UK-Bletchley_Park_Mansion-1024x603.jpg

L’edificio principale di Bletchley Park – noto anche come Station X – dove Turing, insieme al matematico di Cambridge, Gordon Welchman, ed altri giovani geni, lavorò instancabilmente per decifrare la macchina cifrante Enigma – Autore DeFacto – Bletchley Park Mansion.jpg – Wikimedia Commons

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Gli anni terribili

Nonostante gli sforzi dei decifratori, la marina tedesca era sempre un passo avanti avanti e con l’impiego dei suoi sommergibili prese presto il sopravvento nella battaglia dell’Atlantico. L’ammiraglio Karl Doenitz mise in atto una strategia in due fasi: la distribuzione degli U Boot in Atlantico per l’individuazione dei convogli seguita da una fase tattica, la Wolfsrudeltaktik, con l’impiego di più di più sommergibili operanti a “branco di lupo” per attaccarli.  In pratica, dopo le prime esperienze, fu deciso che che il primo U boot che individuava un convoglio non avrebbe dovuto più procedere all’attacco ma si sarebbe dovuto limitare a segnalarlo agli altri in modo da farli convergere sulla rotta delle inconsapevoli prede.

Una strategia vincente che, supportata da comunicazioni cifrate efficienti, portò tra il giugno 1940 ed il giugno 1941 ad affondare una media di 50 navi alleate al mese. Di fatto, l’Ammiragliato britannico, nonostante intercettasse continuamente le comunicazioni degli U boot, si sentì presto impotente contro la loro minaccia limitandosi a marcare sulle carte i luoghi degli affondamenti, informazione poco significativa per dedurre le posizioni  dei sommergibili. Pensò di ricorrere ai metodi tradizionali, forzando i Tedeschi ad inviare dei messaggi legati a situazioni operative particolari. Ad esempio, la RAF sganciò delle mine navali in un tratto di mare, costringendo i Tedeschi ad lanciare un allarme al resto della flotta. Dalla conoscenza della posizione delle mine si poteva quindi dedurre il contenuto dei messaggi che, in quel caso, avrebbero dovuto necessariamente contenere dei dati da cui risalire alle loro posizioni.

Un’altra alternativa era ricorrere allo spionaggio, strada che si era dimostrata vincente in passato quando i Francesi, corrompendo un ufficiale tedesco, si erano procurati il materiale tecnico necessario per decifrare il primo ENIGMA. In questa fase entrò in gioco un ufficiale di complemento della Royal Navy, Ian Fleming, che sarebbe in seguito divenuto maggiormente famoso come scrittore della saga di James Bond.

Ian Fleming era un personaggio quanto meno amorale, un avventuriero di pochi scrupoli, gran bevitore e fumatore, amante della bella vita e del rischio, insomma molto simile al protagonista dei suoi futuri romanzi, James Bond; prima della guerra la madre lo aveva iscritto all’Accademia Militare di Sandhurst ma la sua voglia di indipendenza gli aveva fatto presto lasciare quella strada. Si recò quindi in Austria e in Svizzera dove, tra sci e alpinismo, frequentò anche corsi di politica estera. Grazie alla conoscenza delle lingue seguì la strada già intrapresa dal fratello, lavorando come giornalista prima per l’agenzia Reuters (inviato a Berlino e Londra) e poi a Mosca come inviato speciale del Times. Queste esperienze unite ad una certa spregiudicatezza gli furono utili durante la guerra.
Dopo il conflitto, sulla base delle esperienze maturate scrisse la fortunata serie dei romanzi di James Bond, in buona parte basati sulla sua vita vissuta. Nella foto, Fleming dialoga con l’attore Sean Connery durante le riprese del primo film di 007. Curiosamente Fleming non riteneva Connery adatto al ruolo, con il suo accento scozzese, ma il successo cinematografico fu tale che non solo lo accettò ma cambiò nei suoi romanzi l’origine di Bond, facendolo nascere in Scozia. Insomma, il vecchio detto latino, pecunia, non ha tempo. Un’altra curiosità fu la storia del furto di una cifrante (questa volta russa) che venne ripresa nel romanzo “Dalla Russia con amore”, interpretato proprio da Sean Connery nella versione cinematografica. Fleming si offrì molte volte per operare sul campo ma, nonostante si debba a lui la creazione durante la guerra di agenti (per lo più commando) addestrati con licenza di uccidere nello spionaggio militare, la sua partecipazione fu sempre di contorno.

Nel 1939, all’inizio della seconda guerra mondiale, Fleming venne reclutato come assistente personale dall’ammiraglio John Edumund Godfrey, direttore della Naval intelligence della Royal Navy, inizialmente con il grado di tenente di vascello, ma poi rapidamente promosso capitano di corvetta. Non fu un caso: Godfrey non aveva molti amici, non era amato per la sua poca trasparenza e opportunismo e trovava in Fleming un ottimo collaboratore con cui aveva molte affinità.

Fleming, il 12 settembre 1940, propose un’operazione segreta, in codice Ruthless, intesa ad ottenere i codici di ENIGMA per cercare di decifrare i messaggi della marina tedesca. La missione doveva essere eseguita utilizzando un bombardiere tedesco Heinkel 111 che, dopo essere stato colpito, era atterrato in emergenza sulle coste inglesi ed era stato temporaneamente rimpiegato con i colori britannici dalla RAF.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Bundesarchiv_Bild_Heinkel_He_111.jpg

Heinkel_He_111 – Autore Schödl (e) – Fonte Bundesarchiv Bild 101I-343-0694-21 File:Bundesarchiv Bild 101I-343-0694-21, Belgien-Frankreich, Flugzeug Heinkel He 111.jpg – Wikimedia Commons

Il piano di Fleming consisteva nel farlo ammarare in emergenza nei pressi di alcune navi minori tedesche; l’equipaggio dell’aereo sarebbe stato composto da personale in grado di parlare un perfetto tedesco in modo da poter salire a bordo delle unità tedesche senza destare sospetti. A questo punto il commando avrebbe dovuto catturare la nave e dirigersi in grande segretezza verso un porto inglese; un’idea utopistica vista la rete di spie tedesche sul territorio inglese che avrebbe consentito la cattura della cifrante e dei suoi codici. Nonostante lo scetticismo dell’Ammiragliato, il piano fu predisposto con cura ma l’assenza di navi nemiche nell’area e la consapevolezza dell’impossibilità di impossessarsi della macchina e dei cifrari (senza che i Tedeschi se ne accorgessero) fece abortire la missione.

In parallelo era stata approvata un’operazione, in codice Primrose, intesa ad impossessarsi del materiale cifra tedesco a bordo di unità nemiche questa volta in procinto di affondare; una missione delicata che si sarebbe dovuta effettuare quindi su base di opportunità, mantenendo  la massima segretezza. 

Il U-33 era un sommergibile della fortunata classe “tipo VIIA” impiegato dalla Kriegsmarine durante la seconda guerra mondiale. Varato nel giugno 1936 entrò in servizio il 25 luglio. Era armato con cinque tubi lanciasiluri, quattro a prua e uno a poppa, un cannone singolo a prua della torre di comando ed un cannone antiaereo. Era in grado di lanciare siluri o posare mine dai suoi tubi.

Furono effettuati due tentativi
Il primo avvenne il 12 febbraio 1940, sul sommergibile U-33, comandato dal Kptlt. Hans-Wilhelm von Dresky, che era impegnato nella posa di mine nel Firth of Clyde, nella costa occidentale della Scozia. Durante la posa delle mine, il dragamine HMS Gleaner, comandato dal capitano di corvetta Hugh Price, scoprì l’U boot e lo attaccò ferocemente con le sue bombe di profondità per diverse ore.

HMS Gleaner, appartenente alla classe Halcyon era armato con due cannoni antiaerei QF da 4 pollici (10,2 cm) ed  otto mitragliere da 0,303 pollici (7,7 mm). Quando impiegato in operazioni di scorta poteva sbarcare le attrezzature di dragaggio sminamento e imbarcare circa 40 bombe di profondità.

Alla fine, l’U-33, gravemente danneggiato, fu costretto ad emergere ed il Comandante per l’abbandono del sommergibile. Come da prassi,  ordinò che tutti i materiali classificati, come i rotori della cifrante ENIGMA, fossero buttati in mare. Qualcosa non funzionò, il battello non affondò immediatamente ed i Britannici riuscirono a salire a bordo e a bloccare alcuni membri dell’equipaggio che avevano ancora con loro tre dei rotori di ENIGMA. In particolare, ne catturarono tre, di cui due (identificati come VI e VII) erano di quelli usati solo dalla Kriegsmarine. Da notizie intelligence, era noto all’Ammiragliato che la versione di ENIGMA in uso nella Marina germanica era più complessa (con due rotori in più) di quella usata delle altre forze armate.

Un successo parziale ma sempre un passo avanti che fu seguito dall’abbordaggio di una nave meteorologica tedesca (KMS München) che permise la cattura del manuale di istruzioni di ENIGMA e del codice per la cifratura dei messaggi meteo. Due tasselli per la decifrazione del traffico di  ENIGMA importanti che si rivelarono però ancora non sufficienti per comprendere il traffico operativo. Come leggeremo nel prossimo articolo, si prospettò per caso una terza occasione e questa volta fu la volta buona. 

Fine II parte – continua 

Andrea Mucedola

 

in anteprima, un insieme eterogeneo, apparentemente improbabile, di crittografi appartenenti al primo nucleo di decifratori della famosa Stanza 40 dell’Ammiragliato, attivi durante la I guerra mondiale – università di Aberdeen

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Riferimenti

[1] Simon Singh, Codici & segreti, Rizzoli editore, Milano, 1999, ISBN 88-17-86213-4

Alberti, Leon Battista, Dello scrivere in cifra, (De componendis cyfris) trad. it. di M. Zanni. Prefazione di David Kahn, Galimberti Tipografi Editori, Torino 1994

Hugh Sebag-Montefiore, Enigma: The Battle for the Code, 2000, ISBN 0-7538-1130-8

Władysław Kozaczuk, Enigma: How the German Machine Cipher Was Broken, and How It Was Read by the Allies in World War Two, University Publications of America, 1984, ISBN 0-89093-547-5.  

F. H. Hinsley, et alii, British Intelligence in the Second World War: Its Influence on Strategy and Operations, volume 2, London, 1981

Winterbotham, Frederick. The Ultra Secret. London: Weidenfeld and Nicolson, 1974. ISBN 0-297-76832-8

 

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