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Analogia tra gli oceani e lo spazio esterno per una nuova visione strategica

tempo di lettura: 8 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: GEOPOLITICA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: SPAZIO
parole chiave: SLOC, CLOC, Mahan, Colbert

 

Siamo abituati a considerare la geografia nei tre domini, terra, mare e aria, come elemento critico che influenza le strategie nazionali ed internazionali. Insieme a queste tre dimensioni ne sta diventando sempre più importante una quarta, lo spazio che presenta molte similitudini con quella marittima … le guerre fredde spaziali sono già iniziate.

I limiti geografici hanno subito nella storia un ridimensionamento della loro importanza in ambito strategico, legato alla capacità delle forze militari di potersi muovere con maggiore facilità e velocità nel teatro operativo. In particolare, il sempre maggiore controllo della dimensione aerea e spaziale ha consentito di anticipare le scelte e, in molti casi, di prevenire situazioni critiche sul pianeta. A fianco ai domini tradizionali (terra, aria e oceani) si è aggiunto nel tempo, lo spazio che, per quanto possa sembrare ancora lontano, sta attirando sempre di più gli interessi delle superpotenze mondiali. Sebbene parlare di strategia spaziale possa sembrare fantascientifico, in realtà studi tradizionali di strategia e geopolitica possono essere applicati al dominio dello spazio esterno.

In questo breve articolo cercherò di dare alcuni spunti di riflessione per far comprendere che il dominio spaziale possa essere considerato in maniera simile a quelli tradizionali facendo delle semplici estrapolazioni.

Per iniziare richiamo, come esempio, la teoria della terraferma di Halford Mackinder che basava la sua tesi geopolitica sulla contrapposizione tra mare e terra.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Mackinders-Heartland.png

il concetto land centric di Makinders con la sua heartland

Secondo Mackinder, il territorio (Heartland) era il “cuore” pulsante di tutte le civiltà di terra, in quanto logisticamente protetto da qualunque dominio talassocratico. Da  cui la sua (errata) concezione geopolitica che chi comandava il territorio controllava il mondo («Who rules East Europe commands the Heartland: who rules the Heartland commands the World-Island: who rules the World-Island commands the World»). Una visione land centric che andava ad identificare in realtà punti geografici ben precisi, ben lontani dal mare. Considerando la storia recente potremmo ribaltare il concetto dicendo che chi comanda il mare comanda la terra e che, per farlo, devono esistere punti strategici da conquistare e proteggere.

In una visione futura lo stesso concetto si potrebbe applicare allo spazio, adottando una “topografia” anche per il quarto dominio. Non si tratta di fantascienza hollywoodiana … vedremo come, applicando i concetti della strategia allo spazio, alcuni punti al di fuori dell’atmosfera, possono essere utilizzati strategicamente per scopi civili, commerciali o militari.

Ne consegue che anche nello spazio devono essere prescelti punti strategici da impiegare e proteggere, analogamente al dominio marittimo.

Definizioni
GEO – Orbita equatoriale geosincrona
zona spaziale dove vengono collocati i satelliti geostazionari che si muovono alla stessa velocità della Terra e su un percorso parallelo alla rotazione terrestre. Questo consente di coprire un’area specifica della Terra. Orbitando a circa 35.000 km (22.000 miglia) sopra la superficie, i satelliti GEO impiegano esattamente 24 ore per compiere un’orbita completa della Terra. Di dimensioni maggiori, hanno costi maggiori ma, vista la lontananza dell’orbita sono necessari solo tre satelliti GEO per una copertura completa delle comunicazioni.

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LEO – a bassa orbita terrestre
orbite più basse tra 800 – 1.600 km (500 – 1.000 miglia) sopra la superficie. Questa vicinanza alla Terra li rende ideali per comunicazioni ad altissima velocità e a bassa latenza, che spesso presentano un ritardo di soli 0,05 secondi. I satelliti LEO hanno dimensioni minori che li rende molto più veloci ed economici da produrre rispetto ai loro fratelli maggiori. Completano un’orbita in appena 40-100 minuti. Essendo più vicini sono necessari molti di più per fornire una copertura globale completa.

Il pozzo gravitazionale
La topografia spaziale più critica nell’orbita terrestre è il pozzo gravitazionale, ovvero una regione di spazio, soggetta ad un campo gravitazionale, che circonda un corpo di una certa massa (nel nostro caso specifico la Terra). Potremmo immaginarlo come un vortice che, al di là delle complessità matematiche, possiamo visualizzare con un grafico dove la Terra si trova sul fondo di un pozzo. Considerando una astronave in partenza dalla Terra, per poter sfuggire dal pozzo gravitazionale sarà necessaria una quantità di energia sempre maggiore per poter raggiungere la cresta. Nella sua ascesa attraverserà le varie orbite (da LEO a GEO) che abbiamo citato.

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Riferendosi al disegno, l’altitudine dell’orbita terrestre bassa (LEO) può variare da un minimo di 200 chilometri fino a 2.000. Per spostarsi su orbite sempre più alte ci sarà bisogno di sempre maggior energia. Una volta raggiunte le orbite le necessità energetiche saranno però minori. Volendo fare un parallelismo, con le linee di comunicazione marittime, lo spazio ha anch’esso le sue linee do comunicazione sensibili, dai punti terrestri a quelli in orbita.

Da un punto di vista strategico le orbite minori sono le più congestionate e rischiose, a causa del gran numero di satelliti e … dei detriti spaziali. Le orbite geosincrone (GEO), ed oltre, sono aree a rischio relativamente basso, ma richiedono sostanzialmente molta più energia per arrivarci. In esse il periodo orbitale di un satellite è uguale ad una rivoluzione della Terra, facendo sembrare che il satellite sia fisso rispetto alla superficie terrestre, cosa che le rende vantaggiose per le telecomunicazioni.

Premesso quanto sopra, esistono nello spazio alcune posizioni strategiche che conferiscono qualche indubbio vantaggio operativo.

L’importanza del vantaggio tattico

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Julian Corbett (1854 – 1922)

Continuando il parallelismo con la dimensione marittima va ricordato lo storico navale e geo-stratega britannico Julian Corbett e la sua definizione per le linee di comunicazione marittime “as the waters over which passes the normal course of vessels proceeding from the base to the objective or the force to be supplied“. Corbett era fautore della necessità della superiorità relativa e pose maggiore enfasi non sullo scontro decisivo fra le forze in mare, ma sulle operazioni solo apparentemente minori, come il blocco delle linee di comunicazione nemiche (ad esempio con le mine navali).

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Carl von Clausewitz (1780 – 1831)

Secondo Sir Julian Corbett, rifacendosi al concetto clausewitziano, la strategia degli Stati si sarebbe dovuta focalizzare su come controllare le linee di comunicazione marittime, concentrandosi sulle mosse del nemico per mantenere un vantaggio tattico.

Questo concetto non è esclusivo del dominio marittimo ed è applicabile anche nello spazio. Come nel dominio marittimo, chiunque può utilizzare tutti i regimi orbitali contemporaneamente, anche se a volte, pericolosamente. Un fattore da non trascurare visto che un satellite “avversario” è stato già abbattuto da uno Stato avversario perché ritenuto pericoloso. 

Maritime vs Space
Secondo il dottor John Klein, della Troy University, esiste un equivalente spaziale delle linee di comunicazione marittime (SLOC) e quelle spaziali, definite CLOC (celestial line of communication), che in un prossimo futuro potrebbero essere utilizzate per il trasporto di materiali, personale, veicoli spaziali, trasmissioni elettromagnetiche ad uso civile ma anche militare.

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EUMETSAT costellazione NASA

Di particolare importanza nello spazio, come sul territorio, sono quindi i punti focali. In campo terrestre sappiamo che più in alto ci poniamo e maggiori saranno i nostri vantaggi su possibili avversari. La stessa cosa avviene nello spazio. I satelliti più lontani possono fornire prestazioni migliori se collocati in posizioni GEO. Non a caso esse sono quelle impiegate dai satelliti di telecomunicazioni, intelligence, sorveglianza e ricognizione. Una volta posizionati, i satelliti possono funzionare per periodi di tempo più estesi rispetto ai satelliti che operano ad orbite minori.

Choke point

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Alfred Thayer Mahan (1840 –  1914)

Analogamente dobbiamo considerare i choke point, punti sensibili che esistono nel dominio spaziale esattamente come nel campo marittimo. Sia Mahan che Corbett affermarono l’importanza della difesa delle linee di comunicazione marittime, compresi gli accessi ai porti. Se ancora una volta spostiamo la nostra attenzione sul dominio spaziale, i porti marittimi diventano i moderni complessi di lancio spaziale (spazioporti) che, in un’ottica futura, dovranno essere responsabili di mantenere aperto il flusso di merci e persone verso lo spazio. 

Per quanto riguarda questi punti sensibili, Klein sostiene che le orbite inferiori siano ormai sature, avendo raggiunto un livello critico di densità per tutti i sistemi spaziali. Per dare un’idea, al 30 aprile 2021, c’erano un totale di 4.084 satelliti nello spazio, di cui 3.328 solo nell’area LEO. Un affollamento pericoloso di diversi satelliti, funzionanti e non, che sono forieri ora e nel prossimo futuro di tanti detriti spaziali che possono essere un pericolo per i nuovi sistemi.

Per quanto sopra, le Superpotenze in grado di poter gestire sistemi spaziali così complessi si stanno rivolgendo verso la fascia più esterna, GEO, che si presta meglio per le  comunicazioni, l’osservazione meteorologica e la sorveglianza scientifica e militare. Non è fantascienza se pensiamo che alla fine del 2020, 562 satelliti erano già stati collocati in posizioni GEO.

I punti sensibili (choke point) avranno quindi un’importanza strategica critica anche nello spazio essendo in grado di bloccare o rallentare il traffico lungo le future linee di comunicazione celesti.

Simili ai porti marittimi, gli spazioporti rappresentano i punti fisicamente più vulnerabili delle potenze con capacità spaziali. Anche se quelli posizionati in zone equatoriali hanno un maggior vantaggio rispetto agli altri, necessitando geometricamente meno energia per la messa in orbita dei satelliti, non tutte le potenze possono averli a disposizione. Questo è un fattore geografico interessante che potrebbe portare le super potenze ad “interessarsi” di aree del mondo geometricamente interessanti per la realizzazione dei futuri spazioporti o, in alternativa, costruire o modificare unità navali da dislocare ove necessario, per il lancio dei nuovi satelliti.

Perché l’interesse verso i punti lagrangiani?
Torniamo ora al modello del pozzo gravitazionale, che abbiamo citato precedentemente. Allontanandoci dalla Terra, viene a variare l’influenza gravitazionale a causa dell’interazione con i corpi celesti maggiori (ad esempio il Sole e Giove). Gli scienziati stanno quindi studiando come sfruttare questa gravità oltre il GEO, andando oltre l’orbita della Luna fino al punto di Lagrange Terra-Luna 2 (L2). In particolare, il punto L2 è preferito in quanto la stabilità dell’illuminazione solare facilita la gestione termica della strumentazione e il puntamento verso lo spazio profondo. La Cina ha già posizionato un satellite di comunicazione nel punto di Lagrange L2 e … la NASA sta inviando il John Webb Space Telescope (JWST) con compiti di studio nel campo della astrofisica.

Vanno citati i punti di Lagrange Terra-Luna L4-L5, intrinsecamente instabili ma comunque interessanti in quanto sono la posizione in cui l’attrazione gravitazionale di due corpi è esattamente uguale alla forza centripeta richiesta affinché un piccolo oggetto (ad esempio un satellite) si muova con loro. 

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punti lagrangiani

Gli Stati Uniti stanno già sfruttando a proprio vantaggio altri punti di Lagrange. Ad esempio, il Solar and Heliospheric Observatory Satellite (SOHO) è stato posizionato sul punto L1 per poter studiare il Sole. Infine, il punto L3 che, per quanto di conoscenza, non è ancora in uso e non sembra che ci siano piani per impiegarlo. 

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una ricostruzione dei movimenti degli asteroidi troiani di Giove, che passano costantemente dai punti L4 a L5 usando L3 come luogo di passaggio (L3 è molto instabile sulla scala del Sistema Solare)

In sintesi, lo corsa allo spazio sta assumendo una nuova connotazione … le astronavi come le navi negli oceani solcheranno presto le nuove rotte di comunicazione celeste, che dovranno essere protette sia nel loro percorso che nei loro punti deboli (choke point terrestri e spaziali).  Chissà se Mahan e Colbert lo avrebbero mai immaginato?

Andrea Mucedola

 

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