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Brindisi capitale d’Italia

tempo di lettura: 7 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: DIDATTICA

parole chiave: Brindisi, II guerra mondiale
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Brindisi, città antica, crocevia di traffici marittimi, ma anche capitale di Italia … con questo breve articolo il professor Gianfranco Perri ci racconta oggi quel periodo storico che seguì  i drammatici giorni dopo l’8 settembre 1943.
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L’arrivo dei regnanti a Brindisi
Firmato l’armistizio l’8 settembre del 1943, il re Vittorio Emanuele III e il generale Pietro Badoglio, capo del governo, la sera del 9 settembre abbandonarono nottetempo Roma e si diressero a Pescara dove s’imbarcarono sulla nave militare “Baionetta” dirigendosi a Sud, con a bordo la regina Elena, il principe ereditario Umberto ed un buon numero di alti funzionari del regno, militari e civili, mentre tutti i ministri del governo, a eccezione di quello della marina e quello dell’aeronautica, rimasero a Roma, ignari di quella partenza.

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la Regia corvetta Baionetta al suo arrivo a Brindisi con a bordo i Reali e parte del nuovo Governo @ ufficio storico della marina 
R.N. corvetta baionetta.JPG – Wikimedia Commons

Il pomeriggio di venerdì 10 settembre 1943 il comandante della piazza marittima di Brindisi, ammiraglio Luigi Rubartelli, ricevette, via radio e rocambolescamente, la notizia dell’arrivo della regia nave Baionetta con il suo regio carico. I Tedeschi avevano lasciato Brindisi la sera prima, diretti verso Nord, mentre non erano ancora giunti in città militari delle forze alleate e così, il re decise di sbarcare a Brindisi e alloggiò con la sua famiglia nella palazzina dell’ammiragliato.

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Brindisi 1943. Vittorio Emanuele III, nel cortile del Comando Marina, riceve il saluto dell’Ammiraglio Luigi Rubartelli @ ufficio storico della marina 

La mattina del giorno seguente, 11 settembre, il re dispose che il governo dovesse rimanere a Brindisi e convocò una sua prima riunione formale nella stessa palazzina dell’ammiragliato. I sovrani trovarono una città quasi deserta, dove le condizioni di vita erano molto difficili. Mancava tutto e tra i pochi abitanti rimasti, ve ne erano molti che finanche soffrivano la fame. Oltre la metà dei Brindisini, infatti, era ormai da tempo sfollata nei vari paesi della provincia per timore dei bombardamenti che avevano colpito e distrutto le case, le strade e molte chiese, edificazioni simbolo prescelte -si disse- per così fiaccare il morale della popolazione, mentre avevano stranamente risparmiato i tanti obiettivi militari presenti in zona. In quell’atmosfera, durante la sua permanenza a Brindisi, il re rimase quasi sempre nel castello, uscendo raramente, sempre in auto, ospite presso alcune famiglie nobili della zona, dando così l’impressione che non volesse avere contatti con la popolazione brindisina. Alcune testimonianze dirette ricordano quel re come una persona molto triste, preoccupata, probabilmente illusa di poter rientrare presto a Roma. La regina Elena invece, ebbe un atteggiamento di maggior interesse verso la popolazione brindisina e partecipò in più occasioni a iniziative di beneficenza. Solo in occasione della sua partecipazione a una messa celebrata in aeroporto, il re ebbe modo di incontrare la gente di Brindisi. Poiché quasi tutti i ministri erano rimasti a Roma, si pensò di ricostituire il Consiglio dei Ministri con sottosegretari plenipotenziari e così, il 13 novembre si poté annunciare la costituzione del nuovo governo, la cui composizione fu pubblicata il 18 novembre 1943 sul primo numero della “Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia–Serie Speciale” stampata a Brindisi nella Tipografia Ragione.

Il nuovo governo, composto da 12 ministri, s’istallò nei locali della prefettura, in piazza Dante, in cui tenne la sua prima riunione ufficiale il 24 novembre 1943. E così, l’attività amministrativa del governo, dopo un inizio con logistica critica, riprese lentamente a funzionare. Da Brindisi si cercò anche di ricomporre l’ormai sfaldato esercito italiano, che da quel re era stato lasciato ignobilmente senza ordini e completamente allo sbando, partendo dalle divisioni militari che in quella fatidica data si trovarono dislocate nella provincia di Brindisi e Taranto, perché poste a difesa delle basi navali.

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il re passa in rassegna un reparto dell’Esercito,  il I Raggruppamento Motorizzato at Trani, ottobre 1943. © Vincenzo Dapino

A Brindisi, il 28 settembre 1943 fu costituito il Raggruppamento Motorizzato, composto di tre battaglioni e comandato dal generale Vincenzo Dapino. A Brindisi si trasferì anche la Reale Accademia Navale, giungendovi da Venezia a bordo della nave Saturnia il 12 settembre del 1943 e prendendo sede nel Collegio Navale. Il 14 settembre arrivarono a Brindisi anche le due navi scuola, Americo Vespucci e Cristoforo Colombo.

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Il Collegio Navale di Brindisi dove si insediò la Regia Accademia Navale dal 13 settembre 1943 @ ufficio storico della marina 

La Regia Accademia Navale rimase a Brindisi, nella sede del Collegio navale, fino al rientro nella sua sede storica di Livorno, il 20 luglio del 1946. Inizialmente, il territorio su cui il nuovo governo poté estendere i suoi poteri, si limitò alle province di Brindisi Lecce Taranto e Bari e a tutta l’isola della Sardegna, dando così inizio al Regno del Sud, che visse all’ombra dell’occupazione militare alleata, costantemente e strettamente supervisionato dalla Allied Military Mission che fin dal primo giorno dopo l’arrivo del re a Brindisi, giunse in città e s’istallò nell’Hotel Internazionale.

Poi, l’11 febbraio 1944, gli Alleati consentirono finalmente il trasferimento dei territori meridionali occupati, Sicilia, Calabria, Basilicata e la provincia di Salerno, al Regno del Sud e così, dopo cinque mesi a Brindisi -per l’esattezza 154 giorni- il re e il governo di Badoglio si trasferirono a Salerno. Si chiuse così una parentesi d’indubbia risonanza nel contesto della storia della città: Brindisi fu capitale d’Italia. Un fatto storico destinato però a essere formalmente controverso. Da una parte coloro i quali ne sostengono, oltre alla storicità, anche la piena legalità, e dall’altra parte coloro che, ufficialmente i più, al contrario non la sostengono.

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S. Barbara (4 dicembre 1943) – Giuramento del Corso Vedette della Regia Accademia Navale (1943-1946) a Brindisi @ ufficio storico della marina 

Questi alcuni degli argomenti a sostegno delle due tesi opposte:
Rosario Jurlaro: “Brindisi può essere considerata capitale del regno a tutti gli effetti, anche se di una nazione divisa in due parti. Furono aperte le sedi dei ministeri in alcuni edifici del centro storico e presso la Tipografia Ragione furono stampati alcuni numeri della Gazzetta Ufficiale, firmata da Vittorio Emanuele III, con in calce scritto Brindisi. A Brindisi il governo prese decisioni importanti, e tra queste la dichiarazione di guerra alla Germania. In sostanza, Brindisi svolse in quella fase tutte le funzioni fondamentali di capitale del regno…”.

Roberto Piliego:Brindisi è stata solo la sede casuale di un governo molto precario, privo di un’effettiva sovranità, perché sotto il diretto controllo delle forze militari angloamericane. La fiducia degli ex nemici nel re e nel capo del governo Badoglio era assai limitata, per non dire inesistente ed entrambi erano considerati puramente strumentali alla buona riuscita del piano alleato d’invasione dell’Italia. Non è esatto, quindi, parlare di Brindisi capitale d’Italia, e neppure del cosiddetto Regno del Sud. La scelta di una capitale può avvenire soltanto in piena liberta, senza costrizioni o condizionamenti di alcun genere, con un atto ufficiale del governo e del parlamento…”.

Giuseppe Teodoro Andriani:Brindisi è stata capitale d’Italia, come lo dimostra non solo la presenza di un governo, ma anche quella del re. La partenza precipitosa da Roma di Vittorio Emanuele III è da intendersi come un’esigenza nazionale per mettere in salvo la monarchia, evitando la cattura del sovrano, che sarebbe diventato ostaggio in mano alle truppe tedesche. Pertanto si può parlare di un trasferimento delle massime cariche dello Stato al fine di assicurarne lo svolgimento delle funzioni e la continuità legale, salvando la persona del re e nominando nuovi ministri di un governo che venne riconosciuto, come lo dimostra ‘invio d’ambasciatori dalla Russia e poi dal Regno Unito e gli Stati Uniti…”.

Più recentemente, il professor Antonio M. Caputo, con un suo libro su questa vicenda storica, ha voluto dare risalto all’impegno e alla funzione che la città e il suo circondario svolsero effettivamente nei mesi in cui Brindisi fu capitale d’Italia, segnalando come quell’evento non costituì per Brindisi un semplice ricovero di fortuna, scelto a caso.

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La regia nave scuola Amerigo Vespucci in porto a Brindisi dopo l’armistizio – Fonte per gentile concessione di Antonio Angelo Caria – Autore Capo Carico Cannoniere della Corvetta Sibilla 1943Nave scuola Amerigo Vespucci (Brindisi 1943).jpg – Wikipedia

Da Brindisi ripartì lo Stato, si risvegliò l’orgoglio nazionale che la dittatura e la disastrosa guerra avevano disperso. Anche se non era certamente a Brindisi, o comunque in Italia, che si decidevano le sorti della guerra, però da Brindisi a quegli eventi si partecipava di fatto, garantendo collegamenti e supporti fondamentali alle unità combattenti, oppure assistendovi impotenti, anche per le pesanti condizioni imposte a chi era uscito sconfitto dalla guerra, come fu per la tragedia patita dai nostri militari nelle isole greche.

Gianfranco Perri

 

immagine di anteprima Regie Navi Zara, Fiume e Pola a Brindisi – @ ufficio storico della marina 
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Bibliografia
– 1943 Brindisi … Persino Capitale,  A.M. Caputo – 2015
– Brindisi Capitale. Parlano gli storici,  G. Membola – 2013
– Gianfranco Perri racconta 50 foto di Brindisini la mia gente, G. Perri – 2013
– Brindisi da capoluogo di provincia a capitale del Regno del Sud, G. Andriani – 2000

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