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Operation Petticoat, tra fiction e realtà

tempo di lettura: 9 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: SOMMERGIBILI
parole: Operation Petticoat, sommergibili statunitensi, classe Balao, Sommergibile Torricelli 

 

Operazione sottoveste, un film di successo che racconta tante verità.
Chi non ha visto, almeno una volta, la storia del sommergibile  “rosa” e del suo strampalato equipaggio? Una storia di fantasia ma ispirata ad eventi realmente accaduti, che racconta con discreta ironia il mondo dei marinai che può spesso superare quello della fantasia.

Il film, in perfetto stile hollywoodiano, venne realizzato con ampio supporto del Dipartimento della Difesa e della Marina USA da sempre sensibile a onorare con pellicole più o meno impegnate il proprio personale. A tal riguardo ricordo un mio comandante alla NATO, un simpatico generale dell’esercito americano, perennemente con uno stecchino in bocca e la battuta pronta. Parlando delle loro forze armate e del fatto che i loro soldati venivano spesso decorati con medaglie di tutti i tipi, mi disse una grande verità: “io non posso pagarli di più ma posso riconoscere il loro impegno stando vicino a loro e alle loro famiglie nei momenti più duri e dandogli queste decorazioni simboliche che vogliono essere un apprezzamento del popolo americano ai loro figli in armi“. Questa attenzione verso il mondo militare traspare ancora nella cinematografia americana tra critica sociale e propaganda, purtroppo molto meno da noi in una logica spesso antimilitaristica che non trova riscontro nel mondo in cui viviamo.

In realtà le disavventure dell’equipaggio del sommergibile rosa sono forse più vicine alla realtà di quelle raccontate in tanti film bellici di John Wayne dove l’eroe, sempre senza macchia e senza paura, al di sotto della sua rudézza si dimostra generoso e di buoni sentimenti,  propagandando il mito americano della frontiera. In Operazione Petticoat abbiamo due personaggi agli antipodi: il Comandante Sherman (Gary Grant) saggio e dotato di un sottile humour e il sottotenente di vascello Nick Holden (Tony Curtis), giovane ufficiale alla logistica con nessuna esperienza della vita di bordo, che si farà immediatamente conoscere per i suoi comportamenti decisamente poco etici (se non pirateschi) ma, nella confusione della guerra, essenziali per la sopravvivenza del battello impegnato nella battaglia delle Filippine.

La maggior parte delle riprese ebbe luogo nei pressi della Naval Air Station (NAS) Key West, Florida, e presso la Naval Station di San Diego, California. Il suo successo cinematografico fu certamente legato alla bravura del regista Blake Edwards (firmerà in seguito capolavori come Breakfast at Tiffany’s (1961), Victor/Victoria (1982) e Pink Panther) e dei protagonisti, Gary Grant e Tony Curtis, che fecero di questa commedia un “must to be seen”

Una curiosità
Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è tony-curtis-sailor.jpgTony Curtis si era arruolato nella Marina degli Stati Uniti durante la Seconda guerra mondiale all’età di 17 anni. Dopo essere diventato un attore di successo, Curtis ebbe l’idea di una commedia ambientata su un sommergibile con la partecipazione di Cary Grant, che aveva già interpretato il ruolo del comandante Cassidy nel film Destinazione Tokyo. Nacque così l’idea di Operation Petticoat. Quello che molti non sanno è che alcuni elementi della apparentemente strampalata sceneggiatura furono tratti da eventi reali, accaduti a bordo di alcuni sommergibili americani assegnati alla flotta del Pacifico durante la Seconda guerra mondiale.

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Nel film l’equipaggio è condotto dall’impassibile comandante Sherman, interpretato dal mitico Gary Grant; un ufficiale esperto, equilibrato ed irreprensibile che però dimostra all’occorrenza di saper temporaneamente chiudere ambedue gli occhi sul regolamento. Come spesso capita, il nemico più infido è la burocrazia, le intricate procedure di richiesta dei materiali, che ritardano le forniture, a volte facendo pervenire a bordo materiali diversi da quelli ordinati. Poca cosa in tempo di pace, una tragedia in tempo di guerra. E’ così che il giovane Holden si improvvisa croupier per approvvigionare i pezzi di rispetto ed i rifornimenti necessari per la sopravvivenza del suo sommergibile.

Storie al limite del politically/ethically correct, quando i Comandanti in mare dovevano ingegnarsi ogni giorno per sopravvivere alla cecità o sordità della burocrazia, nella “logica” che i Superiori quelle cose le avevano già viste e, alla fin fine, “al di sopra del Comandante c’è solo Dio” e che, come scrisse in un suo bel racconto l’ammiraglio Scialdone, tanto i Superiori vedono tutto … e se non fanno nulla c’è sempre una ragione.

Operazione sottoveste, un film di successo che racconta tante verità
Tornando al film, alcuni episodi raccontati non sono di fantasia ma avvennero veramente a bordo di sommergibili americani durante le operazioni nel Pacifico. Ad esempio, nel film vediamo che il USS Sea Tiger è costretto, a causa di una prossima invasione dell’isola da parte delle truppe giapponesi, ad evacuare delle infermiere dalle Filippine, un evento che causerà non pochi guai al povero Comandante Sherman ed al suo equipaggio. In realtà questo evento ebbe realmente luogo il 3 maggio 1942 a bordo del sommergibile USS Spearfish, quando evacuò un gruppo di infermiere della Marina e dell’Esercito da Corregidor due giorni prima dell’arrivo dei Giapponesi. 

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La prima infermiera della Marina degli Stati Uniti a fuggire dalla base di Corregidor e ad arrivare in Australia fu la guardiamarina Ann Bernatitus (nella foto) che faceva parte di un gruppo di 13 donne americane ed altri ufficiali di alto livello della Marina e dell’Esercito (nonché due clandestini) messi in salvo grazie al sommergibile USS Spearfish, domenica 3 maggio 1942, ovvero circa 48 ore prima che Corregidor cadesse in mano ai giapponesi. Arrivarono a Fremantle, nell’Australia occidentale il 20 maggio 1942. Oltre ad Ann Bernatitus, fu riportato sul diario di bordo l’imbarco di undici infermiere dell’Esercito americano e la signora Margaret Janson, moglie di un ufficiale della marina americana.
Nurse Gets Legion of Merit | Lone Sentry Blog

Tra gli episodi più divertenti del film, ricordiamo quello del camion che “viene affondato” dopo essere stato silurato con l’ultimo siluro disponibile. L’episodio si ispira ad un fatto reale che ebbe luogo durante un attacco a Minami Daito il 16 luglio 1944, quando il sommergibile USS Bowfin, colpì un molo e fece saltare l’autobus parcheggiato nel porto. Una macchia nel pedigree di quel sommergibile che affondò 179.646 tonnellate (34 grandi navi, più altre 10 sotto le 500 tonnellate) e danneggiò 33.934 tonnellate (cinque grandi navi, più due minori) per un totale di 213.580 tonnellate affondate o danneggiate. Considerato ancora oggi una leggenda nella comunità dei sommergibilisti americani, il USS Bowfin è collocato al 15° posto su 188 per numero di navi affondate. Chissà se anche l’autobus fu inserito nell’elenco.

Non ultimo, vale la pena di menzionare la lettera del comandante Sherman (Gary Grant) al dipartimento di approvvigionamento sull’inspiegabile risposta negativa (materiale sconosciuto) alla richiesta di carta igienica. Per chi ha indossato l’uniforme blu questo episodio non è così assurdo. Il problema della logistica ha sempre attanagliato gli uomini in divisa, in particolare in momenti in cui le difficoltà belliche rendevano tutto più complesso. Quello che non è noto è che l’arguta lettera del comandante del sommergibile rosa è basata su una missiva realmente inviata al Dipartimento di approvvigionamento del Cantiere navale di Mare Island da parte del capitano di corvetta James Wiggins Coe, comandante del sottomarino USS Skipjack

La storia è molto divertente e vale la pena di essere raccontata. Secondo un sito di ex sommergibilisti statunitensi la bozza della lettera fu consegnata al segretario di bordo (in gergo chiamato sulle navi americane Yeoman), dicendogli di batterla a macchina. Prima di riconsegnarla per la firma, come prassi, lo Yeoman la fece controllare al Comandante in seconda che, con l’ufficiale di guardia, si recò dal Comandante per avere conferma se la volesse veramente mandare. La sua risposta fu ferma: ” “I wrote it, didn’t I?”  ovvero l’ho scritto io, giusto?”.

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trascrizione della lettera originale inviata dal Comandante del sommergibile USS Skipjack – oggi conservata al Bowfin Museum, Hawaii, che non a caso fu inserita nel film – estratto dal sito  http://www.submarinesailor.com/history/toiletpaper.asp

La lettera partì e, dodici giorni dopo, il 22 giugno 1942 James Wiggins Coe fu insignito della Navy Cross per le sue azioni sull’S-39, e la lettera sulla sconosciuta “carta igienica” arrivò al Deposito di forniture di Mare Island scatenando un ovvio putiferio. Un membro di quell’ufficio ricorda che tutti gli ufficiali del dipartimento dei rifornimenti “dovettero stare sull’attenti per tre giorni a causa di quella lettera“. A quel punto, la lettera divenne virale (pensate che a quei tempi non c’era ancora internet), diffondendosi in tutta la flotta, fino ad arrivare anche al figlio del presidente degli Stati Uniti, John Roosevelt, che era imbarcato sulla USS Wasp.

Ma le sorprese non erano finite … quando il sommergibile rientrò alla base dopo una missione di pattugliamento l’equipaggio trovò “piramidi di carta igienica accatastate sul molo”. Inoltre, due marinai portavano una lunga tavola con al di sopra rotoli di carta igienica con metri di carta srotolata che scorrevano dietro di loro mentre una banda suonava un inno di benvenuto. Non ultimo, i membri della banda indossavano cravatte di carta igienica al posto dei loro fazzoletti della Marina e quando soffiavano negli strumenti a fiato, striscioni bianchi si dispiegavano da trombe e corni.

Un’accoglienza degna di un film di Hollywood visto che, come consuetudine, al ritorno dei battelli, in genere sul molo si trovavano solo casse di frutta/verdura fresca e l’immancabile gelato. Il USS Skipjack fu invece accolto con cartoni di carta igienica. 

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capitano di fregata James Wiggin “Red” Coe

La lettera, il cui originale è conservato al Bowfin Museum alle Hawaii, divenne famosa nei libri di storia dei sottomarini e, non a caso, fu inserita nel copione del film Operation Petticoat. Ancora oggi, alla Navy Supply School di Pensacola, Florida, è ancora appesa in un quadro sotto una scritta che recita: “Non lasciare che questo ti accada!“. Per ironia della sorte, quella lettera è passata alla storia più dell’autore, il capitano di fregata  James Wiggin “Red” Coe,  considerato un asso e che aveva comandato con onore e capacità il USS Skipjack e l’USS Cisco (scomparso con il suo comandante il 6 novembre 1943 durante le operazioni nel teatro del Pacifico)

Non uno ma … tre
Tornando alle riprese del film Operazione sottoveste (Operation Petticoat), furono impiegati ben tre sommergibili durante le riprese, tutti appartenenti alla fortunata classe Balao:

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è USS_Queenfish_SS-393_underway_at_sea_in_the_1950s.jpg

USS Queenfish (SS-393), in trasferimento negli anni 1950s
USS Queenfish (SS-393) underway at sea, in the 1950s.jpg – Wikimedia Commons

Il primo fu l’USS Queenfish, che appare nelle scene di apertura e di chiusura (girate nel 1959), e nelle quali è visibile il numero distintivo 393 sulla torretta, seguito poi dall’USS Archerfish, che fu impiegato in tutte le scene dove il battello subacqueo appare dipinto in grigio e nero.

L’ultimo fu l’USS Balao, che appare in tutte le scene nelle quali il Sea Tiger è pitturato di rosa. Tutti e tre sommergibili erano appartenenti alla classe Balao, una classe fortunata di cui furono costruiti ben 120 esemplari, alcuni ceduti o venduti nel dopoguerra anche all’estero. Uno di essi, l’USS Catfish, fu acquistato dalla Marina argentina e ribattezzato ARA Santa Fe (S-21), che fu perso nel 1982 nella guerra delle Falkland dopo essere stata danneggiato mentre era ormeggiato ad un molo. L’ARA Santa Fe fu rimesso a galla e dismesso pochi anni dopo la guerra, portato in acque profonde e affondato.

Altri tre sommergibili furono ceduti alla Marina Militare italiana.

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i tre sommergibili ex classe Balao acquisiti dalla Marina Militare italiana

Una curiosità
Per molto tempo si pensò che il sommergibile rosa fosse uno di quelli ceduti all’Italia. Questa leggenda nacque per il fatto che durante il carenaggio del sommergibile Evangelista Torricelli, nel trattamento dello scafo, affiorò una pittura rosa, simile a quella che si vede nel film Operazione sottoveste.

In effetti la classe dei sommergibili Torricelli della Marina Militare italiana era costituita da tre sommergibili statunitensi classe Balao, ceduti all’Italia nel quadro del programma di assistenza militare post bellico. Si trattava dell’USS Lizardfish, USS Capitaine e USS Besugo, veterani della guerra nel Pacifico e rispettivamente ribattezzati Evangelista Torricelli, Alfredo Cappellini e Francesco Morosini. L’equivoco scaturì dal fatto che, per un errore, la USN comunicò che il USS Lizardfish era stato uno dei battelli impiegati durante il fortunato film hollywoodiano, per cui la storia venne creduta a lungo. Solo in un secondo tempo, la Marina statunitense rivelò che il vero e unico “sommergibile rosa” era in realtà stato il USS Balao, capo classe della classe omonima.

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Sommergibile Evangelista Torricelli, ex USS Lizardfish, in entrata a Taranto, 1963, collezione Duilio Ranieri

E quel colore rosa sul Torricelli? Chi il ferro lo ha “pittato” a lungo sa che può essere probabilmente riconducibile al viraggio di una mano della pittura protettiva al minio data sullo scafo. Capita.

Ed ora non vi resta che riguardare questo film senza tempo, uno dei pochi che possiamo rivedere tante volte senza mai stancarci.

Andrea Mucedola

 

in anteprima screenshot del film Operazione sottoveste (1959) catturato personalmente dall’autore Gawain78 – Detentore del copyright: Universal Studios Operazionesottoveste.png – Wikipedia

 

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1 commento

  1. Francesco Brecciaroli Francesco Brecciaroli
    15/08/2021    

    Bella la storia del sommergibile rosa! Ho già visto più di una volta il film e non ci si stanca mai di rivederlo!

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