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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: Mimbelli, torpediniera Lupo, Forza Delta
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Raccontiamo oggi la storia di Francesco Maria Mimbelli, livornese di nascita ed uomo di mare di rare qualità.
Francesco Maria Mimbelli apparteneva ad una ricca famiglia livornese proveniente, da parte del padre, dalla città dalmata di Sabbioncello. Nato nel 1903, visse la sua gioventù a Villa Mimbelli, molto vicina in linea d’aria dalla Regia Accademia Navale che Francesco Maria Mimbelli frequentò dal 1918 (a quell’epoca si entrava a 15 anni), conseguendo nel 1923 il grado di guardiamarina. Si dice che in Accademia Navale il giovane ufficiale si appassionò particolarmente alle scienze e, in particolare, alle nascenti radiocomunicazioni. Non era un caso perché proprio a Livorno, sul tetto del Grand Hotel Palazzo, non lontano dalla sua casa di famiglia, Guglielmo Marconi aveva fatto i primi esperimenti con le onde radio. Inoltre, nel comprensorio della Regia Accademia Navale, era nato, il 26 ottobre 1916, l’Istituto elettrotecnico e radiotelegrafico della marina (I.E.R.T.), la cui denominazione venne poi modificata il 27 luglio 1928 in Regio istituto elettrotecnico e delle comunicazioni della Marina (R.I.E.C.). Una fucina di studi di alto livello tecnico dove, nel tempo, lavorarono scienziati ed ufficiali le cui scoperte entrarono nella storia delle Comunicazioni. Voglio ricordare solo Francesco Vecchiacchi, fondatore delle misure elettroniche, Nello Carrara, padre degli studi sulle microonde, ed Ugo Tiberio, inventore del “radiotelemetro” (nel 1936), un prototipo del radar italiano, il cui operato non venne però valorizzato (se non osteggiato) dalla mancanza di visione di alcuni ammiragli dello Stato Maggiore della Marina.
Regia cannoniera Sebastiano Caboto alla fonda a Shangai, quando in operazione nei mari della Cina
RN Caboto – Sebastiano Caboto (cannoniera) – Wikipedia
Dopo gli studi in Accademia, Mimbelli venne poi imbarcato sulle cannoniere Caboto e Carlotto, dislocate nel Mar Cinese. L’attività due navi riguardava anche i controlli sulla correttezza dei commerci e sulle compagnie di navigazione italo-cinesi. Le cannoniere avevano anche il compito di proteggere le missioni italiane, spesso minacciate da saccheggi da parte di pirati fluviali e di reparti combattenti di opposte fazioni. Sul Caboto Mimbelli ottenne la promozione a sottotenente di vascello e vi rimase fino al suo rimpatrio nel 1926. Promosso nel 1928 tenente di vascello, nel 1930 fece parte della delegazione italiana inviata alla Conferenza Navale di Londra.
Il 1930 segna però la fine di molti Mimbelli: nel giro di pochi mesi muoiono il nonno Francesco, il padre Luca e l’amata zia Gilberta, e la grande e lussuosa villa incomincia a decadere. Nonostante sia ancora vivo lo zio Pierluigi, che scomparirà però nel 1937, la Villa è ereditata da Francesco Maria, che nel 1936 la vende con tutti i mobili ed il magnifico parco all’Azienda Autonoma Poste e Telegrafi di Livorno. Foto dello scalone interno di Villa Mimbelli, Livorno. Dal 1994, la villa ospita il magnifico Museo Civico Giovanni Fattori
Rientrato in Italia, Francesco Mimbelli imbarca sul Trento, un incrociatore pesante appartenente all’omonima classe della Regia Marina, che insieme al regio cacciatorpediniere Espero fu inviato in missione in Cina e Giappone per unirsi al Battaglione San Marco, come dimostrazione di forza durante la seconda guerra cino-giapponese.
Regio incrociatore pesante Trento – Fonte ufficio storico della marina militare Incrociatore Trento in navigazione.jpg – Wikimedia Commons
Dopo la promozione a capitano di corvetta, nel 1937 Mimbelli assunse il comando di unità navali torpediniere, partecipando nel 1939 alle operazioni in Albania. In quegli anni venne notato dallo Stato Maggiore della Marina l’antico interesse di Mimbelli per le radiocomunicazioni e il giovane comandante venne trasferito al Ministero della Marina a Roma. Una destinazione di certo interesse ma che lo teneva lontano dal suo amato mare. Fu così che, dopo la promozione a capitano di fregata, Francesco Mimbelli chiese di imbarcare nuovamente e, nel dicembre 1940, gli fu assegnato il comando di una squadriglia torpediniere con sede comando sulla torpediniera Lupo, classe Alcione.
Fu proprio a bordo di quella nave che Mimbelli si distinse in un’azione navale avvenuta nel corso della battaglia di Creta, un evento che, voglio sottolineare, passò alla storia navale non solo italiana.
Regia torpediniera Lupo al rientro dall’azione
Lupo4.jpg – Wikipedia
L’azione del Lupo
Il 19 maggio 1941, un convoglio di 21 caicchi partì dal Pireo con a bordo 2.331 militari tedeschi, scortati dalla torpediniera Sirio, con destinazione Creta per l’occupazione dell’isola. A seguito di gravi avarie sia il Sirio che sette dei caicchi dovettero tornare in porto, e la torpediniera Curtatone, inviata a rimpiazzarlo affondò su una mina nel golfo di Atene, prima ancora di poter raggiungere il convoglio. Supermarina decise allora di destinare alla scorta del convoglio l’unità capo squadriglia delle torpediniere, il Lupo, al comando di Francesco Mimbelli. La torpediniera salpò da Milo e raggiunse i restanti caicchi nelle prime ore del mattino del 21 maggio. Quello che non si sapeva era che l’ammiraglio Andrew Cunningham, comandante in capo della Mediterranean Fleet, a seguito degli attacchi aerei della Regia Aeronautica italiana, i cui bombardieri CANT Z. 1007 avevano affondato il cacciatorpediniere HMS Juno, aveva ordinato che, durante il giorno, due delle sue squadre navali (Force) si ritirassero a sud ed a ovest, al di fuori del raggio di azione dei bombardieri dell’Asse, riprendendo poi il pattugliamento nelle ore notturne al largo di Creta.
Una di queste forze britanniche era la Forza Delta, comandata dal contrammiraglio Irvine Glennie. Tutto iniziò la notte tra il 21 ed il 22 maggio quando gli Inglesi intercettarono il convoglio italo-tedesco scortato dal Lupo. Va precisato che la Forza Delta, composta dagli incrociatori HMS Ajax, HMS Orion, HMS Dido e dai cacciatorpediniere HMS Hereward, HMS Hasty, HMS Janus e HMS Kimberley, aveva un potenziale bellico notevole, decisamente superiore a quello del piccolo Lupo. Inoltre, le sue unità erano dotate di radar, un ausilio che consentiva di poter scoprire ed inquadrare il nemico anche in condizioni di totale oscurità.
l’incrociatore leggero HMS Dido alla fonda a Firth of Forth – autore fotografo della RN non conosciuto – HMS Dido (37).jpg – Wikimedia Commons
Mimbelli si rese conto che avrebbe avuto solo due alternative: accostare e cercare di allontanarsi oppure attaccare il nemico, cercando così di dare qualche possibilità di fuga ai caicchi. In estrema sintesi, nonostante l’evidente inferiorità numerica e bellica, Mimbelli dopo aver ordinato ai caicchi di invertire la rotta per mettersi in salvo, decise di combattere.
Non ci pensò un attimo
Dopo aver ordinato di assumere il posto di combattimento, Mimbelli attaccò le navi inglesi, lanciandosi fra gli incrociatori ed emettendo una densa cortina fumogena per nascondere i movimenti delle navi del convoglio e togliere al nemico la capacità di discriminare i bersagli. In realtà questo avrebbe potuto dare poco fastidio alle unità inglesi in quanto potevano contare sul radar che consentiva di poter sparare sul naviglio avversario anche in assenza totale di visione. Quello che invece disorientò gli Inglesi fu la manovra cinematica del Lupo. La manovra fu talmente audace e geniale da prendere in contropiede gli Inglesi.
Mimbelli, trovandosi a circa 700 metri dal nemico, lanciò due siluri contro l’HMS Dido, che aprì subito il fuoco, presto imitato dalle altre unità britanniche. Sebbene il lancio dei siluri del Lupo contro la nave avversaria fallì (a causa della velocità sopravvalutata 28 nodi anziché 20) si ebbe da subito l’impressione di aver colpito il bersaglio.
La torpediniera Lupo in rientro a Taranto dopo l’azione di Creta – foto Regia marina RN lupo.jpg – Wikimedia Commons
Il Lupo, incurante del fuoco nemico, aprì immediatamente il fuoco con tutte le sue armi in dotazione contro le navi inglesi. Sebbene dopo il primo momento di indecisione, il tiro britannico divenne più efficace e la torpediniera venne colpita da 18 proiettili di piccolo e medio calibro, ma le distanze in gioco fra tutte le unità di fatto crearono una situazione di fuoco amico tra le unità britanniche che si ritrovarono a distanze così ravvicinate, ovvero inferiori ai mille metri, in un infero di fuoco, fumo e fiamme. In pratica, l’azione del Lupo, incuneato fra le navi nemiche, causò così tanta confusione che l’HMS Dido colpì accidentalmente l’HMS Orion con alcuni proiettili da 40 mm, provocandogli danni al ponte di comando ed alcune perdite (due morti e nove feriti); curiosamente, in seguito si scoprì che l’Orion aveva già subito alcuni danni a causa dello scoppio dei due siluri lanciati dal Lupo contro il Dido.
Mimbelli con la sua abilissima manovra riuscì quindi a sottrarsi al fuoco nemico ed a disimpegnarsi, tornando solo con qualche “ferita” sullo scafo ma ancora in grado di navigare fino alla base di Taranto. Grazie alle sue manovre ardite non solo salvò la sua unità da sicuro affondamento ma anche parte del convoglio.
Per questa azione la bandiera di guerra del Lupo venne decorata con la Medaglia d’Argento al Valor Militare ed a Mimbelli venne conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione: «Comandante di torpediniera di scorta ad un gruppo di motovelieri con truppe germaniche dirette a Creta per l’occupazione dell’isola, si scontrava nottetempo, con una formazione navale avversaria di tre incrociatori ed alcuni cacciatorpediniere. Fatto segno a violento concentrato fuoco nemico a distanza serrata, con mirabile audacia ed eccezionale prontezza si lanciava all’attacco ed in una mischia vivacissima colpiva con due siluri un incrociatore affondandolo; con abile manovra riusciva quindi a disimpegnare dalla reazione nemica la sua unità, che crivellata di colpi nella lotta vittoriosa, rientrava coi suoi mezzi alla base.» — Mar Egeo, notte sul 22 maggio 1941 |
Si racconta che non andò altrettanto bene al Comandante della formazione britannica, il contrammiraglio Irvine Glennie, che nonostante l’evidente superiorità numerica e bellica, non aveva saputo fermare la piccola torpediniera che da sola aveva tenuto testa ad un’intera formazione nemica.
Una carriera dedicata alla Marina Militare
Durante la guerra, Francesco Mimbelli ebbe altri comandi dove si distinse sempre per le sue grandi capacità marinaresche e di comando. Nel marzo 1942 comandò la 4ª Flottiglia MAS nel Mar Nero, partecipando alla conquista di Sebastopoli e guadagnandosi la Croce di ferro tedesca. Dopo la promozione a capitano di vascello ebbe il comando del Gruppo Flottiglie MAS e Motosiluranti conducendo diverse azioni lungo le coste calabre per le quali ricevette una Medaglia d’Argento al Valor Militare. Dal 1º maggio 1945 all’11 maggio 1946 assunse il comando della corazzata Vittorio Veneto e, dall’ottobre dello stesso anno fino all’aprile 1947, dell’incrociatore Giuseppe Garibaldi.
l’ammiraglio di divisione Francesco Mimbelli Francesco.Mimbelli.jpg.- Wikimedia Commons
La sua carriera lo portò ad assumere incarichi sempre più prestigiosi fino al Comando della Squadra Navale (CINCNAV). Dopo il congedo assoluto, nell’aprile 1964, si ritirò a Roma dove morì il 26 gennaio 1978. Fu sepolto a Livorno, nella cappella di famiglia del cimitero della Misericordia. Ricordo quella cerimonia perché la brigata allievi, di cui all’epoca facevo parte, essendo un allievo della I classe dell’Accademia Navale, accompagnò marciando il feretro posto su un fusto di cannone lungo il tragitto nelle strade di Livorno. Un ultimo saluto ad un grande marinaio la cui azione è ancora ricordata nei libri di storia navale anche degli allora nemici.
In suo ricordo, nel 1993, la Marina Militare italiana battezzò con il suo nome il secondo cacciatorpediniere lanciamissili della classe Ammiragli (D561).
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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