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Il piano di invasione di Malta del 1940: lo studio finale – parte III

Reading Time: 6 minutes

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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: MALTA – MAR MEDITERRANEO
parole chiave: piano di invasione, Malta, Regia Marina italiana, Royal Navy

 

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La Regia Marina italiana, il 18 giugno 1940, espose il piano per l’occupazione dell’isola da attuarsi nel luglio dello stesso anno, di fatto ricalcando in linea di massima uno precedente, realizzato negli anni 1935-1936 a seguito della crisi conseguente la guerra in Etiopia. Lo studio, dopo aver esaminato le presunte difese dell’isola, affermava che, stimati i difensori in 15.000 uomini, il corpo di spedizione non avrebbe dovuto comprendere meno di 40.000 uomini, da trasportarsi su un’ottantina di natanti di modesto pescaggio dei quali era da prevedersi la quasi totale perdita per incaglio al momento dello sbarco.

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Le zone di sbarco venivano individuate nella parte nord dell’isola, con successivo investimento della Victoria Lines. Sbarchi secondari erano previsti a Gozo e Comino ed era previsto l’intervento di tutta la squadra navale e di una flotta aerea di 500 velivoli, in larga misura bombardieri. Il nuovo piano aggiornava la situazione delle difese ed abbassava in 20.000 uomini con sole armi leggere, cannoni anticarro e lanciafiamme, appoggiati da carri armati L3, il contingente che doveva essere sbarcato prima sulla costa nordorientale dell’isola (baie di Mellieha e San Paolo), poi su quella occidentale, più aspra ma meno protetta. Lo studio sottolineava la necessità dell’intervento di tutta la squadra navale per appoggiare l’operazione.

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carro L3

Il piano prevedeva l’impiego delle quattro motocisterne classe Sesia per trasportare i reparti di carri leggeri ed un centinaio di robusti ma lenti motovelieri adriatici del tipo bragozzo/trabaccolo. Questi mezzi avevano una capacità 200 uomini o 100 tonnellate di rifornimenti e 4 nodi di velocità e dovevano essere tutti armati con due mitragliatrici e, per un terzo, aggiungendo un cannone anticarro. Essi dimostrarono un’inaspettata efficienza tanto che non vennero mai derequisiti o destinati ad altri compiti (dragaggio, vigilanza foranea per cui apparivano più idonei). Certamente non erano mezzi idonei con cui tentare lo sbarco su una spiaggia fortificata a causa della loro lentezza e capacità. Inoltre, non ce ne erano neppure in numero sufficiente. Ad esempio, per lo sbarco a Corfù, ne furono disponibili solo 30. Successivamente il numero salì a 42 (organizzati in 7 squadriglie di 6 unità). Col senno del poi per l’operazione C3 del 1942 per l’invasione di Malta (detta operazione Herkules dai Tedeschi) ne furono previsti 55 di cui però solo 30 dovevano servire per sbarcare truppe a Gozo, che era più debolmente presidiata. Gli altri dovevano trasportare i rifornimenti alle spiagge dopo che la prima ondata ne avesse assicurato il possesso.

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fanti del San Marco

La prima ondata, trasportata da 62 motovelieri (circa 12400 uomini), sarebbe dovuta sbarcare su sette spiagge sulla costa nord orientale. Poco dopo le motocisterne e i 38 motovelieri avrebbero sbarcato 7600 uomini e i carri L3 in cinque spiagge sulla costa occidentale per prendere alle spalle i difensori che, si presupponeva, sarebbero accorsi sulle spiagge a Nord. Il frazionare il contingente da sbarcare su così tante spiagge era motivato dalla piccolezza delle stesse e dalla necessità di sbarcare tutto il contingente nelle poche ore che si ritenevano disponibili prima dell’arrivo delle forze navali anglofrancesi. Di fatto combattere una battaglia navale e nello stesso tempo proteggere un convoglio di sbarco è impossibile. Questo comportava anche che le truppe non avrebbero potuto ricevere rinforzi e rifornimenti dopo la presa di terra, e che almeno qualche contingente avrebbe potuto prendere terra senza incontrare troppa resistenza e penetrare all’interno.

Un’ipotesi ottimistica considerando che un contingente sbarcato, per di più privo di armi pesanti, avrebbe potuto essere contenuto anche da pochi difensori. Inoltre, in due delle tre spiagge in cui era previsto prendessero terra le motocisterne, i carri leggeri non avrebbero potuto penetrare all’interno dell’isola perché gli arenili erano collegati all’altopiano da sentieri troppo stretti. 

La guarnigione
Il contingente britannico in difesa dell’isola non era così scarso. Normalmente si parla di 4000/5000 uomini ma ciò parte da un equivoco, Le fonti inglesi, parlando dell’inizio della guerra intendono il settembre del 1939 quando effettivamente sull’isola c’erano 4540 inglesi e 1552 maltesi per un totale di 6092 uomini (di cui circa 3000/4000 di fanteria ma, nel giugno 1940, sull’isola gli Inglesi erano saliti a 6507 e i Maltesi 4254 per un totale di 10761 di cui 6800 di fanteria.

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Un soldato britannico addestra un partigiano Jugoslavo, inizialmente portato a Malta per trattamento medico

Questo senza contare i 3000 appartenenti alla Home Guard e ai 2300 poliziotti che sia pure con molti limiti potevano contribuire alla difesa presidiando le retrovie e fornendo qualche complemento. Tutti uomini delle truppe regolari con un livello addestrativo che andava dall’optimum dei soldati a lunga ferma inglesi (erano tutti reparti dell’esercito permanente) ai Maltesi che per un terzo erano appartenenti a unità permanenti regolari e per due terzi coscritti reclutati dal settembre del 1939 con dieci mesi di addestramento. Tutte truppe non logorate da attacchi aerei e razionamento come nel 1942, che avrebbero combattuto da fortificazioni, spesso vecchie o antiche ma che ressero bene ai bombardamenti italo tedeschi degli anni successivi, sarebbero state attaccate da truppe con poche armi pesanti e con un limitato supporto aereo perché la Regia Aereonautica italiana difettava di aerei di attacco e bombe di grosso calibro.

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artiglieria antiaerea a Malta

La dotazione di artiglieria non era enorme (80 pezzi antinave e terrestri più 34 contraerei e 8 Bofors da 40mm e un certo numero di armi da 12,7) ma la ristrettezza delle aree di sbarco ne avrebbe enfatizzato l’efficacia. Scarse le forze navali, a parte un monitore munito di cannoni da 381 e 102, alcune cannoniere con cannoni da 152 ed un paio di grandi dragamine/sloop. Ridottissime le forze aeree, praticamente una sezione di quattro Gladiator e altrettanti Swordfish che potevano però essere rinforzati dalle forze aeree francesi in Tunisia.

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uno dei quattro biplani della RAF Gladiator

Considerazioni
La mia opinione è che un attacco a Malta sarebbe stata un’operazione difficilissima anche avendo truppe e mezzi speciali che comunque mancavano.

La scelta di rinunciare all’operazione di sbarco a Malta nel 1940 fu quindi una scelta corretta in quanto la mancanza di truppe addestrate, supporto aereo e mezzi navali avrebbe comportato un’amara sconfitta.

Malta era un obiettivo difficile di per sé, e nelle condizioni dell’Italia del 1940 sostanzialmente impossibile da conquistare. In assoluto l’isola non era imprendibile ma sarebbe stata necessaria una capacità di agire e pianificare in maniera non convenzionale, con a disposizione tempi lunghi per logorare i difensori, molti reparti e mezzi, ed una condizione di assoluta superiorità aerea. 

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il piano C3

Occorrenze certo non possibili nel 1940 ma che si verificarono tutte nel 1942 con il piano C3, se si fosse attuato.

 

Gianluca Bertozzi

 

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