livello elementare
.
ARGOMENTO: BIOLOGIA MARINA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: fondi sabbiosi
.
Dopo aver conosciuto, anche se brevemente, lo straordinario ambiente del coralligeno, Luigi Piazzi ci accompagna oggi sui fondali sabbiosi che scopriremo abitati da moltissime specie animali e vegetali..
ambienti costieri sabbiosi, dune di Sabaudia, photo credit andrea mucedola
L’antropizzazione delle coste ha fatto sì che i sistemi sabbiosi costieri naturali siano divenuti estremamente rari in tutto il Mediterraneo. In Toscana, Lazio, Corsica e Sardegna si hanno fortunatamente ancora tratti di costa risparmiata dalla cementificazione, dove è possibile osservare sistemi dunali pressoché intatti. Le dune costiere costituiscono un sistema dinamico che, a seconda delle caratteristiche ambientali, può andare incontro a sviluppo oppure a completa scomparsa. In condizioni normali, la sabbia mossa dal vento costituisce dune in movimento che possono essere colonizzate da piante pioniere. Queste piante vengono definite “psammofite” e presentano adattamenti particolari che permettono loro di svilupparsi in questi ambienti estremi, quali apparati radicali molto lunghi e una consistenza coriacea che le rende resistenti all’abrasione delle particelle di sabbia. Le psammofite avviano il processo di consolidamento delle dune facilitando così l’insediamento di piante più esigenti, fino all’instaurarsi di una macchia mediterranea vera e propria. La presenza di una duna consolidata permette a nuova sabbia di depositarsi verso il mare innescando un processo che può portare all’avanzamento della linea di costa. La distruzione delle dune può al contrario accelerare l’erosione costiera fino a portare alla scomparsa della spiaggia stessa, come è accaduto lungo la maggior parte delle coste antropizzate. Le principali piante psammofite sono l’Echinophora spinosa, l’Eryngium maritimum, l’Euphorbia paralias, l’Ammophila littoralis e il bel giglio marino (Pancratium maritimum).
Il giglio di mare (Pancratium maritimum L.) è una pianta bulbosa della famiglia delle Amaryllidaceae, che cresce spontaneamente sui litorali sabbiosi del Mar Mediterraneo e del Mar Nero.
I fondali sabbiosi
Sui fondali sabbiosi la vita si manifesta con adattamenti completamente diversi rispetto ai fondi rocciosi. Da una parte l’inconsistenza del substrato impedisce che vi si stabiliscano forme che necessitano di fissazione, dall’altra la mobilità delle particelle offre possibilità di riparo per organismi scavatori che costituiscono la componente dominante in tale ambiente. Le forme mimetiche predominano su quelle vistose tipiche invece delle scogliere rocciose.
La stella Luidia ciliaris è uno dei predatori dei fondali sabbiosi costieri.
I fondi sabbiosi superficiali sono colonizzati principalmente da molluschi: i bivalvi, filtratori, rimangono normalmente infossati e utilizzano i sifoni per assicurare il passaggio di acqua attraverso le branchie; i gasteropodi sono invece predatori e scivolano sulla sabbia alla ricerca dei bivalvi che rappresentano le loro prede preferite. Altri predatori caratteristici degli ambienti sabbiosi sono le grandi stelle del genere Astropecten e Luidia. Vermi, oloturie, ricci, gamberi e granchi completano la lista di invertebrati tipici di questi fondi. Tra i pesci più comuni troviamo i pesci piatti, come rombi (Botus podas) e sogliole (Solea vulgaris), che si sono adattati a questo ambiente attraverso un corpo drasticamente appiattito lateralmente, tanto da poggiare su un fianco e spostarsi con ondulazioni del corpo.
I pesci piatti, come la sogliola occhiuta (Microchirus ocellatus), sono perfettamente adattati ai fondali sabbiosi. foto da opera citata
Simile adattamento è stato adottato da alcuni pesci cartilaginei appartenenti ai raiformi che hanno un corpo appiattito in senso dorso-ventrale, e si spostano utilizzando le ampie pettorali come vere e proprie ali. Tra questi ultimi ritroviamo le creature più affascinanti dei fondali sabbiosi mediterranei, aquile di mare, torpedini, trigoni e razze.
Triglie, Malta, 2018 – photo credit andrea mucedola
Tra i pesci tipici dei fondi sabbiosi litorali ricordiamo il bizzarro pesce pettine (Xyrichtys novacula), le tracine (Trachinus araneus, T. radiatus, T. draco), le mormore (Lithognathus mormyrus), alcuni ghiozzi e soprattutto le triglie (Mullus barbatus, M. surmuletus), che incessantemente scavano sul fondo alla ricerca di prede, spesso scortate da altri pesci che sperano di approfittare del loro lavoro.
Il mondo del detrito
La spiaggia vera e propria non presenta copertura vegetale; in condizioni naturali è caratterizzata dalla presenza di detriti vegetali di origine sia terrestre che marina: alghe, gusci calcarei, tronchi d’albero, rami, etc. Particolarmente appariscenti sono gli accumuli di foglie di Posidonia oceanica, che costituiscono delle strutture definite con il termine francese di “banquettes”. Questi detriti, che vengono rimossi nelle spiagge turistiche, svolgono un importante ruolo stabilizzante della spiaggia, rallentandone l’erosione, ed ecologico, rappresentando la base di una importante catena alimentare. Il litorale sabbioso è infatti caratterizzato dalla presenza di organismi cosiddetti detritivori, principalmente crostacei anfipodi e isopodi, che si nascondono sotto la sabbia durante il giorno ed escono la notte per nutrirsi dei detriti vegetali accumulati sulla spiaggia.,
Tra questi organismi, il più conosciuto è la pulce di mare (Talitrus saltator), piccolo crostaceo anfipode che deve il nome alla capacità di effettuare piccoli salti, contraendo l’addome e contemporaneamente flettendo le zampe. Questi animali sono stati a lungo studiati per la loro capacità di compiere spostamenti giornalieri tra la battigia e le dune, utilizzando un sistema di orientamento astronomico geneticamente determinato e adattato alla costa su cui vive ciascuna popolazione; oggi sono considerati i migliori indicatori dello stato di salute delle coste sabbiose..

photo credit @andrea mucedola
Moltissime sono le conchiglie che il mare porta sulla spiaggia, per la gioia dei bambini come dei collezionisti. Molte di queste presentano un foro perfettamente circolare abilmente sfruttato da bambini di ogni generazione per collezionare collane e braccialetti. Questo foro non è altro che la traccia lasciata da un predatore, una chiocciola marina, che è riuscita a praticare il foro, utilizzando la lingua dotata di particolari dentelli, e a cibarsi del proprietario. Sulla spiaggia è possibile anche vedere strane palle vegetali di colore marrone, la cui origine non è facilmente identificabile; queste palle, chiamate egagropili, ricorderete che non sono altro che gli aggregati di fibre di Posidonia oceanica compattate dal moto ondoso.
Luigi Piazzi
Una sorpresa per te su Amazon Music unlimited Scopri i vantaggi di Amazon Prime
Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo
.

è biologo ricercatore presso l’Università degli Studi di Sassari (UNISS) – Dipartimento di Scienze della Natura e del Territorio. E’ docente presso l’International School of Scientific Diving di tecniche per la ricerca subacquea.