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livello elementare
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ARGOMENTO: ECOLOGIA E BIOLOGIA MARINA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: OCEANI
parole chiave: subacquea ricreativa
Turismo subacqueo
Il subacqueo, oltre a seguire le regole generali di immersione e quelle locali, se si immerge in un’area gestita, deve cercare di evitare di danneggiare l’ambiente in cui si muove. Non deve in alcuna caso portare via nulla e curare bene l’assetto per non danneggiare ambienti sensibili come il coralligeno. Per l’immersione in grotta, ambiente estremamente fragile, occorre prestare particolare attenzione ai movimenti, limitare il numero di persone e il tempo di permanenza. Anche dare cibo ai pesci è una pratica da evitare, in quanto può modificare profondamente i comportamenti degli animali.
La conoscenza crea il rispetto in modo del tutto naturale – photo credit @andrea mucedola
È consigliabile sempre rivolgersi a centri di immersione che utilizzano guide ambientali e che siano rispettosi dell’ambiente; è importante che questo venga richiesto dagli stessi subacquei in modo da spingere anche i centri di immersione più restii a adeguarsi alle giuste norme di rispetto ambientale. Infine, sarebbe bene che i subacquei, così come gli altri turisti della fascia costiera, imparassero a conoscere sempre meglio l’ambiente che utilizzano, gli organismi che lo abitano e i meccanismi che ne regolano il funzionamento. La conoscenza crea il rispetto in modo del tutto naturale.
Il turismo subacqueo rappresenta un’attività in forte aumento che può sostenere la protezione degli ambienti marini costieri.
Per concludere… “Allora ci immergevamo sui 25 metri nella zona di Marsiglia, passeggiavamo tra lecce e razze, mentre cernie superbe mettevano il naso fuori dalle tane per scrutarci e nuvole di sardine, di orate, di salpe intrecciavano le loro danze acquatiche in un modo rimasto intatto per secoli e secoli. Da allora con gli stessi compagni e con altri ho percorso i mari del mondo; ma poi sono tornato a Marsiglia, trent’anni dopo, ed è stato un duro colpo. Il paesaggio è mutato, le grotte un tempo sovrappopolate si sono trasformate in nere caverne deserte. Cosa è accaduto? Perché è accaduto? Chi ha lasciato che accadesse? Soprattutto, cosa si può fare per fermare la marcia della morte? Bisogna intervenire, far comprendere a tutti l’importanza del mare. Oggi cominciamo a renderci conto che non è per carità arrogante o per sentimento pietistico che dobbiamo sentirci compagni dei pesci, dei granchi, dei calamari, delle alghe che vivono nelle profondità lontani dai nostri sguardi. La loro esistenza è solidale con la nostra. Dalla loro sopravvivenza dipende la nostra stessa vita.”
Con queste parole Jacques-Yves Cousteau, pioniere dell’esplorazione degli oceani, denunciava al mondo, più di 30 anni fa, l’impoverimento e il degrado ambientale del Mediterraneo. Da allora molto è stato fatto per proteggere il nostro mare, ma molto, forse troppo, rimane ancora da fare. Di fronte all’immensità del mare siamo portati a pensare che i nostri piccoli gesti possano perdersi nell’enormità dell’abisso infinito. E ci domandiamo in quale modo, le nostre semplici azioni possano contribuire davvero a salvaguardare un mondo minacciato da eventi e da azioni umane di gran lunga più grandi di noi.
Che cosa può fare un gesto di buon senso in questo mare di non senso?
Poco, se rimane isolato, ma tanto se è consapevole e condiviso da più persone e se può valere da esempio per i nostri figli e per la collettività. Sempre di più è importante che ognuno di noi segua la strada del rispetto e del buon senso affinché ogni nostro gesto non rimanga soltanto un “piccolo gesto” ma diventi uno strumento capace di proteggere e di valorizzare il mare e di salvaguardare le creature che lo popolano.
Luigi Piazzi
Ricercatore e docente dell’Università di Sassari
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è biologo ricercatore presso l’Università degli Studi di Sassari (UNISS) – Dipartimento di Scienze della Natura e del Territorio. E’ docente presso l’International School of Scientific Diving di tecniche per la ricerca subacquea.