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Nei mari della Polinesia: il mistero della mappa di Tupaia – I parte

tempo di lettura: 9 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XVII SECOLO
AREA: OCEANO PACIFICO
parole chiave: Cook, Tupaia, Polinesia
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Il grande esploratore inglese James Cook, nei suoi viaggi nell’oceano Pacifico, si avvalse dell’aiuto di un navigatore polinesiano chiamato Tupaia, che contribuì a realizzare la prima mappa dei mari del Sud, passata alla storia come la “mappa di Tupaia”.

Vi domanderete cosa ci sia in una mappa di così straordinario?
La mappa di Tupaia è uno dei più famosi e misteriosi artefatti del XVIII secolo sulla regione dell’oceano Pacifico. La sua enigmaticità fu per molto  tempo legata alla apparente illogicità delle disposizioni delle isole del Pacifico, che non seguivano alcun schema cartografico occidentale. Questo comportò per i naviganti dell’epoca un’incertezza sulle identificazioni degli arcipelaghi che vi erano disegnati: un vero mistero anche per i ricercatori più moderni che ipotizzarono ci fossero errori cartografici o forse disegni di fantasia. In tempi recenti questo mistero sembra però essere stato finalmente risolto.

il capitano James Cook

Quello che è certo è che James Cook, utilizzando la mappa di Tupaia, fu in grado di navigare con sicurezza tra le tante isole del Pacifico, evitando pericolosi reef e raggiungendo, con la rotta più breve, i vari atolli di quel grande oceano.

Dopo essere andata perduta, la mappa fu ritrovata per caso in un vecchio archivio, e sottoposta all’analisi dei cartografi moderni; il primo impatto fu che apparentemente non aveva un “senso geografico” ovvero una possibile referenziazione con degli orientamenti terrestri. Di fatto, era noto che era stata usata con precisione dal grande esploratore inglese, contraddicendo qualsiasi logica cartografica.

Un recente studio ha proposto un’interessante interpretazione della mappa. Vista la complessità dell’argomento, che va oltre una normale trattazione cartografica, cercherò di semplificare per quanto possibile quanto emerso, andando per ordine.

La scoperta del Pacifico
Le lunghe campagne di esplorazione nell’Oceano Pacifico ebbero lo scopo di estendere l’influenza geopolitica della Corona inglese oltre le rotte orientali classiche. Il viaggio dell’HMS Endeavour, condotto dal capitano James Cook, passò alla storia per le eccezionali scoperte geografiche e etnologiche in quell’oceano sconfinato. Il merito di tale successo non fu solo del comandante della Endeavour ma anche del suo eccezionale equipaggio. Una parte significativa era infatti composto da naturalisti, scienziati e disegnatori, reclutati da un botanico, Joseph Banks, che fu in grado di trasformare la nave in un laboratorio mobile.

Samuel Wallis, un navigatore inglese, che circumnavigò il mondo a bordo della HMS Dolphin in una campagna che durò dal 1766 al 1768, accompagnato dallo HMS Swallow al comando di Philip Carteret. Le due navi partirono attraversarono lo Stretto di Magellano, quindi Wallis continuò verso Tahiti, che egli chiamò “Isole di Re Giorgio III” in onore del sovrano (scoperte il 23 giugno 1767). Sbarcato sull’isola di Taiarapu, gli indigeni locali si mostrarono molto aggressivi tanto che dalla nave dovettero intimidirli con dei colpi di cannone. Wallis continuò il suo viaggio dirigendosi prima verso Batavia  e poi verso il Capo di Buona Speranza, riuscendo a ritornare, nel maggio 1768, in Inghilterra. I resoconti del suo viaggio furono utili alla missione seguente di Cook.

 

Tutto iniziò con le scoperte del capitano Samuel Wallis
La scoperta di Tahiti da parte di Samuel Wallis, comandante del Dolphin, il 18 giugno 1767, fu funzionale per la conoscenza dei Mari del Sud. Dalle cronache del tempo sappiamo che il primo incontro tra Wallis e i Tahitiani non fu però molto pacifico. I Britannici si fecero conoscere mostrando la loro forza a colpi di cannone e, nonostante qualche incontro, non familiarizzarono con gli indigeni locali che apparvero, a torto o a ragione, abbastanza ostili. Nell’aprile 1768, l’esploratore francese Louis Antoine de Bougainville approdò nell’isola, mentre stava completando la prima circumnavigazione del globo francese riportando molte piante e animali. Fu proprio monsieur Bougainville a rendere famosa Tahiti in tutta Europa, pubblicando il libro Voyage autour du monde che descriveva l’isola come un paradiso terrestre dove uomini e donne vivevano in innocenza, lontano dalla corruzione della civiltà.

Questa idilliaca fama favorì la scelta britannica di Tahiti come base per osservare un importante evento astronomico nel Pacifico meridionale, il transito di Venere attraverso il Sole.

l’HMS Endeavour nel Pacifico, quadro di Samuel Atkins c. 1794

L’Ammiragliato britannico decise di inviare a Tahiti, tra il 13 aprile e il 13 luglio 1769, l’HMS Endeavour per studiare quel particolare evento astronomico. La nave passò tre mesi all’ancora nella baia di Matavai, dove fu anche allestito un forte per le osservazioni astronomiche. Il capitano della nave, James Cook, ne approfittò per ultimare la mappatura dell’isola mentre il capo spedizione scientifica, Joseph Banks, ed i suoi scienziati continuarono ad osservare e raccogliere numerosi esemplari di animali e piante. Una ricerca senza prezzo che però non sarebbe stata completata senza l’aiuto di un notabile locale, Tupaia.

Tupaia’s Map, 1770, British Library, London, © British Library Board BL Add MS 21593.C (T3/B)

Dietro una semplice mappa, una mente straordinaria: Tupaia
La mappa di Tupaia è uno dei manufatti nautici del XVIII secolo più importanti che documenta la prima interazione culturale tra gli indigeni locali del Pacifico meridionale e gli Occidentali. Questa mappa fu realizzata da Tupaia, sacerdote e consigliere politico dei reggenti di Tahiti, che divenne uno dei principali collaboratori di James Cook nel suo viaggio di esplorazione.

Tupaia era nato nella metà del 1720 nel nord di Ra’itaea, in una famiglia di alto rango, e aveva ricevuto la sua prima istruzione a Tainui Marae. Figlio e nipote di navigatori aveva appreso in giovinezza i segreti della navigazione polinesiana, un tipo di navigazione complessa basata su principi ben diversi da quella in uso in Occidente. Dopo aver viaggiato in gioventù fra le isole, fu ferito in uno scontro tribale ed era approdato a Tahiti dove, grazie alla sue conoscenze era diventato consigliere politico dei reggenti. Fu proprio durante la visita di Samuel Wallis che Tupaia aveva iniziato ad operare come mediatore con quegli stranieri, rendendosi utile in diverse importanti occasioni.

Nel 1769, quando James Cook arrivò in quelle isole felici, Tupaia era una figura politica rispettata e, in virtù delle sue esperienze pregresse con Wallis, venne inviato come traduttore e mediatore interculturale. Si dice che James Cook non fosse inizialmente particolarmente colpito da quello strano indigeno che evidenziava una grande dignità e autorevolezza ed era in grado di parlare diverse lingue locali. Al contrario, il capo botanico di bordo, Joseph Banks, ne fu subito affascinato e lo richiese esplicitamente a bordo in supporto al suo staff scientifico. Quando l’HMS Endeavour lasciò Tahiti, Tupaia divenne parte dell’equipaggio come pilota.

Nelle quattro settimane seguenti, Tupaia navigò in sicurezza l’HMS Endeavour attraverso le Isole della Società Sottovento e verso sud, fino a Rurutu. Per quasi sei mesi, dall’ottobre 1769, facilitò gli scambi tra l’equipaggio ed i Maori di Aotearoa in Nuova Zelanda con i quali dimostrò di essere in grado di comunicare linguisticamente. 

disegno attribuito a Tupaia con canoe tahitiane, 1779

A bordo della HMS Endeavour, nelle lunghe giornate di navigazione, Tupaia interagì con molti scienziati della spedizione e travasò gran parte della sua conoscenza locale che venne poi trascritta in diari e numerosi schizzi, acquerelli e grafici. A lui si devono le conoscenze sulla religione e le pratiche rituali di Tahiti, sull’organizzazione tribale, sui loro metodi di gestione economici e, ancora più importante, sulle antiche pratiche di navigazione polinesiane.

Tupaia et al., Chart of the Leeward Society Islands, 1769, British Library, London, © British Library Board BL Add MS 15508, f.16.

Molti disegni furono realizzati da uno dei disegnatori dell’HMS Endeavour, Sydney Parkinson. Tra di essi una mappa che riportava le isole, i passaggi e gli stretti delle Isole della Società di Leeward, comprendente un mare di isole da Rapa Nui (a Est) per oltre 7.000 km a Rotuma, a ovest, e più di 5.000 km da Hawai’i a nord a Rapa Iti a sud; di fatto documentando la vasta conoscenza geografica dei maestri navigatori delle Isole della Società.

Questa mappa, nota come la mappa di Tupaia, fu in seguito ritrovata tra le carte di Joseph Banks e, dopo la sua pubblicazione avvenuta solo nel 1955, divenne uno degli argomenti più discussi per la sua apparente illogicità che faceva presagire un sistema, che oggi chiameremmo multidisciplinare, di trattare le informazioni. Quali conoscenze avevano quegli antichi polinesiani per poter navigare con facilità, senza conoscere la bussola, da un atollo all’altro del vasto Pacifico? 

Un enigma di oltre due secoli
Gli autori di quest’ultimo studio, Anne Di Piazza ed Erik Pearthree, affrontano in maniera pragmatica la lettura delle varie versioni della mappa, evidenziando i diversi presupposti, europei e tahitiani, sulla loro costruzione e lettura. I ricercatori, per poter comprendere come Tupaia avesse ispirato o tracciato il disegno della mappa, analizzarono i diari di bordo di Cook per comprenderne la genesi ed i processi successivi alla loro stesura. Curiosamente, secondo Cook, nessuna delle bozze disegnate da Tupaia era sopravvissuta per cui, per comprenderne la genesi bisognava partire dalle tre versioni conosciute e conservate in diversi archivi.

Si scoprì che il compito di assistere Tupaia nel disegno della mappa, era stato inizialmente assegnato a Richard Pickersgill, un brillante sottufficiale (master’s mate) che aveva servito sul HMS Dolphin con Wallis. La prima versione della mappa era poi stata attentamente copiata da Georg Forster, un naturalista tedesco partecipante alla spedizione a cui si deve il famoso rapporto di viaggio, A Voyage Round the World, che contribuì a descrivere l’etnologia delle popolazioni polinesiane.

Dopo l’abbandono della prima mappa, probabilmente nell’agosto del 1769, ne fu iniziata una seconda in cui i ricercatori notarono frequenti cambiamenti nel modo di scrivere  i nomi delle isole. Secondo gli autori dello studio queste variazioni suggeriscono che Cook decise di coinvolgere nel progetto un linguista più talentuoso, forse lo stesso Banks o il disegnatore Sydney Parkinson. La stretta corrispondenza tra l’elenco delle isole contenute nel diario di Cook e la copia di Banks fa presupporre che la seconda bozza della mappa potrebbe essere la copia oggi conservata nella British Library.

La stesura di una terza bozza iniziò il 5 febbraio 1770. In questa versione, le ortografie insulari furono ricontrollate con Tupaia e, in molti casi, adattate integrandole con informazioni raccolte dai contatti con i Maori. Una mappa di Tupaia fu riscoperta negli anni ’50 da John C. Beaglehole, un ricercatore che studiava le carte di Joseph Banks. Sebbene esista una copia attribuita a Cook, sembrerebbe che sia proprio questa la versione della mappa conservata nella British Library, copia fedele della terza ed ultima bozza su cui Tupaia aveva lavorato.

Voyaging paths on Tupaia’s Map, come mostrato nella T3/B.

Le prime interpretazioni confermarono gli errori del disegno di tutta la regione del Pacifico, non trovando correlazioni geografiche consistenti. Si trattava quindi di un madornale errore cartografico o c’erano altri fattori non conosciuti?  La risposta è emersa in questo nuovo studio che di fatto riabilita la mappa di Tupaia, sottolineando che non ci furono imprecisioni aberranti da parte sua ma errori di interpretazione sulla modalità di lettura della mappa da parte degli occidentali.

Un intermediario culturale
Secondo i ricercatori, Tupaia tradusse un “sistema polinesiano di orientamento marittimo” in un metodo concettualmente molto diverso ma più comprensibile agli Europei.

In parole semplici, partendo da una rappresentazione cartografica bidimensionale, Tupaia trasferì il sistema locale ponendo un nord posizionale al centro del grafico come riferimento per disegnare due rotte oceaniche: la prima tra Rotuma e Rapa Nui (un percorso marittimo  che copre un quinto della circonferenza della terra) e l’altra tra Tahiti (Otaheite) e le Hawai’i. Queste rotte tracciate da Tupaia però non obbedivano alle regole cartografiche occidentali (con un riferimento cartografico polare basato su un sistema N-S e W -E) ma si basavano su principi di orientamento che potremmo definire olistici, tenenti conto del sorgere e tramontare delle stelle, dei treni d’onda, delle maree e degli elementi di contorno.  Aspetti che tratterò nella seconda parte di questo articolo. 

Fine I parte – continua

Andrea Mucedola

 

immagine di anteprima: ragazza polinesiana – photo credit Christian COULOMBE alias SMARTSHOT

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PARTE I PARTE II

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Riferimenti:
Journal of Pacific History : The Making of Tupaia’s Map: A Story of the Extent and Mastery of Polynesian Navigation, Competing Systems of Wayfinding on James Cook’s Endeavour, and the Invention of an Ingenious Cartographic System https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/00223344.2018.1512369

Nei mari della Polinesia, dal Kon Tiki al Hōkūle’a di Andrea Mucedola, Ocean4future http://www.ocean4future.org/archives/16678

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