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La battaglia navale di Avola e Capo Passero di Gabriella Monteleone – Parte I Sovrintendenza del mare siciliana Unità Operativa III

tempo di lettura: 8 minuti

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livello medio 
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XVIII SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO – SICILIA
parole chiave: flotta inglese, flotta spagnola, George Byng, Avola, Capo Passero

 

La flotta britannica apparve nel Mediterraneo nel luglio del 1718. Era partita da Portsmouth a metà giugno, ufficialmente in “missione diplomatica”, al comando dell’Ammiraglio George Byng. Ventidue navi da guerra, due brulotti, due palandre o bombarde, una nave ospedale e una nave magazzino. Nel suo viaggio Byng costeggiò la Spagna occidentale e il Portogallo quindi toccò Gibilterra, Malaga e Port-Mahon dove giunse il 12 luglio (alcuni studiosi divergono con questa data posticipandola al 23 luglio). Lì apprese che la flotta spagnola era stata avvistata a fine giugno a circa trenta leghe da Napoli in direzione Sud-est. Allarmato dalla notizia inviò dispacci al Conte di Daun, viceré di Napoli per conto dell’Imperatore d’Austria, per avvisarlo del suo imminente arrivo in quella città che ebbe luogo la notte tra il 31 luglio e il 1 agosto.

arrivo di Byng a Napoli

L’Ammiraglio inglese fu accolto a Corte con grandi onori ricevendo in dono una spada incastonata di diamanti e un bastone guarnito d’oro massiccio. Si trattenne quindi per qualche giorno giusto il tempo per i rifornimenti necessari alle sue navi. Nei colloqui con l’Imperatore, ricevuta la conferma della cessione della Sicilia fatta dal Savoia alla casa d’Austria, trovò quel pretesto che cercava per giustificare davanti alle potenze europee l’aperta ostilità nei confronti degli spagnoli. Sarebbe, pertanto, andato in Sicilia per sostenere gli interessi del re sabaudo e dell’Imperatore difendendone gli stati in virtù della neutralità d’Italia.

In questo modo avrebbe adempiuto pienamente agli impegni contratti da Giorgio I con Carlo VI. Il 6 agosto salpò da Napoli con a bordo 2000 fanti tedeschi affidatigli dal Conte di Daun per aiutare i soldati piemontesi a liberare la Cittadella e il forte di San Salvatore a Messina e tre giorni dopo giunse a vista della città dello Stretto.

incisione da P. Filocamo, Vera e distinta relazione de’ progressi dell’armi spagnuole in Messina, Messina, 1718

 

Nel frattempo Byng, tramite uno dei suoi ufficiali, aveva mandato una lettera al Marchese di Lede, già da alcune settimane di stanza in quella città, nella quale sollecitava la sospensione delle ostilità da parte spagnola per almeno due mesi durante i quali avrebbero potuto svolgersi le necessarie trattative per stabilire una pace duratura fra gli Stati coinvolti. La missiva era del seguente tenore: …S.M. Cattolica il Re di Spagna avendo fatto macchinazioni di Guerra per attaccare l’Italia ed essendosi già attualmente impadronito di una parte della Sicilia, senza aver dichiarato la guerra contro questo Regno, ciò che può essere conseguenza di altri disegni per invadere il Regno di Napoli, mi dà motivo di mandarvi il signor Saundres, mio primo Capitano, con l’offerta d’impiegare tutti i buoni offici di cui posso essere capace per lo stabilimento della Pace in quella parte dell’Europa. Se questi buoni offici sono accettati da parte della Spagna, io farò altresì tutti i miei sforzi presso il Viceré di Napoli e gli altri Generali e Ministri dell’Imperatore in Italia, per trovare un accordo sulle differenze che sono sopraggiunte. Poiché è assolutamente necessario fare una sospensione d’armi e far cessare ogni sorta di ostilità fra tutte le parti per intavolare le negoziazioni di pace, propongo a V. Eccell. in nome del Re mio Padrone, che quella sospensione d’armi, e quella cessazione di ogni atto di ostilità siano per lo spazio di due mesi, durante i quali può ben sperarsi si possano prevenire le devastazioni e le miserie che immancabilmente accadranno nei Paesi dove la guerra altrimenti si estenderà… le altre corti potranno passare a risoluzioni amichevoli per lo stabilimento di una pace più salda e più duratura di cui tutta la Cristianità potrà godere… se non risulterò  molto felice nel poter contribuire all’adempimento di un’opera tanto desiderata con l’offerta dei miei servigi e dei miei buoni offici, spero tuttavia che meriterò la stima di V. Eccellenza riguardo agli altri ordini che il re mio Padrone mi ha dato, i quali sono che io impieghi le sue forze marittime per prevenire tutte le altre imprese che potrebbero farsi con disegno di turbare la neutralità e le malleverie che il re mio Padrone è impegnato a sostenere… (fonte National Archives of London, Fondo Secretaries of State – traduzione dall’originale in francese di Gabriella Monteleone).

Rispose il Marchese di Lede che il desiderio di vedere riappacificata l’Europa non era minore nel Re Cattolico suo Padrone di quello del Re britannico ma che non avendo ricevuto alcuna istruzione dalla Corte di Spagna per trattare e convenire una sospensione d’armi restava il dispiacere di non poter corrispondere alla proposta dell’Ammiraglio inglese.

Byng sembrò non aspettare altro

ammiraglio Gaztaňeda – Museo Navale di Madrid

Intanto, proprio la mattina del 9 agosto, l’ammiraglio Gaztaňeda, dopo aver saputo dell’approssimarsi del convoglio inglese, pur lasciando ancorati in porto i bastimenti da trasporto, si mosse prontamente facendo rotta verso sud con la sua flotta. Quest’ultima si trovava molto indebolita dato che per ragioni militari erano state distaccate in altri porti alcune delle navi che la componevano. In particolare a Malta dove si trovavano dei vascelli al comando di Don Baltazar de Guevara. Il 10 agosto di buon’ora, George Byng entrò a Messina, ricevendo il saluto di tutti i legni spagnoli, al quale corrispose col suo trattandoli come amici. Immediatamente dopo avere sbarcato il contingente delle truppe imperiali salpò all’inseguimento della Armada nemica. Le relazioni allegate alle missive regie contenute nel Fondo Secretarìa de Estado dell’Archivo de Simancas, raccontano in modo puntiglioso lo svolgersi degli eventi. La ricostruzione spagnola non si discosta molto da quella riportata nei documenti degli archivi inglesi, a cominciare dalla lunga fase di studio delle due flotte: … la flotta inglese continuò il pomeriggio del giorno 10 agosto la sua navigazione all’inseguimento della flotta spagnola… Questa aveva due Fregate leggere che, navigando a una certa distanza dal grosso della flotta spagnola, teneva d’occhio la rotta dell’Armata inglese e allorquando la videro aumentare le vele, poichè ne ignoravano le intenzioni, si affrettarono verso la flotta spagnola … “

Per tal motivo, Gaztañeda, che non era ancora riuscito a sapere se gli Inglesi fossero giunti fin là come amici o nemici, fermò le sue navi in alto mare a distanza di circa due leghe da quelle britanniche in attesa di scoprirne i disegni.

Continua così il resoconto: … solo il suo essere sospettoso fece prendere al Comandante spagnolo la decisione di ritirarsi rivolgendo la rotta verso Capo Passero senza dare forza di vele per non dare a intendere che potesse concepire nella sua testa il minimo sospetto di inimicizia. Navigando in questo modo, calmò il vento forse qualche momento prima alla Flotta spagnola che a quella inglese, la quale conduceva la sua rotta per il Nord-Nordest. Per questo motivo o per la varietà delle correnti o delle manovre, le navi di ambedue le flotte albeggiarono mescolate e intrappolate; dato che il Comandante della Flotta spagnola si rese conto di questa situazione, comandò di rimorchiare le navi di Linea per avvicinarle alla Comandante e separarle da quelle inglesi, né si commise, con le Galere, atto di ostilità come nella calma avrebbero potuto fare senza alcun rischio. Rinfrescò il vento e trovandosi in quel momento il Marchese Mari in pericolo di arenarsi verso la costa e di conseguenza molto separato dal grosso della flotta, facendo da retroguardia con diverse Fregate e altre imbarcazioni da trasporto che componevano la sua Divisione, ebbe più difficoltà ad uscire dall’insenatura e navigare per unirsi al Corpo principale dell’Armata spagnola. E siccome gli inglesi continuavano la propria rotta simulando intenzioni pacifiche, lasciando di poppa le navi e Fregate di detta Divisione del Marchese (de) Mari senza dichiararsi (nonostante che gli Inglesi facessero forza di vele per raggiungerle), gli Spagnoli poterono convincersi a seguire in tranquillità la rotta della propria navigazione …”

Dai sopracitati documenti si evince nettamente che la battaglia si svolse in due fasi
Il primo attacco avvenne poco al largo della costa di Avola fra la squadra del capitano Walton al comando del Canterbury, distaccato dall’Ammiraglio Byng con altri sei vascelli, e la divisione del vice ammiraglio Marchese Stefano de Mari, di origini genovesi, che guidava la retroguardia della flotta spagnola. Sulle modalità di questo scontro che vide soccombere gli spagnoli, le Relazioni britanniche divergono da quelle spagnole annotando che quando il Capitano Walton col suo distaccamento fu vicino alla squadra del Marchese de Mari, un vascello da guerra spagnolo affiancò le loro navi scaricandogli addosso tutta l’artiglieria. Da ciò gli Inglesi dichiararono che furono gli Spagnoli ad aprire le ostilità.

Di diverso avviso sono, invece, le testimonianze spagnole riportate qui di seguito: … Ma quando rinfrescò il vento, videro gli inglesi che, avvicinandosi, cominciarono a provocarli per istigarli affinché dessero inizio al combattimento e poiché non conseguirono detto intento , gli inglesi attaccarono con sei delle proprie navi, le navi della succitata Divisione de Mari che si era diretta verso terra, separata non solo dal Corpo principale della Flotta spagnola ma anche fra essa, obbligandola così a spostarsi verso la costa di Avola, dove si incagliarono, combattendo con numero di sette navi grosse di Linea durante il tempo che la situazione permise loro di puntare la prua verso terra; e non potendo resistere più dinanzi a una forza tanto superiore cercarono di salvare gli equipaggi portandoli a terra e tirando le navi a secco, delle quali navi alcune bruciarono e altre poterono essere catturate dai nemici dopo l’incaglio …”

Non deve sembrare strano che il de Mari avesse rivolto la prua verso Avola nel tentativo disperato di aiuto e in cerca di un approdo sicuro. La cittadina infatti, che aveva acclamato sin dall’inizio il ritorno di Filippo V, era stata teatro qualche tempo prima di una violenta battaglia di terra fra i due schieramenti avversi (Piemontesi e loro alleati contro gli spagnoli) risoltasi col predominio spagnolo. Fu proprio lì dunque che gli equipaggi spagnoli sopravvissuti a quel funesto epilogo navale ricevettero i primi soccorsi. E in effetti, alcuni documenti presenti nel Fondo Tribunale del Real Patrimonio dell’Archivio di Stato di Palermo, attestano come i cittadini di Avola chiedano di essere esentati dal pagamento della gabella sulla macina in cambio dell’aiuto prestato: … alle genti del signor Marchese Mari rifugiati in quella città dalli vascelli brugiati dai nemici inglesi…

In un altro sono i cittadini di Noto ad avanzare l’analoga richiesta facendo esplicito riferimento ai generi di prima necessità approntati a coloro che: … descenderunt a vascellis combustis et ut dicitur arrenati in lictoribus maris tam huius urbis quam terre Abole …, trattenendosi pertanto in quella città.

C’è poi una vasta produzione di certificati rilasciati dal Commissario di Guerra e della Marina spagnola, Don Alonzo de Olivera, in cui sono elencate le quantità di viveri fornite ai superstiti dalle città di Augusta, Noto, Ferla, Floridia e Vallelunga: … se han suministrado a la Infanteria y Gente de los equipajes de los navios de S. M. en el dia once del corrente mes de agosto que se perdieron en la costa de Abola por el combate de los Ingleses: dosmil seiciento y cinquenta y siete rotulos de pan, dos mil y quarenta y nueve cartuchos de vino y trescientos y doce rotulos y sis onzas de queso …

fine parte I – continua

Gabriella Monteleone  Sovrintendenza del mare siciliana – Unità Operativa III

 

estratto per gentile concessione dal saggio pubblicato su Ricerche per mare  – edito dalla Sovrintendenza del mare Siciiana. 2018 a cura di Alessandra de Caro e Sebastiano Tusa.

 

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