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livello elementare.
ARGOMENTO: REPORTAGE
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: MATR LIGURE
parole chiave: Whale watching
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I grandi mammiferi del mare Mediterraneo e degli oceani hanno scelto di vivere nel Mar Ligure, ed esattamente in quell’area marina protetta chiamata “Santuario dei mammiferi marini Pelagos”, che si estende tra Italia, Corsica, Francia e Principato di Monaco per 87.500 kmq.
Qui sono di casa tursiopi, grampi, stenelle striate (oltre 38.000), zifi (circa 100), capodogli (circa 100), globicefali e esemplari di balenottera comune (circa 400), lunga fino a 22 m e pesante fino a 70 t., che vi vivono tutto l’anno e si riproducono.
Emozioni assicurate. Infatti, muniti di binocolo e pazienza, li si avvista abbastanza facilmente, con una percentuale fino al 98%, se ci si affida a persone esperte come gli amici del Mola Mola Diving Team e della Cooperativa Costa Balenae. Nel porticciolo turistico di Alassio ci si imbarca su una delle confortevoli barche del Mola Mola Dive Team (punto di contatto Gianni Busè presso Porto Luca Ferrari 4, Alassio (SV), Molo H posto 1, cell. 3288454299 – 3336965090, www.molamoladiveteam.com) e spingersi al largo, oltre l’Isola Gallinara che appartiene alla Riserva Naturale Regionale omonima.
Nella foto, da sinistra, Alberto Balbi, noto fotografo professionista subacqueo, e Gianni Busè, comandante del Mola Mola
L’isola di Gallinara, ricoperta da una odorosa macchia mediterranea, è una delle più grandi colonie di nidificazione di gabbiani reali del Mar Ligure. Possono essere osservati anche esemplari di cormorani e sule. Furono i Romani a chiamarla così, perché vi trovarono numerosi esemplari di galline selvatiche. Nei suoi fondali si ritrovano molti relitti e manufatti risalenti al V secolo a.C., probabilmente provenienti dalla zona di Marsiglia. Svariati reperti sono esposti al Museo Navale della vicina Albenga, presso il Palazzo Peloso Cepolla, tra cui anfore di epoca Romana dal periodo repubblicano fino al VII secolo.
Molti ricorderanno che Nino Lamboglia, un precursore della archeologia subacquea, effettuò qui il primo recupero subacqueo della storia nel 1950. Purtroppo, o per fortuna, si può solo fare la circumnavigazione dell’isola, ma non sbarcarvi. Da tempo appartiene a privati, ma è disabitata in quanto mancano acqua, luce elettrica e rete fognaria. Si prosegue oltre l’Isola Gallinara e ci si spinge così al largo nelle acque profonde del “Santuario dei mammiferi marini Pelagos”. A condurre la confortevole barca del Mola Mola Dive Team è il capitano Gianni Buse, coadiuvato dal noto fotografo Alberto Balbi. A bordo troviamo anche la biologa marina Barbara Nani ed i suoi collaboratori della Cooperativa Costa Balenae, Davide Ascheri e Elena Fontanesi, che ci spiegano dettagliatamente la vita dei grandi cetacei che popolano queste acque.
Barbara Nani Classe 1965 laureata in scienze naturali, guida ambientale escursionistica, eclettica, vulcanica, oltre alla passione per il mare e la cetologia che l’hanno portata nel 1996 a fondare il primo whalewatch in Italia, si occupa di educazione ambientale e formazione. E’ socia fondatrice e Presidente della Costa Balenae, una cooperativa ideata pensando al futuro di Zoe (sua figlia) e di tutti i bimbi che un domani dovranno vivere sulla Pianeta Terra e che oggi dovrebbero imparare ad amarlo a rispettarlo.
“La Cooperativa Costa Balenae è stata creata da me e da altri biologi marini e naturalisti”, spiega Barbara Nani, “nel 2014 a Imperia. Il nostro è un nuovo tipo di whale watching, in quanto vogliamo usare imbarcazioni piccole e soprattutto eco sostenibili non inquinanti, che possono accogliere un numero massimo di 50 persone. Si tratta di un progetto che ha bisogno di essere diffuso e conosciuto, per raccogliere i fondi necessari. Tutto questo nel rispetto degli animali e del loro habitat. Occorre prudenza e molta attenzione nell’avvicinarli. Soprattutto quando si tratta delle balene comuni, che qui vivono tutto l’anno e si riproducono. In particolare quando allattano e allevano i loro piccoli, capaci di crescere di ben 100 kg il giorno. Si nutrono di krill, sorta di gamberetto che qui si trova in grande abbondanza, di cui sono ghiottissime. I capodogli mangiano grossi calamari che trovano fino a 1000 m di profondità”.
Emozionante risulta il loro avvistamento. In particolare degli esemplari di balenottera comune, che quando emerge lancia in aria uno spruzzo alto d’acqua simile a geyser. Salta e si inabissa. Dopo otto minuti riemerge.
La sua schiena lucida riflette bagliori iridescenti sotto i raggi del sole. Ancora un colpo di coda. Si vede perfettamente la sua pinna dorsale. Infine si immerge per l’ultima volta nella profondità del mare e scompare lasciando in superficie una sorta di impronta azzurra dove il mare si fa liscio come una tavola. “Tutto questo costituisce un patrimonio naturalistico inestimabile, che dobbiamo preservare e saper condividere senza provocare danni all’ambiente e agli animali. Rumori, ultrasuoni, inquinamento ambientale e acustico sono i peggiori nemici dei cetacei”, conclude Barbara Nani.
Un ringraziamento ad Alberto Balbi che ci ha autorizzato alla pubblicazione parziale dell’articolo di Pietro Tarallo che può essere letto seguendo questo link. – Foto credit Massimo Bisceglie, Balbi e alii
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Bello!!!!!