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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: ARTICO
parole chiave: Spedizione Wilkins-Ellsworth, Nautilus, O-12
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Il progetto della spedizione ebbe grande risonanza pubblica anche se le opinioni degli “addetti ai lavori” e degli ufficiali di marina erano generalmente pessimistiche. Un articolo pubblicato a giugno 1931 dal periodico Modern Mechanix riportò le opinioni di diverse persone; un anonimo ufficiale sommergibilista della US Navy disse che i responsabili della spedizione erano esageratamente ottimisti circa la durata delle batterie del Nautilus in immersione e che il loro tentativo equivaleva ad un suicidio.
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Fig. 7: l’OS-12 all’inizio dei lavori di trasformazione. Fonte: Temple Digital Collection, https://digital.library.temple.edu/…/p15037coll3/id/69609
Il capitano di vascello Simpson dell’arsenale di Brooklyn dichiarò che la Marina non avrebbe mai nemmeno pensato di mandare degli uomini in una spedizione così pazzesca e che tutto il progetto era basato unicamente su supposizioni non supportate da prove concrete. L’esploratore polare Stefannson, che nel 1913, nel corso di una spedizione nel Canada settentrionale alla quale aveva preso parte anche Wilkins, aveva espresso a quest’ultimo la sua idea che sarebbe stato possibile un giorno navigare sotto la banchisa polare, dichiarò che al momento era ancora un’impresa pericolosa ma profeticamente si disse certo che tra 10 o 20 anni sarebbe divenuta una operazione normale e assolutamente sicura.
Fig. 8: Completamento dell’installazione del ponte-slitta. Fonte: Temple Digital Collection https://digital.library.temple.edu/…/p15037coll3/id/69601
I lavori di adattamento si prolungarono molto più a lungo del previsto e solamente il 16 marzo 1931, con due mesi di ritardo, il Nautilus lasciò il cantiere per andare a New York dove avrebbe avuto luogo la cerimonia ufficiale del battesimo, alla quale presenziò anche il nipote di Jules Verne, fatto venire appositamente dalla Francia. L’equipaggio di 18 uomini era composta tutto da civili e il comando era affidato a Sloan Danenhower, socio d’affari di Lake ed ex ufficiale sommergibilista della US Navy.
Fig. 9: disegno in sezione della torretta/trivella telescopica e, in basso, la fresa. Da Modern Mechanix, giugno 1931.
Mentre il battello entrava nel porto di New York a rimorchio a causa di un guasto ai motori, un membro dell’equipaggio fu scagliato in mare da un’ondata ed affogò. Dopo aver effettuato alcune immersioni di prova, e delle riparazioni alle trivelle malfunzionanti, solamente il 4 giugno il Nautilus salpò alla volta della Gran Bretagna. Non tutto a bordo funzionava perfettamente: i motori e i circuiti elettrici erano in cattivo stato, uno dei cilindri dei motori era fessurato, due pompe non funzionavano e le trivelle retrattili presentavano ancora dei difetti. Nonostante ciò, Wilkins e Danenhower avevano fretta di partire in quanto il dr Sverdrup, capo dell’equipe scientifica, aveva avvisato Wilkins che per poter raggiungere il Polo e il previsto incontro con il Graf Zeppelin, incontro dal quale dipendeva l’appoggio finanziario di Hearst, il battello avrebbe dovuto partire dall’isola Spitsbergen non oltre il 10 luglio.
Fig. 10: una delle prime uscite di prova del Nautilus. Fonte: https://www.amphilsoc.org/exhibits/nautilus/history.htm
Per raggiungere l’obiettivo Wilkins contava di effettuare una traversata dell’Atlantico veloce, ma le cose andarono diversamente. Durante una ricarica delle batterie si verificò una esplosione e acqua di mare penetrò nel locale batterie e in uno dei motori diesel mettendolo fuori uso. Il 13 giugno anche il secondo motore diesel cessò di funzionare e le batterie si scaricarono. A Danenhower non restò altro da fare che inviare un SOS con il potente apparato radio di bordo. In soccorso del Nautilus arrivarono le due corazzate statunitensi Wyoming e Arkansas che si trovavano a sole 50 mn di distanza dirette a Copenhagen. Il Nautilus fu preso a rimorchio dalla Wyoming che lo portò fino alla costa irlandese, dove fu preso a rimorchio da un rimorchiatore.
Fig. 11: il Nautilus a rimorchio della Wyoming. Fonte: The Ohio State University.
Dopo una sosta a Cork Harbour, il battello fu rimorchiato fino a Plymouth, nel cui Arsenale l’Ammiragliato britannico si era offerto di ripararlo. Il Nautilus giunse a Plymouth il 27 giugno. Durante la sosta, si scoprì che la causa di forti malori che avevano colpito molti membri dell’equipaggio durante la traversata era un avvelenamento da piombo dovuto alla vernice con la quale erano stati verniciati i serbatoi dell’acqua potabile. Dato il grande ritardo accumulato dal Nautilus l’incontro al Polo con il Graf Zeppelin era divenuto impossibile e il 24 luglio Eckener era partito con il dirigibile per un volo artico di cinque giorni nel corso del quale si incontrò con un rompighiaccio russo col quale scambiò della corrispondenza. Erano ben 74 i componenti dell’equipaggiamento del Nautilus che erano guasti, una prova della scarsa qualità del lavoro effettuato durante l’allestimento. Uno dei sostegni del timone verticale era mancante, probabilmente spezzatosi per fatica del metallo. Quando, una volta ultimate le riparazioni, fu effettuata un’immersione di prova si scoprì che al compressore dell’aria mancavano dei pezzi.
Fig. 12: il Nautilus a Plymouth, cartolina postale
Solo il 28 luglio il Nautilus poté ripartire diretto a Bergen, dove arrivò il 1° di agosto, non senza aver sofferto ulteriori guasti durante la navigazione. Ormai la stagione era troppo avanzata per tentare di raggiungere il Polo e d’altronde vi erano forti dubbi che il Nautilus fosse in grado di sostenere una lunga navigazione; gli scienziati che attendevano a Bergen decisero comunque che sarebbe stato possibile effettuare i loro esperimenti in un’area a nord-ovest delle Svalbard e anche effettuare una breve crociera sotto il ghiaccio. Il 5 agosto il Nautilus partì per andare a Tromsø dove arrivò 4 giorni dopo. Il 10 partì alla volta delle isole Svalbard ma un ennesimo problema ai motori diesel lo costrinse ad andare alla deriva per alcune ore finché non furono terminate le riparazioni di emergenza. Arrivò a Longyearbyen, capitale dell’isola di Spitsbergen il 15 agosto.
Fig. 13: il Nautilus tra i ghiacci. Fonte: The Ohio State University.
Tre giorni dopo salpò per raggiungere la banchisa dove giunse il 19 e si inoltrò tra i banchi di ghiaccio galleggianti alla ricerca del punto adatto a tentare un’immersione. Il 22 di agosto le condizioni meteorologiche erano favorevoli e l’equipaggio preparò il Nautilus per l’immersione, la prima da quando aveva lasciato gli USA. Dopo tutti gli incidenti avvenuti durante la navigazione alcuni dei membri dell’equipaggio erano comprensibilmente contrari ad effettuare il tentativo. Quando tutto era ormai pronto, il timoniere dispose i timoni orizzontali in posizione “a scendere” ma il Nautilus non cambiò l’assetto. Il battello fu arrestato e il comandante Danenhower si recò a poppa per controllare i timoni e scoprì che ambedue i timoni orizzontali erano scomparsi. Un palombaro si immerse e constatò che i loro supporti erano spezzati: il punto di rottura era netto e sembrava che i due timoni fossero stati alternativamente sollevati ed abbassati finché il metallo non aveva ceduto. Nonostante Wilkins fosse dell’opinione che con il suo sistema di scivolare sotto la banchisa i timoni orizzontali non fossero necessari e che sarebbe bastato allagare le casse d’immersione il resto dell’equipaggio si oppose fermamente ad effettuare l’immersione. La causa della perdita dei timoni non fu mai accertata : secondo alcuni membri dell’equipaggio i timoni erano stati spezzati da un urto particolarmente violento contro un lastrone di ghiaccio avvenuto giorni prima. Wilkins nei suoi primi rapporti attribuì la rottura dei timoni alla “fatica e cristallizzazione” del metallo” ma accennò anche all’esistenza di “altre spiegazioni” senza però specificare quali fossero. Solamente molti anni dopo nei suoi appunti avanzò l’ipotesi che la “sparizione” dei timoni fosse dovuta ad un deliberato sabotaggio da parte di uno o più membri dell’equipaggio che non volevano “andare sotto il ghiaccio”. Nel 1958 confidò al comandante di un sommergibile nucleare statunitense che ebbe occasione di visitare che probabilmente i sostegni dei timoni erano stati manomessi a Bergen o all’isola Spitsbergen in modo tale da provocarne il distacco durante la navigazione. Nei giorni seguenti il battello si inoltrò tra i lastroni di ghiaccio galleggianti, furono eseguiti alcuni esperimenti e fu estratto un campione del fondo marino. Il 31 le condizioni di mare e vento erano calme e Wilkins decise di tentare un’immersione sotto il ghiaccio. Con un assetto appruato di -1° il Nautilus si infilò sotto un banco di ghiaccio fino a metà lunghezza e si arrestò, in quanto la trivella principale, che era rimasta bloccata in posizione estratta, toccava il bordo del ghiaccio. L’inclinazione fu aumentata e il Nautilus finalmente si immerse sotto al ghiaccio. Si tentò di azionare la trivella manualmente ma non fu possibile penetrare il ghiaccio. Dopo breve tempo, Danenhower fece dare macchina indietro e il Nautilus riemerse. Il 4 settembre il Nautilus effettuò una seconda breve immersione che fu filmata.
Viste le pessime condizioni del Nautilus e il malfunzionamento delle sue speciali apparecchiature se effettivamente la perdita dei timoni fu veramente dovuta ad un sabotaggio non si può dare del tutto torto a coloro che lo attuarono. Il 6 settembre il peggioramento delle condizioni metereologiche convinse Wilkins a porre fine alla spedizione. Il 7 il Nautilus raggiunse nuovamente Longyearbyen e Wilkins partì immediatamente per New York per accordarsi circa il destino del Nautilus che, secondo il contratto con la US Navy avrebbe dovuto essere riportato negli Stati Uniti; gli scienziati fecero ritorno in Norvegia a bordo di un piroscafo. Il 20 settembre il Nautilus giunse infine a Bergen, dove l’equipaggio fu congedato. Pochi giorni dopo Wilkins fu autorizzato ad affondare il sommergibile. Il 20 novembre il battello fu rimorchiato al largo di Bergen e affondato in un fondale di 350 m di profondità.
Finiva così ingloriosamente la spedizione polare in sommergibile Wilkins-Ellsworth. La grande somma di denaro spesa portò come risultati pratici un esemplare di fondo marino artico ed alcuni rilevamenti scientifici, oltre a fotografie e filmati della superficie inferiore dei ghiacci polari.
Aldo Antonicelli
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