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Il ritorno della pirateria in Somalia

tempo di lettura: 7 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: SICUREZZA MARITTIMA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: OCEANO INDIANO
parole chiave: Pirateria
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La domanda di oggi è: sarà in grado l’Unione europea di assicurare la sicurezza marittima nei mari orientali?
La situazione è da anni complessa a causa dei rischi connessi alla pirateria somala e agli eventi che, in maniera ricorrente, si affacciano tra il Golfo Persico e l’Oceano Indiano, interessando uno dei choke point maggiormente strategici per il traffico energetico internazionale ovvero Hormuz. Non ultimo, da ormai quasi due mesi, si è aperto un nuovo fronte nel mar Rosso meridionale le cui conseguenze si incominciano a sentire. In risposta alle aspettative delle società armatoriali per una nuova operazione di sicurezza marittima, è stata concordata in ambito EU l’operazione ASPIDES, intesa a vanificare gli attacchi aerei con missili e droni contro le navi mercantili da parte degli Houthi.

Va compreso che il problema non è operativo, in quanto le forze marittime europee hanno la capacità per operare in maniera efficace contro queste milizie che stanno condizionando il traffico internazionale di fatto danneggiando il flusso delle navi mercantili occidentali (quelle russe e cinesi non vengono interessate). Si tratta di una coercizione economica che vede una strana alleanza tra Cina, Iran e Russia per colpire, sebbene per motivi diversi, gli interessi europei. Di fatto i ripetuti ed insensati attacchi effettuati dagli Houthi stanno comportando costi significativi per il commercio marittimo diretto a Suez, paventando nello scenario peggiore la chiusura totale di questa rotta commerciale con conseguenze drammatiche per le economie regionali, in particolare l’Egitto, ma anche globali.  

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Secondo le ultime notizie, iI cacciatorpediniere ITS Caio Duilio sarà sede del Comando tattico dell’operazione ASPIDES ospitando il Force Commander (l’ufficiale ammiraglio che esercita il comando imbarcato degli assetti navali che partecipano all’operazione).Caio Duilio D 554.JPG – Wikimedia Commons

La risposta europea con l’operazione ASPIDES, basata sul recente mandato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dovrebbe incrementare ulteriormente la difesa aerea dei mercantili, già messa in atto dall’operazione PROSPERITY GUARDIAN a guida statunitense, ma presenta limiti di impiego delle forze navali ancora non chiari. Sebbene la si voglia far passare per una semplice missione di sicurezza marittima, in realtà, ASPIDES è un primo forte segnale che l’UE non vuole più tollerare interruzioni della libertà di navigazione nelle acque internazionali, per lo più se causate da fazioni militari non governative. Da un punto di vista tecnico, le unità navali disponibili sono moderne ed in grado di opporsi alla minaccia degli Houthi ma il loro successo sarà legato solo alle regole di ingaggio approvate: se si tratterà solo di distruggere le armi dirette dalla costa contro il traffico mercantile la missione potrebbe essere lunga, dispendiosa e non priva di rischi dal punto di vista politico. In altre parole, una volta passata l’onda mediatica del momento, si instaurerebbe una missione poco efficace dal punto di vista risolutivo, tra un Occidente che opererà sempre “in trasferta” ed una fazione continuamente foraggiata dall’Iran con lo scopo di mantenere l’instabilità nella regione. L’alternativa sarebbe tornare indietro ai tempi di Pompeo Magno che, identificato il problema (nel caso quello dei pirati), lo eradicò alla radice, mantenendo una pax marittima che durò per oltre tre secoli. Questo ai tempi moderni è ovviamente inaccettabile per motivi etici che però, va compreso, solo l’Occidente, dopo secoli di storia, si pone. Non è il caso di altre marine del sud est asiatico che da tempo attuano policy operative con minori restrizioni, non ponendosi problemi a sparare su imbarcazioni minori anche solo in sospetto di pirateria.

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L’equipaggio della nave mercantile MV Faina sul ponte dopo una richiesta della Marina americana di verificare la loro salute e il loro benessere. La nave mercantile, battente bandiera del Belize, posseduta e gestita da Kaalbye Shipping, Ucraina, fu sequestrata dai pirati il 25 settembre 2008 e costretta a procedere all’ancoraggio al largo della costa somala. La nave trasportava un carico di carri armati T-72 ucraini e relativo equipaggiamento militare – Autore U.S. Navy Mass communication Specialist 2nd Class Jason R. Zalasky

A proposito di pirati, sembrerebbe che i decisori di Bruxelles non si siano ancora accorti della recente recrudescenza del fenomeno della pirateria nelle acque della Somalia. L’IMB, International Maritime Bureau, aveva segnalato che il numero di incidenti di pirateria segnalati nel 2023 era aumentato leggermente rispetto all’anno precedente, invitando le navi mercantili alla massima cautela per la sicurezza degli equipaggi. La situazione in mar rosso e lo spostamento dell’attenzione delle poche unità occidentali nell’area,  sembrerebbe aver fornito ai pirati nuove occasioni ed una certa preoccupazione è sorta dopo il primo dirottamento di una nave avvenuto il 14 dicembre 2023 al largo delle coste della Somalia, di fatto il primo dopo il 2017.

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la zona costiera di Eyl (Somalia) è un’area infestata dai pirati che possono ripararsi all’interno della laguna

Secondo dati IMB, una nave portarinfuse, la HANDYMAX è stata abbordata e dirottata da presunti pirati somali a circa 700 miglia nautiche ad est di Bosaso, Somalia. Il comandante, dopo aver lanciato l’allarme, aveva contattato le autorità locali, attivato il SSAS e tutto l’equipaggio si era, come da norma, radunato nella cittadella per mettersi in protezione. Per fortuna, in zona era presente un’unità della marina indiana che, dopo aver risposto alla chiamata di emergenza, ha provveduto ad inviare un elicottero per localizzare la nave. All’arrivo della nave da guerra, i pirati, armati di mitragliatrici e lanciarazzi, si sono dileguati sui loro dhow. Va segnalato che nella stessa giornata una nave battente bandiera maltese, la MV RUEN, è stata abbordata e dirottata dai pirati. Da allora la nave e il suo equipaggio, tenuti in ostaggio sulle coste della Somalia tra Eyl e la penisola di Xaafun (Somalia), sono in attesa di essere liberati a seguito del pagamento del riscatto. Ultimo caso, per quanto di conoscenza, è avvenuto il 5 gennaio 2024 quando la MV LILA NORFOLK, battente bandiera della Liberia, è stata catturata. Ancora una volta sulla scena di azione è intervenuta la Marina indiana con un team di commando che hanno messo in sicurezza il mercantile dopo uno scontro durato 24 ore al largo della costa somala nel Mar Arabico. Dalle notizie pervenute, un gruppo di pirati (cinque o sei) armati erano saliti a bordo del cargo che stava navigando a 450 miglia nautiche al largo della costa della Somalia, con lo scopo di prenderne il controllo. L’equipaggio, rifugiatosi nella cittadella, aveva dichiarato l’emergenza che era prontamente affrontata dalla marina indiana con il cacciatorpediniere INS Chennai (D65), oltre a diversi elicotteri e aerei, tra cui un aereo da pattugliamento marittimo P-8 ed un drone SeaGuardian MQ-9B.

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pirati somali si arrendono alla squadra di boarding dei Royal Marines dell’HMS Cumberland nel Golfo di Aden. Durante uno schieramento nel Golfo di Aden, la fregata Type 22 HMS Cumberland contribuirono in modo significativo allo sforzo internazionale per combattere la pirateria al largo delle coste della Somalia, in Africa. La nave intercettò quattro navi pirata, sequestrando 20 fucili d’assalto, 3 lanciagranate e pistole, confiscando e, successivamente, affondando le loro imbarcazioni a colpi di arma da fuoco – Fonte UK MOD ROYAL NAVY – anno 2008Pirates Surrender to Royal Marine Boarding Teams MOD 45149776.jpg – Wikimedia Commons

Questa recrudescenza del fenomeno è favorita dalla situazione regionale che richiama le altre unità in zona in supporto del traffico mercantile. Il pericolo è di tornare alla drammatica situazione che causò il caos nel commercio mondiale, danneggiando gravemente lo sviluppo sostenibile regionale tra il 2008 e il 2012 ovvero fino a quando un articolato piano di sorveglianza e protezione iniziato dal CMF pose fine al business della pirateria somala. All’epoca intervenne in maniera decisiva anche l’Unione Europea che decise di continuare a mantenere una forza navale nell’Indiano con l’operazione antipirateria, EUNAVFOR ATALANTA.

Sebbene l’IMB incoraggi le navi a seguire le pratiche raccomandate dal BMP5, i pirati somali sono ancora una minaccia concreta e gli stati regionali – molti dei quali piccoli paesi insulari in via di sviluppo – non sono in grado di far fronte alla situazione da soli. Il problema è che di fatto manca anche un adeguato appoggio politico: il mandato delle Nazioni Unite per le operazioni di antipirateria è scaduto e le forze attualmente assegnate ad ATALANTA, sebbene qualitativamente adeguate, sono in un numero trascurabili. Anche il fondo fiduciario che fornisce le risorse per i procedimenti giudiziari sulla pirateria (nota dolens al fine di poter processare questi criminali) è stato chiuso. È ancora in vigore solo il sistema di condivisione delle informazioni fornito dall’UE e dal Regno Unito attraverso i centri marittimi regionali. Non a caso le ultime operazioni sono state condotte grazie all’India che ha portato la sua presenza navale nella regione a dodici navi.

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Non solo azioni difensive: 4 sommozzatori olandesi della Task Force Barracuda nell’ambito dell’Operazione ATALANTA nel 2011 danneggiarono due navi madre pirata somale impedendone l’impiego per molto tempo – Fonte MOD NLD Operatie Atalanta onderscheiding-3.jpg – Wikimedia Commons

I pianificatori militari europei dovrebbero tenere conto che questa situazione dovrebbe essere affrontata con un rinnovato impegno e visione, operando quanto più sinergicamente con le unità impegnate in zona sia per ATALANTA sia, in futuro, per ASPIDES. Inoltre bisognerebbe portare al termine il progetto SAFE SEAS AFRICA, che dovrebbe prendere in considerazione un fondo di emergenza che fornisca risorse per i procedimenti giudiziari regionali, al fine di perseguire legalmente i pirati e rafforzare ulteriormente l’architettura regionale di sicurezza marittima (nota come MASE) al fine mantenere sotto controllo la situazione al largo della Somalia. Come sempre quando l’attenzione cala le cattive abitudini si risvegliano.

Andrea Mucedola

 

 

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