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Le prime forze navali di Roma

tempo di lettura: 6 minuti

 

livello elementare

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ARGOMENTO: STORIA NAVALE ROMANA
PERIODO: EPOCA REPUBBLICANA
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Organizzazione della flotta

 

Come accade nei periodi iniziali della crescita di tutti gli organismi viventi, le prime esigenze prioritarie di Roma furono quelle indispensabili alla propria sopravvivenza. Nei primi secoli della storia romana, pertanto, il ruolo strategico delle navi fu quello assicurare l’afflusso dal mare dei rifornimenti vitali di cui l’Urbe aveva necessità per il proprio sostentamento, ma che non poteva acquisire per via terrestre poiché era circondata da popolazioni ostili o comunque infide. Occorre a tal proposito ricordare che Roma venne, a giusto titolo, considerata dagli antichi una città marittima dalla posizione felicissima, poiché aveva facile accesso al mare attraverso il corso ampio e perenne del fiume Tevere, pur non essendo direttamente esposta ai pericoli provenienti dal mare [9]. In realtà, la città non era stata fondata in quella posizione per effetto del caso o per un capriccio del proprio mitico fondatore, ma proprio perché i tre colli più vicini alla riva sinistra del Tevere all’altezza dell’isola Tiberina erano bagnati dalle acque del fiume, che formava due profonde insenature paludose nelle valli fra il Campidoglio ed il Palatino, e fra quest’ultimo e l’Aventino [10].

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I primi Romani nacquero quindi con i piedi nel Tevere e convissero fin dalle origini con una costante presenza navale nel porto fluviale naturale: vi erano sia le barche e le chiatte che assicuravano il lucroso servizio di traghetto di persone e merci fra le due sponde del fiume, sia le navi da carico che, provenendo dal mare, risalivano il Tevere per scaricare le loro merci in quell’ancoraggio tranquillo [11]. Quando i re Tarquini bonificarono le paludi, con la costruzione della Cloaca Massima, lasciarono comunque inalterata la parte più profonda della predetta insenatura, che costituì così il più antico porto fluviale attrezzato di Roma: il Portus Tiberinus, sulla cui banchina meridionale si affacciava l’austero tempio (tuttora esistente) del dio romano Portuno, il protettore dei porti. Il sistema portuale di Roma fu completato con la realizzazione del porto marittimo di Ostia, la cui fondazione – come prima colonia di Roma – viene fatta risalire al quarto re, Anco Marzio.

La storia arcaica di Roma non avrebbe potuto essere molto documentata, ma essa ci ha comunque tramandato vari episodi in cui le merci recate dal trasporto marittimo furono determinanti per superare delle gravi situazioni di carestia nell’Urbe [12]. Vi sono peraltro diversi elementi che indicano che il commercio marittimo necessario ai Romani venne molto presto organizzato e gestito direttamente da essi [13]. Abbiamo inoltre l’evidenza dell’esistenza di navi da guerra romane perlomeno fin dall’ultimo periodo regio, come si evince dai trattati navali stipulati fra Roma e Cartagine [14], e poi anche da quello fra Roma e Taranto [15]. Analogamente risulta certamente presente in mare, fin dalla epoche più antiche, una costante minaccia costituita dalla pirateria.

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Questi dati fanno chiaramente capire che il compito fondamentale attribuito alle navi da guerra di cui i Romani si erano dotati fu quello di assicurare la protezione del proprio traffico mercantile, soprattutto per i carichi necessari per l’approvvigionamento dei viveri destinati al sostentamento della popolazione (attraverso l’antichissimo ed efficiente sistema dell’annona). Che questo compito sia stato assolto con efficacia, lo possiamo desumere dall’assenza di notizie su particolari situazioni critiche determinate da attacchi di pirati. Al contrario, la sola notizia che ci è pervenuta su di un dirottamento di una nave romana ad opera di pirati, nelle acque delle isole Lipari, mostra un atteggiamento particolarmente cauto e perfino benevolo mantenuto dagli stessi pirati nei confronti dei Romani, che evidentemente godevano già di un certo rispetto anche in alto mare [16].

Fra il VI ed il IV secolo a.C., lo sviluppo del commercio marittimo, che costituivano anche una lucrosa fonte di reddito per gli intraprendenti armatori romani, venne accompagnato da un analogo incremento del numero delle navi da guerra. Ma un aumento davvero sensibile della consistenza del naviglio militare avvenne nel 338 a.C. con la cattura delle navi di Anzio, che avevano in precedenza condotto delle incursioni ostili contro la costa di Ostia. Delle navi catturate, le più vecchie furono bruciate e con i loro rostri venne adornata la tribuna del Foro (da allora in poi chiamata “i Rostri”), mentre quelle efficienti furono portate nei “Navalia” di Roma [17], cioè in quelle sistemazioni per il rimessaggio delle navi da guerra esistente sulla riva meridionale del Campo Marzio. A quel punto la Marina romana aveva assunto delle dimensioni tali da consentirne un impiego più ampio della sola difesa del traffico commerciale. Per la gestione della flotta venne pertanto istituito un nuovo incarico di comando: quello dei duumviri navali [18].

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nave romana con corvo (First Punic War) – Autore Lutatius Quinquereme-and-corvus.jpg – Wikimedia Commons

Dalle seguenti quattro nuove missioni assegnate a questa flotta, si può già intravvedere la volontà del Senato di consolidare ed espandere il potere marittimo di Roma:
– vigilanza sulla sicurezza delle proprie acque costiere e controllo delle acque limitrofe, fino alla Campania [19];
– esplorazione di altri litorali di più immediato interesse, ad esempio in Corsica [20];
– missioni di Stato oltremare, come la visita navale ufficiale effettuata in Grecia, ad Epidauro, per prelevare l’emblema di Esculapio [21];
– presenza navale dissuasiva in acque più remote allo scopo di fornire sostegno ad una popolazione alleata, come quella della città di Turi, nel golfo di Taranto, una missione che suscitò una reazione ostile dei Tarantini, determinando il casus belli della guerra Tarantina [22], che permise ai Romani di completare il proprio controllo sulla nostra Penisola.

Domenico Carro

 

Note
[9] In questo senso si espressero Tito Livio (V, 54), Cicerone (De rep., II, 5) e Dionisio di Alicarnasso (Ant. Rom., III, 44, 1-4).

[10] Una particolareggiata ricostruzione della situazione dell’area in epoca arcaica è stata fornita da Filippo Coarelli: Il foro Boario dalle origini alla fine della Repubblica, Quasar, Roma, 1988

[11] “gli insediamenti sui colli di Roma, specialmente sul Palatino – pur nella insufficienza di fonti sicure – dovevano aver avuto almeno anche una funzione di carattere commerciale. È vero che la tradizione delle origini di Roma parla quasi esclusivamente di una civiltà di pastori, ma esistono innumerevoli reperti archeologici che ci dimostrano l’intensità, fin d’allora, dei traffici greci e fenici nell’area a cavallo della zona tiberina che include i colli di Roma.” (Flamigni 1995)

[12] Situazioni di questo genere si verificarono, ad esempio, nel 508 a.C. (Dionys. Hal., V, 26, 3-4) e nel 492 a.C. (Liv., II, 34).

[13] “nel VI secolo … si riscontra un’attività edilizia notevole … … L’elencazione degli edifici che furono costruiti in questo periodo è impressionante. … Donde provenivano i fondi necessari per tutte queste innovazioni, costruzioni e donazioni? Che non venissero solo da bottini di guerra è dimostrato da Livio (I,55) … Solo il commercio ,,, poteva fornire … guadagni così rapidi e consistenti per le casse dello Stato. E perché fossero rapidi e consistenti occorreva che, almeno in parte, questo commercio cominciasse ad essere nelle mani di cittadini romani.” (Flamigni 1995)

[14] Il primo di essi risale al 509 a.C., subito dopo l’avvento della Repubblica (Polyb. III, 22).

[15] Questo trattato viene ricordato da Appiano (Samn., 7) e risulta collocabile nella prima metà del IV secolo a.C..

[16] L’evento è narrato da Tito Livio (V, 28) e Plutarco (Camil., 8). I pirati delle Lipari si sarebbero certamente sentiti invulnerabili e pertanto liberi di compiere sui Romani qualsiasi sopruso se non avessero temuto una ritorsione contro le loro isole da parte delle navi da guerra romane.

[17] Liv., VIII, 13-14.

[18] Questa magistratura venne istituita nel 312 a.C. (Liv., IX, 30).

[19] Una missione di tal genere venne effettuata nel 311 a.C. (Liv., IX, 38).

[20] La ricognizione in Corsica venne effettuata verso la fine del IV sec. a.C. da una flotta romana di 25 navi (Theophr., H.P., V, 8).

[21] La missione fu affidata ad una trireme romana nel 292 a.C. (Val. Max., I, 8, 2).

[22] L’incidente occorse nel 282 a.C. (Cass. D, I-XXXIV, fragm. 145; App., Samn., 7).

 

 

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