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Meteo facile per tutti: vediamo che tempo fa o farà prossimamente con un insieme di link per aggiornarvi in tempo reale sulle condizioni meteorologiche locali e marine 

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Che cosa comporterà lo scioglimento delle calotte glaciali per il Pianeta?

tempo di lettura: 6 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: OCEANOGRAFIA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: OCEANO ATLANTICO
.parole chiave: calotte polari, cambiamenti climatici

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Solo nel 2019 a causa dell’innalzamento delle temperature la calotta glaciale della Groenlandia ha perso un milione di tonnellate di ghiaccio al minuto e molti si domandano che cosa comporterà per il clima del Pianeta.

Il fatto che le calotte si riducano è normale, quello che invece non è normale è il gradiente di diminuzione delle stesse che può innescare un certo numero di conseguenze per il Pianeta. Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Communications Earth & Environment la calotta dei ghiacci della Groenlandia si è ridotta con una velocità mai osservata negli ultimi secoli. Questa situazione è stata valutata grazie ai satelliti GRACE della NASA, che hanno permesso di effettuare misurazioni della gravità talmente precise da poter valutare la massa dei ghiacci presenti in Groenlandia.

Che cos’è una calotta di ghiaccio?
Le calotte sono essenzialmente delle enormi masse di ghiaccio che attualmente coprono la maggior parte della Groenlandia e dell’Antartide. Durante l’ultima era glaciale, esse si estendevano a gran parte del Nord America e della Scandinavia ma, a seguito del riscaldamento post glaciale, si ritirarono nelle attuali regioni. Sono aree enormi, basti pensare che insieme le calotte glaciali dell’Antartico e della Groenlandia, contengono oltre il 99 percento del ghiaccio d’acqua dolce sulla Terra. La calotta antartica si estende per quasi 14 milioni di chilometri quadrati (5,4 milioni di miglia quadrate), un’area grande quanto gli Stati Uniti e il Messico che contiene 30 milioni di chilometri cubi di ghiaccio. Quella della Groenlandia ha invece dimensioni minori e si estende per circa 1,7 milioni di chilometri quadrati (656.000 miglia quadrate), coprendo la maggior parte della Groenlandia,  a seguito del riscaldamento post glaciale, si ritirarono nelle attuali regioni. Sono aree enormi, basti pensare che insieme le calotte glaciali dell’Antartico e della Groenlandia, contengono oltre il 99 percento del ghiaccio d’acqua dolce sulla Terra. La calotta antartica si estende per quasi 14 milioni di chilometri quadrati (5,4 milioni di miglia quadrate), un’area grande quanto gli Stati Uniti e il Messico che contiene 30 milioni di chilometri cubi di ghiaccio. Quella della Groenlandia ha invece dimensioni minori e si estende per circa 1,7 milioni di chilometri quadrati (656.000 miglia quadrate), coprendo la maggior parte della Groenlandia.

Come si formarono?
Le calotte glaciali si formarono a seguito della caduta delle precipitazioni nevose nelle zone in cui la neve permaneva in parte anche durante l’estate. Nel corso di decine di migliaia di anni, gli strati di neve si accumularono in spesse masse di ghiaccio, compresse man mano dal peso della neve fresca sugli strati di ghiaccio più vecchi. Queste grandi masse non sono statiche ma si muovono lentamente scivolando sotto il loro stesso peso verso il basso fino ad arrivare alle linee di costa dove finiscono in mare. Ovviamente fino a quando la massa di neve che si accumula è equivalente a quella persa, la sua dimensione non cambia. 

Una diminuzione in corso
In questi ultimi anni si è notato ritiro dei ghiacciai ed una riduzione delle calotte glaciali. Ad esempio, dalle immagini satellitari è emerso che, solo nel 2019, la calotta glaciale della Groenlandia ha perso una quantità di ghiaccio equivalente ad un milione di tonnellate al minuto. Dalle misure effettuate, è emerso che l’Artico stia subendo un riscaldamento ad una velocità doppia rispetto alle latitudini più basse. Ciò ha comportato che la calotta glaciale si è ridotta di 532 miliardi di tonnellate anche a causa dello scivolamento nell’oceano dei blocchi di ghiaccio, stimati in oltre 250 miliardi di tonnellate mediamente all’anno. Gli scienziati hanno valutato che la perdita dei ghiacci groenlandesi sia aumentata negli ultimi decenni, stima confermata dai dati satellitari che sono ora in grado di valutare l’impatto delle nuove nevicate sullo scioglimento e di calcolare la perdita netta.

Cosa succederebbe se le calotte glaciali della Groenlandia si sciogliessero completamente?
Se la calotta glaciale della Groenlandia si sciogliesse del tutto, gli scienziati hanno valutato avverrebbe un aumento medio il livello del mare di circa 6 metri. Nel caso dello scioglimento della calotta antartica il livello del mare aumenterebbe di circa 60 metri. Lo scioglimento influenzerebbe il tempo meteorologico e il clima del pianeta in quanto verrebbe a mancare la funzione di raffreddamento delle masse d’aria procurata dai grandi altopiani d’alta quota. Questo farebbe alterare le direzioni delle tempeste, creando venti freddi in discesa vicino alla superficie del ghiaccio. Il disgelo dell’acqua dolce andrebbe a diluire il contenuto di sale degli oceani circostanti, contribuendo a rallentare il sistema di scambio termico della corrente del Golfo. Sebbene la fusione dei ghiacci della Groenlandia durante l’ultimo periodo estivo sia stata ben al di sopra della media del trentennio 1981-2010, essa appare al di sotto dei livelli di molte estati precedenti dell’ultimo decennio. Inoltre, lo scioglimento non è stato uniforme: le aree nord-est e sud-ovest della calotta glaciale si sono sciolte significativamente più della media, mentre sulle coste sud-est e nord-ovest è stato inferiore. Il numero massimo di giorni di scioglimento si è verificato in due aree, lungo il bordo sud-ovest e l’angolo nord-est della calotta glaciale, circa 65 giorni su 123, dal 1 aprile al 1 agosto 2020, con picchi elevati come, ad esempio, il 10 luglio quando si sciolse il 34% della superficie della calotta glaciale.

Alcuni dati
Secondo il National Snow and Ice Data center, l’estensione totale dello scioglimento della superficie fino al 1 agosto 2020 è stata comunque ben al di sopra della media 1981-2010, e stimata a 18,6 milioni di chilometri quadrati per il 2020 contro i 14,4 milioni di chilometri quadrati per la media dal 1981 al 2010. Quasi il 96% dei punti della calotta glaciale ha subito lo scioglimento nel 2019, rispetto a una media del 64% tra il 1981 e il 2010. Questo è stato attribuito dagli scienziati a “modelli di blocco” del tempo meteorologico che hanno mantenuto l’aria calda sulla Groenlandia per periodi più lunghi, con una conseguente minore quantità di nevicate.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Figure1-groenlandia-678x1024.png

La mappa in alto a sinistra della calotta glaciale della Groenlandia mostra il numero totale di giorni di scioglimento superficiale dal 1 gennaio al 6 agosto 2020. La mappa in alto a destra mostra la differenza tra i giorni di scioglimento totali del 2020 e il numero di giorni di scioglimento medio dal 1981 al 2010 da giugno Dal 21 al 1 agosto. Il grafico inferiore mostra l’area giornaliera in chilometri quadrati di fusione superficiale dal 21 giugno al 1 agosto 2020, con le tendenze giornaliere dell’estensione della fusione per i quattro anni precedenti. Credito: National Snow and Ice Data Center / T. Mote, Università della Georgia Greenland/Antarctic Ice Sheet Today | Surface Melt Data presented by NSIDC

Un’ulteriore preoccupazione sono i meccanismi di feedback che aumentano la perdita di ghiaccio, inclusa l’acqua di disgelo che indebolisce la calotta glaciale e ne accelera lo scivolamento nell’oceano. Temperature più elevate attaccano gli strati superficiali che sciogliendosi rivelano il ghiaccio più scuro posto al di sotto. Questo, essendo meno chiaro, assorbe più energia termica solare, andando ad incrementare lo scioglimento.

Una situazione senza speranza?
In realtà la calotta glaciale della Groenlandia non è necessariamente destinata a sciogliersi completamente in quanto i ghiacciai, ritirandosi, alla lunga perderebbero il contatto con le acque oceaniche più calde e quindi tenderebbero a sciogliersi sempre meno. I tempi sarebbero comunque molto lunghi, dell’ordine di secoli, per cui l’aumento delle temperature globali potrebbe essere invertito dal mutare della situazione astronomica e dalla nostra capacità di ridurre i livelli di CO2. Parliamo sempre di tempi molto lunghi se raffrontati alla nostra vita umana e trascurabili a fronte delle ere geologiche.

 

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