.
livello elementare
.
ARGOMENTO: PROTAGONISTI DEL MARE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: Luigi Ferraro, Gamma
gruppo Gamma con ARO Pirelli, al centro il comandante Wolk
Continuiamo, la vita di Luigi Ferraro, facendo delle precisazione sugli ultimi anni della guerra. Dopo l’8 settembre alcuni reparti della X MAS passarono alla R.S.I.. con lo scopo di continuare le ostilità contro gli Alleati, ma anche e soprattutto di salvare e perfezionare il patrimonio di tecnica e di esperienza sui materiali, comprese le tattiche e la preparazione alle operazioni d’assalto acquisite dalla Decima nella Regia Marina. I reparti navali operarono nel mare di Anzio, nel Tirreno ed in Adriatico, sia in missioni speciali che in agguati contro le forze navali, ottenendo con i pochi mezzi a disposizione quattro affondamenti confermati e due ufficialmente privi di riscontro. Tra di essi vi era il Gruppo Gamma “Licio Visintini”, cui Ferraro apparteneva. Dal novembre 1943 il gruppo si trasferì a Valdagno (Vicenza) suddividendosi in seguito in diverse Squadre che avrebbero dovuto operare al di là delle linee nemiche per effettuare sabotaggi mano a mano che il fronte, in particolare quello orientale, avanzava, in difesa da una possibile invasione dei partigiani titini. L’intento era anche di proteggere il diritto italiano su quelle terre contro i tentativi delle autorità d’occupazione tedesche di snazionalizzare la Venezia Giulia e il Friuli per annetterli al Reich.
Nell’aprile del 1945 a Valdagno era rimasto solo il Comando con Ferraro ed una quarantina di uomini. Va sottolineato che Ferraro aveva continuato la guerra contro gli Alleati anglo americani senza mai sparare un colpo contro altri italiani. Ma non solo. D’accordo coi partigiani (che erano suoi avversari) spesso si operò, salvando uomini e importanti insediamenti industriali dalla rappresaglia nazista. A riprova, nella zona agiva la brigata partigiana «Stella» che non attaccò mai gli alloggiamenti dei «Gamma» ma stabili con Ferraro ed i suoi uomini un modus vivendi, richiedendo spesso il suo intervento diretto nei riguardi dei tedeschi per evitare inutili distruzioni e morti. Curiosamente il nome dell’operazione da assaltatore che lo aveva reso famoso era anch’esso Stella. Anche questa è storia di cui si preferisce non parlare. Dopo il 25 aprile Ferraro inviò tutto il materiale operativo a La Spezia, dove fu regolarmente consegnato alla Regia Marina. Quando l’ultimo dei suoi uomini tornò alle proprie case, Ferraro raggiunse la famiglia a Bergamo.
Il dopoguerra
Dopo il congedo Luigi Ferraro si occupò, come sommozzatore, del recupero delle tante navi affondate nei porti italiani. Bisognava ripulire gli ingressi dei sorgitori nazionali dai tanti relitti e bonificare le aree minate ed ancora pericolose per le attività marittime. Un lavoro duro e delicato che interessò la neo Marina Italiana ma anche molte società civili.
tabelle in stoffa
Fu un lavoro molto complesso, poco conosciuto nei dettagli anche per la riservatezza degli uomini che lo effettuarono ma fondamentale per la rinascita delle attività marittime lungo le coste e i porti italiani, nei cui fondali erano ancora presenti mine ed ordigni esplosivi che mettevano a rischio la vita dei pescatori e dei marinai. Nel 1947, Luigi Ferraro modificò un apparecchio ad ossigeno per poterlo utilizzare con aria e a circuito aperto. Lo andò a testare personalmente in mare raggiungendo i settanta metri di profondità. Con questo prototipo si dedicò anche alla pesca delle spugne utilizzando delle decisamente curiose tabelle di decompressione su stoffa.
Nell’estate del 1948, per conto della ditta CRESSI ed in collaborazione con il Touring Club Italiano, organizzò il primo corso di immersione a Marina di Campo, all’isola d’Elba, la prima scuola al mondo di subacquea civile. Erano con lui la moglie Orietta ed Edmondo Sorgetti, anche lui un ex sommozzatore “Gamma”. L’esperienza pregressa di Paolo Ferraro fu fondamentale. L’estate seguente, nel 1949, Ferraro e i suoi ripeterono il corso all’isola d’Ischia e l’anno successivo si recarono nel piccolo arcipelago adriatico delle Tremiti, in quella che fu la prima crociera-scuola della storia. Ebbe tanto successo che nel 1951 fu ripetuta nell’arcipelago Pontino nelle splendide acque delle isole di Ponza, Zannone e Palmarola.
Nacque così un nuovo comparto del terziario: il turismo subacqueo.
Lo sviluppo della Didattica
Con Ferraro nacque la didattica e metodologia subacquea moderna, il cosiddetto “metodo di insegnamento italiano” che si basava su diverse metodiche interdisciplinari (fisica, chimica, medicina ma anche psicologia, autocontrollo ed acquaticità) elaborate e codificate per poi essere universalmente adottate. Questo metodo nacque dalla sua esperienza pregressa militare. Ferraro seppe armonizzare la dura istruzione militare con le esigenze civili rivolte a trasformare la subacquea in uno sport. Tutto questo creando in maniera pragmatica il metodo didattico che tutti oggi conosciamo. Per essere precisi la didattica fu sviluppata nel ’52 col primo corso sommozzatori dei vigili del fuoco del quale Luigi Ferraro fu direttore con l’aiuto di Duilio Marcante. In tale ambito il pragmatismo di Ferraro fu fondamentale, regolamentando tutte le attività che fino ad allora avevano sofferto di un iniziale dilettantismo.
Genova, primo corso Vigili del Fuoco
In realtà storicamente era già stato fatto nel 1942 un esperimento per brevettare all’immersione alcuni Vigili del Fuoco presso l’Accademia di Livorno (una sede storica per i sommozzatori della Regia Marina), ma restò un episodio isolato e non ebbe seguito. Luigi Ferraro iniziò nel giugno del 1952 a Genova il I Corso Sommozzatori dei Vigili del Fuoco. Dopo 60 giorni, vennero brevettati ben trentadue Vigili del Fuoco che tornarono ai Comandi di appartenenza per iniziare la loro attività al servizio delle popolazioni. Dei veri pionieri. Va sottolineato che l’allora Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco fu, a livello internazionale, la prima organizzazione non militare a dotarsi di sommozzatori per scopi civili, al servizio dello Stato.
La U.S.S. “Dario Gonzatti”
In quegli anni ferventi, dal connubio con tanti amici e soprattutto Duilio Marcante, nacque l’Unione Sportivi Subacquei, (U.S.S.) Dario Gonzatti, una delle prime associazioni italiane con lo scopo di “promuovere la conoscenza e la diffusione delle attività subacquee”, raggiungendo in brevissimo tempo quasi oltre 600 soci e creando sezioni in molte città italiane ed all’estero (Svizzera, Libia, Argentina, Brasile), primi nuclei dei principali club subacquei tuttora operanti. L’associazione venne fondata a Genova il 15 maggio del 1948 da molti appassionati della subacquea e prese il nome dal compianto Dario Gonzatti, un comune amico tragicamente scomparso in mare. Dalla sua fondazione, nel 1948, La U.S.S., fu presieduta per ben 20 anni da Luigi Ferraro ispirando lo sviluppo della subacquea.
Lo sviluppo della subacquea
Fu sempre grazie a Luigi Ferraro se la pratica subacquea entrò nella FIPS (Federazione Italiana Pesca Sportiva) con cui venne organizzata, insieme al Touring Club Italiano, la prima scuola sportiva subacquea. La FIPS venne contattata da Ferraro nel 1948 allo scopo di organizzare sotto un profilo sportivo le nascenti attività subacquee che al momento erano soprattutto legate alla caccia subacquea. Segretario della Federazione era all’epoca Carlo Manstretta che rispose in maniera entusiastica e nel 1949 le attività subacquee entrarono a far parte della FIPS che, negli anni ’90, divenne FIPSAS ovvero Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee, trovando nella U.S.S. un sempre valido riferimento per la diffusione, specialmente nei giovani, dell’attività agonistica per il nuoto pinnato e per la creazione di corsi per principianti e neofiti.
Anche su quel periodo fecondissimo si potrebbero scrivere molti articoli, raccontando il suo impegno per la divulgazione del mondo marino: Ferraro fa la parte del leone con tante pubblicazioni e con il numero unico della rivista «Mondo subacqueo», anno 1950.
Luigi Ferraro rimase responsabile del settore subacqueo della FIPSAS per oltre vent’anni durante i quali la Federazione italiana divenne uno dei membri più influenti nelle attività subacquee mondiali. Il 25 marzo 1973, al Palazzo delle Federazioni a Roma, all’assemblea annuale della FIPSAS, Ferraro preannunciò le sue dimissioni, per motivi personali e familiari e per gli impegni di lavoro che gli impedivano di dedicare il tempo necessario alla gestione del settore subacqueo della Federazione.
La ricerca
In quegli anni Ferraro si adopera nella ricerca scientifica ed organizza i primi esperimenti italiani di sopravvivenza sottomarina individuale, che vedono come protagonista il figlio maggiore Italo. Sebbene preceduto da americani e francesi, che disponevano di maggiori mezzi e strutture grazie a finanziamenti governativi, Ferraro vuole dimostrare che si può fare qualcosa di tecnicamente e scientificamente valido anche con investimenti dell’ordine di poche decine di migliaia di lire dell’epoca.
Italo Ferraro a destra durante la sperimentazione
Inizia progettando una specie di “campana” di dimensioni 2 x 2 x 2,5 metri, costruita in rete metallica e foderata all’interno con un foglio di plastica per trattenere l’aria che vi viene immessa dalla superficie. Questo primo esperimento viene chiamato Robinsub 1 ed ha luogo il 4 luglio 1968, in occasione della X Rassegna Internazionale delle Attività Subacquee (RIAS) ad Ustica. La strana campana viene ancorata alla profondità di dieci metri davanti alla Grotta Azzurra di Ustica, proprio sotto l’omonimo albergo. Suo figlio Italo l’abiterà per cinquanta ore di fila. L’esperimento si ripetette con il Robinsub 2, dal 1 al 7 febbraio 1969, a Genova, durante il Salone Nautico, purtroppo per Italo ad una temperatura ben più bassa di quella di Ustica del luglio precedente.
Grazie al quotidiano “Il Secolo XIX” venne messa a disposizione una linea ed un apparecchio telefonico e cosi poté essere pubblicata la prima intervista fatta sott’acqua da un inviato con “maschera, pinne e autorespiratore” di Italo Ferraro nella sua residenza invernale sottomarina. Il Presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, scrisse “Desidero compiacermi vivamente con lei e con i suoi collaboratori per l’ardita realizzazione di immersione subacquea che suo figlio sta coraggiosamente portando a felice compimento.” Italo riemerse, dal freddo nel gelo, la mattina del 7 febbraio 1969 dopo otto giorni e sei notti di solitudine.
Altro evento che voglio raccontare è la creazione del villaggio subacqueo sul fondale antistante il Promontorio di Portofino. Ancora una volta lo scopo fu di dimostrare che, anche con mezzi minimi, si poteva affrontare il problema delle permanenze subacquee prolungate fino a raggiungere i limiti economici che rendono redditizio il lavoro subacqueo. Ottenne l’appoggio degli Organi superiori dei Vigili del Fuoco che mobilitarono circa 60 uomini, tra Ufficiali, Istruttori e allievi dell’VIII Corso Sommozzatori, oltre ad un consistente numero di mezzi nautici. Il villaggio era composto da tre abitacoli di tipo e struttura diversi, posti a profondità variabile tra l0 e 30 metri, ancorati con l’utilizzo di catene e cavi d’acciaio agli scogli del fondo e completi di impianti per il ricambio d’aria, di illuminazione ed interfono. Oltre ai Vigili del Fuoco, parteciparono all’esperimento rappresentanti delle forze subacquee dei Carabinieri, della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza ed i tecnici della TECHNISUB. La SAIPEM inviò la nave Ragno. Ma parteciparono anche personaggi importanti del mondo universitario scientifico come i Professori Paolo Colantoni, Damiano Zannini, Francesco Cinelli e molti altri. La RAI fu presente con Paolo Valenti che trasmise in diretta, per più di tre ore, da una piattaforma costruita dai VV.F. sulla scogliera di Portofino. L’operazione fu anche definita “Ventimila ore (di lavoro) sotto il mare“, in riferimento all’elevato numero di ore di lavoro effettuate da tutti i sommozzatori per la preparazione e attuazione del progetto. La costruzione del “Villaggio Subacqueo di Portofino” dimostrò che era possibile realizzare e utilizzare una vera e propria unità abitativa, entro una profondità di 50 metri, dotata del necessario per sopravvivere per lunghe permanenze.
Ferraro inventore
Lo spirito visionario di Ferraro lo spinse sin dagli anni ’30 a costruirsi da solo le prime attrezzature subacquee. Mise a punto una maschera in lamierino zincato, bordata da una guarnizione di parabrezza e munita di un oblò, reso stagno con dello stucco. Appassionato di pesca subacquea, costruì un tubo che lanciava acuminate stecche di ombrello. Ma le sue invenzioni più importanti, che lo resero famoso in tutto il mondo, vennero dopo la guerra. Dal 1947 ai primi anni ‘80, Luigi Ferraro fu uno dei più fertili inventori per la CRESSI Sub e poi, dal 1962, per la ditta da lui fondata TECHNISUB.
Tutti ricordano, con il marchio CRESSI SUB, la famosa pinna Rondine e la maschera Pinocchio che fu la prima maschera con il naso sagomato in gomma. Vediamo la loro storia.
Le Pinne Rondine furono la prima invenzione di successo mondiale di Luigi Ferraro nel campo delle attrezzature subacquee. Negli anni ’50 esistevano pinne molto diverse da quelle che oggi conosciamo; erano corte, scomode, dolorose e soprattutto poco efficienti. Ferraro mise a punto lo schema teorico di funzionamento delle pinne che pubblicò nel 1950 proprio su quel numero unico di “Mondo Subacqueo”. Nel 1952, dopo tanti studi, calcoli e prototipi nacque finalmente la Rondine, un insieme geniale di innovazioni di fisica, chimica e meccanica che garantì prestazioni incomparabilmente superiori alle pinne fino ad allora esistenti. Ma ciò che le rese famose fu la scarpetta in gomma morbida che alloggiava tutto il piede e faceva del piede e della pinna un tutt’uno.
La maschera subacquea Pinocchio migliorò il comfort, la tenuta ed il problema della compensazione. Ricorderete che con i modelli precedenti, mono vetro, il naso risultava sempre coperto dal vetro e la compensazione avveniva spesso utilizzando uno stringinaso; grazie al facciale di gomma morbido che, ricopriva il naso, era così possibile effettuare agevolmente la manovra di compensazione della pressione esterna sul timpano. Fu un successo mondiale e le dimensioni ridotte, l’ottima tenuta sul viso, il minimo contenuto volume interno e la buona visibilità fecero della Pinocchio la maschera più ricercata al mondo.
Ricordo che avevo solo sette anni e non sapevo ancora ben nuotare. Ricevetti in dono la mia prima Pinocchio che sostituiva la vecchia e rigida maschera mono vetro. Mi parve di entrare in un nuovo mondo. Sguazzando a mezz’acqua non ne avrei avuto un gran bisogno, ma la confortevolezza mi spinse a migliorare le mie prestazioni ed a lanciarmi all’esplorazione del fondo marino dell’isola Palmaria dove passavo tutte le mie estati.
1965 James Bond (Sean Connery) imbraccia un fucile Jaguar in una scena del film Agente 007 – Thunderball.
Luigi Ferraro con TECHNISUB produsse anche la “Caravelle”, la prima pinna in due materiali, smontabile a mano, le maschere “Nova” e “Bella” che rivoluzionarono la tecnologia costruttiva introducendo un largo utilizzo di materiali plastici, e non ultimo il fucile “Jaguar”, uno dei primi ad aria compressa, diventato celebre anche per essere stato il fucile di 007 James Bond nel film “Thunderball”. Un falso agente segreto che divenne famoso con un arma subacquea realizzata da uno vero … curioso vero?
Altra invenzione subacquea di rilievo fu l’A.R.O., un autorespiratore ad ossigeno che realizzò in collaborazione con il Prof. Zannini. Un congegno che aveva veramente poco in comune con l’apparecchio utilizzato in guerra. Nel nuovo A.R.O. il gas seguiva un percorso ciclico, e non pendolare, per una migliore fissazione della CO2, e il dispositivo poteva funzionare sia azionando manualmente il by-pass per l’afflusso dell’ossigeno, sia in maniera completamente automatica. Il sacco polmone era protetto da un robusto guscio protettivo e la calce sodata era contenuta in un serbatoio trasparente quindi ispezionabile dall’esterno senza necessità di smontaggio. Se ci pensate molte di queste caratteristiche sono oggi diventate gli standard nei moderni rebreather.
Gli ultimi anni e la sua eredità
Il 3 novembre 1994, Luigi Ferraro compì 80 anni. Il suo compleanno fu un avvenimento che coinvolse tutto il mondo della subacquea. Venne festeggiato il 19 novembre, con circa due settimana di ritardo per ragioni organizzative, fra il Cristo degli Abissi di San Fruttuoso e lo specchio acqueo del porticciolo di Portofino. La Marina Militare inviò un reparto operativo del COMSUBIN, comandato personalmente dall’Ammiraglio Comandante Filippo Pascali. La Guardia Costiera fu presente con diversi mezzi coordinati dall’Ammiraglio Renato Ferraro, Direttore Marittimo della Liguria e Comandante del Porto di Genova ed i Nuclei Subacquei dei Vigili del Fuoco guidati dal Responsabile Nazionale Ing. Chimenti. Non ultimi sono presenti Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza. La RAI dedicò oltre mezz’ora della trasmissione Linea Blu, allora condotta da Puccio Corona, per collegarsi in diretta e seguire la manifestazione e fu essenziale nei coordinamenti organizzativi istituzionali.
A San Fruttuoso, Luigi Ferraro si immerse con decine di subacquei che rappresentavano tutte le Forze Armate, i Corpi dotati di specialità subacquee, associazioni sportive e semplici amici. Venne deposta una corona ai piedi del Cristo in ricordo dei caduti. Sempre sott’acqua, ricevette una targa ricordo dall’Ammiraglio Pascali e dall’allora T.V. Cuciz (oggi ammiraglio e Presidente della A.N.A.I.M., Associazione Nazionale Arditi Incursori Marina), mentre i Vigili del Fuoco srotolarono, ai piedi del Cristo, un lungo striscione nero con tutte le loro firme. Poco dopo comparve una gigantesca torta con 80 torce illuminate sulle quali Ferraro, toltosi l’erogatore di bocca, soffiò spegnendole prodigiosamente. Tutti i subacquei gli si fecero intorno, si tolsero l’erogatore e, comandando la fuoriuscita d’aria, provocarono una gigantesca colonna di bolle verso la superficie. Fu uno spettacolo suggestivo e intenso. Una testimonianza sincera dell’affetto e della riconoscenza che il mondo dei subacquei ebbe per lui.
Il 5 gennaio 2006, nella sua Genova, Luigi Ferraro si spense fra le braccia dei figli. La moglie Orietta li aveva lasciati due anni prima. Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, appresa la notizia della sua scomparsa, fece pervenire un messaggio di sentita partecipazione e solidale cordoglio ai familiari. I funerali di Stato vennero tenuti il 9 gennaio. Un lungo corteo si mosse dal piazzale S. Francesco d’Assisi, lungo via Corsica fino alla Chiesa del Sacro Cuore a Carignano. Il feretro, come previsto per i funerali di Stato per personalità di alto rango, appoggiato su un affusto di cannone ed avvolto nel Tricolore, venne scortato da sei carabinieri in alta uniforme e sette incursori del COMSUBIN, eredi spirituali degli operatori gamma. Uno dei quali portava un cuscino con le decorazioni ed i gradi militari di Luigi Ferraro.
I familiari avevano espresso il desiderio che le spoglie fossero accolte nel Pantheon del Cimitero di Staglieno di Genova, ove vengono tumulati i genovesi illustri. Per ragioni politiche, invece la giunta comunale ritenne la richiesta irricevibile a causa delle connotazioni “fasciste” del loro congiunto.
Un triste epilogo che fa riflettere quanto il rispetto, per chi tanto ha dato al Paese, a volte viene sacrificato per squallidi motivi di bassa politica. Luigi Ferraro riposa insieme alla moglie, Orietta Romano, a Trieste, nella tomba di famiglia di lei, nel cimitero di S. Anna, campo 11.
Andrea Mucedola
foto archivi marina militare – famiglia Ferraro
Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo
.
- autore
- ultimi articoli
ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.