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Raccontiamo il progetto MER, il più grande progetto italiano sul mare nell’ambito del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza

tempo di lettura: 6 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: AMBIENTE
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: MARI ITALIANI
parole chiave: Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, Ministero per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica, ISPRA, Protezione ambiente marino, Reti fantasma, Sostenibilità
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Nel 2022 venne presentato il più grande progetto italiano sul mare nell’ambito del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ed affidato a ISPRA, come soggetto attuatore, e al Ministero per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica in qualità di amministrazione titolare del finanziamento (400 milioni di euro per il quadriennio 2022-2026). Un programma contenitore denominato MER-Marine Ecosystem Restoration di fatto un insieme di progetti ad ampio respiro, articolati su 37 linee di attività che spaziano da interventi per il ripristino dei fondali e degli habitat marini alla mappatura degli habitat costieri e marini di interesse conservazionistico, al rafforzamento del sistema nazionale di osservazione degli ecosistemi marini e costieri ed alla tanta auspicata realizzazione di una nuova unità navale oceanografica in grado di sondare i fondali fino alla profondità di 4000 metri.

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Questo progetto, che ricade nella Missione 2 del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza 0, fu presentato nel 2022 a Roma dai ministri Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, e Nello Musumeci, ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare come ” il più grande progetto sul mare nell’ambito del PNRR con lo scopo di creare le basi per uno sviluppo sostenibile blu – come sottolineò Maria Siclari, direttore generale dell’ISPRA, in cui la conoscenza e la competenza dell’Istituto fosse garanzia “di un progetto le cui azioni ricadranno anche sullo sviluppo economico e sociale del Paese”. Obiettivo del progetto, come spiegato dal presidente dell’ISPRA ed SNPA Stefano Laporta, è “assicurare il raggiungimento del ‘buono stato ambientale’ dei mari italiani tramite una conoscenza approfondita degli ecosistemi e offrire soluzioni per affrontare le sfide rappresentate dai cambiamenti climatici”.

Un aspetto fondamentale quello della buona salute del mare anche secondo Gilberto Pichetto Fratin: “Lo stato di salute del mare è decisivo per la salvaguardia degli ecosistemi del nostro paese, che con il mare sono in continuità molto forte. Bioplastiche, eccessivo sfruttamento delle risorse ittiche che vanno a forzare catene alimentari, i cambiamenti climatici che stanno innescando la proliferazione di specie aliene che trovano nei nostri mari condizioni favorevoli scacciando le autoctone. Queste circostanze devono suscitare preoccupazione spingendo ad agire, puntando alla protezione del 30% con il 10% tutelato in modo stretto”.

Una competenza, quella dell’ISPRA 1, ribadita anche da Nello Musumeci: “Il progetto MER ci aiuterà a riparare distrazioni passate in cui il mare è stato sfruttato. L’impegno e la passione di ISPRA ci consentiranno di capire come intervenire, un osservatorio sui fondali che farà da guida non solo per il mondo scientifico”.

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prateria di posidonia – photo credit andrea mucedola

Quindici le aree con Posidonia oceanica da ricostruire, tra le azioni previste dal progetto, che saranno dettagliate attraverso misurazioni LIDAR aeree, in grado di illuminare un oggetto con una luce laser, misurandone con grande precisione (15 cm su terra) così la distanza e restituendo informazioni in 3d sull’ambiente circostante. Sarà così possibile effettuare in tempi brevi mappatura tematiche al fine di individuare aree di regressione delle praterie di Posidonia e stabilire eventuali azioni di ripascitura.
Per dare un’idea delle dimensioni, si conoscono nelle acque italiane ben 15 aree con la presenza di praterie di Posidonia oceanica che potrebbero già richiedere azioni di ripristino. Nell’ambito dei progetti verrà ripristinata la Rete Ondametrica con i suoi 15 punti di monitoraggio, distribuiti lungo le coste nazionali, che forniranno elementi fondamentali per gli scenari di cambiamento climatico che interesseranno la nostra penisola nei prossimi decenni

Ma non solo, grazie a MER sarà possibile effettuare la mappatura di 90 monti sottomarini localizzati nel Mar Ligure, l’Alto e il Basso Tirreno, il Mar di Sardegna, il Mar Ionio ed il Mare Adriatico meridionale, per una superficie stimata di circa 14000 km2: un‘opera complessa che potrà essere svolta grazie ad una nuova unità navale ad alta tecnologia in grado di sondare i fondali fino a 4000 metri di profondità.

Queste sono solo alcune delle attività del Progetto PNRR MER (Marine Ecosystem Restoration), il più grande progetto sul mare nell’ambito del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, che vede ISPRA come soggetto attuatore e il Ministero per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica come amministrazione titolare del finanziamento di 400 Mln di Euro per il 2022-2026.

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il mare che vogliamo – photo credit andrea mucedola

Il MER prevede interventi per il ripristino e la protezione dei fondali e degli habitat marini, il rafforzamento del sistema nazionale di osservazione degli ecosistemi marini e costieri e la mappatura degli habitat costieri e marini di interesse conservazionistico nelle acque italiane con l’acquisizione di una nuova unità navale oceanografica, realizzata con il concorso della Marina Militare italiana, che sarà dotata di tecnologie all’avanguardia e di sonar ad altissima risoluzione, che consentiranno di monitorare le acque marine utilizzando, secondo ISPRA, “tecnologie sostenibili quali la propulsione diesel-elettrica, certificazione di classe green-plus e, non da ultimo, una certificazione di classe silenziosa per garantire un monitoraggio affidabile del rumore sottomarino”.

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lo studio delle onde di sabbia (ripples) fornisce informazioni sull’idrodinamismo costiero e sui suoi effetti sulle linee di costa – photo credit andrea mucedola

Oggetto della campagna è anche quello di contrastare una minaccia silenziosa e spesso invisibile, le cosiddette “Ghost Nets”, “reti fantasma”, in origine utilizzate per attività di pesca ma poi abbandonate o perse in mare. Queste reti 2, che possono avere anche lunghezze significative, rappresentano una delle forme più insidiose di inquinamento marino Non solo per il rischio che comportano intrappolando forme di vita e provocandone la morte, ma anche perché la loro degenerazione chimica comporta un afflusso di macro-micro e nano plastiche che entrano inevitabilmente nella catena alimentare … e nelle nostre tavole.
Nell’ambito del progetto MER l’ISPRA ha già iniziato azioni per ripulire le acque da queste insidiose attrezzature in venti siti lungo le coste di Liguria, Toscana, Lazio, Campania, Sicilia, Puglia, Marche, Emilia-Romagna e Veneto. Il piano, che include la rimozione, la raccolta, il trasporto, lo smaltimento e il riciclo delle “reti fantasma” durerà almeno fino al 30 giugno 2026. In più, l’Ispra ha avviato attività di monitoraggio per riuscire ad individuare con precisione i siti critici, una procedura che, secondo ISPRA, “coinvolgerà una squadra di subacquei altamente specializzati e che prevedrà anche l’impiego di strumentazioni avanzate come ROV, sistemi acustici Multibeam e Side Scan Sonar con operazioni condotte tra i 20 e i 70 metri di profondità.

Un’azione concreta che, al di là di tanti bei discorsi, dimostra la volontà di voler cambiare il Paese per un futuro migliore offrendo, tra l’altro, la possibilità a tanti giovani scienziati di poter proseguire il loro lavoro. Ad esempio, ISPRA ha già approvato 18 progetti che coinvolgono aree marine protette, parchi nazionali e oltre 29 zone speciali di conservazione secondo l’Ue, dove entro il 2026 saranno installati ben 91 campi per un totale di 1.769 ormeggi. Va compreso che gli accordi per la realizzazione di queste strutture sono fondamentali per tutelare gli habitat di pregio marino costiero e per mitigare od eliminare il disturbo dell’ancoraggio ai fondali marini e comportano una crescita economica sostenibile a sostegno del mare e delle sue creature.

 

Note

0. La Missione 2 del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR), intitolata “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, parte dalla presa di consapevolezza della crisi climatica e ambientale in atto e dalla necessaria e rapida risposta che il mondo deve dare per scongiurare un eccessivo innalzamento delle temperature e la fine di diversi ecosistemi. 

1 ISPRA svolge il ruolo di coordinamento tecnico-scientifico del sistema nazionale di monitoraggio e valutazione dello stato di salute degli ecosistemi marini previsto dalla Direttiva Quadro sulla Strategia Marina 2008/56/CE, che vede il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica in qualità di Autorità Competente.

2. Stando ai dati forniti da ISPRA, l’86,5% dei rifiuti marini è correlato alla pesca.

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