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livello elementare.
ARGOMENTO: NATALE
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: PENSIERI
parole chiave: festività natalizie
Oggi, 25 dicembre, festeggiamo il Natale una festa religiosa sacra per i Cristiani che nel tempo è diventato anche un fenomeno culturale e purtroppo commerciale a livello mondiale. Da tempi antichi, per i Cristiani, il Natale è il lieto anniversario della nascita di Gesù di Nazareth ed è simbolo di gioia e di speranza, con lo scambio di regali, la condivisione dei pasti con la famiglia e gli amici, con la solenne messa della notte di Natale. Il donare, che è forse la cosa più importante del Natale, trova radici in tempi antichi quando, durante il periodo del solstizio, i popoli si riunivano per festeggiare scambiandosi doni. In Scandinavia, i norvegesi celebravano il solstizio d’inverno con un periodo, Yule, che iniziava intorno al 21 dicembre e perdurava fino a gennaio.
Sperando nel ritorno della bella stagione, portavano nei villaggi grandi tronchi per accendere grandi falò, intorno ai quali si banchettava fino a quando l’ultima fiamma si spegneva. Secondo gli uomini del nord ogni scintilla del fuoco rappresentava un … nuovo maiale o vitello … che sarebbe nato durante l’anno solare successivo. Non era un caso che in quel periodo la maggior parte del bestiame veniva macellato (in modo da non dover essere nutrito durante l’inverno) e vi era quindi abbondanza di carne fresca. Era anche il periodo in cui terminava la fermentazione del vino e della birra che era pronta per essere bevuta in allegra compagnia. Nei paesi germanici, dove si adorava il dio Odino, gli indigeni si chiudevano nei villaggi. C’era infatti una credenza che in quei mesi freddi il burrascoso Odino volasse di notte sui villaggi per osservare la sua gente, e decidere chi avrebbe prosperato o non avrebbe passato l’inverno. Era quindi una buona scusa per non uscire nei boschi, resi ancora più pericolosi dalle fredde temperature invernali, e restare in famiglia al caldo e festeggiare.
A Roma, si celebravano i Saturnalia, feste in onore di Saturno, dio dell’agricoltura, a partire dalla settimana che precedeva il solstizio d’inverno e continuavano per un mese intero, i Saturnali erano un periodo in cui cibo e bevande erano abbondanti e il normale ordine sociale romano era … capovolto. Per un mese, agli schiavi veniva data una libertà temporanea con un trattamento alla pari. In quel periodo i Romani osservavano anche la Juvenalia, una festa in onore dei figli (Juvenes – Giovenali) di Roma. Insomma i ricevimenti non mancavano. Curiosamente, seguendo un rito di origini orientali, veniva festeggiato il 25 dicembre il compleanno di Mitra, dio del sole invincibile, considerato il giorno più sacro dell’anno.
Molti Cristiani non sanno che nei primi anni del cristianesimo la nascita di Gesù non era celebrata e la festa più importante era la Pasqua, simbolo di resurrezione. Fu nel IV secolo che la Chiesa decise di istituire una festa per la nascita di Gesù e Papa Giulio I scelse il 25 dicembre, per facilitare l’assorbimento delle tradizioni pagane precedenti, chiamandolo Festa della Natività.
Nel Medioevo, il cristianesimo sostituì la religione pagana ed i credenti incominciarono a recarsi nella notte del Natale in chiesa per la funzione, non disdegnando però di recarsi subito dopo nelle strade per festeggiare “rumorosamente”, quasi fosse un periodo di carnevale, la festività. In quell’occasione alcuni si mascheravano da re. I poveri si recavano di fronte alle case dei ricchi e chiedevano cibo e bevande.
Teniers, David (1610, Anversa, d. 1690, Bruxelles)
Questo aspetto pagano della festa di Natale è quindi sempre esistito e fa parte dello spirito del Natale, inteso come periodo di festività. Anche gli alberi, che adornano le nostre case, sono un richiamo a quelle antiche usanze, dove le palle colorate hanno sostituito i frutti degli alberi.
Cosa è rimasto dello spirito del Natale ai giorni nostri?
Purtroppo ben poco .. e non mi riferisco ai simboli religiosi. Come abbiamo letto, Natale è sempre stata un’occasione di speranza, soprattutto per i più poveri, di rinascita. Nel tempo, il Natale è diventato un evento consumistico, di gioie effimere che svaniscono come neve al sole. Per me, che sono cristiano, Natale ha un significato particolare, legato a quella notte in cui un bambino, che sarebbe diventato il Salvatore, fu partorito da Maria, una giovane donna, portando a tutti gioia e speranza. Se ci pensate è quello che ogni nascita porta … gioia e speranza. In questi giorni ho incontrato un amico, pressoché della mia età, che con gli occhi lucidi di commozione mi ha annunciato la nascita del primo nipote, figlio di sua figlia … e mi ha detto, “quale miglior regalo di Natale?”.
photo credit andrea mucedola
Il Natale mi commuove ancora ogni anno, annunciando la nascita di una nuova speranza in un mondo che, purtroppo, mi rendo conto non è più quello di una volta, in cui il materialismo del politically correct ha lentamente sostituito la sacralità della vita stessa.
La mia era una famiglia semplice e dignitosa, facevano insieme il Presepe e l’albero in attesa del Natale … ci riunivamo con i parenti in lunghe tavolate improvvisate nelle nostre case, mescolando tavoli e sedie, giocando a tombola e a carte, mangiando mandarini e frutta secca, mentre le canzoni di Natale risuonavano nelle case … c’era tanta semplicità e gioia. Con mio fratello scartavamo i regali, che erano ancora le immancabili calze delle zie, i maglioni, e qualche giocattolo. Dopo tanti anni ricordo che la cosa più bella era aprire i pacchetti dei regali la mattina del Natale, non per quello che c’era dentro, ma per l’atto stesso di aprirli. Ci ritrovavamo con i cugini, mentre i grandi ridevano intorno al tavolo, mangiando i dolci fatti per lo più in casa.
Oggi purtroppo le case sono sempre più vuote, con alberi ricchi di luci colorate con sotto tanti regali, ma il Natale delle famiglie è scomparso … e non è solo questione di COVID. Cosa è successo a quel mondo? Sembra quasi che lo spirito si sia esaurito, lasciandoci tutti più soli.
Questo mi ricorda una commovente storia scritta da Charles Dickens, chiamata Canto di Natale (A Christmas Carol). La ricorderete in tante versioni teatrali e cinematografiche, essa narra la conversione del vecchio e tirchio Scrooge, visitato nella notte di Natale da tre spiriti (il Natale del passato, del presente e del futuro). Il Canto di Natale unisce al gusto del racconto gotico l’impegno di Dickens nella lotta all’ipocrisia, alla povertà, allo sfruttamento minorile ed all’analfabetismo, richiamando lo spirito originale del Natale. Una storia che colpì nel segno tanto che Robert Louis Stevenson scrisse ad un amico “ … come è bello che un uomo abbia potuto scrivere libri come questi riempiendo di compassione il cuore della gente! “. Se non lo avete letto, leggetelo … è un breve romanzo che vi conquisterà.
photo credit andrea mucedola
Il Natale di noi adulti deve essere quindi un’occasione per chiamare un vecchio amico, stare vicini a coloro che hanno veramente bisogno, donare e donarsi agli altri. Parafrasando la frase della celebre opera di Eduardo De Filippo, Natale in casa Cuppiello, speriamo che il prossimo Natale si presenti ” … come comanda Iddio. Co’ tutti i sentimenti …”.
Non importa quindi essere cristiani o non credenti, il Natale ci deve unire tutti nel suo vero spirito.
Buon Natale a tutti
Andrea Mucedola
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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