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livello medio
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ARGOMENTO: GEOPOLITICA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: STATI UNITI
parole chiave: USA, Trump, Obama, US Navy
La disponibilità insita nel programma di Trump, e la convergenza delle analisi, sono state colte al balzo dal Pentagono ancora prima dell’insediamento del Presidente come dimostra la richiesta del Dipartimento della Difesa (DoD) al Congresso di stanziare fondi straordinari per 509 miliardi di dollari (pari quasi a un bilancio annuale della difesa USA) in 30 anni.
Stanziamenti valutati indispensabili per costruire almeno una cinquantina dell’ottantina di navi da combattimento ritenute necessarie tra portaerei classe Ford, 36 incrociatori e cacciatorpediniere e 18 sottomarini d’attacco a propulsione nucleare, più navi da trasporto e da assalto anfibio. Un programma per riportare l’US Navy dalle attuali 274 unità di prima linea a 355 unità, comunque lontano dal picco di 594 unità raggiunto nel 1987 in piena “Era Reagan” quando vennero anche rimesse in servizio e rimodernate unità già in riserva, persino le corazzate della Seconda Guerra mondiale.
Un programma ambizioso, di convergenza, ma sul quale Trump ha fatto subito capire di non voler cedere alle pressioni delle grandi aziende del settore militare, alle quali ha subito imposto una riduzione dei costi unitari per le nuove acquisizioni.
Il primo passo dell’Amministrazione Trump è stata la valutazione dello strumento navale (in un contesto generale del riordino ed ammodernamento delle FF.AA.) come cardine di rinnovate aspirazioni globali: la capacità di mantenere presidi avanzati, di supportare e sostenere le operazioni dei gruppi da battaglia, di mantenere le linee di comunicazione aperte e di garantire l’accesso degli Stati Uniti alle basi d’oltremare, proprie od alleate. Una valutazione in un’ottica di ritorno, del potenziale impiego della US Navy contemporaneamente nell’Oceano Pacifico, Oceano Atlantico e Indiano, nel Golfo Persico e anche nel Mediterraneo, tenuto conto dei recenti tentativi, anche in forze, di russi e cinesi di colmare il vuoto causato dalla sempre più ridotta presenza statunitense in quelle aree.
Ships of the U.S. Navy’s Destroyer Squadron 23 — led by the Arleigh Burke-class guided-missile destroyer USS Russell (front) — transit the Pacific Ocean, January 22, 2020 – Autore Mass Communication Specialist Third Class Erick A. Parsons/US Navy File:U.S. Navy Destroyer Squadron 23 2020-01-22.jpg – Wikimedia Commons
La dimensione della flotta e le capacità dell’industria cantieristica statunitense sono i fattori condizionanti della nuova strategia di difesa. Partendo da una consistenza della flotta a fine agosto del 2016, di 274 unità (6) e da aspirazioni della US Navy (FY precedenti) per una forza di 308 navi, con il relativo piano di costruzioni navale a lungo termine presentato al Congresso, si è immediatamente evidenziato che questa struttura “declina sotto 300 navi nell’FY2031 e rimane sotto tale livello di forza per il resto dei prossimi 30 anni “. (7)
È stato preso in considerazione anche quanto riferito al Congresso dalla US Navy nel 2015, quando si affermava che” la scarsa capacità di costruzioni per un lungo periodo di tempo comporterebbe una forza di combattimento non adeguatamente dimensionata per soddisfare i nostri requisiti navali a sostegno del DSG [Defence Strategic Guidance]. (8) La priorità assoluta della nuova amministrazione è divenuta quella di evitare un ulteriore declino della US Navy, cercando di introdurre prassi di programmazione a lungo termine per incrementare in termini reali la consistenza della flotta e renderla capace di affrontare le sfide emergenti che gli Stati Uniti stanno ormai affrontando in tutto il mondo. Un obbiettivo di ritorno, con un percorso modesto e progressivo, verso una flotta intorno alle 355 unità, e mai sotto le 335-340 navi, un processo di ricostruzione che richiederà tempo e scelte condivise con tutto l’establishment politico americano, se non addirittura con gli alleati NATO. La Marina dovrebbe rivalutare le dimensioni dei suoi gruppi di attacco, nonché la disponibilità e dislocazione delle unità minori combattenti, dei sottomarini e dei rifornitori di squadra. (9)
Una politica navale mirata ad assicurare la supremazia (navale) degli Stati Uniti dovrebbe: 1) consentire una maggiore presenza avanzata; 2) ridurre le rotazioni nei dislocamenti operativi 3) ridurre i tempi di spiegamento; 4) consentire una strategia di espansione della presenza navale statunitense nel Mediterraneo e una presenza a rotazione nel Mar Nero con unità minori di superficie (riducendo così sia i tempi di transito che il dispiegamento da altre aree sensibili); (10) 5) assicurare non solo un deterrente, ma un potere di dissuasione e risposta di una letalità (Distributed Lethality) tale da costringere l’avversario a cessare le ostilità rendendolo incapace di ulteriori azioni. |
Lo sviluppo di una nuova classe di unità minori combattenti ai fini di incrementare le capacità di impiego in bacini ristretti delle Littoral Combat Ship (LCS), con il ritorno ad un tipo di fregata missilistica di attacco (basata sia su una LCS o una nuova carena), alleggerirebbe gli impieghi (e l’usura) delle unità maggiori combattenti di superficie della Marina (DDG e CG) e sarebbe la soluzione più rapida e conveniente per un riequilibrio della flotta, e la sua espansione.
Una linea di 60 unità minori combattenti, integrando l’attuale programma LCS con una nuova classe di fregate missilistiche di attacco, sarebbe l’unica perseguibile con le attuali risorse e capacità cantieristico/industriali. Dovrebbe essere preso in considerazione anche un incremento a 60 unità della flotta sottomarina. Questo incremento richiede la costruzione di almeno due unità tipo SSN-774 all’anno, poiché la flotta sottomarina di attacco è scesa a meno di 50 unità e senza interventi drastici scenderebbe intorno alle 40 unità in meno di due decenni, (11) ed è un intervento che richiede nuovi importanti investimenti industriali
Nel complesso un programma di costruzioni navali contro il declino delle capacità e credibilità della US Navy richiederebbe una capacità costruttiva di 11-12 navi all’anno, ossia due o tre unità in più degli attuali programmi a lungo termine, incrementando gli stanziamenti SCN di almeno 5-6 miliardi di dollari all’anno. (12) Occorre far fronte anche ad altre carenze in vari settori, non certo marginali. In primo luogo la componente area della US Navy; le acquisizioni di velivoli F/A-18E dovrebbero essere aumentate per compensare l’invecchiamento della forza mentre l’entrata in servizio degli F-35B e F-35C dovrebbe essere accelerata. Nel corso dei prossimi cinque anni, la US Navy dovrebbe acquisire altri 58 esemplari F/A-18 e F18 Super Hornet oltre a 16 ulteriori EA-18G Growlers, utili per compensare i ritardi del programma l’F-35C. Già oggi, con una forza di circa 830 velivolo da attacco, si prospetta un deficit di 29 velivoli nel 2020 che senza interventi salirebbe a circa 111 velivoli nel 2030.
Gli stanziamenti per l’aviazione navale dovrebbero essere incrementati di circa 2 miliardi di dollari l’anno nel periodo FY18-25 per soddisfare queste necessità Le “Third Offset Technologies”, come l’energia diretta ed i rails guns (elettromagnetici), quali possibili soluzioni e non palliativi anche demagogici della precedente amministrazione, dovrebbero essere rapidamente testate e tradursi in sistemi operativi, per contribuire alle capacità delle unità di superficie. In questa nuova ottica, la US Navy necessita di oltre un miliardo di dollari in termini di consumi, approntamento, manutenzione e refits della flotta. Le acquisizioni per l’USMC nonché le operazioni e la manutenzione (O&M) potrebbero anche ricevere diverse centinaia di milioni di dollari sia come economie di scala sia a compenso di priorità non finanziate.
L’approvvigionamento di armi e sistemi navali non ha particolari criticità, stante la diminuzione della flotta nell’ era Obama, ma i nuovi indirizzi impongono una nuova attenzione per il munizionamento, di ogni tipo, e si deve provvedere non solo all’ aumento generale delle scorte ma ad un deciso incremento soprattutto per missili antinave a grande portata e missili di nuova generazione antiaerei, nonché missili aria-aria. In questo settore la US Navy deve poter impegnarsi nello sviluppo di una nuova generazione di missili a lunga portata, sia di crociera sia antinave, compresi missili ipersonici. Un incremento di 7/8 miliardi di dollari degli stanziamenti per i programmi della US Navy / USMC soddisferebbe queste necessità.
La US Navy è comunque uno dei pilastri della deterrenza statunitense, intesa come forze nucleari strategiche e difesa dei missili balistici Il mondo si è illuso di aver superato, dopo la guerra fredda, i pericoli dell’olocausto nucleare, ma non è cosi, tra l’indifferenza generale. I programmi di consultazione e riduzione degli arsenali languono ed in barba a tutti i trattati sorgono sempre nuovi attori sulla scena della minaccia nucleare. La risposta dal mare, in un quadro di possibile confronto nucleare o pre-nucleare, è sempre l’opzione più flessibile, quella di una risposta bilanciata. L’Amministrazione Trump si trova a dover sostenere nuovi programmi di difesa nucleare contro i missili balistici (BMD), e la US Navy ha affrontato da tempo questo tipo di minaccia ed è in grado già di spiegare gli strumenti adeguati. Il quadro di riferimento è molto preoccupante, al di là del peso reale della minaccia russa per gli USA.
Nonostante l’adesione al trattato START, la Russia continua a modernizzare tutti i fattori della sua triade strategica, anche se gli Stati Uniti hanno denunciato che la Russia sta violando gli obblighi imposti dal trattato INF del 1987 (13), d’altra coerentemente e conseguentemente al fatto che non esiste alcun accordo o controllo sugli attori emergenti, compreso l’ Iran (a cui di fatto Obama concesse una dilazione e la libertà a lungo termine), e compresa, ultima ma estremamente critica, la Corea del Nord.
La Cina continua ad ammodernare ed espandere il proprio arsenale, valutato intorno a i 75- 100 ICBM, in silos o lanciatori mobili, e prosegue con lo sviluppo della capacità di ICBM MIRV e delle forze SSBN / SLBM; (la marina cinese dispone di almeno quattro SSNBN di classe JIN, dotati di SLBM CSS-N-14). (14) Nella triade statunitense gli SSBN della US Navy giocano un ruolo determinante, e se verranno mantenute le premesse e le promesse di un incremento delle capacità di costruzione di sottomarini, nell’ arco di un decennio o poco più dovrebbe essere assicurata la stabilizzazione della deterrenza americana. Fondamentale sarà la destinazione di risorse per l’avvio della costruzione di nuovi SSBN in sostituzione della classe Ohio. Sull’ altro versante della difesa da IBM la US Navy, con i programmi di nuove costruzioni e l’ammodernamento di alcune classi di unità di superficie, ha affrontato da tempo la capacità di difesa antimissile; qualitativamente efficiente deve essere messa in grado di essere anche quantitativamente rispondente alle necessità (15), eliminando i tagli imposti ai programmi Aegis nelle loro evoluzioni. Obiettivamente i programmi relativi alle forze strategiche sono molto meno costosi rispetto a quelli delle forze convenzionali. Come curiosità il finanziamento di tutti i quattro programmi che riguardano la deterrenza e la difesa da missili balistici, anche al massimo delle valutazioni, costa molto meno dei capitoli relativi alle retribuzioni del personale militare, del personale civile o dei programmi sanitari collegati, tutti a carico del DoD. Un aumento di 1-2 miliardi di dollari per i programmi strategici di forza e BMD avrebbe sostenuto queste iniziative.
Fine parte V – continua
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Riferimenti
(1) Laura Canali “http://www.limesonline.com – contenimento Cina
(2) Giorgio Cuscito, L’Attivismo navale della Cina, China Geopolitics
(3) Mediterranei – Editoriale del numero di Limes 6/17
(4) Laura Canali – cartina da Limes – ://www.limesonline.com
(5) United States Department of Defense. Annual Report To Congress: Military and Security Developments Involving the People’s Republic of China 2010 (PDF) (Report). pp. 3 (pp12 of PDF).
(6) Fisher, Richard D, Jr. (19 April 2015). “US upgrades assessment of China’s Type 094 SSBN fleet”. IHS Jane’s 360.
(7) United States Office of Naval Intelligence. The PLA Navy: New Capabilities and Missions for the 21st Century (PDF) (Report). p. 20.
(8) news.usni.org/2014/06/09/chinese-weapons-worry-pentagon
(9) Kristensen, Hans M. (5 July 2007). “New Chinese Ballistic Missile Submarine Spotted”. fas.org. Federation of American Scientists.
(10) Kristensen, Hans M. (4 October 2007). “Two More Chinese SSBNs Spotted”. fas.org. Federation of American Scientists.
(11) United States Department of Defense (May 2013). Annual Report To Congress: Military and Security Developments Involving the People’s Republic of China 2013 (PDF) (Report). pp. 6 (pp14 of PDF).
(12) “Does China have an effective sea-based nuclear deterrent?” China PowerCSIS.
(13) Fisher, Richard D., Jr. (16 December 2015). “China advances sea- and land-based nuclear deterrent capabilities”. Jane’s Defence Weekly. Surrey, UK: Jane’s Information Group. 53 (6). ISSN 0265-3818.
(14) National Air and Space Intelligence Center (2016). Ballistic & Cruise Missile Threat (PDF)
(15) www.globalsecurity.org/wmd/world/china/jl-2.htm
(16) Military Power of the People’s Republic of China ” (PDF). Office of the Secretary of Defense (PDF).
(17) Pike, John, ed. (20 January 2015). “Type 094 Jin-class Ballistic Missile Submarine”. globalsecurity.org.
(18) Pike, John, ed. (20 March 2014). “JL-2 (CSS-NX-14)”.
(19) www,globalsecurity.org
(20) Thomas, Brendan; Medcalf, Rory (September 2015). Nuclear-armed submarines in Indo-Pacific Asia: Stabiliser or menace? (PDF) (Report). Lowy Institute for International Policy.
(21) Office of Naval Intelligence (2009 to 2016). The People’s Liberation Army Navy,
(22) ONI report on a Modern Navy with Chinese Characteristics (PDF)
(23) Novichkov, Nikolai “Russia’s new maritime doctrine”. IHS Jane’s.
(24) Fisher, Richard D, Jr. (15 July 2016). “Images show possible new variant of China’s Type 094 SSBN”. IHS Jane’s 360.
(25) U.S. Navy | 2017 Index of U.S. Military Strengt http://index.heritage.org/military/2017/
(26) Kristensen, Hans M. (4 October 2007). “Two More Chinese SSBNs Spotted”. fas.org. Federation of American Scientists.
(27) United States Department of Defense (May 2013). Annual Report To Congress: Military and Security Developments Involving the People’s Republic of China 2013 (PDF) (Report). pp. 6 (pp14 of PDF).
(28) Pike, John, ed. (20 January 2015). “Type 094 Jin-class Ballistic Missile Submarine”. globalsecurity.org
(29) Pike, John, ed. (20 March 2014). “JL-2 (CSS-NX-14)”
(30) http://news.usni. Navy Faces Surface Modernization Delays Without Ukrainian Engines,
(31) www.globalsecurity.org/wmd/world/china/jl-2.htm
(32) Military Power of the People’s Republic of China ” (PDF). Office of the Secretary of Defense (PDF)
(33) Pike, John, ed. (20 January 2015). “Type 094 Jin-class Ballistic Missile Submarine”. globalsecurity.org.
(34) Pike, John, ed. (20 March 2014). “JL-2 (CSS-NX-14)”.
(35) www,globalsecurity.org
(36) Thomas, Brendan; Medcalf, Rory (September 2015). Nuclear-armed submarines in Indo-Pacific Asia: Stabiliser or menace? (PDF) (Report). Lowy Institute for International Policy.
(37) Office of Naval Intelligence (2009 to 2016). The People’s Liberation Army Navy
(38) Kristensen, Hans M. (4 October 2007). “Two More Chinese SSBNs Spotted”. fas. org. Federation of American Scientists
(39) United States Department of Defense (May 2013). Annual Report To Congress: Military and Security Developments Involving the People’s Republic of China 2013 (PDF) (Report). pp. 6 (pp14 of PDF).
(40) Pike, John, ed. (20 March 2014). “JL-2 (CSS-NX-14)”
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Ufficiale del Genio Navale della Marina Militare Italiana in congedo, nei suoi anni di servizio è stato destinato a bordo di unità di superficie, con diversi tipi di apparato motore, Diesel, Vapore, TAG. Transitato all’industria nazionale ha svolto incarichi di responsabilità per le costruzioni della prima legge navale diventando promotore delle Mostre Navali Italiane. Ha occupato posizioni dirigenziali sia nel settore impiantistico che delle grandi opere e dell’industria automobilistica, occupandosi della diversificazione produttiva e dei progetti di decarbonizzazione, con il passaggio alle motorizzazioni GNV.
E’ stato membro dei CdA di alcune importanti JV internazionali nei settori metallurgico, infrastrutturale ed automotive ed è stato chiamato a far parte di commissioni specialistiche da parte di organismi internazionali, tra cui rilevanti quelle in materia di disaster management. Giornalista iscritto all’OdG nazionale dal 1982, ha collaborato con periodici e quotidiani, ed è stato direttore responsabile di quotidiani ricoprendo incarichi di vertice in società editoriali. Membro di alcuni Think Tank geopolitici, collabora con quotidiani soprattutto per corrispondenze all’estero, pubblica on line su testate del settore marittimo e navale italiane ed internazionali. Non ultimo ha pubblicato una serie di pregevoli saggi sull’evoluzione tecnologica e militare sino alla 2^ Guerra Mondiale, in particolare della Regia Marina, pubblicati da Academia.edu.
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