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Gulf of difference: presentato l’ultimo documento sui rapporti europei con i Paesi del Golfo

tempo di lettura: 6 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: GEOPOLITICA
PERIODO: XXI SECOLO

AREA: GOLFO PERSICO/ARABICO
parole chiave: equilibri, rapporti internazionali

 

E’ apparso recentemente un eccellente lavoro di Cinzia Bianco in merito al ruolo dell’Europa per promuovere la pace tra le monarchie del Golfo e l’Iran. Per motivi di lunghezza lo riassumo nelle sue linee generali. 

Secondo l’autrice, un fattore che dovrà essere considerato è il cambio di presidenza a Washington e il percepito disimpegno degli Stati Uniti nella regione, fattori che offrono agli Europei l’opportunità di contribuire significativamente ad allentare le tensioni tra gli Stati del CCG e Teheran. L’insediamento della nuova amministrazione Biden a Washington e il percepito disimpegno degli Stati Uniti dalla regione spingono le monarchie del golfo alla ricerca di nuovi equilibri diplomatici. Per gli Europei l’interesse propende nel sostenere un ritorno all’accordo nucleare iraniano e promuovere un dialogo regionale tra gli Stati del Consiglio di Cooperazione del Golfo e l’Iran, un approccio che promette maggiori garanzie di stabilità nel tempo. Questo si potrebbe attuare sostenendo questo processo con un rafforzamento politico nel panorama della sicurezza regionale e affrontando apertamente le tensioni al centro delle rivalità regionali.

Nell’ultimo decennio, tensioni tra le monarchie del Golfo e l’Iran hanno avuto ripercussioni dirette sui principali interessi europei nella regione mediorientale, in particolare sulla sicurezza delle rotte commerciali terrestri e marittime, la rottura dell’accordo nucleare con l’Iran e le crisi regionali in Yemen, Siria, Iraq, Libano e Corno d’Africa. Queste sfide hanno spinto governi ed istituzioni europee a sostenere un dialogo quanto mai necessario sulla sicurezza regionale. Viene da sé che tale ruolo, per dimostrarsi efficace, necessita un’approfondita comprensione delle posizioni e delle strategie degli Stati del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG), un’organizzazione regionale composta da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Kuwait, Oman e Qatar. Ciò è stato in passato puntualmente trascurato a causa della non comprensione della complessità politica dei diversi Paesi, comportando il naufragio degli sforzi diplomatici verso l’Iran,  compresi quelli riguardanti il JCPOA.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è GEOPOLITICA-JPCOA-Secretary_Kerry_and_Secretary_Moniz_Participate_in_the_Joint_Comprehensive_Plan_of_Action_Meeting_29234308364.jpg

U.S. Secretary of State John Kerry, alongside U.S. Secretary of Energy Ernest Moniz, participates in the Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA) meeting at the United Nations in New York City, New York on September 22, 2016. [US State Department Photo/Public Domain] Secretary Kerry and Secretary Moniz Participate in the Joint Comprehensive Plan of Action Meeting (29234308364).jpg – Wikimedia Commons

Il documento della dottoressa Bianco propone un’analisi delle diverse percezioni e degli obiettivi strategici delle monarchie del Golfo nei confronti dell’Iran suggerendo come gli europei – sia come gruppi di Paesi europei sia come istituzioni dell’Unione – possono utilizzare tali informazioni per giocare un ruolo più incisivo nell’aiutare l’amministrazione Biden a resuscitare il JCPOA e ad approfondire un dialogo sulla sicurezza regionale nel Golfo. Per quanto le tensioni regionali possano sembrare insormontabili, esiste ancora spazio per la diplomazia, in particolare con il nuovo Presidente degli Stati Uniti, Biden, che ha espresso più volte una chiara intenzione di tornare ad un approccio diplomatico con l’Iran, al fine di rientrare nel JCPOA e sollecitare attivamente le monarchie del Golfo ad impegnarsi in un dialogo sulla sicurezza regionale con Teheran.

Secondo Bianco, i membri più intransigenti del CCG, ovvero l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, non hanno alcun interesse a catalizzare un’escalation delle tensioni con l’Iran senza poter contare sulla certezza del deterrente militare americano. Questo è apparso evidente nel 2019, quando gli Stati Uniti non hanno risposto agli attacchi nelle acque territoriali degli Emirati e alle infrastrutture petrolifere in Arabia Saudita, azioni che si ritiene siano state messe in atto dall’Iran. Ciò ha spinto il CCG a tutelare i propri interessi, prendendo in considerazione anche nuovi canali diplomatici con l’Iran.

Alla luce di tali mutevoli dinamiche, la tesi del paper è che gli Stati chiave del CCG potrebbero essere disposti a ridefinire il loro approccio massimalista nei confronti dell’Iran, qualora venisse garantito il sostegno internazionale alla salvaguardia di precise linee rosse, non-negoziabili, per questi attori. Gli Europei sono quindi in una posizione ideale per sostenere proattivamente l’amministrazione Biden ed incoraggiare le monarchie del Golfo a impegnarsi seriamente nella diplomazia, facendo nello stesso tempo pressione sull’Iran affinché risponda in modo analogo.  Tuttavia, esistono importanti ostacoli in tal senso: da una parte, la profondità delle radicate spaccature regionali, dall’altra la tendenza deleteria degli europei ad agire in modo poco deciso e scoordinato.

In sintesi, Cinzia Bianco offre interessanti idee per una strategia europea unitaria e decisa, che permetta di aggirare gli ostacoli delle fratture geopolitiche nella regione e che consideri pragmaticamente le differenze all’interno del CCG. Si renderà necessario quindi:

–  cavalcare l’onda dell’elezione di Biden. L’elezione del nuovo Presidente statunitense potrebbe favorire azioni diplomatiche, dato il dichiarato desiderio di Biden di rilanciare il JCPOA e ridurre le tensioni regionali. Gli europei dovrebbero trovare rapidamente un’intesa con l’amministrazione statunitense per raggiungere tale obiettivo, consapevoli del fatto che nel primo periodo il nuovo establishment statunitense sarà maggiormente concentrato sulle sfide interne del dopo Trump. In questo contesto, invece di attendere che Washington tracci la strada, possono già iniziare a preparare il terreno per un eventuale dialogo di sicurezza regionale nel Golfo, da far iniziare subito dopo il ritorno al JCPOA, con consultazioni e proposte.

– Affermare la leadership europea negli sforzi di dialogo regionale. Questo contesto richiederà un maggiore sforzo europeo congiunto in questioni di sicurezza regionale e geopolitica in relazione non solo alle monarchie del Golfo ma anche all’Iran, Paese con il quale i principali Stati europei mantengono aperti i canali di comunicazione. Coalizioni europee (costituite da singoli Stati nonché dall’UE) dovrebbero impegnarsi in maggiori sforzi diplomatici, con l’auspicabile appoggio del Segretario Generale delle Nazioni Unite, anche in virtù del mandato conferitogli dalla Risoluzione 598 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che pose fine alla guerra Iran-Iraq, auspicando un dialogo regionale. Sarebbe altresì opportuno lavorare prima su base bilaterale, sfruttando il bilateralismo coordinato, per poi allargare gradualmente il dialogo, e passare alla fine ad un processo multilaterale più ampio, che dovrebbe includere il CCG in quanto organizzazione.

– Maggiore ruolo europeo nella sicurezza della Penisola Arabica. Ora che l’impegno degli Stati Uniti è sempre più in discussione, gli Europei dovrebbero cercare di rafforzare la propria posizione in modo mirato ma efficace. Non si tratta di sostituire gli Stati Uniti, impresa che sarebbe non solo impossibile dato il carattere limitato delle risorse europee e la mancanza di una effettiva volontà politica in tal senso, ma anche poco auspicabile. In ultima battuta, saranno gli accordi politici non gli strumenti militari a garantire la sicurezza del Golfo ed una maggiore stabilità regionale. Si tratta invece di rafforzare la credibilità europeo come attore di sicurezza nell’area, un ruolo indispensabile per essere un interlocutore d’impatto.

– Sostenere misure volte a rafforzare la fiducia. Sia in ambito politico che securitario, gli europei potrebbero dedicare maggiore attenzione al rafforzamento della fiducia tra gli attori regionali, settore in cui hanno un’esperienza significativa. La complessità maggiore sono le annose questioni geopolitiche e di sicurezza che sono al centro delle tensioni nel Golfo. In particolare, un dialogo strutturato secondo principi ben precisi potrebbe contribuire in maniera determinante a costruire una comprensione reciproca – fondata su un’analisi condivisa, canali di comunicazione funzionanti e, infine, un consenso – tra gli stakeholder regionali su questioni secondarie ma essenziali sul lungo periodo. Con il sostegno del Kuwait e dell’Oman, gli europei dovrebbero offrirsi di ospitare forum regionali sul modello di quelli tenuti dall’OSCE per discutere questioni di interesse comune per l’Iran e gli Stati del CCG, tra cui: la sicurezza idrica, lo sviluppo economico, il traffico di droga e di esseri umani, la pirateria, la cooperazione nel settore sanitario alla luce del COVID-19 e l’ambiente. Un particolare tema dei colloqui potrebbe riguardare la diplomazia religiosa, incoraggiando le chiese cristiane ad ampliare il dialogo interreligioso. In questo settore, sia il Vaticano che la Chiesa anglicana, godono di una particolare e incontestabile legittimità e credibilità.

Un interessante documento, che vi invito a leggere nella sua interezza per la ricchezza di analisi, che denota la conoscenza approfondita delle dinamiche regionali del Golfo dell’autrice.

NOTA SULL’AUTRICE
Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Cinzia-Bianco.jpgCinzia Bianco è Visiting Fellow presso lo European Council of Foreign Relations, dove si occupa di questioni politiche, di sicurezza ed economiche nel Golfo nonché delle relazioni della regione con l’Europa. Ha conseguito un Master in studi mediorientali presso il King’s College di Londra e un Dottorato di ricerca in studi sul Golfo presso l’Università di Exeter. Tra il 2013 e il 2014 è stata Research Fellow nell’ambito di Sharaka, un progetto della Commissione Europea sulle relazioni UE-CCG. Tra le sue precedenti pubblicazioni per l’ECFR ricordiamo “A Gulf apart: How Europe can gain influence with the Gulf Cooperation Council”.

 

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