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livello elementare.
ARGOMENTO: ARCHEOLOGIA SUBACQUEA
PERIODO: IV SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: Neapolis, Tunisia, maremoto
Un vasto insediamento romano risalente a circa 1600 anni fa è stato scoperto al largo della costa tunisina, dopo diversi anni di esplorazioni archeologiche alla ricerca dell’antica città di Neapolis. Si ritiene che si tratti di Neapolis, un antico insediamento greco, sommerso a seguito del maremoto che il 21 luglio del 365 dopo Cristo distrusse la maggior parte della costa nordafricana, come riportato dello storico romano Ammiano Marcellino.
Il suo racconto distinse chiaramente le tre fasi principali dell’evento, ovvero il terremoto iniziale, a Creta, e l’improvvisa ritirata del mare che fu seguita da un’onda gigantesca che si scatenò violentissima sull’entroterra costiero del Nord Africa, della Magna Grecia e della Grecia.
Vale la pena di leggere questo resoconto drammatico di Marcellino, che richiama alla memoria il terribile tsunami del 2004 che colpì l’Indo Pacifico seminando morte e distruzione. Marcellino descrisse, nel XXVI libro del Res Gestae, con drammatica accuratezza, potremmo dire giornalistica, gli sconvolgenti avvenimenti di quelle ore:
estratto dal XXVI libro | Libera traduzione: |
[16]” Paulo enim post lucis exortum densitate praevia fulgorum acrius vibratorum tremefacta concutitur omnis terreni stabilitas ponderis mareque dispulsum retro fluctibus evolutis abscessit, ut retecta voragine profundorum species natantium multiformes limo cernebantur haerentes valliumque vastitates et montium tunc, ut opinari dabatur, suspicerent radios solis, quos primigenia rerum sub immensis gurgitibus amendavit. | Poco dopo l’alba, annunciata da una fitta successione di fulmini ferocemente scossi, tutta la terra tremò ed il mare fu scacciato, le sue onde furono rotolate indietro, ed il mare scomparve, così che fondali furono scoperti e si osservarono numerose varietà di creature marine bloccate nel fango; si osservarono le grandi distese come vallate e montagne, che la stessa creazione aveva nascosto sotto i vasti gorghi … |
[17] Multis igitur navibus velut arida humo conexis et licenter per exiguas undarum reliquias palantibus plurimis, ut pisces manibus colligerent et similia, marini fremitus velut gravati repulsam versa vice consurgunt perque vada ferventia insulis et continentis terrae porrectis spatiis violenter illisi innumera quaedam in civitatibus et ubi reperta sunt aedificia complanarunt; proinde ut elementorum furente discordia involuta facies mundi miraculorum species ostendebat. … | Molte navi, quindi, furono arenate come se fossero sulla terraferma, e la gente vagò a suo piacimento sui miseri resti delle acque per raccogliere pesci e simili con le loro mani; poi il mare ruggente, come se fosse insultato dal suo rifiuto, si alzò a sua volta, e attraverso i banchi brulicanti si gettò violentemente su isole e estesi tratti della terraferma, e spianando innumerevoli edifici nelle città o ovunque fossero trovati. |
[18] Relapsa enim aequorum magnitudo, cum minime speraretur, milia multa necavit hominum et submersit recurrentiumque aestuum incitata vertigine quaedam naves, postquam umentis substantiae consenuit tumor, pessumdatae visae sunt exanimataque naufragiis corpora supina iacebant aut prona. … | Così nel conflitto furioso degli elementi, la faccia della terra cambiò per rivelare cose meravigliose ma la massa d’acqua che ritornò quando meno si aspettavano uccise molte migliaia di persone annegandole, e le alte onde distrussero alcune navi … |
[19] Ingentes aliae naves extrusae rabidis flatibus culminibus insidere tectorum, ut Alexandriae contigit, et ad secundum lapidem fere procul a litore contortae sunt aliquae, ut Laconicam prope Mothonen oppidum nos transeundo conspeximus diuturna carie fatiscentem.” | Altre grandi navi furono spinte sui tetti delle case, come accadde ad Alessandria, e altre furono scaraventate a circa due miglia dalla riva, come la nave laconica vicino alla città di Metone … |
Il disastro naturale danneggiò gravemente anche Alessandria d’Egitto. I geologi hanno stimato che il terremoto, di una magnitudo da 8,0 a 8,5, ebbe come epicentro Creta, e fu originato dallo scontro tra placca africana ed euroasiatica nella porzione orientale del Mare Nostrum.
L’isola si sollevò fino a dieci metri sopra il livello del mare, e conserva ancora resti di formazioni coralline sulle colline che sono state datate nello stesso periodo del terremoto. Il sisma innescò un enorme tsunami che colpi la regione meridionale del Mediterraneo, comprese le coste della Sicilia, dell’Egitto, della Libia, della Grecia, della Spagna e della costa orientale adriatica. I massimi danni, anche in termini di vite umane, si verificarono però ad Alessandria d’Egitto dove il mare,, come a Neapolis, si ritirò per alcune decine di metri e poi tornò sulla terraferma con inaudita violenza, trascinando le navi fino a due km nell’interno della costa.
Neapolis
Molto poco è conosciuto sulla storia antica di questa città di chiara origine greca. Si pensa che questa mancanza di notizie sia dovuta al fatto che Neapolis, a causa della vicinanza geografica, si era schierata con Cartagine contro Roma durante la Terza Guerra Punica nel 149-146 a.C., guerra che portò alla completa distruzione dei Cartaginesi con il successivo dominio romano incontrastato di tutta la region e del Mediterraneo. Essa subì quindi una specie di “damnatio memoriae” per molti anni, come città indesiderata e fu semplicemente ignorata dai cronisti dell’epoca. Eppure la città era molto vasta, raggiungendo una grandezza di oltre 20 ettari, ed era un centro importante per i commerci marittimi durante l’impero romano. Il solo a parlarne fu Marcellino, raccontando il terribile tsunami che la colpì nel IV secolo dopo Cristo.
Una missione archeologica tunisina-italiana è alla ricerca di Neapolis dal 2010. I ricercatori, fra cui gli studenti della Scuola di specializzazione archeologica di Oristano e dell’Università di Sassari, finalmente hanno rinvenuto nell’estate 2017, resti di strade, edifici e monumenti caratteristici della città costiera. Il loro lavoro è stato ricompensato grazie alle buone condizioni climatiche estive che hanno permesso agli archeologi subacquei di Nabeul di scorgere per la prima volta dopo tanti secoli questo antico sito.
“È una scoperta importante“, ha dichiarato il capo della missione Mounir Fantar, che conferma la teoria di Marcellino sul tragico destino della città. Il tessuto urbano costiero fu letteralmente strappato dall’onda di tsunami che trasportò al largo parte della città. Il team di archeologi subacquei non ha trovato solo resti di strade e monumenti, che mostrano la raffinatezza e la ricchezza della città, ma anche 100 cisterne che erano usate per conservare il garum, un condimento fermentato a base di pesce, che era considerato una prelibatezza nell’antico mondo romano.
“Questa scoperta ci ha permesso di stabilire con certezza che Neapolis era un importante centro per la produzione di garum e pesce salato, probabilmente il più grande centro del mondo romano“, ha aggiunto Fantar.
Probabilmente gli abitanti di Neapolis dovevano la loro fortuna proprio a questo condimento. Il garum viene descritto dai Latini come una salsa ricavata dalle interiora di pesce; sembra che i Romani ne andassero pazzi, e la aggiungessero come condimento a molti piatti La sua origine è incerta ma salse simili erano già usate dai greci. Una ipotesi è che il suo nome derivi dal nome greco garos o garon (γάρον), che era il nome del pesce i cui intestini venivano usati originariamente nella produzione dei condimenti. Non e’ nemmeno noto come venisse prodotta. Forse poteva essere simile all’odierna pasta di acciughe o alla celebre colatura di pesce, chiamata colatura, prodotta nella costiera amalfitana, in particolare a Cetara.
La scoperta degli archeologi fa dell’antica Neapolis uno dei centri principali di produzione, e sicuramente il mare restituirà nuove sorprese. Per chi volesse recarsi sul posto, oggi Nabeul è una città turistica, dove, in prossimità del centro si possono visitare i resti del successivo insediamento romano ed un interessante museo archeologico con preziose collezioni di oggetti in ceramica e statue di origine punica oltre che mosaici romani provenienti dalla regione di Cap Bon.
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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