livello elementare
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ARGOMENTO: ECOLOGIA
PERIODO: XX-XXI SECOLO
AREA: MARI E ACQUE INTERNE
parole chiave: pesca elettrica
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Oggi parliamo di un argomento sconosciuto a molti, la pesca elettrica o electric pulse fishing, un sistema di pesca illegale ma ancora impiegato grazie a delle deroghe da parte della Commissione Europea nel Nord Europa. Viene impiegato anche in campo scientifico per la raccolta di esemplari di pesci e crostacei.
Da strumento scientifico a mezzo di pesca illegale
Questo tipo di pesca si basa su due elettrodi che forniscono corrente continua ad alta tensione dall’anodo al catodo attraverso l’acqua. Quando un pesce incontra un gradiente potenziale abbastanza grande su questo percorso, viene colpito dall’elettricità. Di solito viene applicata corrente continua pulsata (DC), che causa una convulsione muscolare incontrollata che porta il pesce a nuotare verso l’anodo. Sono necessarie almeno due persone per una efficiente pesca elettrica: una per azionare l’anodo e l’altra per catturare il pesce stordito con una rete. In generale ne esistono di tre tipi: pesca con modelli portatili, con modelli montati su piccole zattere ancorate a terra e con reti elettrificate in dotazione a particolari barche da pesca, chiamate stunboat, che rappresentano uno dei mezzi di pesca più invasivi sull’ambiente. Partiamo dai generatori a zaino, in genere usati in ambito scientifico per la raccolta di esemplari. Essi sono alimentati a batteria o a gas ed impiegano un trasformatore per pulsare la corrente prima di essere immessa nell’acqua.
L’anodo si trova all’estremità di un lungo palo di 2 metri e solitamente ha la forma di un anello. Il catodo è un lungo cavo di acciaio intrecciato di 3 metri che si muove dietro l’operatore. Nei modelli montati sulle chiatte, lo scafo è il catodo e gli anodi sono generalmente montati a prua. I pesci storditi nuotano verso l’anodo dove vengono catturati ancora vivi usando una rete. In funzione della distanza dall’anodo gli effetti sono diversi: dalla morte ad una leggera narcosi (stordimento) fino alla tassia, meccanismo con cui un animale assume e mantiene una posizione determinata di un asse del suo corpo intero rispetto a un campo stimolante.
Sebbene venga utilizzata su piccola scala per scopi scientifici per la cattura degli organismi acquatici, molto spesso le finalità sono tutt’altro che scientifiche, dato che le tecniche di elettropesca hanno trovato ampio uso anche fra coloro che vogliono catturare grandi quantità di pesci con minore sforzo, senza tenere in alcuna considerazione la conservazione della risorsa a cui attingono. Ad esempio, in alcune parti dello Stato indiano del Kerala è prevalente un metodo di electrofishing che utilizza l’elettricità derivata illegalmente dalle linee elettriche aeree. Ciò può provocare anche morti accidentali dei pescatori a causa dell’insieme di effetti biologici nocivi e/o letali provocati da una scarica artificiale di corrente elettrica che attraversa l’organismo. Questo fenomeno è conosciuto come folgorazione o elettrocuzione. In ambito marino, questi sistemi sono montati anche sui pescherecci, utilizzando reti elettrificate.
Vietata dal 1998 ma …
Sebbene questo tipo di pesca sia stata vietata dall’UE dal 1998 è ancora utilizzata in deroga da pescherecci, quasi tutti di bandiera olandese, operanti in una vasta zona del Mare del Nord tra la Danimarca e la Gran Bretagna. Essa è considerata molto efficace per la raccolta di pesci che vivono a ridosso del fondale marino, come sogliole, rombi e gamberetti, ma portano alla rottura della spina dorsale (danni all’apparato locomotore) di numerosi altri pesci coinvolti nella pesca.
Negli ultimi decenni è diventata una tecnica di pesca usata dai bracconieri di tutto il mondo. Essi mandano verso il fondale marino delle scariche elettriche, grazie a potenti generatori di corrente, che provocano la morte o lo stordimento dei pesci. Una volta risalite verso la superficie, le prede vengono raccolte con reti a strascico o, in certi casi, prelevate direttamente da reti da pesca elettrificate. Inutile dire che gli effetti della pesca elettrica sono micidiali. Alcune specie pregiate vengono sterminate, senza alcun controllo sulle taglie. Alcune lobby della pesca la utilizzano sia per i risultati redditizi della pesca sia per il fatto che l’apparato elettrico consente forti risparmi di carburante delle imbarcazioni, in quanto le reti collegate alla corrente sono molto meno pesanti di quelle a strascico. Non solo i fondali marini sono devastati da queste grandi reti ma anche gli organismi marini che si salvano: l’elettrocuzione causa fratture, lividi e ustioni.
Un allarme non sempre ascoltato
I pescatori con le loro barche da pesca che stazionano a Boulogne sur mer, nel nord della Francia, sono stati i primi a richiedere alla UE l’abolizione di questa pratica di pesca, poco ortodossa e sicuramente deleteria per mari ed oceani. Ad oggi non esistono ancora direttive della Comunità europea che recepiscano in pieno le indicazioni normative fornite nella IEC 60335-2-86 (International Electrotechnical Commission) nelle quali vengono date indicazioni sui requisiti di sicurezza riguardanti le attrezzature per la pesca elettrica.
Nel dicembre 2006, la Commissione europea propose l’introduzione di deroghe per consentire agli Stati Membri di praticare la pesca elettrica, nonostante il divieto adottato dall’Unione Europea nel 1998. Il Consiglio dell’Unione Europea recepì subito la proposta della Commissione e il risultante Regolamento giustificò questa decisione con un parere scientifico apparentemente favorevole alla pesca elettrica. Successivamente, fu redatto un documento del Comitato Scientifico, Tecnico ed Economico per la Pesca (STEFC) che non solo non approvò tali deroghe ma raccomandò esplicitamente alla Commissione europea di non concederne alcuna.
La Commissione non solo ignorò il parere degli esperti ma sostenne che la proposta di revoca del divieto di pesca elettrica era scientificamente giustificata.
La decisione del 2006 ha comportato gravi conseguenze per gli ecosistemi marini.
Inoltre, sembrerebbe che l’Olanda abbia rilasciato licenze in quantità molto superiore alle soglie regolamentari. Il recente voto dell’Europarlamento contro questa tecnica va incontro alla mobilitazione avvenuta, soprattutto in Francia, da parte di organizzazioni non governative ambientaliste, preoccupate per l’impatto devastante di questa tecnica sull’ecosistema marino.
Nicola Di Battista
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in anteprima: un gruppo di barche da pesca è la fonte della luce bluastra vicino al centro dell’immagine. Il pescatore sta probabilmente attirando Todarodes Pacificus – una specie nota come calamari volanti giapponesi – sulla superficie con lampadine allo xeno luminoso – autore Expedition 37 The Many Colors of Electric Lights.jpg – Wikimedia Commons
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psicologo / psicoterapeuta, assistente alla comunicazione per sordi e ciechi con l’uso del Braille e della Lingua Italiana dei Segni – Dattilologia, nonchè mediatore familiare è specializzato con un Master in Psicologia Oncologica. Appassionato di mare è Presidente dell’Organizzazione di Volontariato Care The Oceans.
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