Ocean for Future

Ultima Clock Widget

  • :
  • :

Vediamo che tempo fa o farà

Diamo un’occhiata al tempo meteorologico

Meteo facile per tutti: vediamo che tempo fa o farà prossimamente con un insieme di link per aggiornarvi in tempo reale sulle condizioni meteorologiche locali e marine 

  Address: OCEAN4FUTURE

Storia millenaria di una grande città marinara, Napoli

tempo di lettura: 12 minuti

.
livello elementare
.
ARGOMENTO: REPORTAGE
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: Napoli
.

Oggi vi parlerò di Napoli, grande metropoli dell’Italia meridionale, la cui marineria percorse le rotte di tutto il mondo, una città marinara, potenza del Mediterraneo in cui nacquero grandi ammiragli e protagonisti del mare.

Da quattro mila anni al centro dei commerci del Mediterraneo
partenope 2aRisalente al secondo millennio a.C., Napoli, l’antica Partenope, dal nome della sirena che ne mito fu ritrovata in quelle acque, ha alle spalle millenni di storia. Pur essendo state ritrovate testimonianze di una presenza umana già in epoca preistorica, le fonti affermano che venne fondata dai Cumani nel VIII secolo a.C., attratti dalla particolare conformazione e bellezza del golfo. Alla fine del VI secolo a.C., venne rifondata come Neapolis (nuova città) e, in breve tempo, divenne un importante hub dei commerci marittimi assumendo il controllo sul suo golfo che da Golfo Cumano divenne nelle antiche carte Golfo Neapolitano.

Da colonia greca al dominio di Roma
Legata all’Atene di Pericle, la città assunse un ruolo egemone nel mondo osco-campano e cosmopolita mediterraneo. Nel 326 a.C. venne conquistata dai Romani, conservando tuttavia nome, lingua, usi e costumi greci anche in piena età imperiale.  In questo lungo periodo la città acquisì vari ruoli, da potenza marittima ad affermato centro culturale (fino al I secolo d.C.) e di residenza degli Imperatori e dei nobili romani. Nel 79 dopo Cristo venne danneggiata dalla terribile eruzione che distrusse Pompei ed Ercolano. Con la caduta dell’impero romano e le invasioni barbariche, la città, già all’epoca una metropoli, si ridusse fra le sue mura diroccate, divenendo preda delle razzie e dell’incuria dovuta all’assenza di un potere bene definito. Nel 476 l’ultimo imperatore romano d’occidente, Romolo Augusto, fu imprigionato nel Castel dell’Ovo al tempo una villa romana fortificata.

Periodo bizantino
Nel 536, Napoli fu conquistata dai bizantini durante la guerra gotica e rimase in mano all’impero anche durante la susseguente invasione longobarda, divenendo in seguito un ducato autonomo. La vita del ducato fu caratterizzata da continue guerre, principalmente difensive, contro i potenti principati longobardi vicini e i corsari musulmani (chiamati Saraceni), provenienti dal Nordafrica e dalla Sicilia. In realtà non fu uno scontro di civiltà ma di potere. Cristianesimo e islam convissero nel meridione dell’Italia grazie a comuni interessi commerciali. Artefice di questa politica illuminata fu il vescovo duca di Napoli Attanasio II che nonostante la scomunica inflittagli da papa Giovanni VIII, persegui una politica di comune interesse. Nel X secolo l’economia napoletana fiorì favorendo lo sviluppo delle arti con un proficuo scambio letterario e storico, sia religioso sia profano, sia greco sia latino, tra la città e Costantinopoli.

Dall’arrivo dei Normanni agli Angioini
Nel 1139 i normanni di Ruggero II d’Altavilla conquistarono la città, ponendo fine al ducato: Napoli entrò così a far parte del territorio del Principato di Capua, nel neonato Regno di Sicilia, che aveva come capitale Palermo. In seguito il Regno di Sicilia passò sotto la dominazione sveva degli Hohenstaufen e Napoli fu compresa nel giustizierato di Terra di Lavoro. Nel 1224 Federico II istituì l’Università di Napoli, il più antico istituto europeo dove si insegnarono fin dal principio diritto, arti liberali, teologia e medicina. Non tutti sanno che fu concepita come scuola indipendente dal potere papale, avendo fin dall’inizio lo scopo di formare i funzionari dello Stato ed in particolare giureconsulti esperti che servissero l’imperatore nelle dispute dinastiche. Nel 1266 Napoli divenne parte del regno angioino in seguito alle vittorie di Carlo I d’Angiò su Manfredi di Svevia. Sotto il regno di Carlo II d’Angiò, furono istituiti formalmente i Sedili, organi amministrativi ripartiti per aree della città. Essi traevano la propria origine dalla fratrie dell’epoca greca e dalla Magna cura Regis e sarebbero rimasti in piedi fino al XIX secolo. In seguito alla rivolta scoppiata in Sicilia nel 1282 (Vespri siciliani) ed il passaggio dell’isola al dominio aragonese spagnolo, Napoli, divenne la capitale del Regno di Napoli. Successe a Carlo d’Angiò il figlio Carlo II ed in seguito il nipote, Roberto d’Angiò, detto “il Saggio”, che fece di Napoli un centro culturale fra i più vivaci dell’Europa e del Mediterraneo. A questo periodo risalgono i soggiorni di Francesco Petrarca, Simone Martini, Giotto (che vi fonderà una scuola pittorica giottesca fra le più importanti d’Italia) e di Boccaccio. L’ultima grande impresa degli angioini napoletani fu la spedizione militare di Ladislao I di Napoli, il primo tentativo di riunificazione politica d’Italia, che avvenne agli inizi del XV secolo. Nel 1442 anche Napoli divenne possedimento aragonese. Il sovrano Alfonso il Magnanimo (1442-1458) privilegiò la città, spostando la capitale dell’Impero da Barcellona a Napoli. Durante il suo regno si vide l’ampliamento della città, e la città divenne la più popolosa dell’Occidente cristiano.  Anche il clima culturale conobbe un notevole incremento, grazie al grande impulso dato da Alfonso alla biblioteca cittadina ed alla fondazione dell’Accademia Pontaniana. Le grandi somme profuse nella promozione della cultura diedero impulso ad un fiorire di attività, che resero Napoli protagonista dell’Umanesimo e del Rinascimento.

La dominazione spagnola
A partire dal 1501, in conseguenza delle Guerre d’Italia, Napoli perse la sua indipendenza passando sotto una becera dominazione spagnola. Non a caso molte cattive abitudini nacquero durante l’occupazione di quel periodo. La città sopravvisse alla reggenza e continuò la sua crescita in campo politico, demografico, culturale, economico tanto da divenire uno dei massimi centri dell’Impero. Sotto il viceré Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga venne aperto l’asse viario omonimo (via Toledo) e furono costruiti i Quartieri Spagnoli ad uso delle soldataglie spagnole e delle loro famiglie. Nel 1647 avvenne la rivolta di Masaniello a causa del malgoverno spagnolo. Sei mesi dopo vi fu la nascita di un’effimera repubblica indipendente sotto la guida di Gennaro Annese e del nobile francese Enrico II di Guisa. La città fu messa sotto assedio e fu poi riconquistata dagli spagnoli. In quel periodo Napoli e il suo territorio dovettero subire, oltre alla terribile eruzione del Vesuvio, anche la gravissima epidemia di peste del 1656 che durò fino all’anno successivo causando solo nella città circa 240.000 morti. Nel corso della guerra di successione spagnola l’Austria conquistò Napoli (1707), ma nel 1734, il regno fu occupato da Carlo di Borbone, che vi ricostituì uno Stato indipendente che comprendeva tutto il sud Italia e la Sicilia. Fu grazie a quei regnanti che Napoli consegui un nuovo rinascimento.

La nascita di una nuova Marina
Nel corso del XVIII secolo i traffici mediterranei si evolsero con la crescita della popolazione e degli scambi mercantili via mare. Anche il Regno di Napoli partecipò a questa spinta economica marittima entrando in contrasto con la marineria genovese nel traffico di cabotaggio nel Mediterraneo occidentale e combattendo la pirateria barbaresca. Nel 1735 a Napoli fu fondata la prima cattedra di astronomia d’Italia, e nel 1792 vi fu realizzato il primo Atlante marittimo del mondoL’Atlante fu disegnato per ordine del Re da Giovanni Zannoni, astronomo, geografo  e cartografo, chiamato a fondare e dirigere, nel 1781, l’Officio Topografico del Regno di Napoli, tra i primi enti cartografici di Stato in Europa; fu elaborato dalla prestigiosa Scuola di Cartografia napoletana e contiene il Perimetro Littorale del Regno di Napoli. Le mappe furono realizzate grazie all’opera del tenente di vascello D. Salvatore Trama che si occupò di scandagliare i fondali.

 

Il 10 dicembre 1735 venne promulgato il “Regolamento (….) para el extablaciemiento (…) de su Exquadra de Galeras, Arsenal, Darsena …” costituendo una squadra di quattro galere (tre acquistate dallo Stato Pontificio) che formò il primo nucleo di una Marina per la protezione dei traffici marittimi dai pirati barbareschi. Durante il primo decennio del regno di Carlo le forze navali napoletane comprendevano quindi un solo vascello, il S. Filippo-la Reale, la fregata S. Carlo, la Partenope, e le quattro galee S. Gennaro, Concezione, S. Antonio e Capitana, oltre a qualche unità minore. Venne anche costituito il corpo della Fanteria di Marina, il primo in Italia concepito per operare a bordo delle navi da guerra insieme agli equipaggi (antesignano dei fanti di Marina del San Marco) e, in seguito, la vigilanza alle basi navali. Il Regolamento segnò l’origine dell’Accademia della Real Marina borbonica. Nel 1742, fronteggiandosi la Spagna e l’Austria durante la guerra di successione austriaca, una squadra della Royal Navy penetrata nel golfo di Napoli impose al re di ritirare le truppe inviate in sostegno degli spagnoli, minacciando in caso contrario di bombardare la città. In seguito a tale affronto il Re diede maggiore impulso alla costruzione di vascelli e fregate, oltre al naviglio sottile che avrà comunque sempre un notevole peso per il pattugliamento delle linee di costa del regno. Di fatto, nel 1759, sotto re Carlo, la flotta era articolata su squadre navali.

SirJohnActonD1811

Sir John Francis Edward Acton, 6th Baronetto (1735-1811), Saloon at Coughton Court, Warwickshire. Throckmorton Collection File:SirJohnActonD1811.png – Wikimedia Commons

Una decisa ripresa si ebbe grazie alla decisa volontà della Regina Maria Carolina, che volle a Napoli John Acton, un ufficiale irlandese fino ad allora al servizio del Granduca di Toscana Leopoldo d’Asburgo, fratello della Regina. Il tenente generale Acton, fu posto a capo del Ministero del Commercio e Marina nel 1779 e fu organizzatore sapiente della nuova Marina. In primo luogo, riordinò su solo due Squadre la flotta: dei Vascelli e degli Sciabecchi. Acquistò vascelli e fregate, ma predispose anche un vasto programma di nuove costruzioni, ampliò il Collegio di Marina, inviò alcuni giovani guardiamarina con altri ufficiali a prestare temporaneo servizio su navi delle maggiori Marine militari europee. Questi anni di fervore costruttivo, non soltanto in campo navale, conobbero una brusca interruzione con l’invasione delle truppe francesi. Ferdinando IV sconfitto riparò in Sicilia. A Napoli occupata si formò la Repubblica Napoletana. Seguirono per la Marina Napoletana le vicende del 1799, riassumibili in due episodi, entrambi dolorosi: l’incendio della metà della flotta che non aveva seguito il Sovrano in Sicilia e, successivamente, la condanna a morte del suo illustre ammiraglio Francesco Caracciolo da parte di Nelson per tradimento. Il grande ammiraglio che aveva mostrato simpatia per la causa francese fu impiccato e buttato in mare. Si racconta che il corpo venne a galla e fu scorto da Ferdinando che stava rientrando a Napoli sotto protezione degli Inglesi.

epitaffio caracciolo

photo credit andrea mucedola

Le esequie di Caracciolo furono celebrate nella Chiesa di Santa Maria della Catena, in via Santa Lucia, dove fu tumulato. Con la rivoluzione francese e le guerre napoleoniche, Napoli vide prima la nascita di una repubblica giacobina seguita dalla restaurazione borbonica. Nel 1806 fu nuovamente conquistata dalle truppe francesi condotte da Napoleone Bonaparte che affidò il regno a suo fratello Giuseppe e quindi, a Gioacchino Murat, la cui statua è conservata ancora in piazza Plebiscito. Nel 1815 con il Congresso di Vienna Napoli ritornò nuovamente ai Borbone.

In quel periodo, il Mediterraneo apre alle popolazioni costiere nuove occasioni di lucro che interessano anche la piccola iniziativa familiare, l’impresa “partecipata”. La piccola navigazione è, a partire proprio dal 1824, favorita dalla liberalizzazione del traffico di cabotaggio tra le Due Sicilie mentre la“grande navigazione” nel Mediterraneo è sempre più condizionata dai poteri marittimi delle grandi flotte. La Francia, conquistata l’Algeria ai Barbareschi, vieta l’approdo di altre nazioni sulle coste nordafricane; contemporaneamente il trattato di Adrianopoli apre il Mar Nero al libero accesso di tutte le potenze, in particolare di un’Inghilterra tecnicamente e politicamente dominante, limitando il precedente vantaggio napoletano. In sintesi, il Mediterraneo diviene un mare diviso in zone doganali chiuse, a favore dei Francesi e degli Inglesi, che indeboliscono il Regno napoletano che puntava ad una marittimità sempre più avanzata.

Il 24 giugno 1818 viene varata a Napoli, nei cantieri Filosa, la Real Ferdinando I, la prima nave a vapore del Mediterraneo. Nello stesso anno il Regno delle Due Sicilie disponeva di 2.387 navi, che aumentarono di numero negli anni seguenti fino al 1860 quando la flotta mercantile borbonica, seconda d’Europa dopo quella inglese, contava 9.848 bastimenti per 259.910 tonnellate di stazza, dei quali 17 piroscafi a vapore per 3.748 tonnellate, 23 barks per 10.413 tonnellate 380 brigantini per 106.546 tonnellate, 211 brick schooners per 33.067 tonnellate, 6 navi per 2.432 tonnellate e moltissime imbarcazioni da pesca. I cantieri navali erano sparsi per tutta la costa de Regno ed in ogni città costiera vi erano insediamenti accompagnati da scuole di formazione professionale e scuole marittime e nautiche.

Re Ferdinando aveva una grande passione per le navi a propulsione a vapore e fece acquistare in Gran Bretagna, nel 1834, tre piroscafi (ribattezzati Ferdinando II, Nettuno, San Wenefrido), sostituendone il personale di macchina con equipaggi formati al “Real Opificio Meccanico Militare“, la prima “Scuola di Ingegneri Meccanici” d’Italia, alla quale venne annessa una fabbrica d’attrezzi e macchine marine per armare le nuove pirofregate napoletane. Questo progresso non era solo marittimo. Nel 1839 fu inaugurato il primo tratto ferroviario in Italia, la ferrovia Napoli-Portici e, non ultimo, nello stesso anno, Napoli fu la prima città italiana, e la terza in Europa dopo Londra e Parigi, a dotarsi di un sistema di illuminazione pubblica a gas. Ma nel 1860 il grande Regno delle Due Sicilie, che era all’avanguardia in tutta Europa, a seguito della sconfitta delle truppe borboniche contro le milizie garibaldine, fu annesso al nascente Regno d’Italia. La Marina Militare napoletana era anch’essa considerata tra le migliori del mondo.

Sebbene non avesse combattuto molto, salvo che nella Campagna di Sicilia del 1849, era dotata di navi moderne con equipaggi di prim’ordine, fedeli alla patria ed al re, ma con ufficiali di dubbia qualità. Lo stesso Conte d’Aquila, fratello di Ferdinando II, Comandante Generale della marina, non fu mai uomo di polso lasciando la gestione della flotta ad altri. Di fatto il Conte aveva altri inter=eressi e comunque non amava Ferdinando II, giudicandolo troppo debole verso Garibaldi. Solo nell’estate del 1860, il Re Ferdinando II comprese la situazione e tentò senza successo di ristabilire il governo della flotta. La corruzione tra gli ufficiali di marina portò al dissolvimento della regia marina nelle vicende finali del Regno e a parte alcuni ammiragli come Lettieri e Del Re ed i comandanti Pasca e Flores, lo stato maggiore passò al nemico fin dal maggio del 1860.

Sebbene Napoli avesse perso il rango di capitale del Regno delle Due Sicilie, quando si trattò di spostare la sede del governo da Torino, venne ritenuta la sede favorita assieme a Firenze, considerandola particolarmente adatta ma politicamente scomoda a causa del peso passato della ex capitale borbonica nell’ambito europeo. Inoltre, essendo sul mare, si ritenne che la città non sarebbe stata sufficientemente difendibile con la limitata flotta del regno di Italia che non era ai livelli di quella francese o inglese del tempo. La città cadde cosi’ lentamente in una profonda crisi: le strutture di governo statale furono smantellate e le attività industriali andarono in rovina o furono trasferite. Ma nel 1860 il grande Regno, che era all’avanguardia in tutta Europa, a seguito della sconfitta delle truppe borboniche contro le milizie garibaldine, fu annesso al nascente Regno d’Italia. L’assurdo fu che dal punto di vista tecnico e marinaresco la marina napoletana era molto più efficiente di quella sarda che era di dimensioni minori e poco efficiente ma fu sacrificata a favore di quella sarda. In quell’epoca, la cantieristica napoletana eseguiva lavori per mezza Europa. Con l’unificazione del Regno i Piemontesi attinsero a tutte le risorse marittime. La società Rubattino di Genova, che aveva fornito il naviglio ai mille di Garibaldi, fu agevolata dal regno di Sardegna e nel giro di venti anni fu in grado di assorbire la flotta Florio. Il grande tesoro del Regno delle Due Sicilie fu poi utilizzato per rinsanguare i bilanci del regno di Sardegna.

La caduta di un Regno
Ma non solo … il sistema fiscale piemontese aumentò le tasse a carico dei napoletani portando ad una crisi sociale ed industriale del Meridione che continua ancora oggi. La povertà dei quartieri popolari aumento creando delle aree di profonda sofferenza sociale, ancor oggi esistenti. Con la nascita delle Basi Navali di Taranto e La Spezia diminuì l’importanza strategica e operativa delle strutture napoletane. Durante i primi anni del ventennio fascista si attuò la smilitarizzazione di un’ampia fetta delle pertinenze della Regia Marina che, tra il 1923 e il 1927, cedette le aree che attualmente sono occupate dalla Via Acton, dal molo Beverello e dai giardini del Molosiglio.

Zara1

incrociatori pesanti classe Zara prima della guerra in porto a Napoli – Ufficio storico della marina

Nonostante questa forte contrazione, la Base Navale di Napoli e il Comando in Capo del Dipartimento Militare Marittimo del Basso Tirreno assunsero una notevole importanza soprattutto in previsione dell’imminente conflitto mondiale. A Napoli fu responsabile dell’organizzazione dei collegamenti militari per trasportare uomini, mezzi e rifornimenti in Africa settentrionale. Al molo San Vincenzo fu impiantata una base sommergibili con alloggi per gli equipaggi, officine specialistiche e capienti depositi di pezzi di rispetto. Sempre sul citato molo, alla testata, furono impiantate due grosse antenne, alte oltre 40 metri, che consentivano le comunicazioni via radio con gran parte del Bacino del Mediterraneo centro-occidentale. In quegli anni furono anche realizzati il Deposito Munizioni di Montagna Spaccata (Pozzuoli) e i depositi materiali di Miliscola. Infine, a Miseno, in gran segreto, fu istituita la prima base operativa degli uomini della futura X MAS.

napoli sotterraena 2

cunicoli di Napoli sotterranea impiegati come rifugi durante la seconda guerra mondiale – photo credit andrea mucedola

I napoletani, soggetti aI pesanti bombardamenti alleati, si rifugiarono a vivere nei cunicoli della Napoli sotterranea, antichi locali sotto il manto stradale risalenti ad epoche antiche ed usati prima come cisterne, poi come immondiziai ed infine come rifugi ed abitazioni di fortuna. Dopo la resa del regno d’Italia agli Alleati, avvenuta l’8 settembre 1943, Napoli fu teatro di una storica insurrezione popolare denominata successivamente le quattro giornate di Napoli (27-30 settembre 1943) che, con l’apporto di militari fedeli al cosiddetto regno del Sud, riuscì a liberare la città dall’occupazione delle forze armate tedesche. Data la sua natura di porto strategico per le attività navali nel Mediterraneo, Napoli fu oggetto, durante la seconda guerra mondiale, del maggiore numero di bombardamenti, con circa 200 raid aerei dal 1940 al 1944, principalmente da parte alleata, con un numero di morti stimato tra le 20 e le 25 000 persone, in gran parte tra la popolazione civile.

Nel dopo guerra la Marina Militare fu impegnata in una grande operazione di bonifica per liberare i porti e le coste campane dai numerosi residuati bellici e ordigni inesplosi. A Bacoli fu riorganizzato in gran segreto  il primo nucleo di assaltatori gamma con gli ultimi siluri a lenta corsa sopravvissuti al conflitto.

 

Allied_Maritime_Command_Naples Nel 1977 fu trasferito da Malta a Nisida, il Comando delle Forze Navali Alleate per il Sud Europa, affidando la responsabilità del Comando NATO ad un ammiraglio italiano. In seguito, le esigenze di riorganizzazione che caratterizzarono gli anni immediatamente successivi alla fine della Guerra Fredda imposero alla Marina Militare di diminuire la sua presenza sul territorio nazionale con la soppressione di alcuni Alti Comandi e, tra essi, anche quello partenopeo. Nonostante ciò, a Napoli, la Forza Armata continuò a essere presente con un Distaccamento di supporto logistico ed amministrativo. Nella storica Base Navale la presenza di Unità navali militari divenne sempre più sporadica e caratterizzata da soste brevi in occasione di eventi particolari. Siamo arrivati ai giorni nostri.

Con la recente ristrutturazione dello strumento militare italiano, in considerazione dell’importanza marinara di questa bellissima città, la Marina Militare ha costituito il Comando logistico, retto da un ammiraglio di squadra, che occupa le strutture ora rese libere dal trasferimento del Comando NATO DI Nisida. Una città marittima millenaria che guarda al futuro con uno spirito unico.

in anteprima: vista di Napoli – autore 1Chiki1 
NaplesBay.jpg – Wikimedia Commons
 
 
PAGINA PRINCIPALE - HOME PAGE

 

(Visited 1.465 times, 1 visits today)
Share

1 commento

  1. Francesco Brecciaroli Francesco Brecciaroli
    01/05/2021    

    Bellissimo articolo, molto ben costruito e comprensibile. Mi è molto piaciuto.

Lascia un commento

Translate:

Come scegliere e usare gli articoli

Ogni articolo ha un’etichetta colorata che indica il livello di difficoltà di lettura. Con il VERDE (livello elementare) si identificano articoli di facile comprensione, l’ARANCIONE (livello medio) per letture che necessitano conoscenze pregresse nell’argomento specifico, e ROSSO (livello difficile) sono articoli specialistici dedicati a ricercatori e scienziati. Se non esplicitamente menzionato, gli articoli ed i materiali pubblicati su OCEAN4FUTURE possono essere riprodotti ad uso esclusivamente didattico a condizione che sia sempre citata l’origine e il nome dell’Autore che rimane sempre proprietario degli stessi (copyright) e a cui deve essere sempre espressamente richiesto l’utilizzo prima della sua riproduzione. Violazioni del copyright possono essere perseguite ai sensi della legge vigente

Chi c'é online

11 visitatori online

Tutela della privacy – Quello che dovete sapere

> Per contatti di collaborazione inviate la vostra richiesta a infoocean4future@gmail.com specificando la vostra area di interesse
11 visitatori online
11 ospiti, 0 membri
Complessivo: 742 alle 21-09--2018 06:47 pm
Numero max di visitatori odierni: 92 alle 04:32 am
Mese in corso: 92 alle 04-12--2024 04:32 am
Anno in corso: 711 alle 06-08--2024 02:13 pm
Share
Traduci l'articolo nella tua lingua