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livello elementare
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ARGOMENTO: CRONACA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: OCEANO PACIFICO
parole chiave: naufragio
Nel marzo del 2016 al largo delle Filippine avvenne una misteriosa scoperta. Su uno yacht abbandonato alla deriva fu trovato il corpo mummificato di un uomo che risultò essere uno skipper tedesco, Manfred Fritz Bajorat, di cui si erano perse le tracce mentre era impegnato in un viaggio in solitaria in giro per il mondo. Di lui si sapeva che aveva 59 anni ed era conosciuto come un esperto navigatore solitario che aveva solcato tutti i mari del pianeta. L’ultima volta di cui si erano avvenute sue notizie era stato nel 2010, poco dopo il divorzio con la moglie.
La nave presentava l’albero di maestra spezzato e gran parte della cabina era sott’acqua. Manfred era un velista molto esperto, per cui l’ipotesi che si fosse trovato in una tempesta appare molto strana. Il ritrovamento è avvenuto per caso. Un’altra imbarcazione a vela, impegnata in una regata attorno al mondo, la LMAX, incontrò al largo delle coste di Guam, nell’Oceano Pacifico, una piccola imbarcazione di 12 metri (40 piedi) a vela alla deriva e con l’albero spezzato. Per il sacro principio del soccorso, la LMAX ha abbordato la nave alla deriva per verificare se a bordo ci fosse ancora qualcuno. Immaginate la sorpresa del 23enne Christopher Rivas quando, salito a bordo i soccorritori ritrovò sottocoperta hanno i resti di un corpo umano completamente mummificato.
Il corpo dello sventurato era adagiato ad un tavolino, vicino alla radiotrasmittente di bordo, con la testa reclinata su un braccio destro. Forse al momento della morte aveva tentato di chiamare aiuto via radio ma la morte non glielo aveva permesso. A bordo non vi erano altri componenti dell’equipaggio e tutto era in ordine. Dall’analisi dei documenti personali la polizia filippina risalì all’identità del navigatore solitario diffondendo in rete la sua foto per cercare informazioni sugli ultimi movimenti. L’autopsia seguente determinò che la causa della morte fu causata da un infarto del miocardio.
La domanda che la polizia si pose fu come aveva fatto il corpo a mummificarsi in così poco tempo? I medici sanno che un corpo può venire mummificato dalla sabbia del deserto, grazie al sale cristallizzato che lega i liquidi e impedisce la proliferazione dei batteri. Lo stesso può accadere in zone desertiche, sia fredde che calde, grazie al vento e all’aria secca che sottraggono i liquidi a un organismo morto, oppure nelle caverne grazie alla temperatura costante ed all’umidità dell’aria ma il fatto che sia avvenuto in mare è quanto meno bizzarro. La natura può favorire la mummificazione anche in ambienti artificiali come cantine, solai e cripte, dove la conservazione è causata da un insieme di fattori quali correnti d’aria e temperature stabili. Le condizioni atmosferiche avrebbero quindi rapidamente asciugato il corpo dall’esterno, trasformando la pelle in una barriera protettiva di pelle contro batteri ed insetti. Ma sotto il grasso e il muscolo, i batteri nell’intestino potrebbero aver cominciato a decomporre il corpo dello sventurato dall’interno.
“L’aria, l’alta temperatura e la salsedine del mare sono tutti elementi molto favorevoli alla mummificazione“, ha dichiarato al The Guardian il dottor Peter Vanezis, professore di patologia forense presso la Barts e la London School di Medicina e Odontoiatria. Inoltre, secondo una dichiarazione rilasciata al Bild dal dottor Frank Wehner, patologo forense presso l’Università di Tübingen, la settimana dopo la morte, la sua pelle potrebbe essere diventare gialla, accartocciata su se stessa, raggiungendo una vera e propria mummificazione solo dopo diverse settimane. Egli ritiene che quel leggero rivestimento grigio che copre il corpo mummificato sia in realtà una muffa. Tra il materiale trovato sullo yacht dagli investigatori vi era una lettera di Bajorat alla sua ex moglie, Claudia, che morì di malattia nel 2010. Una triste storia di mare ed un tributo a quest’uomo sconosciuto che aveva dedicato la sua vita al mare.
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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