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NO PLASTIC AT SEA

NO PLASTIC AT SEA

Petizione OCEAN4FUTURE

Titolo : Impariamo a ridurre le plastiche in mare

Salve a tutti. Noi crediamo che l'educazione ambientale in tutte le scuole di ogni ordine e grado sia un processo irrinunciabile e che l'esempio valga più di mille parole. Siamo arrivati a oltre 4000 firme ma continuiamo a raccoglierle con la speranza che la classe politica al di là delle promesse comprenda realmente l'emergenza che viviamo, ed agisca,speriamo, con maggiore coscienza
seguite il LINK per firmare la petizione

  Address: OCEAN4FUTURE

Le fosse oceaniche contengono sostanze chimiche ed elementi radioattivi, una ricerca del progetto europeo HADES alla ricerca dei meccanismi biochimico-geologici nelle fosse abissali

Reading Time: 5 minutes

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livello elementare 

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ARGOMENTO: OCEANOGRAFIA
PERIODO: ODIERNO
AREA: OCEANO PACIFICO
parole chiave: fosse oceaniche, radioattività, inquinamento
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Fin a poco tempo fa, si pensava che le zone più profonde degli oceani fossero incontaminate, ma recenti scoperte di sostanze chimiche e prodotti radioattivi in ​​fondo alle fosse oceaniche hanno dimostrato che l’inquinamento antropico ha ormai raggiunto i più reconditi punti della Terra e potrebbe influenzare il bilanciamento dell’ossigeno negli oceani e dell’anidride carbonica nell’atmosfera.

La prova è stata trovata in piccoli saprofagi (animali pulitori che si nutrono di carcasse sui fondi del mare) simili a gamberi, capaci di mangiare ben tre volte il proprio peso corporeo. Conosciuti come anfipodi, questi crostacei di dimensione millimetrica, vivono nella zona più profonda dell’oceano, nota come zona di Hadal, oltre i 6000 metri sotto la superficie dell’oceano.
Gli anfipodi hanno una loro funzione sociale, e “… sollevano i residui dal fondo marino che diventano poi cibo di grande valore per gli altri animali“, ha spiegato il dottor Alan Jamieson dell’Università di Newcastle del Regno Unito. Essendo un ecologista marino, Jamieson ha esaminato migliaia di campioni di anfipodi per cercare la presenza di contaminanti. Ciò che lo ha allarmato sono stati gli elevati livelli di sostanze chimiche tossiche ritrovate che erano state già  vietate decenni fa. “I valori erano molto alti, straordinariamente elevati“, ha aggiunto Jamieson. ” Ci ​​sono dati da granchi che vivono nei campi di riso in Cina e dal fiume Liaohe. Quelli trovati nella parte inferiore della fossa delle Marianne erano più alti di diversi ordini di grandezza … “.

Lo scienziato ha concentrato la sua ricerca su due sostanze chimiche specifiche, i bifenili policlorurati (PCB) e il difenile polibrominato (PBDEs). Entrambe queste sostanze chimiche sono state utilizzate negli anni ’50 e ’60 come plastificanti e ritardanti di fiamma, prima di essere messi fuori legge in quanto ritenuti dannosi per i sistemi riproduttivi animali.

.Queste cose sono state inventate dall’Uomo, non è qualcosa che si può trovare nella natura, quindi se queste (creature) contengono queste sostanze chimiche, esse sono state sicuramente contaminate da noi … ” ha riferito il dottor Jamieson. I suoi risultati, pubblicati a febbraio 2016, sono stati sconvolgenti, dato che gli scienziati avevano presupposto che tali profondità fossero incontaminate e prive di sostanze inquinanti prodotte dall’Uomo. Essi potrebbero anche costituire un pericolo speciale in quanto questi contaminanti non sono facilmente disperdibili nell’ambiente. “Questi luoghi non si ripuliscono da soli, sono in realtà vulnerabili a queste sostanze“, ha detto il dottor Jamieson.Una volta che un inquinante scende nella parte inferiore della fossa oceanica delle Marianne non può tornare indietro; non è come quelli rilasciati in un fiume che poi sono dispersi da qualche parte“. Il dottor Jamieson ha affermato che tali inquinanti organici, legandosi alle particelle presenti, rimangono alla base dell’ecosistema oceanico.

Questo fattore rende ancor più allarmante l’inquinamento dalle plastiche negli oceani.

Microbeads in plastica
Fino a poco tempo fa, le perline di plastica (minuscoli pellet di polietilene) potevano essere utilizzati come componente dei prodotti cosmetici di risciacquo. Esse probabilmente potrebbero trovare la loro strada verso le fosse oceaniche. ” … C’è ancora una certa confusione per cui la gente pensa che quando ci si lava sotto la doccia, tutti i residui dei saponi spariranno magicamente nello scarico. Purtroppo non è cosi. Queste perline di plastica non si dissolvono scomparendo in una dimensione magica, ma finiranno in mare … ”.  

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è 1280px-microplastiche-industriali-sur_une_plage_de_la_cote_Aquitaine-wikipedia-1024x768.jpeg

presenza di granuli industriali di microplastiche su una spiaggia dell’Aquitania – autore maldeseineFile: Granulés plastiques industriels sur une plage de la côte Aquitaine.JPG – Wikimedia Commons

Il dottor Jamieson continuerà le sue analisi ricercando la presenza di microgranuli anche negli anfipodi. Inoltre cercherà i metalli pesanti, residui provenienti da decenni dall’industria mineraria. Tale inquinamento continuo è particolarmente importante in quanto gli anfipodi costituiscono la base del ciclo di decomposizione dell’oceano che va a modificare la materia dalla superficie. Ciò  a sua volta può influenzare l’equilibrio dell’ossigeno nell’oceano così come l’anidride carbonica nell’atmosfera.

Il professor Ronnie Glud, ricercatore presso l’Istituto Biologico dell’Università del Sud della Danimarca, in una ricerca che fa parte di un progetto chiamato HADES, finanziato dal Consiglio europeo della ricerca dell’Unione Europea, sta esaminando quali ruoli hanno le fosse oceaniche per regolare la chimica degli oceani. ” … Stiamo cercando di correlarlo in un contesto bio-geochimico, quindi stiamo cercando di capire quali processi microbici e chimici stanno accadendo in queste fosse abissali e quanto siano importanti per la funzione dell’oceano globale … “, ha spiegato il Prof. Glud.

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Diagramma del ciclo biogeochimico di una sorgente idrotermale oceanica – NOOA – Deep Sea Vent Chemistry Diagram – Fumarola nera – Wikipedia

Il suo team sta cercando di capire cosa avviene a tutto il materiale organico nell’oceano che finisce per finire nel fondo marino e in quale misura il materiale viene accumulato come sedimento, digerito e trasformato dai batteri. ” … Quella frazione è ciò che determina la chimica dell’oceano. Per esempio, è il processo che regola la concentrazione di ossigeno degli oceani e, di conseguenza, del nostro pianeta nel tempo …“. Gli scienziati non comprendono ancora cosa sta succedendo nelle fosse abissali ma la sua squadra ha dimostrato che i batteri sul pavimento del mare, adattatisi ad operare a quelle pressioni estreme (oltre 600 bar ndr), svolgono un ruolo importante nel digerire in modo efficiente i materiali che finiscono sul fondo marino. Per avere una migliore comprensione, il team prevede di esplorare le fosse dalla costa del Giappone, del Cile e della Nuova Zelanda utilizzando sonde progettate in Danimarca per studiare i batteri che sono state recentemente sviluppate per resistere alle pressioni estreme di quegli abissi, che possono arrivare ad oltre mille volte quella atmosferica a livello del mare. Le sonde sono controllabili tramite ping acustici dalla superficie.

Non puoi solo prendere un campione di sedimenti ad un’atmosfera di pressione, come abbiamo in superficie, perché tutto è cambiato. Le termodinamiche sono cambiate, i microbi non sopravviverebbero … “, ha aggiunto il prof. Glud. Comprendere l’equilibrio microbico è importante perché i microbi sono in grado di catturare il carbonio dall’atmosfera nei sedimenti e su un calendario geologico che influisce sull’equilibrio della CO2 all’ossigeno. “Quando mangiamo un’insalata dobbiamo pensare che essa è stata prodotta (trasformando) la CO2 in biomassa e producendo ossigeno; poi  quando la mangiamo utilizziamo l’ossigeno per bruciarla metabolicamente e restituiamo CO2. In pratica è un circuito chiuso …”.

Le sue scoperte hanno anche dimostrato che le fosse oceaniche non sono così isolate dal resto del mondo come una volta pensavamo. “Nella fossa del Giappone, nel 2011, a seguito del grande terremoto, quattro mesi dopo il disastro dello tsunami, abbiamo trovato prodotti radioattivi dalla centrale nucleare di Fukushima“.

Il team del progetto HADES prevede di esplorare la prima fossa oceanica nel mese di dicembre e spera di ottenere i primi dati tre mesi dopo.

 

L’articolo originale, Deep-sea trenches contain chemicals and radioactivity, scritto da Ethan Bilby, è stato liberamente tradotto in italiano per facilità di lettura e traduzione in altre lingue. Seguendo il link potrete leggere la versione originale 

 

in anteprima:  anfipode © Dr Alan J. Jamieson, Newcastle University, UK Deep-sea trenches contain chemicals and radioactivity | Research and Innovation (europa.eu)

 

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Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo

 

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