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La tragedia del Titan si poteva evitare?

tempo di lettura: 8 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: SUBACQUEA
PERIODO:  XXI SECOLO
AREA: CRONACA
parole chiave: Titan, immersioni profonde, sommergibili

 

L’opinione pubblica ha seguito con apprensione del sommergibile Titan della OceanGate il cui esito è noto a tutti. Ci è sembrato corretto non commentare immediatamente l’accaduto per diversi motivi: in primis per rispetto a quelle persone che, inseguendo un folle sogno, hanno perso la vita in quei freddi e oscuri abissi, ma anche per non aggiungerci ai tanti commentatori, talvolta in caccia di notorietà, che hanno voluto dare la loro opinione spesso con informazioni incomplete e non sempre corrette. Come sempre la politica di OCEAN4FUTURE è di cercare di comprendere per poi fornirvi una valutazione quanto più corretta possibile sull’accaduto. Validi punti di riflessione sono arrivati da molti dei nostri collaboratori, tra cui l’ingegner GianCarlo Poddighe, che hanno evidenziato i problemi tecnici alla base di questo discutibile progetto.

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posizione del Titanic con la rotta del MV Polar Prince – autore disegno Nelg 2023 Titan submersible incident map.svg – Wikimedia Commons

Voglio iniziare a sottolineare alcuni punti
Il Titan è un mezzo sommergibile e NON un sottomarino. Prima di vederne le caratteristiche è opportuno sottolineare la differenza tra un sommergibile ed un sottomarino (differenza sostanziale che è spesso confusa anche dai cosiddetti esperti). Un sommergibile si differenzia da un sottomarino in quanto ha riserve di potenza limitate per cui necessita di ricaricare in superficie le sue batterie, usando degli apparati motore diesel o collegandosi (come nel caso dei sistemi autonomi) a sistemi di ricarica della nave supporto.

In tempi moderni sono stati sviluppati mezzi sommergibili speciali per eseguire attività di ricerca scientifica ad alte profondità, caratterizzati da elevate capacità di resistenza per sopportare alle elevate pressioni abissali. Questi mezzi, dalle prime missioni effettuate con il batiscafo Trieste, si sono nel tempo diversificati arrivando ai sistemi unmanned (senza equipaggio) che vengono ampiamente impiegati nella ricerca oceanografica e militare. Essendo mezzi particolari vengono supportati da mezzi navali o subacquei di appoggio che provvedono alla loro preparazione, messa in acqua e recupero. Va da sé che la loro disponibilità commerciale ha permesso diversi impieghi, compresi quelli più recenti nel campo del turismo subacqueo.

In estrema sintesi, a differenza dei sottomarini, che partono e tornano in porto con le proprie forze ed hanno caratteristiche di autonomia ed impiego diverse possedendo ridondanti sistemi di bordo per incrementare la loro sicurezza, i mezzi sommergibili sono in genere più “spartani” e adatti a specifiche esigenze; inoltre, vista la loro essenzialità richiedono necessariamente una nave appoggio per la loro messa in acqua e il recupero. Ad esempio, OceanGate utilizza il Polar Prince con il compito di trasportare il Titan sul sito del relitto del  Titanic, circa 435 NM dalle coste americane nel Nord Atlantico.

Sebbene sia stato ufficialmente dichiarato che queste immersioni abbiano uno scopo scientifico per la valutazione dello stato del grande relitto, colpisce il fatto che questa attività, tra citizen science e turismo per benestanti turisti, sia condotta con mezzi non certificati da Enti esterni se non internamente dalla società costruttrice.

A tal riguardo, vorrei premettere che anche i mezzi subacquei dovrebbero essere certificati o “classificati” esattamente come quelli di superficie. La notizia di alcuni media che non esista la possibilità di certificarli non è quindi corretta. Ad esempio l’American Bureau of Shipping (ABS), il DNV (un’organizzazione di accreditamento globale con sede in Norvegia), il Lloyd’s Register ed il Russian Maritime Register of Shipping prevedono regole ben precise per i submersible. Non ultimo l’IMO che ha emesso relativamente di recente le Rules and Regulations for the Construction & Classification of Submersibles & Diving Systems, July 2022. 

In altre parole i mezzi subacquei, per essere certificati, devono soddisfare determinati standard su aspetti quali stabilità, resistenza, sicurezza e prestazioni. Il processo di certificazione prevede la revisione della progettazione e della costruzione nel caso vengano identificati problemi nella valutazione dei test e delle prove in mare. Una volta che il mezzo subacqueo entra in servizio deve essere poi controllato periodicamente per assicurarsi che soddisfi questi criteri di sicurezza. Ovviamente questo comporta costi maggiori per i costruttori nonché restrizioni nelle tempistiche di consegna dei mezzi. La non certificazione di fatto dovrebbe impedirne l’impiego. Questo però non è successo per il Titan della OceanGate.

Di cosa stiamo parlando
Il Titan è un mezzo sommergibile (e non un sottomarino come qualcuno ha scritto o detto sui media), realizzato in fibra di carbonio e titanio del peso di circa 23.000 libbre, non certificato per le sue quote di impiego ma  dichiarato dalla casa costruttrice in grado di poter effettuare immersioni profonde in sicurezza.

Queste dichiarazioni hanno suscitato non poche polemiche in quanto sembrerebbe che il Titan non sia mai stato certificato da nessuno. Per giustificarsi, la società OceanGate, nel 2019, sembra avesse dichiarato (fonti US Press) che, sebbene la progettazione del Titan non rientrasse nel sistema di certificazione questo “non significava che OceanGate non soddisfava gli standard laddove si applicano“. Inoltre, OceanGate sottolineava che le agenzie di classificazione “hanno rallentato l’innovazione” e che “aggiornare un’entità esterna su ogni innovazione prima che venga sottoposta a test nel mondo reale” era “un anatema per una rapida innovazione“. Una politica che, alla luce del poi, sicuramente comporterà non poche discussioni e approfondimenti nel settore che, da tempo, è particolarmente critico con questa società. Will Kohnen, presidente del Comitato per i mezzi sottomarini della Marine Technology Society (ex Comitato per i veicoli sottomarini con equipaggio), commentando sulla scomparsa del Titan, ha dichiarato che nel marzo 2018, dopo una delle conferenze annuali del gruppo industriale internazionale, era stata inviata una lettera al CEO di OceanGate, Stockton Rush (per ironia della sorte il pilota del Titan scomparso) esprimendo una “preoccupazione unanime” a nome di tutti i membri del Comitato per lo sviluppo del mezzo e il suo previsto impiego sul relitto del Titanic. Inoltre, sottolineava la comune apprensione che l’approccio sperimentale adottato da OceanGate potesse portare nel tempo a esiti negativi (da minori a catastrofici) che avrebbero potuto avere gravi conseguenze per tutti gli operatori del settore. Ma il dissenso verso il mezzo subacqueo era stato anche interno. Un ex direttore delle operazioni marittime, David Lochridge, fu licenziato nel 2018 apparentemente dopo aver sollevato gravi problemi di sicurezza riguardanti il progetto Titan. Lochridge aveva riportato in un documento ufficiale di essere preoccupato per il controllo di qualità e la sicurezza del Titan e per il rifiuto della Società di condurre test critici e non distruttivi del progetto dello scafo in fase sperimentale, sostenendo che il portello di osservazione all’estremità anteriore del Titan era stato costruito per sostenere una pressione di 1.300 metri mentre OceanGate ne prevedeva un impiego molto più profondo nei pressi del relitto del Titanic ad una profondità di 3.800 metri.

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Uno dei submersible della OceanGate, Cyclops 1, in mostra al Seattle Museum of History and Industry (MOHAI) – Il modello Cyclops può scendere fino a 1.640 piedi (circa 500 metri di profondità), molto meno del Titan, e “servì come prototipo perfettamente funzionante durante lo sviluppo di Titan” (secondo il sito web di OceanGate) – foto di Isabeljohnson25Cyclops 1 Submersible.jpg – Wikimedia Commons

Ipotesi sull’accaduto
Le spedizioni di OceanGate sul relitto del Titanic includono archeologi e biologi marini e passeggeri che vengono definiti “specialisti di missione” anche se talvolta non in possesso di un particolare background. In pratica, cinque persone a turno svolgono i compiti all’interno del submersible: tra di essi il pilota, che guida il mezzo con un joy stick simile a quello dei videogiochi da PC, e i quattro “specialisti di missione”.

Il Titan si immerse intorno alle 06:00 di domenica mattina per la discesa sul relitto del Titanic, con una autonomia di circa 96 ore di aria per una missione la cui durata doveva essere di 10 ore. Dopo un’ora e 45 minuti dall’immersione, quando il Titan doveva essere ormai in prossimità del Titanic, avvenne la perdita del contatto con la nave madre. Va detto che l’unico modo di comunicare, fra nave madre ed il mezzo sommergibile, era un sistema di messaggini, tipo SMS, inviati acusticamente; un sistema che poteva funzionare però solo se il Titan si trovava sotto la verticale della nave (ovvero all’interno di un fascio altamente direttivo). Questo comportava che se il Titan avesse scarrocciato al di fuori il contatto con la nave  supporto si sarebbe perso, lasciando il mezzo senza possibilità di orientarsi. In pratica, al di fuori del cono di ricezione e di trasmissione il Titan avrebbe perso ogni comunicazione acustica con la superficie.

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Modellazione del Titan della OceanGate realizzata con SketchUp, rendering fotografico con render Twilight e Gimp – autore Madelgarius Titan (modélisation sketchup – twilight render – Gimp).jpg – Wikimedia Commons

Immaginiamoci ora la scena: solo dopo pochi minuti di immersione, il mezzo sommergibile si trovava nel buio più assoluto. Le sue luci esterne, progettate per poter illuminare fino ad un massimo di 30 mt., non fornivano nessun aiuto non essendoci riferimenti esterni nel volume d’acqua. Per poter raggiungere il relitto della nave sommersa segue le indicazioni che arrivano via SMS dalla nave madre e non ha sistemi di guida sonar autonomi. Questo comporta che il pilota naviga alla cieca secondo direzioni fornite dalla nave madre. In caso di emergenza il Titan ha diversi (anche se non chiari) sistemi per riemergere in superficie ma, una volta emerso, si troverebbe comunque nel mezzo dell’oceano senza possibilità alcuna per gli occupanti di fuoriuscire in quanto il portellone di uscita viene sigillato con 17 bulloni che si possono aprire solo dall’esterno.

Gli occupanti quindi, dal momento in cui perdono contatto, hanno le ore contate per essere ritrovati e, per assurdo, sanno che potrebbero morire per asfissia anche stando in superficie se non venissero subito ritrovati, esaurendo quella riserva di aria di 96 ore assicurata da un sistema di riciclo dell’aria che rimuove l’anidride carbonica emessa durante il respiro.

Un non comprensibile ritardo nell’emissione dell’allarme
Secondo il Joint Rescue Coordination Centre di Halifax, Nuova Scozia, uno dei misteri che si spera verranno presto chiariti è perché la scomparsa del battello sia stata segnalata in ritardo (domenica notte) indicando un punto a circa 435 miglia (700 chilometri) a sud di St. John’s, Terranova. Secondo la Guardia Costiera americana, il Titan era scomparso domenica mattina quando la nave di supporto, il Polar Prince, aveva perso il contatto con il Titan circa un’ora e 45 minuti dopo la sua immersione. Un ritardo quindi incomprensibile.

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Percorsi di ricerca usati nella ricerca del submersible Titan dopo la sua perdita il 20 giugno 2023 – U.S. Fonte Coast Guard District 1 – Titan submersible search pattern (DVIDS 7871940).jpg – Wikimedia Commons

Sulla base dei primi ritrovamenti, le cause sembrano ormai confermare una violenta implosione dello scafo, che appare evidente su alcune parti del sommergibile ritrovate vicino al Titanic. Il contrammiraglio John Mauger del I distretto della guardia costiera statunitense ha dichiarato ufficialmente: “Questa mattina un ROV ha scoperto la coda del Titan e successivamente altri rottami”, confermando “una catastrofica perdita di pressione” a bordo del mezzo. Le ricerche per il recupero dei resti continuano e si prospettano complesse e molto costose … questo avrà sicuramente una ricaduta sul settore, in particolare di coloro che intendono realizzare questo discutibile tipo di turismo.

Gli aspetti legali
Una prima indagine sull’implosione del Titan è stata aperta dal Governo canadese. Per complicare la cosa, OceanGate Expeditions, la società che possedeva e gestiva il Titan, ha sede negli Stati Uniti, a Everett, Washington, ma in realtà il sommergibile era registrato alle Bahamas. Stranamente la OceanGate sembra abbia terminato la sua attività quando i primi resti del Titan sono stati ritrovati. Nel frattempo, la nave appoggio del Titan, la Polar Prince, era canadese e le persone a bordo del sommergibile provenivano da Inghilterra, Pakistan, Francia e Stati Uniti. Gli avvocati sono già in azione per una causa che si profila milionaria.

Intanto le ricerche per il recupero dei resti continuano e si prospettano complesse e molto costose … di certo questo dramma che, secondo più voci autorevoli si sarebbe potuto evitare, avrà sicuramente una ricaduta sul settore, in particolare per coloro che intendono realizzare questo tipo di turismo.

Andrea Mucedola

 

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