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livello elementare.
ARGOMENTO: GEOPOLITICA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: OCEANI
parole chiave: importanza dei mari
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Con queste prime riflessioni comincia una nuova collaborazione con il CESMAR pubblicando articoli di informazione e opinione sulle questioni geopolitiche mondiali della loro collana Geopolitica-mente, intesa ad attirare l’attenzione sul complesso avvicendarsi degli eventi mondiali collegati alla marittimità e sulle loro implicazioni ed ipotizzabili evoluzioni future. Come abbiamo sottolineato, l’importanza della gestione dei mari per la nostra sopravvivenza è fondamentale. Comprendere ciò che sta accadendo ci permetterà di gestire in maniera oculata le emergenze attuali e future legate ai cambiamenti climatici, alle crisi alimentari e umane. Ben vengano quindi queste riflessioni, nate per stimolare il desiderio di riscoprire la marittimità in tutte le sue forme. Buona lettura.
L’importanza della tutela degli interessi nazionali sul mare
Le recenti crisi hanno sollevato il problema della tutela degli interessi nazionali che sembra essere tornata di grande attualità, soprattutto se correlata alle questioni strategiche che riguardano il mare come, per esempio, la necessità di assicurare la libertà di navigazione lungo le vie commerciali marittime e la crescente tendenza alla territorializzazione dei mari e degli oceani, fenomeno collegato alla sempre più accesa competizione per il raggiungimento e l’acquisizione delle risorse energetiche più intimamente custodite.
il flusso marittimo rappresenta ancora, a livello mondiale, la via maggiore di scambio delle merci – fonti AIS
Una percentuale attorno all’85% degli scambi commerciali mondiali avviene, infatti, attraverso le vie del mare, che coprono i due terzi della superficie del globo. Il Mediterraneo, che ha solo l’1% della superficie marittima globale, vede oggi il passaggio del 20% del commercio marittimo mondiale. Si tratta di un enorme traffico di merci. In tale quadro si inseriscono le politiche marittime più assertive ed espansionistiche di taluni paesi rivieraschi, che stanno innescando o alimentando forti attriti internazionali. Per la sua enorme dipendenza dall’approvvigionamento di risorse e materie prime l’Italia è particolarmente esposta a eventuali azioni che interferiscano con la libera accessibilità delle vie di comunicazione marittime.
Distribuzione di comandanti e ufficiali registrati per Stato membro dell’UE – fonte EMSA: Statistiche sui marittimi nell’UE 2018
Nel 2018, per esempio, ha viaggiato via mare il 79,3% delle merci italiane esportate nel mondo, percentuale che sale al 95,9 se si considerano solo i Paesi extra Unione Europea. Senza la possibilità di importare le materie prime e di esportare i manufatti via mare l’economia italiana sarebbe, quindi, asfissiata in brevissimo tempo. Di conseguenza, è chiaro come sia fondamentale tutelare i nostri interessi economici nazionali principalmente attraverso la sicurezza dei traffici marittimi, delle attività estrattive marine, delle linee di approvvigionamento di gas naturale e delle linee informatiche subacquee, che ci permettono di rimanere collegati con il mondo e sono il mezzo principale attraverso il quale avvengono le transazioni economiche. Ciò nonostante, la vasta gamma di quelli che possono essere definiti gli interessi nazionali correlati al mare non si esaurisce con il soddisfacimento dei pur rilevanti aspetti economico o di sicurezza, ma riguarda anche conoscenza scientifica, alimentazione, comunicazioni, turismo, legami con i connazionali all’estero, tecnologia.
rappresentazione del traffico mercantile nel Mediterraneo su fonti AIS
In sostanza, tutti i grandi temi che investono l’intera sfera della vita, dei valori, della storia 2 e della cultura di un popolo. Come si comprende benissimo, quindi, i nostri interessi complessivi oggi vanno ben oltre le Colonne d’Ercole e si estendono in tutto il mondo. Sono interessi globali. Ciò fa diventare la questione marittima non solo una preoccupazione economica e commerciale ma, dato che da ciò dipendono in larghissima misura la prosperità e la stessa sopravvivenza del nostro Paese, anche un problema politico e militare. L’Italia, essendo una media potenza regionale con interessi globali, non può permettersi di sottovalutare le implicazioni geopolitiche dell’attuale situazione, estremamente fluida e frammentata, caratterizzata da una minaccia multiforme, asimmetrica e da diffusa insicurezza, da una crescente competizione e da sempre più numerose tensioni di bassissima intensità, ma potenzialmente di elevato potere invalidante. Il quadro è ulteriormente complicato dal fatto che la “semplice” difesa dei propri interessi non è di per sé sufficiente a garantirne la tutela.
attività addestrative marina militare e CONFITARMA per la protezione del nostro traffico commerciale contro azioni terroristiche e illegali (pirateria)
Chi rimane in difesa, infatti, lascia l’iniziativa all’avversario e, reagendo agli eventi determinati dall’altrui volontà, è sempre in ritardo. La storia ci insegna che chi si costringe a una politica di sola difesa non può mai sperare di avere successo, né sperare di vedere riconosciuto il proprio ruolo e prestigio internazionale, punto di partenza per la tutela dei propri interessi. In tale ambito, una strategia marittima vincente deve tendere a proteggere attivamente i legittimi interessi nazionali dall’importanza strategica, sia commerciali che di sicurezza. Per questo motivo andrebbe rimodulato il nostro approccio, in quanto qualunque strategia marittima nazionale, anche se condivisa con gli alleati più stretti, non avrà infatti alcuna speranza di successo se si tratterà solo di difendere lo status quo, ormai in continuo deterioramento, senza che sia prevista la possibilità di tutelare adeguatamente e attivamente gli interessi strategici nazionali. Stiamo attraversando un momento nel quale dobbiamo affrontare una situazione magmatica che vede, per esempio, azioni destabilizzanti nel Mediterraneo condotte da relativamente nuovi attori, come la Turchia, la cui appartenenza alla NATO diventa secondaria quando si tratta di acquisire moderni armamenti dalla Russia, o quando deve alimentare i suoi storici attriti con la Grecia.
Le piattaforme italiane per l’estrazione di idrocarburi nel mediterraneo orientale, giacciono un’area molto calda in cui gli interessi sono crescenti e necessitano la protezione da parte della marina militare italiana.
Ma tale situazione non è circoscritta al Mediterraneo. Da non sottovalutare, infatti, le ben note diatribe nel Mar Cinese Meridionale tra la Cina e quasi tutti gli Stati costieri dell’area. Anche se sembra molto lontana dai nostri interessi, va considerata centrale anche per noi, trattandosi di una delle principali vie di comunicazione marittima percorsa da enormi quantità di merce diretta verso il nostro Paese e l’Europa. Un’eventuale grave crisi internazionale che dovesse interessare quell’area si ripercuoterebbe su tutto l’assetto geopolitico dell’Indo-Pacifico e pesantemente anche sulla nostra economia, già in condizioni non particolarmente entusiasmanti e oggi ulteriormente debilitata.
Poi abbiamo il Golfo Persico nel quale, oltre alla relativa instabilità dovuta ai noti dissidi tra Arabia Saudita e Iran per la competizione regionale (e le differenze religiose), sono emersi nuovi attori geopolitici, quali il Qatar che, da piccolo emirato è cresciuto economicamente grazie ai ricchi giacimenti di petrolio e di gas, diventando attivissimo protagonista geopolitico sia nel Golfo che nell’inquieta area Mediterranea e in Africa, forte dell’alleanza militare con la Turchia e dei buoni rapporti con l’Iran.
traffico navale attraverso lo stretto di Hormuz, uno dei choke point di maggiore interesse per il traffico commerciale marittimo mondiale
Un attore che ha già creato instabilità nell’area sfidando politicamente i sauditi e il Consiglio di Cooperazione nel Golfo e che, dopo un breve periodo di relativo isolamento, è tornato sul palcoscenico mediorientale e mondiale, soprattutto europeo. In un quadro di precarietà generalizzata come quello che stiamo vivendo, l’Italia può comunque aspirare a un ruolo internazionale importante. Innanzitutto rilanciando i propri legami con Washington, nonostante il non del tutto immotivato scetticismo nei confronti della fermezza dell’impegno di Washington a favore della sicurezza collettiva degli europei. Un’America che, per contenere l’attivismo 3 cinese nell’Indo-Pacifico, si sta “sganciando” dal Mediterraneo, lasciando liberi spazi geopolitici importanti.
Noi e i nostri alleati europei dovremmo, quindi, provvedere a mettere in sicurezza gli spazi lasciati liberi dagli USA nel Mediterraneo allargato, magari sfruttando proprio le nostre moderne capacità aeronavali di concerto con la Francia, per esempio, paese al quale siamo accomunati da molteplici importanti interessi, di cui si deve prendere atto con realismo. Sono, infatti, innumerevoli le ragioni che suggeriscono a Italia e Francia di tornare a cooperare sia in politica, ricercando una comune visione da valorizzare anche nella costruzione di una nuova politica europea che si fondi su nuove basi, sia sul mare, essendo le uniche nazioni mediterranee in possesso di portaerei e di strumenti aeronavali moderni, competitivi ed efficienti. Direzioni verso le quali procedere insieme, anche alla luce del fatto che la Gran Bretagna ha ripreso il suo cammino autonomo in fatto di Difesa, mai realmente dimenticato neanche quando faceva parte della “famiglia” europea, dove strumentalmente rallentava ogni iniziativa che rappresentasse un qualche significativo e qualificante miglioramento collettivo del settore. Di fronte alle nuove sfide del XXI secolo, quindi, è indispensabile trovare risposte adeguate, difendendo il multilateralismo per la sua capacità di mediare tra diverse istanze, ma anche coltivando tutte le capacità di risposta nazionale, comprese le opzioni di ultima istanza come l’uso della forza, se si dovesse rendere necessaria per tutelare i legittimi interessi nazionali.
le attività della marina militare italiana e della Guardia costiera si esplicano anche nella bonifica degli ordigni presenti nei nostri mari, un potenziale rischio per la pesca e per i subacquei ricreativi – photo credit marina militare italiana
Oggi è in atto una formidabile e spietata competizione, specialmente per quanto riguarda le risorse marine, per ottenere il diritto di sfruttamento delle quali le diplomazie di tutti i paesi rivieraschi, e non solo, stanno muovendo le proprie pedine sullo scacchiere del Mediterraneo allargato. In tale ambito, vanno evidenziati i particolari legami che hanno sempre unito le marine militari alla diplomazia, per il virtuoso contributo che le loro operazioni o missioni di rappresentanza all’estero hanno avuto nel mantenere alto il prestigio del proprio paese, contribuendo non poco a intensificare i rapporti politici e industriali con i paesi amici e a sostenere nuove iniziative economiche con gli altri paesi rivieraschi.
Un’azione che si esplica facendo rispettare la legalità internazionale, gli accordi liberamente assunti o per ripristinare le condizioni di sicurezza in una data area. Tutto questo si traduce poi in maggiore sicurezza ma anche in approvvigionamento di materie prime e di energia (importazione, estrazione, ecc…) e in esportazione dei prodotti finiti a prezzi e condizioni vantaggiose. Negli ultimi anni l’Italia ha fatto un grande sforzo per il rinnovamento della flotta e per riportare la Marina a livello delle più moderne ed efficienti, tant’è che oggi abbiamo uno strumento navale che rientra a pieno titolo tra le prime sei marine del mondo e “…uno dei pochi Paesi al mondo, insieme a Stati Uniti, Gran Bretagna e Giappone, a poter esprimere una capacità portaerei con velivoli da combattimento di 5ª generazione….”.1 L’Italia, coerentemente a quanto previsto dall’art. 11 della Costituzione, ripudia la guerra come strumento di offesa e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Tuttavia, essa non esclude che le nostre Forze Armate possano intervenire per ripristinare le condizioni di legalità, in situazioni che necessitino tali interventi a livello internazionale. Talvolta non è necessario fare uso della forza ma è sufficiente essere pronti a usarla per ricondurre l’eventuale aggressore a più miti consigli. È pertanto necessario essere pronti a intervenire efficacemente sul mare per mantenere la propria libertà, politica ed economica, che significa conservare la possibilità di esprimere scelte autonome e indipendenti. In tale ambito, il compito della politica consiste nell’identificazione degli interessi nazionali (quali risultano dalla sintesi di interessi contingenti, per diventare interesse collettivo) e nella definizione degli obiettivi che bisogna raggiungere in un determinato momento storico. Noi siamo una nazione marittima, anche se lo sguardo di taluni è rivolto verso la 4 mittel-nordeuropa per questioni ideologiche. Sarebbe ora di prendere finalmente coscienza, non solo a parole o con atti che rimangono simbolici, di quanto il mare sia importante per noi e di quanto ne siamo economicamente dipendenti.
La sintesi degli ultimi cento anni, per non andare troppo lontani, è che abbiamo sempre voluto imitare chi si trovava oltre le Alpi, per poi trovare sul mare le soluzioni ai nostri problemi. È per questo motivo che è diventato ormai indispensabile diffondere nel nostro paese una sana cultura della marittimità, ovvero quel mix di tradizione e innovazione che permettano a tutti di comprendere il nostro forte e profondo legame con le attività correlate al mare. Tradizione in quanto costituita dai saperi, dalle tecniche e dai valori che ci sono stati tramandati. Innovazione in quanto queste conoscenze, quelle tecniche e quei valori, sapientemente valorizzati, possono modificare la posizione del paese nel contesto internazionale, rendendolo capace di farsi promotore di nuove realtà.
La cultura della marittimità rende possibile il collegamento tra passato e futuro, permettendo al paese di meglio tutelare i propri legittimi interessi. Una questione di fondamentale importanza che richiederebbe, da parte dei responsabili politici, una visione integrale, unitaria e concorde dei principali interessi nazionali, partendo dalla nostra dipendenza economica e politica dal mare e ai delicati compiti assegnati alla Marina. Il fatto che geograficamente non ci affacciamo sugli Oceani non ci deve, quindi, impedire di essere presenti laddove i nostri interessi nazionali devono essere tutelati, anche se ciò vuole dire navigare in acque lontane da casa. Come ha affermato James Donald Hittle “… il cammino percorso dall’uomo attraverso la storia è disseminato di fallimenti di nazioni che, raggiunto il benessere, hanno dimenticato la loro dipendenza dal mare…”. 2
In un periodo storico nel quale si moltiplica sul mare la competizione per le risorse energetiche e l’accesso ai mercati e si rafforzano le minacce transnazionali, nel quale aumentano le attività connesse con la criminalità organizzata, il traffico di esseri umani, la pirateria e il terrorismo, che spesso ricorrono a bandiere di comodo o si fanno semplicemente beffa delle regole del diritto internazionale, non c’è nessun dubbio che lo sguardo del decisore politico debba essere rivolto con estrema attenzione principalmente verso il mare, nell’interesse della nostra sicurezza, del nostro traffico commerciale e di tutto il complesso dei nostri interessi nazionali.
Renato Scarfi
NOTE
1 Lorenzo Guerini, Ministro della Difesa, discorso di saluto all’equipaggio di Nave Cavour, 29 gennaio 2021
2 Brigadier General J. D. Hittle (10 giugno 1915, 15 giugno 2002), discorso tenuto a Philadelphia il 28 ottobre 1961
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è un ufficiale pilota della Marina Militare della riserva. Ha frequentato il corso Normale dell’Accademia Navale e le scuole di volo della Marina Statunitense dove ha conseguito i brevetti di pilotaggio d’areo e d’elicottero. Ha ricoperto incarichi presso lo Stato Maggiore della Difesa, il Comando Operativo Interforze, lo Stato Maggiore della Marina, la Rappresentanza militare italiana presso la NATO a Bruxelles, dove si è occupato di strategia marittima e di terrorismo e, infine, al Gabinetto del Ministro della Difesa, come Capo sezione relazioni internazionali dell’ufficio del Consigliere diplomatico. E’ stato collaboratore della Rivista Marittima e della Rivista informazioni della Difesa, con articoli di politica internazionale e sul mondo arabo-islamico. È laureato in scienze marittime e navali presso l’Università di Pisa e in scienze internazionali e diplomatiche presso l’Università di Trieste e ha un Master in antiterrorismo internazionale. È autore dei saggi “Aspetti marittimi della Prima Guerra Mondiale” e “Il terrorismo jihadista”
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