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livello elementare.
ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: gruppi sionisti, Israele, 10a MAS
I Rapporti ufficiosi con la Marina militare italiana
Con la fine della Seconda guerra mondiale, a partire dal 1946, gli agenti del Mossad in Italia, servendosi degli uomini del Palyam, fecero di tutto per recuperare attrezzature appartenute alla 10ª MAS da utilizzare per le loro missioni di sabotaggio navale. Nel giugno del 1946 ci fu un primo incontro tra la rappresentante dell’organizzazione sionista in Italia Ada Sereni e il Capitano di Vascello Agostino Calosi, Capo del Servizio Informazioni Segrete (S.I.S.) della Marina, lo stesso ufficiale che aveva fatto prelevare il comandante Borghese al termine della guerra, in modo che fosse processato e non giustiziato.
Una donna al comando
Ada Seréni, nata Ascarelli, fu un’importante esponente del movimento sionista in Italia. Romana, figlia di una ricca famiglia di commercianti, sposò Enzo Seréni, agente dell’Haganah, e fu una fra i primi ebrei italiani ad emigrare in Palestina nel 1928, per costruire il sogno di una nuova terra d’Israele (Erez Israel). Tornata in Italia nel 1945, alla ricerca del marito che si era arruolato nel ‘44, nelle brigate ebraiche organizzate per dare soccorso agli ebrei perseguitati dal nazifascismo, entrò in contatto con l’Aliàh Bet, che, come abbiamo visto nell’articolo precedente, era impegnato nel trasferimento clandestino dei sopravvissuti all’Olocausto verso la terra promessa. Essendo di buona famiglia, era di casa in molti salotti romani, e divenne presto responsabile della branca estera in Italia del Mossad. Israele aveva bisogno di armi e uomini per perseguire il suo progetto e Ada Sereni si recò presso lo Stato Maggiore della Marina a chiedere aiuto. Memore dei rapporti precedenti fra i sionisti e la Regia Marina italiana, chiese personale della marina militare per condurre le imbarcazioni dei profughi dirette in Palestina ed istruttori per l’addestramento di commando da impiegare in azioni di sabotaggio sia a terra che in mare contro gli Arabi e gli Inglesi, un campo dove gli Italiani erano stati maestri durante la guerra.
Chi se non i reduci dei mezzi di assalto della ex 10ª MAS?
Dopo aver avuto l’assenso dalle Superiori Autorità, il comandante Calosi ordinò al Capitano del Genio Navale Nino Buttazzoni, un ex Comandante del Battaglione Nuotatori Paracadutisti, di ricercare il personale più adatto da inviare in Israele. Buttazzoni, che si era distinto nella difesa dei confini nordorientali dalle bande titine, nel dopoguerra aveva lasciato il servizio ed era divenuto il direttore della Micoperi, una società famosa per le attività subacquee soprattutto nel campo petrolifero. Nel 1986 la società varò la “Micoperi 7000”, una nave officina di 150.000 tonnellate di stazza, da lui di fatto progettata.
Un incarico delicato per ovvi motivi politici: i movimenti sionisti erano in aperto contrasto con la Gran Bretagna che era però un alleato occidentale in quello che sarebbe presto diventata la guerra fredda contro l’Unione Sovietica. Non poteva essere ovviamente impiegato il personale ancora in servizio e si decise quindi la strada “non ufficiale” ovvero l’impiego di ex militari dei reparti d’assalto della Regia Marina, sia della 10ª M.A.S. che di MARIASSALTO. Alcuni accettarono, tra questi il capitano Geo Calderoni, ex appartenente al battaglione Nuotatori Paracadutisti, e il tenente di vascello Nicola Conte, operatore di S.L.C., che avrebbero istruito gli assaltatori subacquei, mentre come istruttore dei mezzi d’assalto di superfice, si offrì il capo di terza classe Fiorenzo Capriotti, ex pilota di barchini esplosivi (MTM-Motoscafi Turismo Modificati). Questi mezzi veloci di superficie avevano ottenuto il loro primo successo a Suda affondando l’incrociatore York e la petroliera Pericles. Capriotti aveva partecipato, senza successo, alla tragica notte di Malta, dove perirono tanti uomini della 10ª MAS. Dei tre personaggi, sopra menzionati, Fiorenzo Capriotti fu elemento fondamentale per la creazione della “Shayetet 13” o “Tredicesima Flottiglia”. Presentato alla Sig.ra Ada Sereni, Capriotti raggiunse in breve tempo un accordo per istruire in Israele un gruppo di operatori all’utilizzo dei barchini esplosivi, gli stessi che erano stati impiegati dalla 10^MAS.
Ora bisognava trovare i mezzi
In questa continua attività di ricerca informativa, un comandante del Palyam, Volodia Izkovitz. che aveva prestato servizio durante la guerra nella Royal Navy, trovò a Livorno un vecchio MTM (Motoscafo Turismo Modificato- Barchino Esplosivo). Memore della sua efficacia, iniziò una non facile ricerca per arrivare alla Ditta costruttrice, che risultò essere la C.A.B.I Cattaneo di Milano. Nel 1948, Izkovitz si recò personalmente a Milano e incontrò il titolare della Ditta, l’Ingegner Giustino Cattaneo, in un momento particolare. L’Ingegnere si stava infatti avviando in tribunale per consegnare i libri contabili della ditta per chiedere il fallimento. L’incontro fu decisamente provvidenziale e Izkovitz propose l’acquisto di 30 barchini in tre lotti e parti di ricambio consentendo alla Ditta di fatturare in un breve periodo una somma di circa 50 milioni di lire in modo da riprendere l’attività sia produttiva che di progettazione.
L’arrivo in Israele
Nel frattempo, Capriotti arrivò ad Haifa nel giugno del 1948, come ebreo proveniente dalla Romania e con un visto intestato a “Mister Katz”. Successivamente fu presentato ai 12 ragazzi, provenienti dal Palmac e dal Palyam, che costituirono poi il primo gruppo di piloti assaltatori di MTM. Yohay Fisher, poi Yohaj Ben Nun, ne assunse la leadership, un incarico che lo portò, in seguito, a ricoprire nel 1960 fino al 1966, l’incarico di Capo di Stato Maggiore della Marina Israeliana.
Nel mese di luglio del 1948 incominciarono ad arrivare a Cesarea i mezzi del primo lotto della C.A.B.I.. Nacque così un gruppo speciale della Marina denominato B 10. Successivamente, per gli addestramenti, al mar Mediterraneo si preferì il mare di Galilea (lago di Tiberiade) dove iniziarono intensi allenamenti sia diurni che notturni. Per l’avvicinamento operativo dei barchini all’obiettivo fu assegnata la corvetta Ma’oz attrezzata con appositi mezzi di sollevamento e quattro selle per gli MTM.
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Ai primi di ottobre del 1948, durante la Guerra Arabo-Israeliana, vennero armati i mezzi e il 22 ottobre furono imbarcati, sulla nave avvicinatrice, tre MTM più un mezzo di recupero (barchino attrezzato per il recupero operatori). L’operazione era di contrasto alla marina egiziana che si stava preparando per rifornire le proprie truppe accerchiate a Gaza. Alle due del mattino del 23 ottobre, Capriotti venne svegliato e riportato a bordo del Ma’oz e notò subito che i quattro mezzi non erano più presenti.
Era stata effettuata la prima azione, quella di Gaza, con l’affondamento della nave ammiraglia egiziana “Emir Farouk” e di un dragamine. Questa missione fu strategicamente importante perché liberò le coste Israeliane dalla pressione della Marina Egiziana e permise all’esercito di conquistare la striscia di Gaza.
All’operazione parteciparono i seguenti piloti:
- Yohai BEN NUN – Capo Gruppo che affondò il dragamine;
- Zalman ABRAMOV – colpì l’El Emir Farouk;
- Yakov VARDI – sbagliò l’attacco, lo ripetette colpendo nuovamente l’El Emir Farouk.
Altri due piloti, Itzhak BROCKMAN e Yakov REITOV, a bordo del mezzo di recupero, ripescarono prima Yohay e poi gli altri due per poi dirigersi sul Ma’oz.
Il 22 Ottobre è una data ancora importante nella marina israeliana ed è diventato il loro Navy Day.
Le conseguenze politiche
L’Italia, in particolare la Marina Italiana, dopo l’azione dei barchini israeliani, ricevette delle pesanti rimostranze da parte del Governo inglese che, dai resti dei mezzi recuperati in mare, comprese immediatamente la loro provenienza. Questo comportò il blocco della possibilità di acquistare le navi militari costruite in Italia per gli Israeliani (questo non impedì agli Inglesi di approfittarne per vendere agli Israeliani un loro cacciatorpediniere, classe Z, varato nel 1944).
La ricerca di mezzi subacquei non diede buoni frutti: i pochi mezzi (si potevano contare su due mani) erano stati requisiti dagli Alleati o, segretamente conservati per tempi minori. Mancando mezzi subacquei da reperire sul mercato, Capriotti, con l’aiuto di Isacar Haimovich, capo della Commissione Economica dell’ambasciata d’Israele a Roma, organizzò uno studio tecnico a Lugano con la partecipazione sempre dell’Ingegner Guido Cattaneo, figlio di Giustino Cattaneo, fondatore della Ditta C.A.B.I. Cattaneo di Milano. Guido Cattaneo aveva un passato militare, come ufficiale di complemento delle Armi Navali presso la Xª MAS, ed aveva fatto parte della colonna Moccagatta che da giugno 1942 a marzo del 1943 aveva operato in Mar Nero con mezzi di progettazione e costruzione C.A.B.I. Cattaneo: cinque MTM e cinque MTSM (Motoscafi Turismo Siluranti Modificati).
Inoltre, aveva seguito la realizzazione della serie 100 e successivamente degli SLC (Siluri Lunga Corsa), avendo partecipato con il Maggiore delle Armi Navali Mario Masciulli, progettista del SSB (Siluro San Bartolomeo), alla messa in opera del primo mezzo. I primi progetti, sviluppati nel 1950, furono realizzati a Milano e poi, nel 1951, furono spediti tutti i componenti necessari per l’assemblamento di un certo numero di mezzi che, all’inizio del 1952, furono montati e collaudati in Israele. Gli operatori di questi mezzi subacquei iniziarono ad essere formati sin dal 1949 da Nicola Conte che, come consulente, supportò il comandante del nuovo gruppo subacqueo, Yossef Yossele Dror, proveniente dalle “Squadre di Sabotaggio Subacqueo”. Dopo la fine della guerra arabo-israeliana, il 20 luglio 1949, il Reparto di superficie, B 10, fu unito con quello subacqueo e nacque la “Shayetet 13”. Le esperienze maturate in Israele, che in quel periodo non potevano essere fatte in Italia (per le limitazioni post-belliche), permisero alla Ditta C.A.B.I. Cattaneo di ritornare a lavorare per la Marina Italiana, soprattutto con idee nuove.
Nel 1952 quando la Marina Militare chiese la progettazione e costruzioni di nuovi mezzi la base di partenza dei nuovi mezzi furono i mezzi costruiti per gli israeliani, come risulta confrontando il mezzo esposto nel museo di Haifa e il mezzo denominato “C” realizzato dalla C.A.B.I. Cattaneo nel 1954. ora esposto nella Sala Storica del Varignano.
Il popolo del silenzio
Shayetet 13, noto anche come S-13 o “il popolo del silenzio”, è oggi un’unità di comando della Marina israeliana che opera in mare, a terra e nell’aria. Ancora oggi i suoi membri e i dettagli di molte delle loro operazioni rimangono un segreto. Dalla sua creazione ha operato durante tutte le guerre condotte da Israele, con il compito di ricognizioni avanzate, infiltrazioni e sabotaggi. Dalla guerra del Libano all’inizio degli anni ’80, a quella palestinese, dal 2000 al 2005, i soldati Shayetet hanno preso parte a varie operazioni di terra contro le infrastrutture terroristiche dei palestinesi sia a Gaza che in Cisgiordania.
I membri dell’unità furono usati anche nella Battaglia di Jenin durante l’Operazione Scudo difensivo nel 2002.Dal 2000, l’unità ha catturato con successi navi che tentavano di contrabbandare armi ai terroristi palestinesi. Queste navi, la Karine A, Santorini, Abu-Yusuf, Franco p, Victoria e Klos C, erano tutte pesantemente cariche di tonnellate di armi e missili avanzati che sarebbero stati usati per attaccare Israele. Durante la seconda guerra del Libano nel 2006, Shayetet ha operato centinaia di miglia dietro le linee nemiche, nella città roccaforte di Hezbollah di Tiro colpendo la rete di lancio dei razzi contro Israele.
Una curiosità Il nome dell’unità è Shayetet 13 dove Shayetet è la parola ebraica per flottiglia e 13 è il suo numero, quindi tredicesima flottiglia. Un numero non scelto a caso ma che si riferiva al fatto che i primi membri dell’unità si incontravano ogni 13 di un mese, per commemorare una loro azione con uno dei sopravvissuti. |
Shayetet 13 è considerata una delle unità per operazioni speciali meglio addestrate al mondo e ancora oggi riconosce, con un certo orgoglio, la sua matrice in quegli uomini della ex Regia Marina italiana.
Andrea Mucedola
photo da Ufficio Storico della Marina, Wikipedia, https://www.altomareblu.com/contributo-italiano-nascita-marina-israeliana/
Fonti
Eliezer Ta, The Palyam: Servant and Samurai of Aliya Bet
Capriotti Fiorenzo, Diario di un Fascista alla Corte di Gerusalemme, 1948 – 2002
Il Varignano e La Sua Sala Storica, Varignano, 2005
Wikipedia
Lino Mancini, Il contributo italiano nella nascita della Marina Israeliana – Il contributo italiano nella nascita della Marina Israeliana (altomareblu.com)
Yehuda Ben-tzur & Tzvi Ben-tzur, The Palyam – The Palmach’s Maritime Company The Palyam
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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