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livello elementare.
ARGOMENTO: NAUTICA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: nautica, varo, controlli
Gli scafi delle nostre barche si affidano invece all’acqua come “terra”. E’ quindi necessario avere la messa a terra in un impianto a 12 Volt a bordo di un’imbarcazione?
Le tensioni in gioco qui sono abbastanza basse e non mortali, non come negli impianti domestici a 220 dove invece è indispensabile. Il sistema (o parte di esso) è già messo “a terra” dal polo negativo delle batterie attaccato al motore che, tramite invertitore, asse ed elica, scarica a mare. Decisamente migliore e più appropriato, sarebbe collegarlo ad una piastra metallica in bronzo (piastra di massa) fissata all’esterno dello scafo, a contatto con l’acqua marina e la propria “terra”. Indispensabile accorgimento per ottenere una adeguata installazione di GPS, Satellitari, radio-telefoni SSB e per abbattere le radio interferenze.
La messa a terra in barca serve dunque a fare in modo che tra diverse apparecchiature e parti metalliche non si formino coppie galvaniche che darebbero il via anche a corrosioni e funzionare anche come protezione anti fulmine. Nelle barche a vela, il fulmine colpisce quasi sempre l’albero utilizzando gli stralli e il sartiame come via di scarico. Se l’albero è in alluminio, è buona norma un collegamento conduttivo fra base dell’albero e chiglia (o piastra di massa se la chiglia è isolata), con una treccia o un cavo di rame. In genere all’ interno dello scafo il cavo di messa a terra è dunque imbullonato ad una piastra , oppure spesso ad un prigioniero della chiglia, il che significa che tutta la pinna di deriva, se metallica, fa da messa a terra. Resta il fatto che alcuni preferiscono anche mettere a terra (equipotenziali) tutte le masse metalliche potenzialmente a contatto con l’acqua (bonding) collegate a loro volta ad un anodo.
Quindi controllare, nel caso ci fosse, la piastra porosa di massa in bronzo esterna a scafo e vedere se presenta anomalie e danni, verificando che sia collegata a tutto ciò che è stato pensato dal costruttore adatto a convergere in quel preciso punto.
CONCLUSIONI
Infine ricordarsi, appena varata la barca, di spurgare l’aria della cuffia in gomma del sistema asse prima di accendere il motore per garantirne la lubrificazione. Con le dita prendere il labbro della cuffia, premere per ovalizzarla e scostarla leggermente dall’asse per fare uscire l’aria ed entrare un pò di acqua di mare. Una pernacchia avverte del risultato ottenuto. Ricordarsi del detto (di oltreoceano) “no cash no splash“, quindi non irritiamoci se il cantiere non vara senza saldo!
Ultimo consiglio, sempre valido a prescindere dal varo, alaggio, ormeggio, ma soprattutto in navigazione, è quello di non dimenticare mai la sicurezza e l’atteggiamento da tenere o nel caso da migliorare.
La zattera non è un contenitore scomodo o un disturbo volumetrico da stivare sotto passerelle e taniche o legare annodandolo selvaggiamente sulla tuga a gradino per chiudere la cerniera del lazy bag, ma indispensabile salvavita in caso reale (sempre più frequente) di emergenza. Decidere, modificando anche la distribuzione e gli assetti di stivaggio o di coperta, una posizione realmente efficace e veloce in caso di lancio. Cordini manuali di attivazione o attuatori di sganci idrostatici devono essere verificati insieme al sistema di vincolo del contenitore alla barca. Proviamo a sollevare 60 kg in posizione scomoda e pericolosa e ci renderemo conto di quanto possa essere vano il tutto! Consiglio almeno una volta, alla prossima revisione biennale, di portare personalmente la propria zattera al collaudo di rinnovo e chiedere di assistere o provare almeno a tirare il cordino per aprirla. Una memoria visiva e pratica, una simulazione, pur se domestica, per allenare la mente e gli occhi a un evento dal quale preferiamo nasconderci. Utile e ben speso è un corso di simulazione di sicurezza e sopravvivenza per capire e testare dal vivo cosa vuol dire essere impreparati, condizione affidata al fato o più spesso per distrarci e salvarci l’anima preferiamo concentrarci nella perfetta regolazione del mèolo (quel cavetto morbido che, nelle imbarcazioni a vela viene inserito per rinforzo nell’interno della guaina tutt’intorno alla vela) in regata.
Ultimissimo, teniamo sempre a portata di mano o in tasca un coltello o il nostro prezioso leatherman per ogni uso ed evenienza (photo credit @Sacha Giannini)
Sacha Giannini
photo in anteprima @andrea mucedola
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architetto, yacht designer, perito navale ed ex ispettore di sicurezza del diporto per il rilascio delle certificazioni di sicurezza, è un appassionato e profondo conoscitore delle imbarcazioni a vela che effettua valutazioni tecniche e stime commerciali. Dal 2000 esercita la professione di architetto, tra terra e mare, impegnato nell’architettura come nel refitting di barche.
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