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livello elementare.
ARGOMENTO: ASTRONOMIA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: PIANETA MARTE
parole chiave: acqua, lago, cratere Jezero, Perseverance
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Avevamo lasciato la sonda Perseverance intenta ad esplorare il cratere Jezero di Marte. Come ricorderete fu prescelto quella zona del pianeta rosso perché precedenti osservazioni da parte di altre sonde, come il Mars Reconnaissance Orbiter della NASA, avevano suggerito che un tempo il grande cratere avesse ospitato dell’acqua.
Jezero Crater fu ritenuto un buon posto basandosi sulle immagini orbitali che avevano mostrato una caratteristica geologica curiosa, un’apertura a forma di ventaglio che i ricercatori avevano interpretato come un’antico delta, ovvero un luogo in cui un fiume sfociava in un lago marziano circa 3,7 miliardi di anni fa. Questo delta, se confermato, sarebbe stato un deposito di sedimenti potenzialmente in grado di conservare prove di antiche forme di vita microbica marziana.

Livello di quell’antico lago che si ritiene fosse all’interno del cratere Jezero al momento della deposizione dei sedimenti di Kodiak. La stella rossa indica il sito di atterraggio Octavia E. Butler (OEB) del rover Perseverance della NASA. Sfondo dal mosaico Context Camera (CTX). (Credito immagine: NASA/JPL-Caltech/MSSS/LPG)
Come ricorderete Perseverance ha due compiti principali: cercare segni della vita passata su Marte e raccogliere dozzine di campioni, da portare in un secondo tempo sulla Terra, grazie ai suoi sofisticati strumenti. Per questo compito si avvale anche di un piccolo drone, Ingenuity Mars che, dopo le prime, tra l’altro già previste, difficoltà sta ora volando in modo più indipendente sul pianeta rosso.
Cosa è successo dopo lo sbarco su Marte?
In uno studio, pubblicato online il 7 ottobre sulla rivista Science, i ricercatori hanno analizzato le prime foto scattate da Perseverance con la suite di imaging Mastcam-Z ed una fotocamera in dotazione allo strumento SuperCam.

Questa immagine è stata raccolta dalla telecamera HiRISE a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter della NASA e mostra una vista del delta di un antico fiume nel cratere Jezero. In basso il punto di atterraggio Octavia E. Butler di Perseverance. A sinistra la collina chiamata Kodiak, la scarpata del Delta e la posizione di una area ricco di massi (boulder beds) – Credito immagine: NASA/JPL-Caltech/Università dell’Arizona)
Le foto hanno catturato il bordo del grande affioramento del delta e un’”isola” soprannominata “Kodiak“, che si ritiene possa essere un residuo erosivo della stessa formazione.

il piccolo altopiano di Kodiak, forse un’antica isola nel grande lago. Notate gli strati di roccia sedimentaria sulla collina Kodiak. L’immagine è stata scattata con la fotocamera Mastcam-Z del rover Perseverance ad una distanza di circa 1,39 miglia (2,24 chilometri).
Le immagini di Kodiak sono risultate particolarmente nitide mostrando distinti strati di sedimenti che potevano essere stati depositati solo da un fiume che scorreva verso un lago.

un ingrandimento degli strati sedimentarie estratto dalla foto precedente, potremmo dire inequivocabile, mostra i distinti letti inclinati inseriti tra letti orizzontali che sono segni rivelatori di deposizione in un ambiente tipico di un delta – Credito immagine: NASA/JPL-Caltech/LANL/CNES/CNRS/IRAP/LPG/ASU/MSSS
Secondo Nicolas Mangold, del Centro nazionale francese per la ricerca scientifica e dell’Università di Nantes, autore dello studio, queste immagini della struttura geologica Kodiak “puntano inequivocabilmente verso una deposizione di fiume [sedimenti] con un delta e un lago“.
Un’altra delle scoperte di Perseverance è che l’antico lago di Jezero era in realtà di circa 330 piedi (100 metri) più basso di quanto suggerito dai dati orbitali, segnando una fase del delta ben dopo l’inizio della sua formazione. Questo comporta che gli scienziati dovranno inviare Perseverance più all’interno del delta, al fine di valutare geologicamente l’evoluzione di Jezero prima del tempo di deposizione del materiale a Kodiak.

Dettaglio della zona con la presenza di massi all’interno della scarpata del delta del cratere Jezero, fotografati dal SuperCam Remote Microscopic Imager del rover Perseverance – Credito immagine: NASA/JPL-Caltech/LANL/CNES/CNRS/IRAP/LPG
Grandi massi, alcuni larghi fino a 1,5 m, negli strati superiori (più giovani) del principale affioramento del delta di Jezero, sono indicativi di quel processo antico. Doveva esserci un flusso di acque potente per trasportare rocce così grandi; probabilmente avvenne un’inondazione che spostò una gran massa di materiale solido che fu sottoposta ad un potente flusso idraulico di circa 3.000 metri cubi di acqua al secondo.
Quale fu la causa di queste inondazioni?
Le ipotesi sono tante. Le inondazioni potrebbero essere state indotte da piogge torrenziali, in un ambiente meteorologico altamente instabile, o il risultato di cambiamenti violenti causati dallo scioglimento dei depositi glaciali. Fenomeni che sappiamo si verificano anche sul nostro pianeta. Secondo gli scienziati, queste immagini forniscono una straordinaria opportunità di cogliere il momento in cui questo cratere passò da un ambiente abitabile, simile a quello della Terra, alla situazione desertica attuale.
Ora Perseverance, che ha già percorso 1,62 miglia (2,61 km) nel cratere, si dirigerà verso l’affioramento di questo antico delta per raccogliere campioni di sedimento che, si ritiene, possano essere stati depositati quando il lago era ancora esistente. Essi faranno parte delle dozzine di campioni pianificati, che saranno trasportati sulla Terra da una campagna congiunta NASA-Agenzia spaziale europea nel 2031.
Le foto raccolte da Perseverance, sotto un certo aspetto, incominciano a fornire uno sguardo su questo grande cambiamento. Trarre conclusioni è sempre troppo presto, ma gli scienziati ritengono che il Pianeta Rosso si sia prosciugato circa 3,5 miliardi di anni fa, probabilmente quando perse il suo campo magnetico e la sua, un tempo densa, atmosfera venne strappata dalle particelle del vento solare.
Continueremo a seguire questa missione sul pianeta rosso che già ci ha regalato tante sorprese.
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