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Brindisi al tempo dello scisma d’occidente sotto i re durazzeschi – Parte I

tempo di lettura: 9 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: STORIA
PERIODO: XIII – XV SECOLO
AREA: SUD ITALIA

parole chiave: Brindisi, Durazzo
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60 anni difficili, lugubri e incerti a cavallo tra il secolo XIV e il XV

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stemma della casa reale d’Angiò-Durazzo, un ramo cadetto della prima dinastia angioina, a sua volta discendente dalla dinastia capetingia.

Il re Carlo II d’Angiò, detto lo zoppo, padre di Roberto e succeduto nel 1285 sul trono del regno di Napoli a suo padre, Carlo I d’Angiò che nel 1268 lo aveva strappato definitivamente agli Svevi della casata degli Hohenstaufen, nominò duca di Durazzo il suo settimo figlio, Giovanni, ed un nipote di questi, Carlo, terzo duca di Durazzo, figlio di Luigi, nel 1369 sposò Margherita, sua cugina e figlia di Maria nipote di Roberto e sorella di Giovanna I regina di Napoli succeduta nel 1343 al nonno Roberto, acquistando con quel matrimonio i diritti per la successione al regno di Napoli, come Carlo III di Durazzo.

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Giovanna I regina di Napoli

In effetti, la regina Giovanna I, che non aveva avuto figli da nessuno dei suoi quattro mariti, nominò Carlo di Durazzo suo erede, ma poi, a causa della grave crisi religiosa scoppiata nel 1378 con lo scisma d’occidente -mentre la regina Giovanna I si schierò con l’antipapa Clemente VII, Carlo di Durazzo si schierò con il legittimo pontefice Urbano VI – trasferì la designazione al trono di Napoli a Luigi I d’Angiò, suo cugino in secondo grado e fratello di Carlo V re di Francia.

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re Carlo II d’Angiò

Lo scisma di Occidente maturò quando il papa Gregorio XI, che nel 1377 aveva riportato a Roma la sede papale dopo più di settant’anni di residenza ad Avignone in Francia (sotto la protezione di quel regno), spirò il 27 marzo 1378, ed il conclave elesse papa l’arcivescovo di Bari, il napoletano Bartolomeo Prignano, che assunse il nome di Urbano VI.

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Urbano VI

Urbano VI, iracondo per natura, di carattere altero e poco disposto alla moderazione, si rifiutò di ritornare ad Avignone ed incominciò presto ad alienarsi gran parte del Sacro Collegio, e tutti i numerosi cardinali ultramontani, riuniti il 9 agosto 1378 nella città di Anagni, dichiararono la sua elezione invalida, in quanto forzata dalle pressioni popolari. Poi, il 20 settembre si riunirono a Fondi, in territorio napoletano sotto la protezione della regina Giovanna I d’Angiò, ed elessero in conclave un nuovo papa, Roberto di Ginevra, cugino del sovrano francese, che prese il nome di Clemente VII e che, dopo un vano tentativo armato di prendere possesso di Roma, nel 1379 si ritirò ad Avignone, ed ivi instaurò una nuova Curia.

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Clemente VII

Con due pontefici in carica, la Chiesa occidentale per quarant’anni fu spezzata in due corpi autocefali e la stessa comunità dei fedeli risultò divisa fra “obbedienza romana” e “obbedienza avignonese”. Inoltre, da questione puramente ecclesiastica, il conflitto si trasformò ben presto in una crisi politica di dimensioni continentali, tale da orientare alleanze e scelte diplomatiche in virtù del riconoscimento che i sovrani europei tributarono all’uno o all’altro dei due pontefici.

Papa Urbano VI scomunicò Giovanna I ed incoronò re di Napoli Carlo III di Durazzo che, nel 1381, invase il regno ed usurpò il trono di Giovanna I,  mentre il designato da Giovanna I al trono, Luigi I d’Angiò, fu incoronato re di Napoli dall’antipapa Clemente VII.  Nel 1382 Luigi I scese in armi in Italia appoggiato dal re di Francia, iniziando così una contesa che, proseguita da suo figlio Luigi II d’Angiò, si protrasse per decenni, contro tutti e tre i re durazzeschi: Carlo III e i suoi due figli, Ladislao e Giovanna II.

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Carlo III di Durazzo

Nello stesso anno, 1382, Carlo III fece assassinare la deposta e incarcerata regina Giovanna I e, dopo qualche anno, nel 1384, Luigi I d’Angiò morì in Italia, a Bari, in seguito alle ferite riportate nell’attacco a Bisceglie, sanzionando la sua morte il fallimento della spedizione. Nel 1386 però, anche Carlo III di Durazzo, consolidato re di Napoli, morì avvelenato in Ungheria e sul trono di Napoli gli succedette il suo giovanissimo figlio Ladislao, nato nel 1375, sotto la reggenza della madre Margherita di Durazzo.

Nel 1389, alla morte del papa Urbano VI, i cardinali romani elevarono al soglio pontificio Pietro Tomacelli, che assunse il nome di Bonifacio IX, mentre ad Avignone, scomparso Clemente VI nel 1394, fu eletto Pedro Martinez de Luna, con il nome di Benedetto XIII.

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Luigi II d’Angiò

Nel 1390, Luigi II d’Angiò riuscì nell’intento fallito a suo padre e poté occupare Napoli, scacciando il re Ladislao e la madre Margherita. Ladislao però, poté riconquistare la città nel 1399 e morì sul trono di Napoli, improvvisamente e senza prole, nel 1414. Gli succedette la sorella Giovanna II che, benché maritata due volte, non ebbe figli e fu pertanto destinata a essere l’ultima rappresentante della casata reale durazzesca. 

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Giovanna_dAngio-Durazzo_Regina_di_Napoli.jpgNel campo religioso, dopo vari tentativi falliti per l’opposizione dei diretti contendenti, i papi e gli antipapi di turno, la soluzione conciliare alla crisi della Chiesa fu impulsata quando la maggior parte dei cardinali di entrambe le parti volle tentare la via del compromesso e in un concilio riunito nel 1409 a Pisa, si stabilì la deposizione di Benedetto XIII e di Gregorio XII che era succeduto a Bonifacio IX, e si elesse un nuovo pontefice, che salì al trono papale col nome di Alessandro V. Però, Benedetto e Gregorio, sostenuti da larghi strati del mondo ecclesiastico, dichiararono illegittimo il concilio e si rifiutarono di deporre la carica, cosicché da due, i papi contendenti divennero tre.

Qualche anno dopo, nel 1414, grazie all’iniziativa di Sigismondo di Lussemburgo e del nuovo pontefice Giovanni XXIII, succeduto nel frattempo ad Alessandro V, fu convocato un concilio a Costanza, e i padri conciliari dichiararono antipapi sia Benedetto XIII che Giovanni XXIII, e poi il papa Gregorio XII, per il bene della Chiesa, preferì dimettersi. Il concilio si prolungò fino al 1417 e dopo due anni di sede vacante, nel corso di un breve conclave, l’11 novembre, si elesse pontefice il cardinale Oddone Colonna, che assunse il nome di Martino V, sancendo la definitiva ricomposizione dello scisma, la fine delle lotte tra papi e il ripristino di Roma quale sede naturale della cattedra apostolica.

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Papa Martino V

Il regno di Napoli invece, su cui in quegli anni aveva cominciato a regnare Giovanna II di Durazzo, continuò ad essere funestato dalla guerra civile, questa volta tra gli antichi protagonisti angioini e i nuovi contendenti aragonesi, in quanto la regina durazzesca, estintasi la dinastia per mancanza di discendenti diretti, dapprima – nel 1421 – proclamò suo erede e successore Alfonso V d’Aragona, poi – nel 1423 – scelse Luigi III d’Angiò e, quindi – nel 1434 – dopo la morte di quest’ultimo, il fratello Renato d’Angiò.

Poi, quando con la morte nel 1435 di Giovanna II ebbe termine la dominazione durazzesca sul regno di Napoli e nel 1442, dopo molteplici e alterne battaglie, Alfonso V d’Aragona già re di Sicilia, riuscì a prevalere sull’altro pretendente al trono, Renato d’Angiò, iniziò la dominazione aragonese del nuovamente unito regno delle Due Sicilie.

Brindisi tra il 1380 ed il 1440
La città, anche se con importanti e frequenti discontinuità, era storicamente gravitata nell’orbita del principato di Taranto. Fondato nel 1088 dal normanno Roberto il guiscardo a favore di suo figlio Boemondo, nel corso degli anni fu più volte smembrato, sia perché i suoi principi donavano parte dei loro domini per ricompensare servigi ricevuti e sia perché i sovrani napoletani ne sottraevano territori che donavano in vassallaggio quando avvertivano timore per la circostanziale potenza raggiunta dal principato.

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Quest’ultimo era stato il caso quando nel 1376 la regina di Napoli Giovanna I d’Angiò, sottraendolo al suo legittimo titolare Giacomo Del Balzo, lo aveva concesso al suo quarto marito Ottone di Brunsvick notevolmente ridimensionato dal punto di vista territoriale per contrastare le aspirazioni autonomiste e centrifughe che si erano manifestate con l’ultimo dei precedenti principi, Filippo II quartogenito figlio di Carlo II d’Angiò, morto nel 1374 e succeduto, appunto, dal nipote Giacomo Del Balzo, figlio di sua sorella Margherita.

Lo scoppio dello scisma d’occidente ebbe immediata ripercussione in tutte le numerose arcidiocesi pugliesi, comprese quelle di Capitanata, quelle di Terra di Bari e quelle di Terra d’Otranto dove, a partire dalla primaziale Otranto, il suo presule Giacomo da Itri, arcivescovo fin dal 1363, aderì da subito alla protesta e quindi da subiti appoggiò l’antipapa Clemente VII.

Giacomo da Itri fu il primo dei nuovi cardinali promossi da Clemente VII e fu, naturalmente, scomunicato dal papa Urbano VI, che quindi nominò per Otranto un nuovo arcivescovo che però restò tale solo nominalmente e mai fu a Otranto, visto che praticamente l’intera curia otrantina aderì allo scisma. E a Brindisi, Lecce, Taranto e la maggior parte delle altre diocesi di Terra d’Otranto, gli eventi immediati seguirono lo stesso canovaccio.

« … In Capitanata, su 12 sedi vescovili, andarono esenti dalle conseguenze dello scisma solamente 2: Ascoli Satriano e Dragonara. In Terra di Bari, rimasero fuori dall’orbita scismatica soltanto Minervino e Ruvo. In Terra d’Otranto, su 12 vescovati non furono contagiati Mottola e Castellaneta. Dunque, su quaranta diocesi pugliesi, unicamente sei non provarono gli effetti di quel luttuoso disordine e ben 34 ebbero a subire scompigli con intrusione di vescovi da parte degli antipapi, con scandalosa duplicazione di presuli contemporanei e fra loro battaglianti, con un clero dubbioso a chi obbedire, con ripercussioni sui fedeli e con il pullulare di fazioni, in quanto ecclesiastici e laici formarono nella casa di Dio covi di antitesi, parteggianti chi per i papi legittimi, chi per gli antipapi, chi per il vescovo nominato dal papa, chi per quello dell’antipapa. Se in trentaquattro delle sedi vescovili pugliesi, tra la fine del Secolo XIV e il principio del Secolo XV, papi e antipapi crearono, gli uni legittimamente i vari successori dei presuli altrove trasferiti, o cacciati dagli scismatici, o defunti, gli altri le loro creature con deliberata delittuosa illegittimità, anche nelle altre rimanenti 6 diocesi pugliesi esenti dallo scisma, andò creandosi un malessere e queste ne risentirono di riflesso, e non lievemente. E va anche ricordata Oria, la quale ne soffrì direttamente: anche se per allora già non era sede vescovile, era stata tale ben prima e conservava ancora tutta la sua grande importanza ecclesiastica d’un tempo … » – Francesco Badudri –

Al sorgere della lotta per il trono napoletano tra Angioini e Durazzeschi, seguita allo scoppio dello scisma d’occidente, con la conseguente defenestrazione di Giovanna I e la salita sul trono di Napoli di Carlo III di Durazzo, il principato di Taranto fu recuperato per un breve periodo di tempo da Giacomo Del Balzo

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Raimondo Orsini Del Balzo

Poco dopo, infatti, i suoi contrasti con il sovrano furono sfruttati da Raimondo Orsini Del Balzo, per quel tempo un capitano di ventura, il quale investito della custodia del castello come luogotenente dallo stesso Giacomo, assunse -anch’egli però, solo temporalmente- in proprio il possesso del castello tarantino come titolare di supposti diritti ereditari, in quanto figlio di Nicola Orsini conte di Nola e di Maria Del Balzo discendente di una sorella del Giacomo. Infatti, quando Luigi I d’Angiò invase il regno di Napoli nel tentativo di liberare la regina Giovanna I e rimetterla sul trono che gli aveva usurpato Carlo III di Durazzo, si diresse sulla Puglia e nel 1383 acquisì il principato di Taranto che, pertanto, tornò ad essere nominalmente intitolato a Ottone di Brunsvick, ormai vedovo di Giovanna I. E questi lo continuò a conservare anche dopo la morte, nel 1384, di Luigi I d’Angiò, giacché pensò bene di trasmigrare rapidamente al bando durazzesco, mantenendo poi il principato, nominalmente fino alla propria morte, avvenuta nel 1398.

Fine I parte – continua

Gianfranco Perri

 

BIBLIOGRAFIA

Ascoli F. La storia di Brindisi scritta da un marino‐1886

Babudri F. Lo scisma d’Occidente e i suoi riflessi sulla Chiesa di Brindisi-1955

Babudri F. Oria e lo scisma d’Occidente-1956

Carito G. Brindisi Nuova guida‐1994

Della Monaca A. Memoria historica dell’antichissima e fedelissima città di Brindisi‐1674

Kiesewetter A.  Il principato di Taranto tra Raimondo Orsini Del Balzo, Maria d’Enghien e re Ladislao d’Angiò Durazzo-2009

Moricino G. Antiquità e vicissitudini della città di Brindisi dalla di lei origine sino al 1604

Perri G. Brindisi nel contesto della storia‐2016

Schipa M. Puglia in età angioina-1940

Sirago M. Il porto di Brindisi dal Medioevo all’unità-1996

Tafuri G.B. Riflessi del grande scisma d’Occidente in Terra d’Otranto-1967

Vacca N. Brindisi ignorata‐1954

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